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Boxe&Dintorni

Il pugilato italiano con una sporta per dare e una per ricevere

GazzettaBenvenutiGriffithdi Gualtiero Becchetti

Quattordici secoli fa a Siracusa uno dei più grandi geni della Storia, Archimede, pronunciò una frase divenuta immortale: “Datemi una leva e solleverò il mondo!”. Aveva capito tutto ma chiedeva l’impossibile perché nessuno poteva fornirgli una simile leva…
Un po’ ciò che sto per domandare io, ad un livello un milione di volte più basso, riguardo al pugilato di casa nostra.
“Datemi un nuovo Cassius Clay dal nome italiano, gli allenatori più grandi, gli arbitri-giudici migliori, le televisioni più seguite, i telecronisti e i giornalisti più competenti, le arene più prestigiose, una montagna di denaro e solleverò la boxe!”.
Bella fatica, vero?
Appunto…
Ho detto una stupidaggine.
Anzi! Una vera e propria “cazzata”, tanto per essere più espliciti.
E chiedo perdono anche ad Archimede per averlo coinvolto!
Non si può avere l’impossibile altrimenti ogni cosa sarebbe semplicissima e l’impossibile nemmeno esisterebbe.
I risultati bisogna ottenerli quindi con ciò che si ha davvero a disposizione e richiedono fatica, fatica, fatica. E tra una fatica e l’altra…ancora fatica.
Se dei quasi venti milioni di noi svegli in piena notte per ascoltare dal Madison Square Garden di New York la radiocronaca di Nino Benvenuti-Emile Griffith, nella notte del 17 Aprile 1967 (é passato da alcuni giorni l’anniversario!), ci siamo ridotti ad un drappello di telespettatori, benché comodamente seduti in poltrona dinanzi al televisore a colori e non ad una radio gracchiante, una ragione ci sarà. O no?
Neppure a quei tempi esistevano maghi e super-eroi, eppure i grandi eventi qualcuno riusciva a crearli e non a chiacchiere. Al posto della genialità di Archimede e di fantastiche doti, si adoperavano le qualità sulle quali tutti o quasi possono contare: fantasia, fiducia, competenza, realismo, modestia, determinazione ….
Era lo stile di lavoro che contraddistingueva folte schiere di uomini impegnati in diversi ruoli nel mondo della boxe.
Pugili, allenatori, organizzatori, arbitri, giornalisti e soprattutto un pubblico abituato a vedere e gustare la Nobile Arte di alto livello dal vero e non battendo le dita furiosamente sui tasti del computer per pontificare su ciò che molto spesso non conosce. Talvolta nemmeno che boxe si scrive appunto “boxe” e non “box”.
Il principio della domanda e dell’offerta esiste dai tempi delle palafitte. Se si offre qualcosa che la gente vuole, si troverà sempre un buon compratore. In caso contrario non si troverà nessuno. Si deve perciò andare al mercato con una sporta per dare e con una per ricevere. Se la prima é piena di poco, la seconda é destinata a restare vuota.
Il pubblico non ritiene opportuno spendere un euro per entrare al palasport, non si trovano sponsor adeguati e i media non s’interessano adeguatamente di pugili e pugilato?…Beh, é evidente che a non funzionare é proprio l’offerta e non la domanda!
Quando i dati ufficiali sanciscono che i quasi venti milioni di radioascoltatori di Benvenuti-Griffith sono evaporati riducendosi oggi a duecentomila telespettatori (quasi cento volte di meno!) e che solo l’1,5% delle persone con il televisore acceso si sintonizza sulla boxe…Per la miseria, qualcosa vorrà pur dire!
Un venditore di frigoriferi dopo fallimentari tentativi di rifilarli agli esquimesi si accorge prima o poi di avere sbagliato strategia e perché non dovrebbe accorgersene il mondo del pugilato italiano? Non insegnano nulla le grandi organizzazioni e le emittenti televisive straniere, Matchroom e Dazn in testa?
Quanti appassionati o sponsor o giornali o televisioni sono disponibili ad investire denaro e spazi commerciali senza un reale ritorno in termini di spettacolo e di vendite?
Voi, che avete la pazienza di leggermi, lo fareste? Siamo sinceri…
Una qualsiasi offerta di vendita onesta e di buona qualità troverà quasi sempre acquirenti. Se al contrario sarà mediocre e priva di richiamo, la merce farà le ragnatele sommersa dal disinteresse di tutti.
La semplice regola vale per le mele, gli abiti, le auto, le case, gli orologi, le pizze. Vale per ogni forma di spettacolo. Vale per la boxe e i pugili!
Fondamentale, imprescindibile é il livello dei protagonisti che salgono sul ring. Poi tutto il resto. Insomma, la vetrina dei mess-media, dell’informazione, della location…Deve essere curata con oculatezza e pazienza affinché tutto contribuisca ad impreziosire ulteriormente il già prezioso match per attrarre i potenziali clienti. Ai quali si deve un totale rispetto. Perché se li si inganna, é per una volta sola. La seconda invece che al palasport andranno a passeggio e nel caso siano dinanzi alla TV, preferiranno persino riguardarsi la “Corazzata Potemkin” piuttosto che il pugilato…
Continuare a dare sempre la colpa agli “altri”, cattivi e stupidi, é più comodo e meno doloroso ma non porta a nulla. Cominciare a riconoscere i propri errori sarebbe il primo e importantissimo passo per porre rimedio, in un un futuro comunque non prossimo né facile, ai guasti che tormentano il pugilato tricolore da oltre vent’anni.

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