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In Texas nessuno fa l’antidoping!

Donaire-ChavezScandalo. Non solo Chavez jr, ma anche Rubio, Donaire e Vasquez hanno saltato il test!

 

Julio Cesar Chavez jr (a sinistra nella foto, accanto a Donaire) non è stato l’unico a saltare il controllo antidoping la notte del 4 febbraio scorso a San Antonio! Il prelievo è stato fatto solo a due dei diciotto pugili coinvolti nella riunione. I pesi medi Tory Lowry e Vanes Martirosyan. E’ stato raccolto un campione della loro urina, che successivamente è stato però distrutto.

Niente antidoping dunque per Donaire e Vasquez (mondiale supergallo Wbo), né per Chavez e Rubio (mondiale medi Wbc). Il Texas Department of Licensing and Regulation ha ammesso di non avere organizzato un laboratorio che potesse raccogliere quei campioni in occasione della riunione. Hanno detto di essersi dimenticati. Hanno undici laboratori (nel raggio di 15 chilometri dall’Alamodome) in grado di effettuare prelievi e conservare i campioni e si sono dimenticati di prenotarne uno!

   Il caso assume proporzioni sempre più inquietanti quando si va ad analizzare come la procedura antidoping sia stata recepita in Texas. Lo Stato non aveva un programma dedicato sino all’autunno scorso. Adesso ne ha uno. Ed è ridicolo! I nomi dei pugili vengono inseriti in un computer che sorteggia un numero a caso. Sarà quello dei pugili da controllare. Successivamente il computer sorteggia anche quali debbano essere questi pugili. In California e Nevada si sottopongono al controllo tutti i protagonisti dei campionati o dei match trasmessi in tv. In Texas solo quelli sorteggiati dal computer! Sempre che la commissione non si dimentichi poi di allestire un laboratorio che raccolga i campioni e li conservi fino al momento di analizzarli, come è accaduto il 4 febbraio.

   Alla lettura delle regole era stato precisato che non ci sarebbe stato antidoping pre-match, perché qualcuno avrebbe potuto sfruttare il tempo tra il test e l’incontro per prendere medicinali vietati. Era stato aggiunto che i campioni sarebbero stati prelevati dopo la riunione.

   A mondiale finito, il clan di Rubio si è fermato a lungo nel proprio spogliatoio. Quando ha visto che nessuno si presentava, è andato in quello di Chavez dove ha trovato la commissione del Texas quasi al completo.

   “Stiamo ancora aspettando qualcuno che venga a fare i prelievi” ha detto il manager dello sfidante.

   “Quali prelievi?” ha risposto un membro della commissione.

   “Quelli per l’antidoping”

   “Quale antidoping?”

   “Quello che ancora non è stato fatto”

   “Dovete rivolgervi al Wbc, è una loro responsabilità”

   Su Youtube c’è un filmato (http://www.youtube.com/watch?v=pyo1FPnLHR0) che racconta in maniera esemplare quanto sia accaduto quella notte. I protagonisti sono Josè Sulaiman (presidente del Wbc), Julio Gudino (manager di Marco Antonio Rubio) e Dicky Cole (commissioner del Texas).

   Cole: “Non possiamo cambiare la procedura. Non è colpa del Wbc, Non è colpa dei pugili. Non è colpa di nessuno. E’ colpa mia se non ci sono le persone per il controllo”

   Sulaiman: “Non ti faccio nessuna colpa. Non potrei mai incolparti”

   Cole: “Tu puoi incolparmi perché la responsabilità è della commissione”

   Sulaiman: “No, non ti incolpo. L’abbiamo fatto assieme”

   Cole: “Va bene. Ma tu non sei coinvolto con la mia procedura antidoping”

   Sulaiman (ridendo): “Sono d’accordo”

   Gudino: “Il Wbc deve fare riferimento al regolamento e optare per una squalifica”

   Sulaiman: “Per te è molto facile”

   Gudino: “Non è facile per il mio ragazzo fare quello che ha fatto e vedere che voi non rispettate le regole”

   Sulaiman: “Non le rispettiamo?”

   Gudino: “No, non le rispettate”

   Sulaiman: “Sono d’accordo”

   E il presidente del World Boxing Council se ne va, protetto da una delle guardie del corpo.

   Tutto questo getta una luce ancora più preoccupante non solo sulla vicenda, ma su tutta la boxe. Non solo i controlli antidoping nel pugilato sono fermi all’esame dell’urina, quando si sa che un minimo di tutela medica suggerirebbe di fare i test sangue/urina, ma in molti casi non vengono proprio effettuati. E questo non porta ad alcuna sanzione. Pugili che non fanno il peso, che sono recidivi all’uso di diuretici proibiti, che recuperano dieci chili in un giorno, che accumulano anabolizzanti, che salgono di categoria come nulla fosse. Pugili che sanno di poter contare su un sistema che non prevede tutele, ma neppure punizioni. Due campionati del mondo senza antidoping? Sulaiman ride e va avanti. Uno scandalo che sembra non scandalizzare nessuno. E noi stiamo ancora qui a chiederci perché il pugilato stia perdendo terreno in tutto il mondo?

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