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La Boxe nella storia

La grinta di Mancini

RMRay Boom Boom, mondiale dei leggeri, sul ring era una furia. Sconvolto da una tragedia, venne in Italia per alleviare l'angoscia. Bramble ne chiuse la carriera...


Osservando recentemente un interessante intervista su un sito web a Ray “Boom Boom” Mancini mi è tornato in mente quando nel lontano 1983 il pugile italo-americano combattè per la prima ed unica volta in Italia, precisamente a San Vincent in Val d’Aosta.

Classe 1961 ed originario di Youngstown (Ohio) da famiglia di chiara origine italiana, questo pugile sicuramente non dotato di classe cristallina, ma dallo stile generosissimo e spettacolare guadagnò ancora giovanissimo una grande notorietà dentro e fuori gli Stati Uniti.

Il suo modo di combattere piaceva alla gente ed i suoi match per il titolo venivano trasmessi dalle più importanti tv network americane. Dopo uno sfortunato e probabilmente prematuro assalto al titolo WBC dei pesi leggeri contro il leggendario Alexis Arguello nel 1981, riuscì a diventare campione del mondo l’anno dopo con un fulmineo successo al primo round contro il campione WBA dei leggeri Arturo Frias.

Purtroppo nel momento migliore della sua carriera incappò sempre nel 1982 in un ostica difesa del titolo contro il duro coreano Deuk-Koo Kim il quale dopo un drammatico ko subito alla 14 ripresa , perse conoscenza e morì pochi giorni dopo.

L’incontro fu trasmesso in diretta ed in chiaro negli Stati Uniti e suscitò una serie di polemiche durissime contro la boxe. L’incontro a San Vincent nel febbraio del 1983 fu il rientro sul ring di Mancini dopo quella terribile tragedia.

Ricordo il turbamento e il disagio di quel ragazzo per quello che era successo solo pochi mesi prima. Il suo avversario di un incontro senza titolo sulle dieci riprese era l’onesto britannico George Feeney ma Mancini , evidentemente ancora scosso per l’accaduto, vinse solo ai punti dopo un match molto più equilibrato del previsto.

La carriera di Boom Boom Mancini fu piuttosto breve ed il suo titolo WBA se ne andò nel 1984 sotto i colpi del truce Livingstone Bramble. La sua boxe era spettacolare ma troppo dispendiosa e chi prende troppi colpi è destinato a durare poco.

Credo però che il suo modo di essere e quell’aria da bravo ragazzo abbiano fatto di Mancini un personaggio molto noto e molto amato ancora oggi.

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