Molti grandi campioni amano lasciare una “firma” per i posteri, molto spesso rappresentata dai loro cimeli, articoli ingialliti di giornali o appannate immagini dei tempi gloriosi. Ma non di rado, la “firma” ha le sembianze dei figli che, fedeli al richiamo del DNA (il sangue non è acqua…), frequentemente cercano di emulare le gesta del padre, talvolta con successo e più spesso, meno…
In queste ore ha fatto “capolino” una diciannovenne con un nome pesantissimo da reggere sulle spalle, il quale ha annunciato il prossimo debutto a livello professionistico. Si chiama Devon De La Hoya ed è proprio “lui”, il figlio del “Golden Boy” che impazienti sostenitori hanno battezzato già durante la sua carriera dilettantistica “Platinum Boy”, quindi addirittura superiore al padre!
Combatte tra i superpiuma e naturalmente gode del vantaggio di condividere da anni la palestra con parecchi dei migliori pugili e tecnici in circolazione.
“Non ho avuto molto interesse inizialmente per la boxe quand’ero piccolo-Ha dichiarato il “figlio d’arte”-Poi, crescendo e frequentando la palestra, me ne sono innamorato. Avevo circa 14 anni. La mia attività dilettantistica è sempre stata protesa allo sbocco professionistico. Ho avuto un paio di allenatori fissi e da entrambi ho imparato tante cose”.
Nel frattempo, tra breve sarà teletrasmesso un documentario in cui si narrerà il suo sogno di diventare “prize-fighter” e naturalmente conta su una cosa fondamentale: l’approvazione e il conseguente sostegno del padre per intraprendere la via del ring.
Tutto sarà vedere se l'appoggio paterno, nel tempo, sarà più vantaggioso o meno rispetto alle responsabilità e ai paragoni di cui diventerà oggetto Davon.