Nati ok
 

Battaglia senza tregua davanti a 7.000 spettatori urlanti. Una grande prova contro un grande campione...

 

 

L’accento è inconfondibile. Un romagnolo marcato, una lingua musicale che ti scivola addosso e ti avvolge come un serpente, ti ipnotizza fino a farti sognare.
Valerio ha una voce pastosa che si addice al suo carattere. Gentile, mai invadente. Eppure sul ring Nati è una furia, un motorino che non si ferma mai.
Conosce la tecnica del pugilato come pochi, l’unica cosa che non conosce è la paura.

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Un giorno di metà novembre dell’83 sbarco a Belfast dopo uno scalo a Londra. Non piove. E questa è già una bella notizia. Il tassista che mi porta in hotel comincia a parlare e sembra non finirla più. Appena passata Londonderry si gira e mi dice.
Sa una cosa?”
Ho paura che perda il controllo della macchina e mi affretto a rispondere.
Mi dica“.
Mia figlia ha sposato un italiano“.
Devo mostrare interesse.
Ah, bello. E di dove è?
Di Catanzaro. Sarà al match“.
Arrivato in albergo capisco meglio che clima ci sia in città.
Metal detector all’ingresso, doppio controllo prima di salire in stanza, poliziotti con giubbotto antiproiettile nella hall.
La sera i militari tagliano le strade con delle pistole mitragliatrici e setacciano ogni zona.
Il match è la sfida per il vacante europeo dei piuma, l’altro si chiama Barry McGuigan ed è un cliente davvero terribile. Diciotto match, diciassette vittorie, quindici per ko.

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Valerio Nati ha fatto i guanti con Angelo Licata, ascoltato i consigli di Bruno Ravaglia e si è imbarcato su un volo per Belfast assieme al manager Giorgio Bonetti.
Prima ha perfettamente dipinto il suo sfidante. Poche parole che descrivono al meglio l’irlandese, le ha dettate a Pietro Canepa, il corrispondente del Corriere dello Sport, .
È un mancino impostato in guardia normale, tanto è vero che usa spesso e bene il diretto sinistro. È ossuto e non fa male solo con i pugni, è un attaccante che morde e su di me ha il vantaggio dell’allungo“.
Ce n’è abbastanza per scappare in direzione opposta, ma è Valerio Nati e per lui la paura è una parola priva di significato. E poi in palio ci sono i 40 milioni della borsa e la possibilità di un posto da protagonista assoluto nel panorama mondiale. Troppo importante per lasciar perdere.
Campione europeo il romagnolo lo è già stato. Ha conquistato il titolo dei gallo e lo ha difeso cinque volte. Una vera furia, un tornado, un frullino instancabile.
La King’s Hall è piena. Settemila persone riempiono ogni posto a disposizione. Si deve ancora cominciare e il pavimento è già un tappeto di birre. Il settore riservato alla stampa non esiste, mi do da fare per trovare un posto dove sedermi e scrivere. L’unica soluzione è uno sgabello vicino all’angolo di Nati. Lo divido con una delle ring card girl, le ragazze che portano il cartellone che segna le riprese.
Beato te, direte voi. Forse lo sarei se non dovessi tenere su un ginocchio la macchina da scrivere e ogni trenta secondi controllare che qualche tifoso diciamo “euforico” non strappi il lungo filo del telefono, unico collegamento con il giornale.

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Settimila persone ululanti. Trecento milioni di incasso per Bernard Eastwood, il promoter irlandese che ha accumulato miliardi gestendo trentasei sale scommesse.
Niente inni, meglio evitare.
Gong, si comincia. Sembra di stare in un bollitore. Fa caldo, c’è gente che spinge ovunque. Mi viene voglia di saltare sul ring per trovare un po’ di pace, ma capisco che non è certo la soluzione migliore.
Primo round.
Valerio accorcia, mette dentro il destro sia in gancio che in diretto. L’altro accusa. Cominciamo bene. Ripresa dell’italiano.
Ma l’altro è una belva. È un grande, diventerà campione del mondo battendo il mitico Esubeio Pedroza. Tanto per capire chi abbiamo davanti. Sinistro terribile, ganci, montanti, diretti.
Nati soffre, stringe i denti, ribatte.

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È uno spettacolo vederlo sul ring. Conosce il pugilato come pochi, è un concentrato di tecnica e solidità. Ma l’altro è davvero super. Il match è una battaglia senza soste.
Nella terza ripresa un colpo sotto dell’irlandese centra Valerio che potrebbe buttarsi giù, aspettare l’out e tentare la vittoria per squalifica. Non ci pensa neppure, è una persona onesta, uno che il successo vuole conquistarlo con i pugni non con la scorciatoia della furbata.
Avanti ancora su ritmi assurdi e quel sinistro al fegato che l’irlandese tira con maestria ed efficacia diventa assai simile ad un incubo.
Quando mancavano ventisette secondi alla fine del sesto round, la resa.
Nati è stato il più forte avversario che abbia mai incontrato. Ha incassato colpi tremendi e ha saputo replicare con efficacia“, la sintesi perfetta del combattimento è di Barry McGuigan.
Settimila spettatori adoranti urlano il suo nome. Papà Pat al centro del ring canta “When irish eyes are smiling” e tutti si commuovono.
Al ritorno in albergo Nati ha la sorpresa di venire portato in trionfo dai tifosi irlandesi. Riconoscono il valore dell’uomo e del pugile. È stata un’avventura eccitante, anche se non è finita come il romagnolo sperava.

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L’europeo dei piuma lo conquisterà contro Marc Amand, lo difenderà con Vincenzo Limatola. Tenterà il mondiale con Zaragoza e perderà, proprio nella sua città, con un drammatico ko che gli lascerà un vuoto di memoria di quindici minuti. Non ricorderà mai quel match sfortunato.
Il titolo lo centrerà al secondo assalto, battendo per squalifica Kenny Mitchel per i supergallo Wbo.
Avrei potuto raccontare una delle sue numerose vittorie, ma mi è sembrato che proprio una sconfitta fosse il modo migliore per capire chi sia stato questa furia romagnola sul ring.
Tante storie ho vissuto assieme a Valerio, compresa quella tragicomica di un mondiale a Miami rinviato dieci volte e mai disputato. Sempre ho trovato una persona fantastica, un uomo di grande sensibilità.

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Oggi insegna tecnica, pochi come lui conoscono i fondamentali del lavoro a corta distanza. E sfrutta una sorta di magia che ha nelle mani. Con un massaggio è capace di guarire dolori antichi, sentite Simona Galassi se avete dei dubbi. Ma di Valerio mi è sempre piaciuto il tatto delicato nell’affrontare la vita. Forse a volte, come diciamo a Roma, è stato troppo buono. Ma credetemi, in un mondo che non sa cosa sia rispettare gli altri, è un difetto che lo rende davvero speciale.

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