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La bellissima intervista di Elliot Worsell a Emiliano Marsili per Boxing News

Vi offriamo la traduzione in italiano

 

Il fatto che Emiliano Marsili sia stato intervistato da Elliot Worsell due giorni dopo il match contro Gavin Gwynne dimostra come la grande e sfortunatissima prova di "Tizzo" alla York Hall sia entrata nei cuori anche dei tifosi e degli esperti inglesi, probabilmente sorprendendoli non poco. Due pagine  con due belle fotografie, un onore che la più antica rivista di boxe del mondo non concede nè facilmente nè a chiunque. La riproponiamo qui:

Avendola attesa per due decenni, Emiliano Marsili sarebbe stato perdonato se avesse temuto che la sua prima sconfitta da professionista fosse una esperienza più decisiva e dannosa.  Dopo tutto più invecchiava più la possibilità di questo scenario aumentava e con gli avversari che diventavano più giovani, per ovvie ragioni a questo scenario si aggiungeva un senso di presentimento. E' stata forse una sorpresa, poi, che la prima sconfitta di Marsili da professionista, e se dovesse ora ritirarsi l'unica, sia arrivata per sua decisione con lui seduto sullo sgabello tra l'ottavo e il nono round. . In controllo, sia dell'incontro che del proprio destino, Marsili ha segnalato la sua impossibilità a oontinuare contro Gavin Gwynne venerdì notte (primo dicembre) e debitamente ha accettato il suo fato, grato almeno che la scelta fosse sua e che, a differenza della maggioranza dei pugili che invecchiano, non sia stato disconnesso dai suoi sensi o avesse scoperto quella notte che le sue gambe, facoltà e resistenza ai pugni lo avevano tradito in un colpo solo.

Invece, alla matura età di 47 anni, è stato abbandonato non dal suo cervello o dalla tecnica ma piuttosto dal suo corpo cosa che, fra tutte quelle inevitabili nella boxe, era una che Marsili, 20 anni dopo essere passato professionista, si aspettava pienamente.

"Non è una bella sensazione la prima sconfitta, ma non mi sono sentito come se avessi perso l'incontro sul ring " l'ex campione d'Europa dei pesi leggeri ha detto a Boxing News dopo il suo ritorno in Italia. "Mi ha fermato solo un infortunio. Io stavo vincendo il match. Penso che stavo facendo bene e penso che fossi avanti ai punti, ma quella era solo la mia sensazione sul ring in quel momento. Non sei mai sicuro coi cartellini. Ma mi sentivo bene durante l'incontro.".

Marsili ha ora boxato due volte al di fuori della sua nativa Italia, e due volte ne è emerso con la sua reputazione aumentata grazie a prestazioni impressionanti nel ruolo di sfavorito.  Undici anni fa si è scatenato a Liverpool battendo prima del limite Derry Mathews in 7 riprese mentre venerdì, considerato finito e troppo piccolo per impedire a Gavin Gwynne di conquistare il titolo Europeo vacante dei leggeri, ha ancora una volta scioccato i tifosi inglesi.  Questa volta ha fatto male a Gwynne all'inizio e ha poi continuato mostrando una facilità di movimenti che nascondeva la sua età e che suggeriva che ci fosse ancora molto da dare sia fisicamente che mentalmente. "Si, gli ho fatto male" dice "soprattutto nel primo round, gli ho fatto nuovamente male nel 4° o nel 5° round con un gancio al fegato. Quando mi muovevo Gwynne si lamentava con l'arbitro ma la verità è che non sapeva come tagliare il ring o fermarmi . Nell'8° round ho ricominciato a picchiare dopo aver sentito dolore alla spalla nel 7° round ma il dolore poi è diventato troppo forte.  Penso che tutto lo abbia sorpreso. Alla conferenza stampa ha detto di essere l'uomo più grosso, un welter contro un leggero, ma io gli ho dimostrato che anche da vicino io ero il pugile migliore. "

Comunque sia, Marsili, secondo i libri dei record, ha davvero subito la prima sconfitta da professionista a Bethnal Green. Che sia venuta come è avvenuta e'  con Marsili avanti sui cartellini di 2 giudici e causando a Gwynne, il vincitore, ogni tipo di problema, non dovrebbe essere ignorato ma comunque cambia molto poco. Allo stesso modo non dovrebbe essere ignorato che il tempo ci ha messo più di 20 anni per prendere Marsili e dargli una lezione che la maggior parte dei pugili riceve a una età dove per loro c'è ancora tempo per imparare.  Nel caso di Marsili lui ha assaporato la sconfitta nel momento in cui si è alzato dal tavolo , ripreso il cappotto dallo schienale della sedia e reinfilato la sedia sotto il tavolo.  in altre parole è arrivata con lui ben nutrito e sulla via dell'uscita.  

"Diciamo di sì, per ora " ha detto Marsili a proposito del ritiro, "Se avessi la possibilità di una rivincita con Gavin in Italia e batterlo, quello sarebbe lo scenario perfetto ma non ho niente di cui lamentarmi se devo finire così perché ho dimostrato cosa può fare un vero pugile italiano."

Se abbastanza fortunato per non avere lamentele da fare, lo stesso, ahimè, non si può dire per i rimpianti. Ciò che infastidisce Marsili più di ogni altra cosa, e la cosa, può essere, che lo ha portato a continuare a boxare ben dentro la quarantina, è il fatto che nonostante abbia regnato così a lungo in Europa non ha mai fatto in modo di assicurarsi una possibilità per una versione di titolo mondiale. 

"Lo rimpiangerò probabilmente per tutta la vita " dice " Quando (nel 2016) ho avuto l'opportunità di battermi con Dejan Zlaticanin per il titolo WBC dei leggeri, non l'ho fatto perché ho avuto problemi di salute nell'ultima settimana. Ho dovuto chiamarmi fuori. "

Per mettere nel contesto i raggiungimenti della carriera di Marsili il mancino, pur senza essersi mai mescolato con i veri migliori, ha fatto in modo di rimanere imbattuto per oltre 20 anni e 44 incontri professionistici.  Ancora più nel contesto: Sven Ottke è rimasto imbattuto per 7 anni, Rocky Marciano per 8, Joe Calzaghe per 15, Ricardo Lopez per 16, e pugili attualmente attivi come Terence Crawford e Tyson Fury hanno entrambi evitato di essere battuti per 15 anni. Nello stesso tempo se togliamo la farsa con Conor McGregor, Mayweathwer per 19. 

"Sono passato professionista molto tardi, a 27 anni, e a quel tempo il mio traguardo era diventare Campione Italiano, non di più "dice Marsili" La differenza fra me e gli altri pugili è che io passavo molto tempo ad allenarmi e fare sparring nello stesso team di Sandro Casamonica, Gianluca Branco e Stefano Zoff quando ciascuno di loro combatteva o per il titolo europeo o per titoli mondiali. Ho fatto molto sparring con loro e imparato molto. Facendo sparring non andavo male e questo mi ha dato molta fiducia in me stesso. Vivo anche nel modo giusto.. Se non lo fai non combatti per un titolo europeo a 47 anni. La maggior parte dei giorni vado a letto alle 9 di sera e mi alzo presto. Grazie alla mia famiglia sono stato in grado di mantenere questo tipo di vita."

Dopo un certo punto l'onestà aiuta, anche, con l'esperienza che permette di essere in pace coi propri limiti e anche di eliminare le delusioni che bruciano così tanti professionisti più giovani e più insicuri. A 47 anni sai quello che puoi o che non puoi fare., dice Marsili, e sai quali parti di te non lavorano più come una volta.

"Mentalmente sono meglio adesso" dice Marsili "ma fisicamente perdi la resistenza che avevi prima quando eri giovane. Ma ora sono più esperto e più calmo, prendo tempo per le decisioni e sono intelligente"

Naturalmente adesso avrà bisogno di tutta la sua intelligenza ed esperienza per prendere le giuste decisioni andando avanti.  Se sarà impossibilitato ad attrarre Gwynne in Italia per una rivincita l'opzione più sensibile, cosa che Marsili concede, è il ritiro. E ancora, alla luce del fatto che non ha fatto altro che boxare per gli ultimi 20 anni, e alla luce del fatto che ha trionfato in ogni incontro professionistico tranne uno, l'ultimo, uno si domanda come un uomo come Marsili, 42-1-1 (16) maneggerà una bestia crudele come il ritiro quando alla fine e inevitabilmente arriverà. 

"Rimarrò probabilmente nella boxe" dice, e non è una sorpresa "Voglio aprire una mia palestra. Mia moglie ha preso la licenza da organizzatrice così sarebbe bene continuare la tradizione pugilistica di Civitavecchia . Voglio aiutare nuovi pugili  da lì. Se lo faccio andrò bene nel ritiro. Avrò nuovi ragazzi su cui concentrarmi e posso fare sparring con loro e aiutarli e provare a insegnare loro quello che hanno insegnato a me"

Proprio come le buone recinzioni fanno buoni vicini e buoni ascoltatori fanno buoni terapisti, buoni studenti fanno buoni maestri, con i migliori di loro spesso altruisti, intelligenti e pronti a dare l'esempio.  Per gli allievi di Emiliano Marsili non ci può essere miglior esempio da seguire, miglior insegnante da cui imparare e, se fosse necessario credere nei miracoli, nessun miglior antidoto al loro scetticismo.

 

 

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