Le contraddizioni di quei “professionisti, ma non troppo". Il ricordo di un grande manager che non c'è più: Ennio Galeazzi...
Diventa sempre più difficile capire cosa stia accadendo al mondo del pugilato italiano. Alla scarsa visibilità dovuta all’ormai noto scadimento di interesse da parte dei principali media nazionali, si è aggiunta anche l’oggettiva difficoltà a seguire alcuni eventi pugilistici teletrasmessi dai canali nazionali.
Ad alcuni di noi qualche giorno fa sarà capitato di vedere nelle principali strade di Roma dei mega cartelloni pubblicitari che pubblicizzavano un’importante serata di “Grande Boxe” nella capitale. Poi, una volta seduti davanti ai teleschermi di Raisport oppure all’interno del Palazzetto di viale Tiziano accessibile con “ingresso gratuito”, ci siamo trovati davanti a una serie di incontri sulle 6 riprese tra non si sa bene se dilettanti travestiti da professionisti oppure professionisti “ma non troppo”.
Andava in onda l’esordio dell’Apb, il professionismo targato Aiba.
Al di là delle buone intenzioni, se ce ne sono, mi sembra un’iniziativa destinata solo ad aumentare la confusione nei potenziali appassionati di questo sport e a produrre un ulteriore appiattimento del pugilato sul livello degli sport da combattimento minori. Questo potrebbe significare sempre meno spettatori paganti e soprattutto sempre meno soldi dai diritti televisivi che già da tempo sono ridotti ai minimi termini. In altre parole, mi sembra un serio tentativo di condurre questo sport ad una fine lenta ma inesorabile.
Adesso vorrei utilizzare questo spazio per ricordare un amico, una brava persona.
Alcune settimane fa è scomparso il noto procuratore Ennio Galeazzi, già manager di Sumbu Kalambay. Era un uomo schietto e sincero, è stato un manager di provincia che ha coronato il sogno di ritrovarsi a un certo punto della sua carriera sui massimi palcoscenici pugilistici. Da Ancona a Las Vegas, tanto per intenderci. Aveva tra i suoi amministrati, oltre a Kalambay, diversi pugili provenienti dall’Africa ed aveva con ognuno di loro un rapporto quasi paterno. Se ne va un altro protagonista dei tempi in cui la boxe era ancora una cosa seria. Ci mancherà.