QUATTRO CHIACCHIERE CON SERGIO ROMANO, SFIDANTE AL TITOLO ITALIANO DEI MASSIMI

Domenica prossima 15 luglio, con diretta televisiva Sportitalia dalle ore 21, tanto la finale di Coppa del Mondo sarà più che finita, in quel di Sequals andrà in scena un titolo vacante dei pesi massimi estremamente stimolante e ricco di ingredienti. Da una parte il triestino trentottenne Fabio Tuiach (28-5, 16 ko), personaggio pittoresco e interessante, già campione italiano dei massimi leggeri e proprio dei massimi che praticamente se la giocherà in casa, e il coetaneo casertano Sergio Romano (9-10-3, 1 ko), che invece sarà alla seconda chance tricolore dopo la sconfitta con Mandras di due anni fa. Il match sta assumendo anche toni che con la boxe poco c'azzeccano, perché Tuiach è attualmente consigliere comunale per Forza Nuova, dopo esserlo stato per la Lega, al comune di Trieste, mentre Romano è stato per dieci anni assessore allo sport del comune di Alvignano, in una giunta di Centrosinistra. Abbiamo testato l'umore e le speranze proprio di quest'ultimo.

-Allora, Sergio. Cosa significa fare pugilato in Italia adesso e praticamente non guadagnarci niente, se non addirittura rimetterci?

-Significa che devi avere delle motivazioni enormi. E io fortunatamente ce l'ho. Il pugilato mi ha salvato l'esistenza. Nel 2002 ero una giovane speranza della boxe dilettantistica, avevo nel mirino di partecipare alle Olimpiadi di Atene di due anni dopo, quando un terribile incidente automobilistico mi ha portato quasi vicino alla morte, se non a diventare un paraplegico costretto sulla sedia a rotelle. E' stato il mio desiderio di fare il pugile, di rientrare sul ring, che mi ha salvato dalla quella condizione, e me la salva ogni giorno ancora. Fisicamente avrei enormi problemi, ma la passione verso questo sport me li manda in second'ordine. La mia passione è e sarà sempre infinita. La boxe mi ha insegnato ad avere carattere e determinazione: senza questi valori sarei un uomo morto. E nel mio caso non è un modo di dire.

-Una passione che è veramente lontana anche per te da poterti permettere di vivere solo di quella...

-Il match di domenica mi farà guadagnare circa tremilacinquecento euro. In pratica, sono soldi che mi servono solo per coprire parte delle spese già affrontate. Ma non importa. Ho la fortuna di lavorare in palestra, quindi quotidianamente svolgo l'attività fisica che poi mi mette nelle migliori condizioni mentali. Faccio dei sacrifici enormi, ma ne sono felice. Una volta di boxe ci si viveva, e anche bene. Adesso di boxe ci si muore. Mi salva la passione.

-Comunque rispetto a tanti altri tuoi colleghi riesci a combattere relativamente spesso nel corso dell'anno...

-E sai perché? Perché mi organizzo e mi promuovo quasi sempre da solo. Quando mi chiamano, anche dall'estero, dove sono andato spesso, rispondo sempre “presente”. Vado ovunque posso senza nessun tipo di problema. E vado sempre preparato al meglio facendo la mia figura.

-Adesso è arrivata questa chiamata per Sequals, titolo vacante dei pesi massimi in palio...

-Fabio Tuiach, il mio avversario, ha rilasciato un'intervista sul Piccolo di Trieste in cui mi è sembrato cadere in gravi errori di stile. Capisco che elettoralmente abbia bisogno di farsi pubblicità, ma ha fatto dei discorsi mischiando boxe e politica di livello culturale pari a zero. Lui è di destra estrema, io ho fatto l'assessore per il Centrosinistra. Ma non significa nulla e sono cose che non devono entrare su di un ring.

-Parliamo comunque di un buon pugile.

-Come pugile io Tuiach lo rispetto. Ha fatto una buona carriera, ha raccolto belle vittorie e sonore sconfitte. E' un atleta solido e di grande esperienza. Domenica sarà un grande match.

-E tu come ti sei preparato?

-Praticamente ho fatto una preparazione autoctona, sono stato solo un periodo a rifinire alcuni aspetti da Patrizio Oliva. Ho fatto poco sparring con atleti del mio peso, però comunque sono sereno, sto bene e mi presenterò in ottime condizioni. Poi certamente insieme al mio manager Massimo Brognara della Royal Boxing Team valuteremo sul ring la tattica da adottare.

-Due anni fa avesti l'opportunità tricolore praticamente a casa tua, a Marcianise, ma fosti sconfitto da Mandras...

-Quel giorno mi fregò l'emotività di combattere davanti a tanti miei tifosi. Però non credo che la sconfitta fosse meritata. Persi per un punto e nel quinto round fui penalizzato proprio di un punto abbastanza ingiustamente.

-Cosa pensi dovrai fare per vincere?

-Non aspettare di arrivare ai punti. Devo finire per ko per evitare sorprese.

-Quando conta per te questo titolo italiano?

-Sarebbe il coronamento di tanti sacrifici fatti solo per passione. Anche se io dopo l'incidente ho già vinto cento olimpiadi e cento mondiali. Con la boxe ho sconfitto la morte.

-Chi ti seguirà a Sequals?

-Il mio manager, mia moglie e mia figlia. Non vado a fare il turista, credo davvero di poter vincere. Ho rispetto per tutti, rispetto Tuiach, ma non ho paura di nessuno.

-Si capisce che sei una persona che tiene molto a esprimere ciò che pensa.

-Cogito ergo su, diceva Orazio. Penso quindi sono. E diceva anche che io ti giudico per quello che dici. Mi piace leggere, mi piace studiare e tenermi informato. Odio il cliché del pugile come se fosse un mastino della Chicago anni Trenta. Mi piace dare un senso signorile, in giacca e cravatta, alle concezioni sul pugilato, ma è anche vero che l'abito non fa il monaco. Io lavoro con tante persone, il sabato faccio volontariato insegnando pugilato ai portatori di handicap, specialmente con i ragazzi down. E' una cosa che adoro fare e che mi arricchisce molto umanamente. E domenica voglio scendere dal ring di Sequals da campione italiano.

Andrea Bacci