di Gualtiero Becchetti
Considero i “Fantasy Match” un passatempo, un modo come un altro per trascorrere qualche minuto dibattendo su ciò che ti piace, come se ci si trovasse al bar in attesa che ti servano il caffè. Tanto alla fine, per ovvie ragioni, nessuno é in grado di dimostrare nulla e resta quindi fermo sulle proprie opinioni.
Ora però la questione sta diventando sconcertante perché i “Fantasy Match” sembrano prendere forma come fantasmi in una seduta spiritica.
Mike Tyson, Roy Jones, Bernard Hopkins, Shane Mosley, Floyd Mayweather, “Maravilla” Martinez , Oscar de La Hoya (l’elenco completo sarebbe lunghissimo) sono già rientrati sul ring o si dicono in procinto di farlo. Quasi sempre per nostalgiche esibizioni spacciate astutamente per “match veri” o per affrontare "sgangherati" rivali nemmeno in grado di mettersi in guardia.
Ribadisco soltanto quanto sia malinconica e rischiosa, a mio modestissimo parere, l’ipotesi di rivedere tra le sedici corde viso-a-viso i protagonisti di un’epoca passata e sepolta. Sono comunque disponibile a rimangiarmi ogni parola e ad ammettere la mia totale incompetenza ad una condizione: che venga dimostrato che il cinquantenne di oggi é almeno pari al trentenne che fu, in termini di efficienza fisica, psicologica e padronanza tecnico-atletica del ring. Ecco. Da quel giorno sarò il primo a sedermi sotto al ring o dinanzi al televisore per ammirare i miei beniamini risorti sportivamente a nuova vita.
Impossibile? Infatti…Impossibile!
Altrimenti nel Calcio, ad esempio, perché non presentare la Nazionale azzurra di Madrid o di Berlino al posto dell’attuale modesta formazione? Perché nel Ciclismo non applaudire ancora Bugno lungo i tornanti dello Stelvio e, nell’Atletica Leggera, Sara Simeoni che vola oltre l’asticella dei due metri?…
C’è un tempo per essere campioni e un tempo per riposarsi e ricordare.
Purtroppo.
Le motivazioni non contano! Anzi, intristiscono maggiormente.
Bisogno di denaro? Incapacità d’accettare di non essere più i protagonisti?
In ogni caso non é ciò che si vorrebbe per gli dei del ring, delle strade, delle piste, delle piscine e dei campi…
Come se a sfilare per il concorso di Miss Italia fossero le vincitrici di una volta, attempate signore con i segni più o meno marcati di un'età incombente.
Accontentiamoci allora dei “Fantasy Match” a chiacchiere o a colpi di tasto su Facebook…
Almeno non fanno male a nessuno se non al fegato di qualche esagitato capace d’infuriarsi sull’esito d'impossibili, immaginarie sfide come Marciano-Joshua, Benvenuti-“Canelo” Alvarez o Leonard-Crawford.
Assecondare la comprensibile e insensata debolezza umana di sognare il miracoloso “ritorno al passato” dei tanti campioni in fila per indossare di nuovo la tenuta da combattimento non é una buona cosa. Principalmente per i campioni stessi, ma pure per noi.
I “Reality Match” fanno male…Molto male. Al nostro cuore di appassionati e soprattutto alla salute di chi ci prova.
Una stella cadente non avrà mai il fulgore del sole in una limpida mattinata d’estate. Non c’è niente di allegro nel guardare le macerie di un passato irripetibile.
Almeno così é per me.
I “miei” idoli del ring voglio ricordarli per sempre al di fuori del tempo, quando erano inarrivabili e perfetti. Non ritrovarli come brutte copie o caricature di se stessi.
Hanno già dato.
Adesso basta, per favore.
E coloro che non sanno neppure distinguere tra un'innocua "esibizione" tra anziani e un combattimento vero, si diano una calmata.
Vederli esaltati per il nulla non depone molto a favore della loro cultura pugilistica.