Il regno di Wladimir Klitschko dura ininterrottamente da dieci anni e diciotto difese, l'arrivo di due concrete alternative ha restituito vigore alla categoria e alla boxe...

C’era una volta il mito incrollabile dei pesi massimi, per tutti la categoria regina del pugilato. A livello economico da sempre un mercato a parte nel quale i protagonisti guadagnavano cifre astronomiche, imparagonabili a quelle delle altre categorie di peso. Anche campionissimi come Marvin Hagler o Ray Sugar Leonard non arrivavano ai livelli dei più affermati campioni dei massimi.
Per una vita la boxe statunitense, e non solo, è stata coinvolta nella sempre più affannosa ricerca (con scarsi risultati) della Grande Speranza Bianca in una categoria dominata dai pugili di colore. All’inizio degli anni Duemila però, la musica è lentamente cominciata a cambiare. Al punto che, fino a pochissimi anni fa i campioni dei pesi massimi erano paradossalmente diventati solo bianchi.

Una sorta di dittatura dell’Est europeo che aveva come punte di diamante i celebri fratelli ucraini Vitali e Wladimir Klitschko, per un periodo detentori dei titoli di tutte e quattro le sigle maggiori.
In quel momento storico è stato curioso notare l’ascesa irresistibile di alcuni pugili di categoria inferiore (solo di peso naturalmente), primo fra tutti Oscar De La Hoya. I pesi welter sono riusciti a diventare personaggi talmente popolari da raggiungere dei guadagni che sono andati ben oltre a quelli che una volta erano riservati ai pesi massimi. Emblematico l’evento dello scorso 2 Maggio a Las Vegas, imperniato sul match tra Mayweather e Pacquiao, che ha polverizzato qualsiasi record economico precedente.
In questi ultimi tempi l’aria sta di nuovo cambiando. L’ascesa negli Stati Uniti del peso massimo di colore Deontay Wilder, originario dell’Alabama, potrebbe fare di questo gigante alto 2.01 la nuova” speranza nera” statunitense. È diventato campione dell’unico titolo di sigla a disposizione, quello del Wbc, nel gennaio scorso battendo Bermane Stiverne. Difenderà la corona sabato contro Eric Molina. Ha fisico, talento e voglia di diventare un personaggio. Deve costruirsi una reputazione più solida prima di lanciarsi alla conquista del titolo assoluto.

Al momento l’attenzione maggiore è sul 25enne massimo britannico Anthony Joshua che da noi ricordiamo soprattutto per la medaglia d’oro scippata al povero Cammarelle nella finale di Londra 2012 dei supermassimi. Dopo i Giochi, Joshua ha aspettato un anno prima di esordire nel professionismo. In meno di due stagioni ha già conquistato tredici successi, tutti prima del limite.
Ha un fisico massiccio, sfiora i due metri, una boxe spettacolare ed il carisma del protagonista. Ma soprattutto muove un grande interesse. In quanto a popolarità in Gran Bretagna è lanciato sulle orme di Frank Bruno, uno dei pugili più amati nel Regno. Ma in quanto a mezzi tecnici sembra sia superiore. La passione del pubblico ha generato un grande interesse attorno a lui, la televisione lo segue fin dal match di esordio e le arene si riempiono. Chi ne cura gli interessi non ha fretta. Ha già rifiutato per due volte la qualifica di sfidante ufficiale all’europeo e intende fare un passettino alla volta. L’età gioca a suo favore.
La sfida al mondiale prima o poi arriverà.
Wladimir Klitschko, 39 anni già compiuti, è ancora padrone dei titoli Wba, Ibf, Wbo e Ibo. Ma ora sembra abbia finalmente trovato due rivali all’altezza. Dopo diciotto consecutive difese del titolo e un regno che dura ininterrottamente da dieci anni, l’ucraino potrebbe incappare in qualcosa di più di un semplice sfidante. L’incertezza, soprattutto nell’eventualità di una futuro match contro Joshua, è tornata ad animare il mondo dei massimi.
E la boxe ne trae vantaggio.