E’ sempre molto verde l’età in cui un giovane decide di dedicare tante cose allo sport. Se quello sport è poi la boxe, la decisione è ancora più totalizzante. Deve compiere una scelta tra ciò che sarà importante per riuscire a combinare qualcosa e ciò che lo sarà meno.
Anzi.
Talvolta proprio da scartare come un diavolo tentatore. Faticherà, soffrirà, rimpiangerà, verserà lacrime e conquisterà sorrisi.
Soprattutto sognerà…
E non tutti lo capiranno, in casa e fuori. Tra la gente matura o i coetanei a briglia sciolta.
Inutile vagheggiare di soldi, di ricchezza, di prime pagine sui giornali. Un privilegio di pochi eletti…
E in fondo non gliene frega neppure tanto.
Poi un giorno, chi prima e chi dopo, si stancherà o verrà scartato dalla selezione impietosa dei risultati o eliminato dalle leggi del tempo.
Cosa gli resterà?
Solo una specie di pallina di gomma che solo lui vede, impastata con le proprie mani nei giorni da pugile, infarcita di tutto il bello e tutto il brutto che ha vissuto. Degli insuccessi o dei fantastici trionfi incontrati lungo l’impervio percorso.
Una pallina che lancerà in avanti, sulla strada della vita e che rimbalzerà mille volte senza fermarsi mai.
Una pallina ricolma di sé e camminando lungo la via di un futuro mai semplice ogni tanto si fermerà per raccoglierla, osservarla, ripassarla e buttarla di nuovo in avanti, avanti e ancora avanti.
A fargli da guida e da compagnia per anni e anni.
Una pallina magica, fatata, fedelissima. Che non si perderà né scomparirà né si consumerà mai…