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Irma, il sogno è finito Una sconfitta crudele chiude l’avventura…

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La filippina Petecio vince attaccando, alla Testa è mancata la brillantezza dei precedenti incontri. Giusto il verdetto

Fuori sul più bello. Quando c'era da mangiare il dolce, Irma Testa si è alzata da tavola e se ne è andata. Voglio dire subito un paio di cose, tanto per essere chiaro.


Nesthy Petecio ha vinto con pieno merito, Irma Testa (foto FPI/Bozzani) rimane una pugile di enorme talento.
Una sconfitta non cancella le tante cose belle viste in questa Olimpiade. Ha boxato per tre match da regina, non si può dimenticare tutto per due riprese andate male. Per un intero round, il primo, ho pensato che niente e nessuno avrebbe potuto toglierle la finale dei Giochi.
Tre minuti fatti di pochi, pochissimi colpi. Un grande senso di cose incompiute, il silenzio di pugni che non arrivavano, l'attesa non ripagata di quegli uno-due che ci avevano entusiasmato. Eppure quella prima ripresa mi aveva confortato. L'unica ad avere fatto qualcosa era stata Irma, l'unica ad andare a segno, l'unica a incidere sull'incontro. La firma su quel primo round era la sua, i giudici concordavano. Stranamente tutti si ritrovavano dalla parte giusta.

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La filippina cambiava radicalmente atteggiamento nella seconda ripresa. Entrava in battaglia, si toglieva dalla testa l'idea che potesse sconfiggere la rivale aspettandola. E allora, via. Dentro al cuore della sfida. Con coraggio, determinazione. Per carità, anche con un pizzico di confusione, ma con tanta voglia di vincere.
La Testa sembrava bloccata, nei colpi e nella gioia che le sarebbe servita per inseguire la conquista. Si intristiva nell'animo. Sembrava timida davanti alla guerriera che era appena scesa in campo. La Petecio mulinava le braccia, le si avventava addosso come un torello infuriato. Ecco, pensavo a torto, cara filippina vuoi rovinarti da sola. I colpi di incontro dell'azzurra sono le armi migliori del suo repertorio. Ma cosa stava accadendo, maledizione. L'altra era costantemente in attacco, accorciava la distanza e a volte colpiva. La determinazione ritrovata negli ultimi tempi da Irma Testa era improvvisamente sparita, proprio nel momento più importante della sua intera carriera sportiva.

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Pari. Ci si giocava tutto nell'ultimo round. Sarebbe servita l'azzurra dei tempi migliori, quella che puniva ogni sconsiderata che provasse ad attaccarla, quella che, implacabile, infilava i suoi lunghi colpi sulla faccia della nemica di turno. Davanti aveva una rivale forte, una campionessa del mondo in carica, una donna che aveva una fame maledetta di successo. L'italiana avrebbe dovuto mettere sul piatto l'applicazione pratica della sua bravura, la capacità di concretizzare un talento superiore, la voglia assoluta di fare capire a Nesthy Petecio e al mondo chi fosse la più forte.

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Purtroppo non è andata come speravamo, come lei sognava. Irma Testa è uscita sul più bello, a un passo dal giocarsi l'oro olimpico.
Niente da recriminare, ma nel cuore mi resta un'impalpabile sensazione di felicità inespressa. In finale martedì 3 agosto avrebbe potuto esserci lei, la ragazza di Torre Annunziata. Il match con la Petecio lo ha dimostrato. Ma non è certo delusione quella che sto provando, non sarebbe nè giusto nè corretto. Nel pugilato bisogna ricordarsi tutti i momenti di ogni singolo match, non solo i colpi dell'ultimo round. Irma ha fatto una grande Olimpiade. Peccato solo si sia alzata da tavola quando stavano portando il dolce, non l'ha neppure assaggiato.

PESI PIUMA (semifinale, 57 kg) Nesthy Petecio /Filippine) b. Irma Testa 4-1.

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