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Matano con fierezza: “Si ricomincia, tornerò più forte di prima!”

Williams colpisce duro Matano 
 Una importante esperienza che mi sarà utile per il domani
 
 
Il pugile italiano, sconfitto per kot al settimo round in Pennsylvania contro Julian Williams nell’eliminatoria mondiale IBF dei superwelter, mastica amaro ma guarda già avanti. “L’arbitro mi ha fermato, ma ero in grado di proseguire. Ho ricevuto complimenti e anche richieste per combattere nuovamente negli Stati Uniti. Mi lascio alle spalle una importante esperienza che mi sarà utile per il domani”.
di Maurizio Roveri
E dunque… non ce l’ha fatta, Marcello Matano. “Il Capitano” (questo è il soprannome del pugile nativo di Ferrara) è stato fermato dall’arbitro al settimo round dopo un’azione turbinosa di Julian “J Rock” Williams. Sul ring del Sands event Center di Bethlehem, in Pennsylvania. Marcello, colpito duro, ha sbandato più volte, si è trovato in difficoltà. Ma orgogliosamente, tenacemente è rimasto in piedi. L’intervento dell’arbitro ha messo la parola fine al combattimento e al grande sogno coltivato da Matano: quello di meritarsi l’opportunità di diventare sfidante numero 1 di Jermall Charlo, il campione del mondo dei superwelter (Junior Middleweight) per la Sigla IBF.
Era una eliminatoria mondiale, fra l’imbattuto Julian Williams (il venticinquenne lanciatissimo pugile di Filadelfia ha firmato la ventiduesima vittoria da professionista, portando a 14 il numero dei successi ottenuti prima del limite!) e l’italiano che nel 2015 per tre volte h trionfato in match con il Titolo Intercontinentale IBF in palio).
Battaglia vera, aspra, selvaggia. E che sarebbe stata un combattimento duro e difficile lo si sapeva, lo si immaginava. Tanti ostacoli da superare per Marcello Matano: la fisicità, innanzitutto, di Julian Williams: 7 centimetri in più di altezza, 8 di allungo, e anche più pesante. L’americano possiede una struttura fisica da medio, anche da supermedio. Matano è compatto, solido, muscolarmente ben dotato, però “piccolo” di statura per essere un superwelter. Un problema che nei suoi match ferraresi, per l’Intercontinentale, aveva saputo abilmente mascherare e superare. Con l’intensità, la forza mentale, il ritmo, le motivazioni, lo spirito del guerriero. Risorse che, sul ring statunitense della città a circa ottanta chilometri da Filadelfia, non sono bastate. Perchè Julian Williams - con la sua struttura fisica, la sua tecnica, la sua precisione, la sua personalità - è pugile dall’indubbio spessore mondiale. Decisamente più bravo e più forte dei vari Jussi Koivula, Mathias Zemski e Nick Klappert, gli avversari (valorosi, sì, ma… non dei fenomeni, neanche a livello europeo) affrontati e battuti in maniera convincente da Matano per l’Intercontinentale. Anzi, a mio parere c’è un abisso fra questi avversari incontrati da Matano a Ferrara e il “J Rock” della Pennsylvania.
In questa occasione l’asticella è stata portata nettamente più in alto. Naturale, logico. Era un duello - spietato - per arrivare a sfidare il campione del mondo!
Occorreva un salto di qualità, che Matano non è riuscito a fare.
Ci ha provato. Coraggiosamente. Le cose non sono andate come sperava. Marcello ha retto quasi sette rounds contro un pugile lanciatissimo, che appare nei primi posti di tutte le classifiche mondiali della categoria dei Jr Middleweight (e che potrebbe anche diventare campione del mondo…). Julian Williams è forte fisicamente e sa anche fare bene la boxe. E’ composto, lucido, intelligente. Capace di boxare efficacemente sia alla media distanza, sia con una tattica più aggressiva lavorando intensamente corpo a corpo. Sa dove mettere le mani. In questa occasione è stato il gancio sinistro, al settimo round, a far soffrire Matano e a mandarlo in evidente affanno. Quando un pugile (in guardia normale) usa con efficacia e incisività il sinistro, è già pugile di dimensione importante.
Non deve incupirsi, ora, Matano. Non deve affliggersi con i rimpianti. Nulla da rimproverarsi. Ha lottato, fieramente. Ha sofferto, ha sopportato e retto colpi duri, ha tremato, non ha mai messo neppure un ginocchio al tappeto nei sette rounds di questa battaglia.
Il Capitano è uscito dalla dura e impietosa battaglia senza danni fisici. E pare avere assorbito in fretta - e bene - dal punto di vista psicologico la dolorosa sconfitta.
I primi pensieri, le prime parole di Marcello - che ha voluto inserire nella sua pagina facebook - sono decisamente confortanti. Pensieri e parole di un guerriero, “ferito” ma non umiliato. Sono parole figlie del coraggio e dell’orgoglio.
Non ce l’ho fatta… Torno con l’amaro, perchè Williams non era superiore e nel match stavo venendo fuori. Al settimo round ho preso un colpaccio e l’arbitro ha fermato immediatamente. Io avrei continuato, 100% avrei continuato. Sarei andato giù, forse. Ma mi sarei rialzato. Questa è la boxe. Unica soddisfazione sono stati i tanti complimenti e le richieste di combattere ancora in America. Ma le parole stanno a zero, ci ho provato, sono contento di me, non è bastato. Ma si ricomincia. Tornerò più forte di prima, con una fantastica esperienza alle spalle”.

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