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La Boxe nella storia

Herbert Lewis Hardwick lo chiamavano Cocoa Kid. Un grande e sconosciuto campione

I Murderers’ Row,La Fila degli Assassini”, sono stati un gruppo di formidabili pugili afroamericani che combatterono tra gli anni trenta e quaranta e che ebbero in comune la sorte di non disputare mai un match valevole per il titolo del mondo; match che probabilmente più di uno di loro avrebbe vinto.

Fortissimi, evitati da tutti, combatterono tra loro match fantastici che rimarranno per sempre scolpiti nella storia della boxe. Alcuni di loro, Eddie Booker, Charley Burley, Lloyd Marshall, Holman Williams, Cocoa Kid, sono ricordati a Canastota tra gli immortali della boxe.

Altri, come Bert Lytell, Aaron Wade e Jack Chase dovrebbero essere ricordati. Tra di loro questi favolosi pugili si sono affrontati 62 volte… un fantastico torneo ad otto. Herbert Lewis Hardwick nasce a Mayaguez, Puerto Rico, il 2 maggio 1914, figlio di Lewis Hardwick, marinaio afroamericano, e della portoricana Myrtice Maria Arroyo.

Suo padre si imbarca per lavoro senza sapere che la sua donna fosse incinta, e solo dopo il suo ritorno sull’isola scopre di essere padre. Parte allora con Myrtice e il piccolo Herbert Lewis alla volta degli Stati Uniti, meta Atlanta, in Georgia, continuando la sua attività di marinaio. Scompare con la sua nave, la USS Cyclops, nel Triangolo delle Bermude nel 1918 in quella che è tuttora ricordata come la più grande perdita di vite umane… 306 morti… della storia della marina civile statunitense.

Non passa molto tempo e la morte della madre rende Herbert Lewis orfano di entrambi i genitori. A prendersi cura di lui è la zia materna Antonia Arroyo Robinson, grazie alla quale Herbert Lewis arriva ad identificarsi maggiormente come portoricano e per questo a farsi chiamare Luis, in ispanico.

00000000000000COCOA KID

A quindici anni, nel 1929, combatte da peso piuma, sui ring professionistici statunitensi, con il nome di Cocoa Kid… dal ‘29 al ‘48 salirà sul ring 250 volte, sarà ricordato come uno dei formidabili Murderers’ Row e nel 2012 sarà introdotto nella International Boxing Hall of Fame di Canastota. I primi tre anni sul ring Cocoa Kid combatte per pochi spicci, alternando la boxe alle Battle Royal a West Palm Beach, in Florida, per una borsa di cinquanta centesimi. Nel 1932, proprio nel corso di uno di questi combattimenti multipli, viene scoperto da Harry Durant, un senatore dello stato del Connecticut. Durant lo porta a combattere a nord, dove c’è il pugilato che conta, affidandolo alle cure degli allenatori Al Blondi e Charley Brown nella palestra di New Haven in Meadow Street.

Sotto il loro occhio vigile Cocoa Kid diventa uno stilista straordinario con un temutissimo jab sinistro e un destro d’incontro risolutore. Presto Cocoa Kid fa notizia. Per ottantuno mesi, tra il 1933 e il 1947, Cocoa Kid si è venuto a trovare al numero uno delle classifiche mondiali di leggeri, welter e medi… sfidante ufficiale del campione del mondo di leggeri, welter e medi… e mai l’opportunità di battersi per il titolo. Nessun campione ha osato affrontarlo, né Barney Ross, né Henry Armstrong, né Tony Zale. Combatte spessissimo: diciannove incontri nel ‘32, ventuno nel ‘33, venticinque nel ‘34, diciotto nel ‘35. Nel ‘36 combatte diciassette volte, e per la prima volta in carriera si trova di fronte a un Murderer Row come lui: Holman Williams. Cocoa Kid lo batte due volte ai punti al Coliseum Arena di New Orleans. Sullo stesso ring si affrontano due volte anche nel ‘37, con una vittoria a testa. Sempre nel ‘37, a Baltimora, subisce però due sconfitte ai punti per mano di un grandissimo peso welter italiano: Saverio Tauriello. Cocoa Kid riuscirà nell’impresa di battere il nostro campione solo nel 1942, a West Springfield nel Massachusetts. Affronterà altre nove volte Holman Williams, tredici in totale, ottenendo in tutto otto vittorie, tre sconfitte e due pareggi. Batterà Eddie Booker nel ‘39, una sconfitta e un pareggio con Charley Burley, nel ‘44 batterà Jack Chase e perderà con Aaron Wade, e sarà battuto tre volte da Bert Lytell tra il ‘46 e il ‘47. Ventuno match in tutto, bellissimi, combattutissimi, venti terminati ai punti… i grandi match tra i Murderers’ Row.

Nella sua grandissima carriera batterà campioni del calibro di Louis “Kid” Kaplan, Johnny Jadick. Chalky Wright, Jimmy Leto, Slugger White, Johnny Jackson. Nel ‘45 affronterà Archie Moore a livello di pesi medi, ma verrà battuto KO all’ottavo a Baltimora. Nel novembre del 1943 Herbert Lewis Hardwick “Cocoa Kid”, in piena seconda guerra mondiale, si arruola nell’esercito americano, ma dopo pochi mesi viene congedato anticipatamente dopo che una commissione di indagine medica gli diagnostica la “demenza pugilistica”, la terribile punch-drunk syndrome. Combattere è l’unica cosa che sa fare, e ad Agosto del ‘44 Cocoa Kid è nuovamente sul ring.

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I colpi subiti nell’ultima fase della carriera sono tremendi, i KO subiti contro Archie Moore, Jimmy Sherrer e Bert Lytell sono durissimi. Chiude nell’agosto del 1948, a trentaquattro anni, dopo 250 incontri. Senza tetto, negli anni cinquanta lo si vede a New York vagare per Time Square.

Nel 1959, al Chicago State Hospital, un uomo di colore senza nome viene ricoverato in stato confusionale. Le impronte digitali lo identificano; è Herbert Lewis Hardwick, il grande Cocoa Kid. Muore il 27 dicembre 1966. Nel 2012 c'è una nuova targa appesa al muro del museo dell'International Boxing Hall of Fame di Canastota: Cocoa Kid è stato finalmente consacrato tra i più grandi pugili di tutti i tempi. Paolo Lantini

Al Madison Square Garden in 72.000 nel 1838 per vedere Henry Armstrong-Barney Ross

BARNEY ROSS VS HENRY ARMSTRONG

 

Nella classifica dei cinquanta migliori pugili di sempre, stilata da ESPN ((Entertainment & Sports Programming Network), Henry Armstrong figura al terzo posto, dietro a Sugar Ray Robinson e Muhammad Ali e davanti a Joe Louis. Barney Ross è al ventiduesimo, subito davanti al suo grande rivale Jimmy McLarnin. Il mondiale dei welter del ‘38 tra Ross e Armstrong è naturalmente considerato uno dei più grandi di sempre.

E’ il 31 maggio 1838, il ring è il Madison Square Garden Bowl di Long Island City, nel Queens, un’arena all’aperto non più esistente che aveva una capienza di 72.000 spettatori… e quel giorno non c’era un posto libero. Beryl David Rosofsky, “The Pride Of The Ghetto” (L’Orgoglio Del Ghetto), nasce a New York il 23 dicembre 1909. Suo padre Isidore, emigrato da Brest-Litovsk, città della Bielorussia ai confini con la Polonia, era uno studioso del Talmud, testo e fonte primaria dell’ebraismo nel mondo. Approda prima a New York, dove Beryl David nasce, per poi trasferirsi con la famiglia a Chicago dove diventa rabbino e proprietario di un negozio di ortaggi. Beryl David viene cresciuto in seno alla sua famiglia con l’intento di seguire le orme del padre. La sua vita cambia improvvisamente strada quando suo padre viene ucciso con un colpo di arma da fuoco nel corso di una rapina nel suo negozio. Sua madre Sarah, non essendo più in grado di mantenere un tenore di vita accettabile per i propri figli è costretta a mettere i piccoli Ida, Sam e George in un orfanotrofio… ad accogliere il quattordicenne Beryl David, sono le strade violente della Chicago del proibizionismo. Inizia a frequentare i teppisti locali, furti e risse sono all’ordine del giorno… il biografo Douglas Century, in “Barney Ross: The Life Of A Jewish Fighter”, sostiene addirittura che sia stato messo sul libro paga di Al Capone. Inizia però anche ad allenarsi al Catholic Youth Center dove l'allenatore di boxe era l'intelligente combattente d'altri tempi, Packy McFarland. Sale sul ring con il nome di Barney Ross.

 

Non è in possesso del colpo del KO e le sue mani somigliano più a quelle di un pianista, ma è velocissimo ed estremamente preciso. Inizia a combattere nel ‘29 da peso leggero; dall’aprile del ‘31 al maggio del ‘33 inanella una serie di venticinque vittorie consecutive che lo portano a sfidare il grandissimo Tony Canzoneri, campione del mondo in carica contemporaneamente di leggeri e superleggeri. E’ il 23 giugno 1933, siamo al Chicago Stadium e Tony mette in palio entrambe le cinture. Ross, che ne viene da una fantastica vittoria sul futuro HoF Billy Petrolle, batte Canzoneri di stretta misura e con verdetto di maggioranza. Tony Canzoneri, Barney Ross, Jimmy McLarnin… la storia della boxe degli anni trenta passa attraverso alle fantastiche sfide tra questi tre artisti del ring. Barney Ross batte nuovamente Tony Canzoneri il 12 settembre di quell’anno al Madison Square Garden Bowl di Long Island City, e sarà una split decision al termine di quindici round brutali e sanguinosi, poi abbandona il titolo del mondo dei leggeri non riuscendo più a fare il peso… titolo che per la cronaca torna nei guanti di Tony Canzoneri nel ‘35 grazie alla vittoria su Lou Ambers. Il 28 maggio 1934 ha inizio la rivalità tra Ross e Mc Larnin. Jimmy McLarnin è il campione del mondo dei welter; il ‘29 maggio del ‘33 ha detronizzato Young Corbett III… ma da allora non è più salito sul ring. Di fronte ai sessantamila spettatori del Madison Square Garden Bowl di Long Island City è una split decision favorevole a Barney Ross. Quattro mesi dopo, stesso ring e ancora split decision, questa volta favorevole a McLarnin, ma con 22 giornalisti su 29 presenti a bordo ring ad aver visto il successo di Barney Ross. La bella è il 28 maggio del ‘35 al Polo Ground di New York, lo stadio del baseball, e l’arbitro è nientemeno che il grande “Manassa Mauler” Jack Dempsey. Sono quindici round tiratissimi, sul filo dell’equilibrio, ma questa volta la decisione è unanime e favorevole a Barney Ross. Nei successivi tre anni il campione del mondo dei welter e re di tre diverse categorie di peso ottiene diciassette successi consecutivi, e il 31 maggio 1938 sale sul ring del Madison Square Garden Bowl di Long Island City forte di un record di +72 -3 =3, 22 KO. Il suo avversario è “Homicide Hank” Henry Armstrong (+87 -11 =7, 59 KO), campione del mondo dei piuma e futuro re di tre diverse categorie di peso contemporaneamente, record mai eguagliato. Henry ne viene da 37 vittorie consecutive, e dato che la sua ultima sconfitta, risalente al dicembre del ‘36, è stata per squalifica (Tony Chavez, Municipal Auditorium di Saint Louis) per colpo irregolare in un match che stava assolutamente dominando, possiamo contare la cifra di ben 48 avversari dominati negli ultimi 48 incontri disputati. Tra le sue vittime tantissimi nomi che hanno fatto la storia della boxe degli anni trenta: Midget Wolgast, Baby Arizmendi, Juan Zurita, Mike Belloise, Aldo Spoldi, Benny Bass, Petey Sarron, Enrico Venturi, Chalky Wright. Henry Melody Jackson Jr. nasce a Saint Louis, Missouri, il 12 dicembre 1912. E’ il figlio di un afroamericano con discendenze irlandesi e di una nativa appartenente alla tribù degli Irochesi, discendenza della quale va fiero amando definirsi “Irochese purosangue”. E’ un attaccante nato, ama il corpo a corpo ed è in possesso del colpo del KO. I due sono famosissimi e al Garden Bowl non c’è un posto vuoto, 72.000 spettatori presenti. L’arbitro del match è il famosissimo Arthur Donovan, giudici Billy Cavanaugh e George LeCron. Sarà l’ultimo incontro del grande Barney Ross. Armstrong attacca fin da subito; Ross tenta di tenerlo lontano con il suo velocissimo jab sinistro, ma da subito ci si rende conto che la cosa è impossibile. Il ritmo di Armstrong è incalzante e la sua potenza fa il resto. Ross riesce a rimanere nel match per i primi cinque round, poi Armstrong inizia a dominare. Dal nono il dominio è totale. Negli intervalli più volte l’angolo di Ross comunica a Barney l’intenzione di fermare il match, ma la risposta del campione del mondo è “se fermate il match non vi rivolgerò più la parola”. Dall’undicesimo fino a fine match, al suono della campana di fine round, Arthur Donovan accompagna Barney Ross all’angolo, e sembra che Barney abbia più volte chiesto di non fermare il match: “Devo uscire come un campione. Lasciami finire, non sono mai stato sconfitto per KO”. Il mestiere e la classe permettono a Ross di terminare in piedi il match, ma Armstrong in seguito rivelerà di aver parlato a Ross nel tredicesimo round: “Come ti senti?” “Sono morto” “Va bene, ma da ora fino al termine colpisci solo col sinistro, se spari con il destro sei morto!” 12 a 2 il cartellino di Donovan, 10 a 4 quello di Cavanaugh e 11 a 2 quello di LeCron, tutti “for the winner and new welterweight world champion… Armstrong” Dopo il pensionamento Barney Ross diventa il proprietario di un locale di successo a Chicago.

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Nel 1941 il trentaduenne Ross, avendo passato il limite di età per la leva, fa domanda di arruolamento nel corpo dei Marines, e nel corso dei feroci combattimenti contro le milizie giapponesi da dimostrazione del suo enorme coraggio, fu ferito da schegge ad entrambe le gambe e ad un fianco, fu promosso sergente sul campo e in seguito fu insignito della Distinguished Service Cross, la seconda più alta decorazione dell’esercito degli Stati Uniti assegnata per estremi atti di coraggio e rischio della vita in combattimento, e di una citazione presidenziale dal presidente Roosevelt. Purtroppo per le gravi ferite subite gli furono somministrate grandi quantità di morfina, della quale diventò dipendente al suo ritorno a Chicago. Vittima degli spacciatori di eroina, che gli dissanguarono l’intero patrimonio, Ross perse tutto, il suo locale, sua moglie e la sua autostima. Si stima che abbia speso mezzo milione di dollari alimentando la sua tossicodipendenza. Toccato il fondo si consegnò volontariamente a una struttura di recupero governativa a Lexington, nel Kentucky, dalla quale uscì completamente guarito sei mesi dopo. Si dedicò senza successo al commercio di armi, cercando di contrabbandare armi in Israele durante la Guerra arabo-israeliana del 1948, poi trovò lavoro tramite un amico come segretario, tesoriere e responsabile dei rapporti di lavoro per la Eureka Shipbuilding Corporation a Newburgh, nello stato di New York. Nel tempo libero teneva conferenze sui mali della tossicodipendenza. Muore a Chicago il 17 gennaio 1967 dopo una lunga e dolorosa battaglia contro un tumore alla laringe. Nel 1956 è stato inserito nella Ring Boxing Hall of Fame e nel 1990 nella International Boxing Hall of Fame di Canastota.

Paolo Lantini

Il lucano Raffaele Giordano ovvero l'Hall Of Fame Young Corbett III

YOUNG CORBETT III Raffaele Giordano aveva già battuto Jackie Fields. Era stato esattamente tre anni prima, il 22 Febbraio 1930, e sempre a San Francisco. Solo che allora il ring lo avevano montato al Recreation Park, proprio sul campo da baseball. Raffaele aveva dominato, e Fields era pur sempre l’oro olimpico di Parigi 1924 nei piuma e il campione del mondo in carica dei welter.

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Aveva conquistato il titolo sette mesi prima a Detroit battendo un altro Italiano d’America, Joe Dundee, nato a Palermo e che in realtà si chiamava Salvatore Lazzara. Ma non c’era titolo in palio quel giorno, e mentre l’arbitro Jim Griffin alzava il braccio di Raffaele Giordano davanti al pubblico che approvava a gran voce, Fields scendeva dal ring sconfitto ma ancora campione del mondo. Raffaele era nato a Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, il 27 Maggio 1905. Sua madre Gelsomina Capobianco prese la nave da Napoli con il piccolo Raffaele di soli tre mesi per raggiungere il marito Vito, che era partito quattro mesi prima e aveva trovato un lavoro e una sistemazione a Pittsburgh. Quattro anni dopo si erano spostati in California, a Fresno, dove Raffaele era cresciuto a pane e pugilato. A Fresno oggi c’è la statua di un pugile in guardia destra fra le dodici corde… e sotto c’è scritto “Young Corbett III, campione del mondo”. Raffaele Giordano infatti combatteva sul ring col nome di Young Corbett III. Aveva iniziato la boxe a soli quattordici anni con il nome di Fresno Bee, ma presto lo aveva cambiato. Nella palestra di Fresno c’era la foto di William Rothwell “Young Corbett II”, che nel 1901 era diventato campione del mondo dei piuma a suon di KO, in guardia destra… un southpaw, mancino proprio come lui. E’ il 22 Febbraio 1933. Sono passati esattamente tre anni dal match al Recreation Park, e sono tre anni che Young Corbett III è il numero uno della classifica per l’NBA, ha vinto diciassette incontri su diciotto, uno lo ha pareggiato con Paulie Walker che poi ha nettamente battuto nell’immediata rivincita, ha battuto Andy Di Vodi, Young Jack Thompson campione del mondo dei welter in carica (4 Luglio 1930, naturalmente match senza titolo in palio) e due volte Ceferino Garcia portando il suo record a +101 -8 =20, non perde da oltre quattro anni, combatte dal 1919 che aveva appena quattordici anni, ma non ha mai avuto l’occasione mondiale perché è un guardia destra, un southpaw maledettamente forte da evitare a ogni costo. Il mondiale dei welter intanto è passato di mano in mano… Young Jack Thompson lo ha tolto a Fields, poi Tommy Freeman, nuovamente Young Jack Thompson, poi è la volta di Lou Brouillard, per finire nuovamente nelle mani di Jackie Fields il 28 Gennaio 1932 al Chicago Stadium. Stavolta però è finalmente il turno di Raffaele Giordano “Young Corbett III”. San Francisco, 22 Febbraio 1933, Seals Stadium, campionato del mondo dei pesi welter, arbitro e giudice unico dell’incontro Jack Kennedy, dieci i round previsti. Il campione del mondo (+71 -8 =2, KO 31) è più alto di cinque centimetri, 171 contro i 166 dello sfidante, ma è lui a cercare la corta distanza. Predilige il corpo a corpo, e lo fa caricando a testa bassa, spesso ai limiti del regolamento. Young Corbett III è un incontrista, boxa di rimessa e il suo jab destro continuamente doppiato dal gancio e montante sinistro è un’arma micidiale. E’ velocissimo, attende l’attacco del campione e lo anticipa costantemente. I colpi più pericolosi di Fields sono quelli portati con la testa. Giordano si aggiudica i primi cinque round, poi cala leggermente e Fields si aggiudica sesto e settimo. L’ottavo round è pari… il tutto in base al referto di mr. Kennedy, ampiamente condivisibile… e a questo punto il punteggio è 5 a 2 per Corbett e 1 round pari. Mancano solo due round e l’unica possibilità che ha il campione di mantenere il titolo è il KO. Nonostante le tre ultime riprese, Fields si rende conto di essere ancora indietro sul punteggio e al suono della campana del nono parte come una furia. E Corbett è stanco. Non riesce più a contenere gli attacchi del campione e per la prima volta nel match è costretto a legare. Sul finale di round il gancio destro di Fields buca la guardia di Corbett, che accusa vistosamente. Barcolla, ma resta in piedi e termina il round… siamo 5 a 3 Corbett e 1 round pari.

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Il decimo round è il capolavoro di Raffaele Giordano “Young Corbett III”. Fields parte all’attacco, come sempre, ma i colpi di sbarramento di Raffaele sono velocissimi, precisi, fanno male. La seconda metà del round è dominio totale dello sfidante. Fields è domato. Al suono dell’ultima campana mr. Kennedy alza immediatamente il braccio del vincitore, acclamato dal pubblico che approva in pieno il verdetto. Poi si attende l’ufficialità dalla voce dello speaker: LADIES AND GENTLEMEN, THE WINNER AND THE NEW WORLD CHAMPION OF THE WELTERWEIGHT… RALPH GIORDANO. Poco più di due mesi dopo la sconfitta subita contro Young Corbett III, Jackie Fields sale sul ring per l’ultima volta battendo ai punti in 10 round il forte Young Peter Jackson. Si ritira a soli 25 anni con un record fatto di 84 combattimenti, 72 vittorie 31 delle quali prima del limite, 9 sconfitte una sola subita per KO, 2 pareggi ed un No Contest. Nel 2004 viene inserito nella International Boxing Hall of Fame. Molto più lungo è stato invece il prosieguo della carriera di Young Corbett III. Perde il titolo del mondo dei welter solo tre mesi dopo, sconfitto per KOT al primo round da Jimmy McLarnin. Salito nella categoria dei pesi medi affronta e sconfigge autentici fuoriclasse del ring quali Mickey Walker, Gus Lesnevich e Billy Conn. Il 22 febbraio 1938, con la vittoria ai punti in 10 round sull’italoamericano Fred Apostoli la California State Athletic Commission lo riconosce quale campione del mondo dei pesi medi, titolo non riconosciuto ufficialmente dalla rivista specializzata “The Ring”. Nove mesi dopo, nella rivincita con in palio la cintura di campione del mondo riconosciuta dalla NYSAC, Commissione Atletica dello Stato di New York, titolo anche questa volta non riconosciuto da “The Ring”, la vittoria sarà di Fred Apostoli per KOT all’ottavo round. Young Corbett III sale altre 4 volte sul ring con altrettante vittorie per ritirarsi nel 1940, all’età di 35 anni, dopo aver disputato la bellezza di 155 incontri, 122 dei quali vinti (32 per KO), 12 le sconfitte 4 delle quali prima del limite e 20 i pareggi, un no contest. Nel 2004, esattamente come il suo avversario, è stato inserito nella International Boxing Hall of Fame di Canastota. Paolo Lantini

Due Hall of Fame come Salvatore Angotti e Guglielmo Papaleo si sfidarono al Garden nel 1943

SAMMY ANGOTT CONTRO   WILLIE PEP Il 19 Marzo 1943, settantacinque anni fa, due fuoriclasse e futuri Hall of Fame si affrontavano al Madison Square Garden in un match sui dieci round senza alcun titolo in palio.

Sammy Angott, ex campione del mondo dei leggeri, titolo mai perso, e Willie Pep, campione del mondo in carica dei pesi piuma.

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Salvatore Angotti (non Engotti, ma Angotti, di chiare origini calabresi) nasce a Washington il 17 Gennaio 1915. Peso leggero naturale, 171 cm di altezza, dilettante di successo con la vittoria al Pittsburgh Golden Gloves, a vent’anni è professionista sul ring. Sparring partner principale di Tony Canzoneri prima dei due match di quest’ultimo con Lou Ambers (1936 e 1937), grazie al quale acquisisce esperienza, comincia ben presto ad affrontare i più forti pesi leggeri del tempo. Combatte molto, a volte anche due o tre volte lo stesso mese. Vince spesso e a volte perde, ma sente sempre il suono dell’ultima campana. Soprannominato “The Clutch”, boxa con lo stile aggressivo dei picchiatori, anche se l’assenza del colpo risolutore lo porta spesso al risultato ai punti. Batte avversari che si chiamano Freddie Miller, Aldo Spoldi (italiano di Castiglione d’Adda già campione d’Europa dei leggeri), Baby Arizmendi. Il 3 Maggio 1940, a venticinque anni, conquista il mondiale NBA dei leggeri battendo ai punti in quindici round Davey Day (+59 – 7 =4) in quella che è la “bella” di una trilogia tra i due iniziata appena sette mesi prima. L’arbitro e giudice unico dell’incontro è niente meno che Jack Dempsey, “The Manassa Mauler”, che assegna ad Angott il verdetto con il punteggio di 76 a 74. Il 21 Giugno del 1941, a Philadelphia, è sconfitto ai punti in dieci round da un certo Ray “Sugar” Robinson (+20 -0, 17 KO) e cinque mesi dopo, dopo 4 successi consecutivi per KO, tenta per la prima volta la conquista del mondiale al Garden. E Sammy Angott centra subito l’obiettivo. E’ il 19 Dicembre 1941, e il campione del mondo è il texano Lew Jenkins (+51 -18 =5). Lew ha tolto clamorosamente il titolo a Lou Ambers, e lo ha battuto anche nella rivincita. Ma Angott lo domina dal primo al quindicesimo… 13 a 2 è il verdetto unanime ai punti dell’arbitro Young Otto e dei giudici Charles Draycott e Bill Healy.

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Il Garden è il suo ring e la gente del Garden ama Sammy Angott. Al Garden, nel 1942, batte prima Bob Montgomery (+41 -3 =3), poi difende il titolo con Allie Stolz (+46 -4 =2). Batte nuovamente Montgomery a Philadelphia e poi prende nuovamente di petto il signor Ray “Sugar” Robinson (+32 -0, 25 KO). E’ il 31 Luglio 1942 e il ring è ancora il Madison Square Garden. Dopo la prima netta sconfitta Angott affronta il fuoriclasse di Ailey a viso aperto. Per l’Associated Press Sammy vince i primi tre round, il quarto è pari. La rimonta di Sugar parte dal quinto… Sugar vince ancora ai punti, ma scende dal ring con profondi squarci alle arcate sopraciliari. Sammy non è stato dominato e gli oltre 12.000 del Garden gli riconoscono con una ovazione lo status di grande campione. Sammy batte nuovamente Aldo Spoldi (+96 -23 =7) a New Orleans e poi… dichiara alla stampa il suo ritiro dal ring. E’ il 13 Novembre 1942. Per la cronaca Sammy cita un infortunio alla mano destra, ma voci che circolano nell’ambiente affermano che il campione del mondo dei leggeri avesse lasciato lo sport perché si rifiutava di fare affari con la mafia che dettava legge nel mondo della boxe. Angott comunque nega questa storia affermando di aver accettato un lavoro ben remunerato. Salvo ripensarci a Gennaio, e il 19 Marzo 1943 eccolo nuovamente sul ring del Garden. E il suo avversario è Willie Pep.

 

Di Guglielmo Papaleo “Willie Pep” si sa praticamente tutto… ESPN lo pone attualmente al quinto posto nella classifica dei più grandi di sempre, davanti a Roberto Duran e dietro solo a Ray Sugar Robinson, Muhammad Ali, Henry Armostrong e Joe Louis… che altro aggiungere: figlio di siciliani della provincia di Siracusa, nato a Middeltown, nel Connecticut, il 19 Settembre 1922, è il campione del mondo dei pesi piuma. Quattro mesi fa, al Madison Square Garden, ha detronizzato Chalky Wright. Ha solo vent’anni, ma sale sul ring con un record che mette paura… 62 incontri e 62 vittorie, 23 per KO. Sammy Angott, di sette più vecchio, risponde con un più normale +69 -17 =5, 12 le vittorie prima del limite e non è mai andato KO. Come già detto non c’è titolo in palio, ma di fronte ci sono un campione del mondo in carica e un ex campione del mondo che il titolo non lo ha mai perso… e due italoamericani sul ring. Sarà uno spettacolo grandissimo. L’incontro, organizzato da da Mike Jacobs che cura gli interessi di Willie Pep, era inizialmente stato programmato sui quindici round visto lo spessore dei due protagonisti, ma il NYSAC aveva insistito che i round fossero dieci, preoccupato più che altro del fatto che Pep avrebbe potuto rivendicare la corona dei leggeri in caso di vittoria in un match sui quindici round.

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Pep è favorito con una quota di 14 a 5, 16.834 spettatori paganti, arbitro dell’incontro Billy Cavanaugh, giudici Joe Agnello e Bill Healy. Angott è più alto di sei centimetri, 171 contro 165 e più pesante di quattro libbre, 134 ½ contro 130 ¼… ma Pep è abituato a rendere centimetri e peso ai suoi avversari. Il match ha inizio. Subito ci si rende conto che i disturbi alla mano destra di Angott, se veramente disturbi ci sono stati, sono completamente scomparsi. E’ lui ad imporre il ritmo con il suo stile aggressivo, e i primi tre round sono i suoi. Il quarto è di Pep, il quinto nuovamente di Angott. Ma nel quinto uno scontro tra teste apre una ferita sulla palpebra sinistra di Angott e il sangue esce copioso ed difficile da cauterizzare. Il sesto round è sostanzialmente pari, settimo ed ottavo sono di Pep. Sono round questi bellissimi ma un po’ concitati… nel settimo prima l’uno poi l’altro finiscono a terra per scivolate in seguito a colpi a vuoto; stessa cosa accade due volte ad Angott nell’ottavo. Il signor Cavanaugh non ritiene mai di dover contare, non c’è kd. A inizio del nono l’opinione di tutti è che i vent’anni e la freschezza di Pep avranno la meglio, ma è proprio il nono round a consegnare il match a Sammy Angott. Un montante sinistro al corpo piega Pep e Angott si scatena con una serie a due mani al volto e al corpo. Classe e mestiere fanno si che Pep termini in piedi il round. Nel decimo Pep lotta disperatamente, ma quel montante al corpo nel nono lo ha indebolito e il finale di round è ancora favorevole ad Angott. La decisione è unanime: 5 a 4 per l’arbitro Cavanaugh e per Bill Healy, 6 a 4 per Joe Agnello, lo United Press assegna 6-3-1 e l’Associated Press 5-3-2… tutti per Sammy Angott. Willie Pep (+229 -11 =1, 65 KO) sarà campione del mondo fino al 1950 salvo un brevissimo intervallo di tre mesi tra il ‘48 e il ‘49, combatterà fino al 1966 all’età di 44 anni e sarà inserito nella International Boxing Hall of Fame fin dal primo anno, il 1990. Sammy Angott (+94 -29 =8, 22 KO) combatterà fino al 1950, affrontando tra i tanti Henry Armostrong, Ike Williams tre volte (una vittoria per KOT e due sconfitte per split decision) e Ray “Sugar” Robinson per la terza volta. Il 27 Ottobre 1943 sarà nuovamente campione mondiale NBA dei leggeri, battendo Luther “Slugger” White (+78 -13 =10) ai punti in quindici a Los Angeles, titolo che perderà nel Marzo del ‘44, sempre a Los Angeles e sempre ai punti, contro il forte messicano Juan Zurita (+124 -21 =1). Una sola volta sarà battuto prima del limite, da Beau Jack nel 1946. Dal 1998 anche lui è insieme ai più grandi di sempre a Canastota. Paolo Lantini

George Nichols e Tommy Paul campioni del mondo dal cuore italiano e oltre i 100 match

GEORGE NICHOLS E TOMMY PAUL "AL SECOLO "GIOVANNI NICOLOSI  E GAETANO ALFONSO PAPA 

 

La World Boxing Association, il cui primo mondiale è datato 21 Aprile 1962 (pesi leggeri, Carlos Ortiz vs Joe Brown) nasce in realtà nel 1921 a Rode Island con il nome di National Boxing Association. Nel 1962 finalmente la parola National viene sostituita da World, come è giusto che sia. La NBA, riconosciuta inizialmente da tredici stati americani per arrivare ad oltre trenta negli anni trenta-quaranta, nasce come rivale della New York State Athletic Commission che dal 1911 esercitava la propria sovranità nel mondo della boxe.

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Il primo mondiale organizzato dalla NBA è quello dei pesi massimi, datato 2 Luglio 1921, tra Jack Dempsey e Georges Carpentier. Sempre nel 1962 il NYSAC sostiene la formazione del World Boxing Council, il cui primo mondiale è quello datato 8 Dicembre 1962, a livello di pesi welter, tra Emile Griffith e Jorge Fernandez. Dal 1927 ad oggi NBA-WBA e NYSAC-WBC, con l’aggiunta di International Boxing Federation (27 Maggio 1983, pesi medi, Marvin Hagler vs Wilfred Scypion), World Boxing Organization (4 Novembre 1988, pesi supermedi, Thomas Hearnes vs James Kinchen) e International Boxing Organization (9 Aprile 1992, pesi superleggeri, Mike Egven vs Louie Lomeli), riconoscono diversi pugili come campioni del mondo. Ma c’è un solo campione del mondo per ogni categoria di peso, come sancito nero su bianco da Nathaniel Stanley Fleischer, scrittore di boxe e giornalista, fondatore nel 1922 della rivista The Ring (chiamata anche Ring Magazine): “Per ogni categoria di peso (otto allora) c’è un solo campione del mondo. E per essere campione del mondo (linear world champion) devi battere il campione del mondo, e devi farlo in match al limite dei quindici round (oggi dodici). Nel caso in cui il titolo sia vacante il nuovo campione del mondo uscirà dalla sfida tra primo e secondo classificato nella graduatoria della categoria”. Con due sigle a gestire il mondo della boxe negli USA… più una terza, la IBU, attiva in Europa ma molto meno considerata delle altre due… e la più importante rivista di boxe al mondo nel mezzo avvengono anche cose strane, come nel caso dei pesi gallo nel 1936 con Sixto Escobar riconosciuto da entrambe le sigle ma con Tony Marino campione del mondo linear… storia interessante per chi vuole saperne di più:

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Vorrei raccontare brevemente le storie di due forti pugili italoamericani che sono stati, a inizio anni trenta, campioni del mondo NBA senza aver avuto da Ring Magazine il riconoscimento di Lineal World Champion, due campioni con oltre cento incontri professionistici sulle spalle contro i più forti avversari delle rispettive categorie.

000Nichols George

GEORGE NICHOLS , Filippo Giovanni Nicolosi, figlio dei siciliani Ida e Tommaso Nicolosi, nasce a Sandusky, Ohio, il 10 Luglio 1907. E’ il Sandusky Star Journal a riportare nella pagina sportiva il successo ai punti in quattro round del pugile di casa George Nichols, di soli tredici anni, sul suo avversario Art Tight, che non salirà mai più sul ring. Filippo combatterà 140 volte (+93 -34 =12, 33 KO) da peso medio prima e da mediomassimo poi, categoria quest’ultima per la quale sarà campione del mondo NBA nel 1932. E’ un torneo organizzato dalla NBA a dare a Filippo Giovanni Nicolosi l’importantissima cintura mondiale. Il Lineal World Champion dei mediomassimi è nelle mani di Maxie Rosembloom dal Giugno del 1930, riconosciuto dal NYSAC in seguito al successo a Buffalo su Jimmy Slattery. Secondo Nat Fleischer sono loro ai primi due posti nella classifica dei mediomassimi. La NBA in un primo momento accetta la decisione, per poi dichiarare Rosembloom decaduto il 6 Giugno del 1931 per inadempimento contrattuale, quindi indice un torneo tra i più forti pugili della categoria. George Nichols non è tra i favoriti, anche perché ne viene da due sconfitte consecutive, la prima delle quali nell’uguale torneo organizzato per la categoria dei medi (reso vacante il 19 Giugno del 1931 da Mickey Walker), ai punti in dieci contro Gorilla Jones (poi vincitore in finale sul nostro Oddone Piazza), e la seconda tre settimane dopo per KOT al settimo contro Dave Maier. Avviene tutto a Chicago. Il 30 Dicembre 1931 George Nichols batte Don Petrin (+27 -6) KO al quinto e due settimane dopo è la volta del canadese Charley Belanger (+64 -24 =14), kd al quinto e netto verdetto ai punti in dieci in favore di Nichols. Il 28 Gennaio 1932 è la volta di Lou Scozza, al secolo Luigi Scozzaro (+66 -17 =7), battuto ai punti in dieci round nei quarti di finale del torneo grazie a una seconda metà di match combattuta da dominatore. Il 18 Febbraio, in semifinale, il suo avversario è Billy Jones (+47 -11 =3). Jones è nettamente favorito… sono in molti a credere che sarà lui il vincitore del torneo. Al Chicago Stadium accorrono in 23.000, anche per assistere all’esibizione su quattro round tra Jack Dempsry e King Levinsky. E’ un match durissimo… Jones è al tappeto due volte nel secondo e una nel quarto, Nichols va giù nel quinto. Il vantaggio accumulato nei round iniziali è determinante ed il ritorno di Billy Jones nei round finali non è sufficiente a colmarlo; tra lo stupore generale George Nichols è dichiarato vincitore e si guadagna la finale. Il suo avversario in finale è proprio quel Dave Maier (+21 -2 =1) che lo aveva battuto prima del limite appena quattro mesi prima. E’ il 18 Marzo 1932, i round previsti sono dieci e il mancino di Milwaukee è favoritissimo, un successo di Nichols è pagato dieci volte la posta. Nichols è kd nel secondo, ma si rialza immediatamente… e ribalta le sorti del match. Dal quarto round inizia un martellamento continuo che costringe frequentemente Maier all’angolo. Il verdetto di split decision è avaro per George Nichols, ma sufficiente per conquistare il titolo. La carriera ad altissimo livello di Nichols termina con questo match. Tra il Maggio e l’Ottobre del 1932 disputa cinque match, tutti senza titolo in palio, e ne perde quattro. Perde con avversari fortissimi, Lou Scozza, Ham Jenkins, Joe Knight, Adolf Heuser, e a Dicembre la NBA lo dichiara decaduto. Nel 1933 sposa la campionessa olimpica di pattinaggio su ghiaccio velocità 1500 metri ai giochi invernali di Lake Placed 1932 Catherine “Kit” Klein, famosissima in patria, e la celebre coppia appare ad ogni evento mondano possibile. Tra il ‘33 e il ‘34 Nichols rimedia un non esaltante +8 -8 =2.

Nel 1935 i due si separano e paradossalmente il divorzio segna un ritorno ai vertici sportivi… Kit Klein vince il mondiale nel ‘36 mentre George Nichols torna a vincere con più frequenza pur non raggiungendo più i vertici raggiunti tra il 1931 e il 1932. Degno di nota un match pari con il grande John Henry Lewis il 7 Aprile del 1936 a Buffalo, che poi però lo batterà nella rivincita, una vittoria su Allen Mattews (+76 -12 =4) e la sconfitta per KO al secondo con Fred Apostoli il 17 Aprile 1939 a Houston. Chiude il 2 Maggio 1939 con una vittoria prima del limite nella sua Sandusky contro il debuttante e poi mai più sul ring Gil LaCrosse in un match senza alcun rilievo. Muore a Sandusky il 27 Settembre 1986. Nel 1997 è stato inserito nella Ring 44 Boxing Hall of Fame di Buffalo, nello stato di New York, città dove George Nichols ha svolto gran parte della sua carriera agonistica.

0000Tommy Paul 1920

TOMMY PAUL Gaetano Alfonso Papa nasce a Buffalo, nello stato di New York, il 4 Marzo 1909. Figlio di Vito Antonio Papa e di Caterina Tomasullo, emigrati a inizio secolo da San Fele, in provincia di Potenza, paese di nascita del campione del mondo dei leggeri 1925-26 Rocky Kansas, al secolo Rocco Tozzo. Gaetano è il quinto di tredici figli e il secondo di una famiglia di pugili a salire sul ring… i quattro fratelli Paul. Prima di lui sul ring sale Alfonso Papa “Al Paul”, +19 -18 =7 tra il 1921 e il 1928 nei pesi gallo, e dopo di lui sarà la volta di Michele Papa “Mickey Paul, +28 -39 =5 tra il 1927 e il 1938 sempre nei gallo, e di Vito Antonio Papa jr. “Tony Paul”, forte peso leggero che tra il 1932 e il 1939 ottiene un interessante +20 -3 =2. Gaetano si allena con i fratelli nella celebre palestra di Jack Singer che immediatamente ne intravede le doti. Da dilettante (+31 -2), nel 1927 campione della National Amateur Athletic Union (AAU) e vincitore del New York State Amateur Boxing Championship dei pesi gallo. Nello stesso anno debutta al professionismo. Tra il ‘27 e il ‘28 inanella un più che significativo +23 -0 =4 con 11 KO. L’11 Gennaio del ‘29 la prima sconfitta è per squalifica dopo aver messo KO il filippino Frisco Grande con un colpo che l’arbitro William J. O’Connor giudica sotto la cintura… sette giorni dopo il primo grande successo, sul campione olimpico di Anversa 1920 e attuale campione del mondo NBA dei mosca Frankie Genaro, al secolo Francesco Di Gennaro, al Broadway Auditorium di Buffalo. Gaetano “Tommy Paul” è ai vertici della categoria dei gallo prima e dei piuma poi. I suoi avversari sono i migliori… tanti gli italoamericani come lui, tutti fortissimi: Fidel LaBarba, Bushy Graham i più noti, e poi Panama Al Brown, Freddie Miller, Baby Arizmendi. Nel 1932 il titolo del mondo dei piuma è vacante. A Gennaio Battling Battalino, al secolo Cristoforo Battaglia, non è rientrato nel peso nel match contro Freddie Miller e prima il NYSAC e poi la NBA lo hanno dichiarato decaduto. La NBA indice un torneo all’Olympia Stadium di Detroit. Tommy Paul batte ai punti in dieci round prima il canadese Pete De Grasse (+48 -18 =16), poi Angelo Geraci “Bushy Graham” di Enna (+94 -19 =8) già precedentemente battuto, e in semifinale l’imbattuto Frankie Wallace (+14 -0), al secolo Franco Angelora nativo di Campobasso. Il 26 Maggio 1932, all’Olympia Stadium di Detroit, il suo avversario per il mondiale NBA dei pesi piuma è il portoghese naturalizzato americano Angelo “Johnny” Pena (+50 -17 =7).

TommY Paul sale sul ring forte di un record di +56 -7 =6… e vince tutti i round tranne il settimo. Perde il titolo alla prima difesa, il 13 Gennaio del ‘33, per split decision contro Freddie Miller (+102 -7 =4), sua bestia nera contro il quale ha perso ai punti quattro volte su sei (due le vittorie Tommy Paul). E qui ha inizio la parabola discendente di Tommy Paul. In tre anni 38 match, 16 vittorie, 4 pareggi, 17 sconfitte e un NC che portano il suo record a + 79 (26 KO) -28 =10. Chiude nel Luglio del 1936. Sposato con Edith Bucco e padre di quattro figli, resta per tutta la vita nel mondo della boxe in qualità di allenatore. Muore il 28 Aprile 1991, a ottantadue anni, nella sua Buffalo.

Paolo Lantini

Cristoforo "Battling" Battalino l'indomito guerriero che divenne campione mondiale dei piuma

BATTALINO Chris Battling

 

Nel 2003 l’International Boxing Hall of Fame di Canastota ha introdotto Battling Battalino tra i grandissimi della boxe, riconoscendolo come uno dei più grandi pesi piuma della storia. Tra il Settembre del 1929 e il Gennaio 1932 Battalino è stato campione del mondo della categoria, conquistando il titolo contro il francese Andre Routis e difendendolo vittoriosamente cinque volte. Cristoforo Battaglia nasce ad Hartford, nel Connecticut il 18 Febbraio 1908. I suoi genitori, Emilia e Carmine Battaglia, sono da poco sbarcati ad Ellis Island dalla Sicilia, e da lì si sono trasferiti nel vicino Connecticut, sulle sponde dell’omonimo fiume, dove Cristoforo comincia a combattere sul ring ancora giovanissimo. Ed è molto forte; la sua carriera dilettantistica, 46 vittorie su 59 match disputati, culmina con i titoli di campione del Connecticut e l’AAU National dei pesi piuma. Nel frattempo, non avendo mai frequentato la scuola superiore, lavora insieme al padre in una piantagione di tabacco prima e in una fabbrica di macchine da scrivere poi. Esordisce al professionismo nel 1927, a soli 19 anni, nella sua Hartford con un successo al secondo sul come lui debuttante Archie Rosemberg, per il quale la carriera sul ring terminerà con questo match. Per Cristoforo Battaglia è invece l’inizio di una carriera sul ring di grande successo. Christoper si fa chiamare  Battling Battalino ed è un attaccante indomito, coraggiosissimo, picchiatore implacabile e molto amato dal pubblico. Ogni suo match è garanzia di spettacolo.

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Due anni dopo l’esordio il match della svolta... per il ventunenne italoamericano c’è Panama Al Brown. Panama Al Brown, al secolo Alphonso Teofilo Brown (1902-1951), è famoso per essere stato il primo pugile latinoamericano a conquistare un titolo del mondo. Introdotto nella IBHOF nel 1992, è uno di quei fuoriclasse che non si discutono; ha appena conquistato il mondiale dei gallo battendo Gregorio Vidal ai punti in quindici round al Queensboro Stadium di Long Island a New York e resterà campione sei anni, fino al 1935. Giramondo di Colon, dopo i primi otto match a Panama ha combattuto 148 incontri tra Stati Uniti, Francia, Spagna, Danimarca, Cuba, Inghilterra, Canada, Italia, Belgio, Algeria, Marocco, Svizzera, Tunisia e Norvegia, per poi chiudere la grandissima carriera con sette match nella sua Panama con un record di +131 -20 =12, 59 KO con dieci vittoriose difese del titolo del mondo dei gallo, tra le quali vale la pena ricordare quella ai punti in dodici round al Palazzo dello Sport di Milano, il 19 Marzo 1933, sul nostro bravissimo Domenico Bernasconi.

Il ventisettenne Panama Al Brown è un fuoriclasse ed ha bisogno di monetizzare la sua carriera sfruttando la fresca conquista del titolo del mondo. Ha solo un problema… non è amato dal pubblico per la sua presunta omosessualità. Il ventunenne Cristoforo “Battling Battalino”, (+17 -1 =2, 9 KO e un NC) lo affronta a livello dei pesi piuma nella sua Hartford, al Bulkeley Stadium, il 26 Luglio 1929; per lui si tratta del grande salto di qualità. E’ il 26 Luglio 1929 e il ring è allestito al Bulkeley Stadium di Hartford… inutile dire che il tifo per Battling Battalino è totale. Una curiosità: due giorni prima Panama Al Brown avrebbe dovuto combattere a Philadelphia contro Matty White, ma senza alcun preavviso il panamense non si era presentato all’appuntamento, motivo per il quale il 25 la Pennsylvania Athletic Commission aveva squalificato lui e il suo manager Dave Lumiansky a tempo indeterminato. Al suono della campana Bat Battalino si scatena… aggredisce immediatamente il blasonato avversario con serie a due mani aggiudicandosi in maniera eclatante i primi quattro round. Nel terzo Brown va anche al tappeto pur rialzandosi immediatamente. Dal quinto l’azione di Battalino rallenta e Brown riesce ad inquadrare il match, ma Cristoforo resiste bene e al termine dei dieci round previsti il vincitore è chiaramente lui. L’arbitro e giudice unico del match, Bill Conway, gli assegna in maniera un po’ troppo casalinga tutti e dieci i round. Il campione del mondo dei pesi piuma è il francese Andre Routis. Non è un fuoriclasse, ma il 28 Settembre 1928, al Madison Square Garden, ha clamorosamente battuto con una split decision in quindici round nientemeno che Tony Canzoneri prendendosi entrambe le cinture, NYSAC ed NBA, in quello che il New York Time ha giudicato “… uno dei combattimenti più selvaggi mai organizzati per la corona delle 126 libbre”. Dopo la clamorosa vittoria, due sconfitte senza titolo in palio, la seconda proprio contro Tony Canzoneri, poi una vittoriosa difesa al terzo contro Buster Brown e quattro sconfitte, ancora senza mondiale in gioco, che portano il suo record ad un non eccezionale +56 -23 =7, 13 KO. Ma è il campione del mondo dei piuma… e Cristoforo vuole quel titolo.

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Gioca ancora in casa, all’Hurley Stadium di Hartford di fronte a 14.000 spettatori, e l’arbitro e giudice unico è ancora Bill Conway. E’ il 23 Settembre 1929. Il NYSAC, dopo le numerose sconfitte subite, ha dichiarato Routis decaduto e non riconosce il match come valevole per la sua sigla, ma i quindici round previsti e il riconoscimento da parte della NBA e della rivista The Ring di Nat Fleischer sono garanzia di vero World Championship. E Cristoforo “Battling Battalino”, a soli ventun’anni, due di professionismo e ventidue match, domina… 75 a 56 il verdetto di Bill Conway, tutti e quindici i round per lui, quattro con addirittura due punti di scarto. Una superiorità che non si può discutere. E’ il terzo “italiano d’America” a riuscire nell’impresa a livello delle 126 libbre dopo Johnny Dundee e Tony Canzoneri. Nei primi sei mesi del 1930 combatte nove volte senza titolo in palio, con tre sconfitte e sei successi, uno dei quali sull’ex re dei pesi gallo Angelo Geraci “Bushy Graham”; poi a Luglio la prima vittoriosa difesa, KO al quinto sul filippino Ignacio Fernandez. A questo punto i ripetuti match senza titolo in palio, come spesso accadeva, gli procurano qualche sconfitta, ma è nelle grandi battaglie che emergono le qualità del campione.

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A farne le spese i futuri HOF Charles “Bud” Taylor e soprattutto il fuoriclasse cubano Kid Chocolate, al secolo Eligio Sardinias Montalvo, battuto ai punti in quindici round al Madison Square Garden il 12 Dicembre 1930 in un match con il titolo in palio riconosciuto questa volta anche dal NYSAC. Dopo i primi dieci round Kid Chocolate è in vantaggio ai punti; la sua tecnica ha la meglio sull’irruenza del campione del mondo, ma Bat capovolge il risultato aggiudicandosi chiaramente gli ultimi cinque. Il verdetto è una decisione unanime per lui, avvallata anche dal giudizio dell’Associated Press, che gli assegna otto round contro i sette dello sfidante. Il 22 Maggio 1931 è la volta del campione olimpico di Parigi 1924 e futuro HOF Fidel La Barba a testare la forza di Cristoforo Battaglia; il campione olimpico per gli USA di chiare origini italiane è favorito nei pronostici 2 a 1, ed è un beniamino del Garden. Ma i 15.000 spettatori assistono al quarto successo mondiale di Battling Battalino… anche qui la decisione è unanime.

Ed è ancora un futuro HOF la quinta vittima mondiale di Bat il 23 Luglio 1931… Freddie Miller, di Cincinnati; il ring è il Redland Field di Cincinnati e Miller vi sale in qualità di sfidante ufficiale forte di un record di +87 -4 =3. Un gancio destro al mento di Bat atterra Miller nel primo… Miller ha accusato il colpo e fatica a riprendersi... Bat domina. E’ ancora il gancio destro al mento immediatamente doppiato da un montante destro al corpo ad atterrare Miller nel nono una prima volta, poi una serie a due mani provoca il secondo kd. Miller si rialza al nove e riesce a terminare in piedi il match, previsto sui dieci round come da regolamento dello stato dell’Ohio.

Netto l’unanime verdetto in favore dell’italoamericano. Il 4 Novembre 1931, al Chicago Stadium, il pugile di casa Earl Mastro (+49 -3 =2) è il sesto avversario mondiale di Bat. I 14.000 spettatori assistono ad uno scontro estremamente violento. Il Burlington Free Press adn Times così lo descrive: “L’implacabile e combattivo campione Battling Battalino ha dovuto lottare come un campione per sconfiggere il giovane sfidante di Chicago. Ha atterrato Mastro due volte ed una terza lo ha messo sull’orlo del KO, ma il cittadino di Chicago ha sempre lottato con disperazione… Battalino lo ha atterrato nel secondo round con una serie a due mani nel secondo round e quando Mastro si è rialzato lo ha costretto alle corde con un’altra raffica di pugni. Nel sesto Battalino ha atterrato il ragazzo di Chicago con un formidabile colpo al corpo.”

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Dopo questo successo il nostro Cristoforo ottiene due importanti vittorie in match senza titolo in palio: il primo nella “bella” con Bushy Graham (+94 -18 =8), che lo aveva sconfitto per split decision a Settembre, battuto KO al primo round per chiudere la pratica, e il secondo con Al Singer (+58 -8 =2), battuto KO al secondo. Poi, il 27 Gennaio 1932, è la volta della rivincita concessa a Freddie Miller alla Music Hall Arena di Cincinnati per il mondiale dei piuma, sesta difesa per Bat. I fatti sarebbero questi: Battling Battalino fallisce il peso… 129 libbre, tre di troppo.

L’NBA, che riconosce l’evento sotto la sua egemonia, priva Bat (già privato del titolo NYSAC l’8 Gennaio di quell’anno non riconoscendo Miller come sfidante) del titolo e lo riconosce valido solo in caso di vittoria di Miller. Nel corso del terzo round Battalino va giù su un innocuo colpo al mento. Si rialza, va giù nuovamente senza quasi essere colpito. Il pubblico protesta rumorosamente mentre l’arbitro Lou Bauman dichiara Miller vincitore. Ma pubblico, giornalisti e osservatori NBA non sono d’accordo, il match è un palese combine; Battling Battalino, avendo ormai perso il mondiale a tavolino, sembra abbia venduto il match al suo avversario consentendogli la conquista del medesimo in cambio di denaro… e la cosa non fa onore ad entrambi i futuri HOF. Il verdetto viene cambiato in “no contest” dalla NBA e il titolo dei piuma resta vacante.

Battling Battalino, a questo punto, chiede di essere reintegrato nel ruolo di campione del mondo, ma la richiesta viene respinta e a Bat verrà negata una nuova chance mondiale per il resto della carriera. Sospeso a tempo indeterminato dalla Boxing Commission e multato di 5000 dollari, Battling Battalino ha continuato a battersi sul ring come peso leggero con alterna fortuna fino al 1940, incrociando i guanti con futuri HOF del calibro di Billy Petrolle e Barney Ross e ottenendo una grande vittoria KOT al sesto round su Cocoa Kid, uno dei fantastici Murderers' Row. Termina la carriera nel 1936 dopo tre sconfitte consecutive, la riprende tre anni dopo, nel Luglio del 1939. Ottiene sette successi consecutivi, poi un pareggio e due sconfitte consecutive lo convincono, nel Gennaio del 1940, al definitivo abbandono. 57 vittorie, 23 prima del limite, 3 pareggi e 26 sconfitte, una sola per KO (da peso leggero nel 1932 contro Billy Petrolle, al 1'31" del dodicesimo ed ultimo round la sua unica vera debacle) sono il suo record. Paolo Lantini

Settembre è il mese di Rocky Marciano . Avrebbe compiuto cento anni

Settembre è il mese di Rocky Marciano. Nasce il primo Settembre 1923 a Brockton nel Massachusetts, compirebbe cento anni !.

Il 23 Settembre 1952, batte KO al tredicesimo Jersey Joe Walcott e conquista il mondiale dei massimi. Il match sarà eletto da Ring Magazine “Fight of the Year 1952”. Il 24 Settembre 1953, batte KOT all’undicesimo Roland La Starza in quello che Ring Magazine eleggerà “Fight of the Year 1953”.

Il 17 Settembre 1954, batte KO all’ottavo Ezzard Charles in quello che Ring Magazine eleggerà “Fight of the Year 1954” - Il 21 Settembre 1955 batte KO al nono Archie Moore nel suo settimo ed ultimo match mondiale.

Marciano mamma spaghetti 

 23 Settembre 1952 Il Municipal Stadium di Philadelphia è pieno, non c’è un posto libero, saranno quarantamila. In prima fila Don Dunphy, il radiocronista più famoso d’America, parla a venti milioni di ascoltatori. Mamma Pasqualina(foto) non è tra questi. Non ha mai assistito ad un incontro di suo figlio. Come sempre è andata in chiesa a pregare. E’ andata, come sempre, a pregare per suo figlio Rocco, perché non si faccia male, ma anche perché non faccia male al suo avversario, perché anche lui ha a casa una mamma che lo aspetta… Al centro del ring lo speaker sta presentando l’incontro… “… L’attrazione principale… 15 round… campionato del mondo dei pesi massimi… 184 libbre… lo sfidante, Rocky Marciano…” All’angolo di Rocky, Charley Goldman e Al Weill, come sempre. “… 196 libbre... il campione dei massimi, Jersey Joe Walcott…” L’arbitro, Charley Daggert, chiama i pugili al centro del ring… non colpite sotto la cintura, non legate e via dicendo… Stranamente Rocky non guarda fisso il suo avversario, tiene bassa la testa. Anche Walcott sembra disinteressarsi a Marciano. Come se non fossero loro i due a darsi battaglia, oggi. Charley Goldman gli mette il paradenti, poi gli sfila l’accappatoio. Ecco, sul ring sono solo Rocky Marciano, Jersey Joe Walcott e l’arbitro Daggert. Gong… primo round… Incredibile… Rocky è al tappeto. Un gancio sinistro di Walcott fa barcollare Rocky che si aggrappa all’avversario e si rimette in guardia. Fulmineo un secondo corto gancio sinistro si abbatte sul mento di Marciano che va al tappeto. Si rialza immediatamente; il KD è durato solo quattro secondi ed è il primo nella carriera di Rocky Marciano. Non è passato neanche un minuto dall’inizio del primo round. Marciano si lancia contro l’avversario come una furia e Walcott accetta la battaglia. Fin dal primo round è questa la chiave del match; continui scambi dalla media e corta distanza, colpi sempre caricati con la spalla da ambo i contendenti sempre alla ricerca della soluzione prima del limite. Marciano avanza continuamente, come ha sempre fatto in tutta la sua carriera, Walcott gira costantemente verso destra per poter piazzare il jab sinistro e poi doppiarlo immediatamente con gancio o montante destro. La mobilità sul tronco e la maggior precisione del campione del mondo tengono a freno l’irruenza dell’italoamericano per i primi sei round; la superiorità di Walcott è leggera ma costante e accumula punti sui cartellini dell’arbitro e dei due giudici. Negli intervalli i secondi di Marciano sono impegnati a cauterizzare una ferita che dall’arcata sopracciliare sinistra si estende fin sopra il naso. Il match è stupendo, non ha pause ed è estremamente violento; i quarantamila del Municipal Stadium sono tutti in piedi. A partire dal settimo round la fatica comincia a farsi sentire e Walcott sembra accusare i suoi trentotto anni ed una lunga e logorante carriera fatta di battaglie incredibili contro i più forti pesi massimi del mondo. Marciano comincia ad incassare riprese a suo favore. Al decimo round la sua azione si fa asfissiante, incalza il campione colpendolo continuamente con serie a due mani; Walcott, spalle alle corde, ribatte colpo su colpo ma l’impressione è che possa capitolare da un momento all’altro. Ma nell’undicesimo, incredibilmente, il ritorno di Walcott; è Marciano adesso ad essere stanco, i suoi attacchi cominciano ad andare sempre più spesso a vuoto, per la prima volta lo vediamo appoggiarsi con le spalle alle corde e il campione si rifà sotto con serie a due mani. Walcott vince l’undicesimo e il dodicesimo round. A quel punto del match il punteggio sul cartellino dell’arbitro Charley Daggert è di 7-4, quelli dei giudici Zach Clayton e Pete Tomasco rispettivamente 8-4 e 7-5 tutti per il campione del mondo. Lo sa Charley Goldman, lo sa Al Weill, se ne rende conto anche Rocky Marciano: se si arriva ai punti non vincerà. Deve metterlo KO. Gong, tredicesimo round… Marciano e Walcott sono a centro ring. Rocky prova col sinistro, ma Walcott indietreggia. Prova ancora col sinistro, due volte, ma Walcott indietreggia sempre, sa di essere in vantaggio ai punti, lo sa e guadagna tempo. Marciano lo insegue. Lo fa lentamente, mentre l’altro pedala all’indietro, sempre girando verso la sinistra di Rocky. E’ con le spalle a venti centimetri dalle corde dal lato dei secondi di Marciano. … Quarantatreesimo secondo del tredicesimo round… Il gancio destro di Rocky Marciano, terribile, devastante, micidiale. Il colpo più spettacolare della storia della boxe. Walcott va giù, si accascia lentamente sulle ginocchia mentre con il braccio sinistro cerca di reggersi sulla corda più bassa. Poggia la fronte sul tappeto mentre Charley Daggert lo conta… otto, nove, dieci… out. Il primo ad annunciarlo ai venti milioni di radioascoltatori è Don Dunphy. Poi, quando cala il microfono a centro ring, è lo speaker del Municipal Stadium… “The winner and the new haveyweight champion of the world… Rocky Marciano”

24 Settembre 1953 Per Marciano è la seconda difesa del titolo. Ne viene dal successo al primo round su Walcott nel match di rivincita. Il suo avversario è quel Roland La Starza, ragazzo del Bronx di genitori italoamericani, che è il pugile che è andato più vicino (e resterà l’unico) a sporcare il record di Rocky… con un pareggio. E’ successo al Garden il 24 Marzo 1950. Marciano ne usciva dal disgraziatissimo match con Carmine Vingo ed era ancora segnato da quanto accaduto, e Roland La Starza (37-0) era un beniamino del Garden. Non era previsto match pari come da regolamento di quel periodo per gli stati di New York e del Massachusetts, e al termine dei dieci round i punteggi dei giudici sono 5-4 e 4-5; per l’arbitro Jack Watson è 5-5. Entra in scena come da regolamento il punteggio supplementare e per Watson il vincitore è Rocky, con il punteggio di 9 a 6, in virtù anche di un atterramento inflitto all’avversario nel settimo round. Oggi il ring è quello del Polo Ground di New York, lo stadio del baseball.

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La Starza (53-3, 24 KO) sa bene come si combatte Marciano; boxa di rimessa, ma quando Rocky gli si fa sotto accetta la lotta a distanza ravvicinata. Al termine del sesto è in vantaggio ai punti sui cartellini dei due giudici a bordo ring, per l’arbitro Ruby Goldtein sono tre round a testa. Ma la pressione di Marciano è continua ed asfissiante. Il round si chiude con un gancio sinistro di Rocky che scuote l’avversario. Dal settimo round il jab sinistro di La Starza non riesce più a frenare il continuo avanzare di Marciano e le sue spalle sono sempre più spesso sulle corde. Ottavo, nono e decimo sono durissimi per lo sfidante. Ma La Starza è fortissimo… accetta gli scambi a media distanza senza mai legare. Ma è Marciano ad aggiudicarsi gli ultimi quattro, e al termine del decimo round i punteggi sono 7 a 3 per Ruby Goldstein, con il quale personalmente concordo, e rispettivamente 6-4 e 5-5 per i giudici Young Otto e Harold Barnes. Undicesimo round: è passato un minuto esatto dal suono della campana… Rocky costringe La Starza alle corde… un primo gancio destro scuote lo sfidante... poi, rapidissimi, montante destro e gancio sinistro. Mentre Roland sta per cadere, il gancio destro di Marciano si abbatte su di lui come una mannaia. Roland, coraggiosissimo, si rialza al cinque… e Rocky non perdona. Una serie a due mani si abbatte su La Starza e, a un minuto e 28” Ruby Goldstein (ex peso leggero da 55-6, 39 KO e un’infinità di mondiali e match immensi arbitrati) ferma il combattimento ormai impari… KO tecnico.

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17 Settembre 1954 Rocky Marciano e Ezzard Charles si sono affrontati esattamente tre mesi prima… decisione unanime per Rocky, condivisa pienamente dalla stampa (10 a 4 per L’Associated Press), ma tutti d’accordo che Charles merita la rivincita, Al Weill e Rocky Marciano stesso lo dichiarano alla stampa. Il ring è ancora il Yankee Stadium, come per il match precedente. Leggera preferenza per l’ex campione del mondo nel primo round, poi inizia il dominio assoluto di Rocky Marciano. Charles è un campionissimo, e ha il merito di accettare la lotta a viso aperto senza indietreggiare. Il risultato è un match altamente spettacolare. Ma già dal secondo round lo spettatore percepisce che stavolta Ezzard Charles non sentirà il suono dell’ultima campana. Secondo round: un primo gancio destro… Charles accusa… un secondo gancio destro e Charles è chiuso all’angolo. Serie a due mani e Charles è al tappeto. Si rialza subito e riesce in qualche modo a terminare in piedi il round. Terzo, quarto e quinto sono durissimi per Ezzard Charles. Al termine del sesto Marciano torna al suo angolo con una profonda ferita al naso. Nel settimo Charles è sull’orlo del KO, ma l’orgoglio del campione lo tiene in piedi. A questo punto i cartellini dell’arbitro e dei due giudici esprimono un 5 a 1 e due 6 a 1. Il dominio di Rocky Marciano è nettissimo. Ottavo round: corto gancio sinistro di Rocky… Charles accusa e lega… primo gancio destro… secondo gancio destro… Charles è al tappeto. Si rialza ancora subito, senza riprendere fiato, ma stavolta manca ancora tanto alla fine del round. E’ una serie di sei ganci a due mani, l’ultimo è un sinistro… Charles al tappeto attende l’out del signor Al Berl. Sono passati due minuti e 36 secondi dall’inizio dell’ottava ripresa.

Marciano batte moore

21 Settembre 1955 Tre anni prima il leggendario Archie Moore è finalmente riuscito a coronare, a trentasei anni, il sogno mondiale. Oggi la vecchia mangusta tenta il salto nella massima categoria… se lo merita in pieno. Rocky e Archie sono fisicamente simili… rispettivamente 179 e 180 cm di altezza, 85 kg e qualche etto per entrambi. E’ nella lunghezza delle braccia la differenza tra i due; quelle di Rocky sono molto più corte… ma a Rocky non è che la cosa importi granché. Il match era previsto per il giorno prima, ma è stato posticipato per via dell’uragano Ione, di categoria 4, che aveva violentemente colpito in quei giorni la vicina Carolina del Nord con forti venti e consistenti precipitazioni. Siamo ancora al Yankee Stadium, nel Bronx, di fronte a 61.574 spettatori paganti. Moore sale sul ring con un record di +149 -19 =8, 108 KO e un NC. Marciano è a +48 -0 =0; 42 avversari non hanno sentito il suono dell’ultima campana. The “Old Mongoose” usa la tattica usata da Walcott nel primo scontro con Marciano… gira sulla sua sinistra colpendo continuamente con il jab per poi doppiarlo con il destro. Marciano naturalmente è sempre proteso in avanti alla ricerca della media e corta distanza. A inizio secondo round un colpo di scena: Marciano va a segno con due ganci sinistri, poi va a vuoto con il destro e Archie Moore lo centra con un corto gancio destro… Rocky è al tappeto. Si rialza immediatamente e riprende la lotta. L’impressione è che non abbia accusato più di tanto, e il finale di round è suo. Nel terzo ha inizio il martellamento incessante di Rocky, che di qui in poi si aggiudica tutti i round (forse un pari nel quinto, ma come regalo alla vecchia mangusta). Fino alla fine del quinto Archie Moore risponde colpo su colpo, e lo scontro è bellissimo. Nel sesto il primo KD di Moore sul terribile gancio destro di Marciano, come al solito immediatamente doppiato dal sinistro mentre l’avversario sta cadendo. Moore si rialza immediatamente, anche se aiutandosi con le corde… ha sentito i colpi ed è evidentemente provato. Marciano è scatenato e vuole chiudere. Personalmente, nei panni dell’arbitro Kessler avrei interrotto il match prima del secondo KD… stavolta Archie Moore si rialza all’otto. La campana lo salva… lo salva per modo di dire, perché la punizione sarà durissima. Nell’intervallo sale il medico a controllare lo sfidante, parlotta poi con l’arbitro e il match riprende. L’inizio del settimo vede Moore portare a segno dei bei destri d’incontro che però non scuotono il campione del mondo. Su un gancio destro solo parzialmente a segno Archie Moore va al tappeto, ma l’arbitro non lo conta. Rocky lo chiude nell’angolo e solo il suono della campana ferma il suo pressing. Ottavo round… il match dovrebbe essere interrotto prima del KD. I colpi di Rocky Marciano sono un’infinità, e vanno tutti a segno. Come faccia Archie Moore a resistere in piedi è un mistero. Va giù sull’ennesimo gancio destro. Sembra non volersi rialzare, ma al sei suona la campana. Si rialza, resta in piedi a centro ring. Il sig. Kessler lo accompagna all’angolo, dove i secondi lo aiutano a sedersi sullo sgabello. C’è nuovamente il medico al suo angolo... è un’assurdità farlo continuare, ma il match riprende. Archie Moore va giù dopo un minuto e 13 secondi... dall’inizio del nono round conto sessanta colpi di Rocky Marciano, al volto e al corpo e quasi tutti a segno. All’otto Archie Moore prova addirittura a tirarsi su, ma fortunatamente ricade in ginocchio. I secondi lo tirano su a fatica e lo mettono seduto sullo sgabello. Quando si riprende i due si abbracciano e Moore concede anche un’intervista. Nei successivi sette anni e mezzo disputa altri 42 incontri, vincendone 37 (-3 =2), difendendo vittoriosamente il mondiale dei mediomassimi cinque volte, sfidando Patterson per quello dei massimi e affrontando Cassius Clay il 15 Novembre del 1962.

 21 settembre 1955 : per Rocky Marciano questo è stato l’ultimo match.

Tanti auguri, Rocky.

Paolo Lantini

Dick Tiger e Joey Giardello, due campioni dei medi, due vite difficili e parallele

Joey Giardello e Dick Tiger si erano già affrontati due volte nel ‘59.

Erano stati venti round combattuti sul filo dell’equilibrio, e il risultato era stato  di assoluta parità, una vittoria a testa... Tiger il 30 Settembre (48 a 45, 47 a 43, 47 a 45) e Giardello il 4 Novembre (47 a 45 e 45 a 44 due volte). Due match di dieci round ciascuno, due match combattuti da uomini in cerca dell’avvicinamento ai vertici della categoria.

2871 Giardello scura Tiger

Adesso però si trovavano di fronte l’uno contro l’altro per qualcosa di enorme… il titolo del mondo dei pesi medi. Il 7 Maggio 1963 Paul Pender aveva annunciato il suo ritiro definitivo dal ring… erano tredici mesi che non combatteva e con l’annuncio rendeva ufficialmente vacante il titolo del mondo.

Dick Tiger aveva già fatto le prove ufficiali da campione. Il 23 Ottobre del ‘62 si era preso la cintura WBA battendo ai punti a San Francisco il Cyclone dello Utah Gene Fullmer, contro il quale aveva poi pareggiato quattro mesi dopo a Las Vegas. E il 10 Agosto del 1964, a Ibadan, nella sua Nigeria e davanti alla sua gente in delirio, aveva chiuso in maniera fantastica la trilogia con Fullmer per KO tecnico al settimo, conquistando anche la vacante cintura WBC e il mondiale assoluto dei pesi medi.

Erano state vite difficili quelle di Giardello e Tiger, dentro e fuori il ring.

 

Tiger, nato Richard Ihetu il 14 Agosto 1929 ad Amaibgo, figlio di un pastore, si guadagna da vivere lavorando come inscatolatore di arachidi al soldo dei commercianti inglesi. Comincia a boxare sui ring nigeriani tra ventidue e i ventitré anni per arrotondare la bassissima paga; il suo primo match, senza una data ufficiale, sarebbe quello del ‘52 con Simon Eme, battuto al secondo round. Diciassette match sui ring nigeriani, poi nel 1955 si trasferisce a Liverpool dove, senza una preparazione specifica, inizia il lavoro sul ring per pochi spicci in cambio dei successi ai punti dei beniamini di casa. Perde quattro match di fila, poi prende le misure e comincia anche a vincere. In tre anni e mezzo combatte ventotto volte sui ring di Liverpool, Blackpool, Cardiff, Birmingham, Kensington, Londra, Manchester, con 19 vittorie, otto sconfitte ai punti e un pari. Poi, il 5 Giugno del 1959, l’esordio negli Stati Uniti, proprio nel tempio della boxe: il Madison Square Garden. Tre match per farsi notare, poi i due scontri con Giardello al Chicago Stadium e alla Cleveland Arena. Tra il ‘60 e il ‘62 una serie di vittorie lo portano ad affrontare Gene Fullmer per il WBA dei medi. Quattro mesi fa il trionfo definitivo a Ibadan. E ora la prima difesa… contro Joey Giardello. Carmine Orlando Tilelli, di padre calabrese e madre napoletana, nasce il 16 Luglio 1930 a South Philly, quel quartiere di Philadelphia dove vivevano e si scontravano le bande degli italiani e degli irlandesi, dei portoricani e degli afroamericani. Oggi a South Pilly, all’incrocio tra Mifflin Street, la S13th Street e Passyunk Avenue, su uno spartitraffico proprio di fronte alla “Home of History of Italian Immigration Museum”, c’è la statua di bronzo di Joey Giardello, the “Legendary Philadelphia Boxer”. Ma negli anni quaranta il giovane Carmine conosce ben presto il riformatorio, cosa che lo accomuna ad altri due grandi italoamericani campioni del mondo dei medi, Rocky Graziano e Jake La Motta. Cambia il suo nome in Joey Giardello per potersi arruolare nell’esercito avendo la fedina penale sporca… i documenti falsi glieli aveva procurati il cugino di un suo compagno di cella.

224t3 Giardello Atlantic

E nell’esercito conosce la boxe. Suo padre, un ex pugile che aveva disputato 17 match professionistici tra il ‘30 e il ‘33 con il nome di Eddie Martin, nome preso in prestito dal campione del mondo dei gallo 1924-25 il grande Eddie “Cannonball” Martin al secolo Eduardo Vittorio Martino, lo sprona nell’intraprendere la carriera professionistica e lo segue a livello manageriale. Esordisce con una vittoria KO al primo il 16 Novembre 1948 alla Trenton Arena e nel ‘55 ha in mano il contratto per un match con Carl “Bobo” Olson per il titolo del mondo dei pesi medi. Ma un banale incidente stradale gli procura una lesione al ginocchio, e il match mondiale è rimandato. E Joey ne combina una grossa. Una sera, ancora con le stampelle di supporto, dopo qualche birra di troppo con gli amici Joey viene coinvolto in una rapina ad una stazione di servizio. Esce dal carcere per buona condotta quattro mesi dopo, ma il mondiale è definitivamente saltato. E nel frattempo suo padre muore. Joey ricomincia, e il suo manager adesso è un giovane di nome Lou Duva. Joey torna sul ring dopo quasi un anno… molte vittorie e qualche battuta di arresto, ma Duva sa come pilotarlo. Nel ‘59, i due match con Dick Tiger e nel ‘60 match pari con l’ex re dei medi Gene Fullmer per la cintura NBA a Bozeman nel Montana, terra di mormoni. Cyclone Gene Fullmer, nativo di West Jordan nello Utah, è figlio di mormoni, il suo secondo soprannome è “The Mormon Mauler”. A bordo ring il tifo è tutto per il Cyclone. Sono quindici round pieni di sangue. Al termine del match Giardello ha vinto chiaramente nove round, e l’arbitro Harry Kessler gli riconosce un 144 a 142. Ma i due giudici Billy McFarland e Jay Evans sono entrambi del Missouri e vedono 145 a 145 il primo e 145 a 142 per Fullmer il secondo. Joey Giardello scende dal ring furioso; la vetta è vicina, ma per prenderla deve aspettare, ora è il turno di Dick Tiger… il suo anno sarà il 1963. Il 24 Giugno 1963 Giardello, già vincitore del “Fight of the Year 1962” su Henry Hank, batte chiaramente il quarantaduenne Ray “Sugar” Robinson, ormai inesorabilmente sul viale del tramonto, e si guadagna il ruolo di sfidante ufficiale. Dick Tiger vs Joey Giardello, campionato del mondo dei pesi medi, Convention Hall di Atlantic City, 7 Dicembre 1963.

22w2 Tiger Giardello Numeri

Tiger è un pugile che attacca sempre, cerca continuamente la media distanza e il corpo a corpo è il suo terreno. Giardello è un pugile che si adatta ad ogni tipo di avversario, e contro un picchiatore Joey boxa di rimessa e lo fa magnificamente. Lo tiene a distanza con il jab sinistro, che doppia continuamente con il destro. Porta tutti i colpi con naturalezza sorprendente, e in questo primo mondiale tra i due la cosa gli riesce fantasticamente bene. Giardello anticipa Tiger continuamente, quando il campione tenta di accorciare la distanza lui indietreggia, e indietreggiando colpisce. E come tocca le corde con la schiena si piega sul fianco destro ad evitare il gancio destro di Tiger e in un attimo è di nuovo a centro ring. Lou Duva con lui ha fatto un lavoro fantastico, e il risultato è un pugile che oggi, per il campione del mondo, è insuperabile. E’ evidente a tutti i presenti che tra i due non ci sia una palese superiorità dell’uno sull’altro e che una rivincita mondiale sarebbe la giusta conclusione della sfida tra i due campioni, ma al termine dei quindici round previsti sono tutti d’accordo sul fatto che Joey Giardello sia il nuovo campione del mondo dei pesi medi. Il primo di una lunga serie di campioni amministrati del futuro Hall of Fame Lou Duva. Otto a cinque e due round pari per l’arbitro e giudice unico del match Paul Cavalier, avvallato dai giudizi della stampa… 9 – 5 – 1 il giudizio dell’Associated Press, 8 – 5 – 2 quello del United Press International.

Per la rivincita bisogna aspettare quasi due anni. Tra l’Aprile e i Maggio del ‘64 Giardello, che più volte dichiara di volere un match mondiale con Laszlo Pap, batte due volte l’argentino Juan Carlos Rivero, poi difende a Dicembre il mondiale in quindici combattutissimi round alla Convention Hall di Philadelphia contro Rubin “Hurricane” Carter… verdetto unanime ai punti (72 a 66, 70 a 67 e 71 a 66) criticato successivamente da qualcuno viste le note e tristi vicende di Hurricane ma che io, personalmente, condivido pienamente. Dopo un successo su Gil Diaz nel Marzo del ‘65, è pronto per la nuova difesa del titolo… contro Dick Tiger, naturalmente. Tiger, dal canto suo, ha combattuto cinque volte. Ha battuto Jose Gonzalez e Don Fullmer, fratello minore del suo grande avversario Gene, poi ha subito una split decision contro il fortissimo Joey Archer, e ha facilmente battuto i due precedenti avversari di Giardello, Juan Carlos Rivero e Rubin “Hurricane” Carter, che dopo sconfitta con Giardello era ormai professionalmente in caduta libera. Nell’Ottobre del ‘65 Dick Tiger è pronto per riconquistare il mondiale dei medi. Joey Giardello vs Dick Tiger, campionato del mondo dei pesi medi, Madison Square Garden di New York, 21 ottobre 1965. Come per Rubin Carter anche per Giardello quello del Dicembre del ‘64 alla Convention Hall di Philadelphia è stato l’apice della carriera, e da quel momento anche per Joey è iniziata la fase calante. Per il vincitore del match è già pronta un’offerta di 75.000 dollari per affrontare il vincitore del match tra Ray Sugar Robinson e Joey Archer (Pittsburgh, 10 Novembre 1965), anche se poi la storia ci dirà che il prossimo sfidante, e campione del mondo, sarà Emile Griffith. Giardello appare subito più lento rispetto a due anni prima; il suo fantastico jab sinistro stavolta rimane isolato e Tiger riesce ad entrare nella sua guardia con facilità.

 

Probabilmente Giardello sente il peso di una carriera che conta ben 127 incontri, ed oggi è costretto ad accettare la media distanza. Ribatte colpo su colpo con l’orgoglio del campione, e ne esce un match bellissimo. Il settimo round è favoloso, con scambi a due mani a viso aperto… ottavo e nono anche. Il campione è vivo e dà battaglia, e i round centrali sono il suo momento migliore. Ma dal decimo comincia probabilmente ad accusare i colpi al corpo del nigeriano, che prende quota. Il dodicesimo è un round durissimo per Giardello, che subisce colpi pesantissimi; ma la sua reazione sul finale rende vivo il match. Il KO è sempre nell’aria in ogni istante del match, ed è ormai evidente a tutti che è ormai l’unica soluzione che il campione del mondo ha per conservare il titolo. Ma non ci saranno atterramenti. Dal tredicesimo anche Tiger comincia a sentire la stanchezza e, pur restando lui a tenere l’iniziativa, uno stanchissimo Giardello si aggiudica probabilmente il finale di match.

287q11 Tiger vince

I punteggi dell’arbitro Tony Lo Bianco, 9 a 5, e dei giudici Al Berl, 10 a 5 e Tony Castellano, 8 a 6, sono condivisi dai 17.000 presenti al Garden. Dick Tiger è nuovamente campione del mondo dei pesi medi. Joey Giardello chiuderà con la boxe due anni dopo, con quattro match e due vittorie. Dick Tiger continuerà fino al 1970.

Perderà il mondiale dei medi per mano di Emile Griffith, diventerà campione del mondo dei mediomassimi battendo Jose Torres, titolo che perderà per mano di Bob Foster dopo averlo difeso vittoriosamente due volte, vincerà il Fight of the Year 1968 su Frank DePaula, batterà Nino Benvenuti al Garden, chiuderà con una sconfitta ai punti con Griffith nella rivincita. Entrambi sono eletti nella International Boxing Hall of Fame di Canastota insieme ai più grandi di sempre. Paolo Lantini.

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