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Bordo Ring

Sull’orlo del burrone

Jones copySportitalia chiude e la boxe piange. La Tv che la sostituirà non dà grandi speranze di copertura. Campioni all’estero e visibilità zero. Ci si avvia verso la chiusura?…

Sportitalia ha chiuso. E la boxe piange. Era l’emittente di riferimento, quella che ci ha permesso di vedere (senza pagare un euro) il meglio del pugilato mondiale.

Sembra che tra una decina di giorni, ma la situazione è alquanto confusa, i tre canali saranno sostituiti da Lt Sport 1, 2 e 3. Non è stato ancora fissato lo sbarco sul digitale terrestre (canali 60, 61 e 62) perché le frequenze sono ancora di Sportitalia.

La nuova televisione dovrebbe quindi riapparire sul bouquet Sky.

Sport 1 sarà interamente dedicato al calcio, Sport 3 sarà riservato ai motori.

Sport 2 è il canale che potrebbe regalarci ancora qualche esile speranza. Secondo la nota dell’editore si proporrà come il canale dello sport italiano con grande spazio agli sport olimpici e, più in generale, a tutte le discipline dello sport (anche d'ambiente) e dell'avventura: dagli sport estremi al semplice piacere del vivere le proprie passioni "sportive" in libertà e a contatto con la natura.”

Palinsesti e futuro dell’emittente sono ancora nebulosi. L’unica certezza è che la sede si trasferirà da Milano a Roma, dove sono gli studi degli altri canali (Alice, Arturo, Leonardo, Nuvolari e Marco Polo) di proprietà di Valter La Tona, il nuovo responsabile finanziario di questa avventura televisiva.

Tenendo sempre in primo piano il caso dei 70 tra giornalisti e tecnici tuttora senza certezza di contratto, provo a capire quale possa essere il futuro della boxe italiana.

Sky, più volte interpellata (anche recentemente), ha detto no. Ha accettato di mandare in onda le WSB perché quel torneo aveva un calendario e lo rispettava. I numeri di ascolto non sono stati quelli che si aspettavano e dal pugilato professionistico preferiscono rimanere fuori. Anche perché una televisione ha bisogno di certezze. E, lo sappiano tutti benissimo, oggi in Italia non c’è mondo più incerto di quello della boxe. Un mondo incapace di mantenere gli accordi presi. I match saltano, gli avversari cambiano. Il brutto è che questa sia diventata la normalità, non l’eccezione.

Mediaset da tempo non trasmette pugilato, l’ultima volta che l’ha fatto con costanza è stato per i Mondiali dilettanti nel 2009, da allora a oggi un mondiale di Klitschko su Italia2 e nulla più.

Resta la Rai. Qualche titolo italiano, qualche (ma è raro) campionato europeo. Nessun match dall’estero, nessuna stella internazionale. Mayweather, Pacquiao, Bradley o Martinez non sono mai apparsi sui teleschermi dell’emittente di Stato.

Sembrerebbe proprio che siamo destinati all’oscuramento, tranne qualche cosina sugli schermi Rai.

Con l’azzeramento degli spazi sui quotidiani, il ridimensionamento dell’unica rivista specializzata, l’assenza assoluta di una promozione anche minima da parte degli addetti ai lavori a cominciare dalla Federazione, dobbiamo rassegnarci. E’ finita. O quasi.

Privi di una copertura televisiva, i nostri pugili dovranno difendere all’estero i loro titoli europei, tentare fuori dall’Italia eventuali avventure mondiali.

I grandi match? Guardateli in streaming. Qualcuno lo aveva già detto.

La domanda che mi faccio è: perché accade tutto questo? Non mi riferisco di certo alla chiusura di Sportitalia, lì il discorso avrebbe bisogno di maggiore spazio e competenza. E non è questo il contesto per fare una simile analisi. Mi riferisco, molto più modestamente, alla boxe.

Non sarà perché è uscita fuori dagli interessi dei tifosi italiani? Ne parliamo sempre tra di noi, un gruppo che si restringe ad ogni anno. Viviamo nel microcosmo degli appassionati e pensiamo di avere come riferimento il mondo.

Gli ascolti televisivi, anche quando l’avvenimento merita ed è in chiaro, non sono esaltanti. I Forum sono frequentati sempre dalle stesse (poche) persone. Boxeringweb tiene botta, è il solo a fornire informazioni e commenti. Questo ci consente di muoverci in acque calme. Senza trionfalismi, ma anche senza piangere. In fondo, a noi non servono centinaia di migliaia di contatti per sentirci sicuri.

Il pugilato è uscito fuori dagli interessi comuni, è sempre più ristretto ad una nicchia di appassionati che, travolto da una passione assoluta, non vedono la realtà.

A cena, con amici che non sono dell’ambiente, mi trovo francamente a disagio ogni volta (poche in verità) che si parla di boxe. Nella migliore delle ipotesi, sono fermi a Tyson. Pensano che ancora combatta. E sono quelli più reattivi, per gli altri “non esistono più grandi pugili”.

L’assenza di un personaggio carismatico ha reso più veloce questo allontanamento dalla boxe. Non parlo solo di campioni, quelli ne abbiamo avuti e ne abbiamo ancora, ma di uomini/pugili capaci di uscire dalla ristretta cerchia dei tifosi ed entrare nelle case di tutti. Gli appassionati si adattano: streaming, televisioni straniere. Ma così non si raggiungono i grandi numeri, non si crea quell'audience indispensabile per la sopravvivenza.

Anche dall’estero i messaggi che arrivano sono deboli. Roy Jones (nella foto), parlo di un recente passato non certo di quello che ancora calca i ring, è stato un fantastico pugile. Eppure da noi non aveva una popolarità proporzionale al suo valore. Perché? Ha fatto quasi tutti i suoi match in pay per view. L’hanno pagato tanto, ma l’hanno visto in pochi.

Priva di un personaggio guida (come davvero Mike Tyson è stato) e di visibilità, la popolarità di questo sport in Italia è calata progressivamente.

Siamo ancora, voglio pensare, un buon gruppo. Ma le minoranze, lo sappiamo, raramente vengono rispettate. Quindi, illusioni a parte, siamo sempre più sull’orlo del burrone. E non saranno certo i dilettanti a tirarci fuori dai guai.

Chiudo qui. Non mi va di parlare dei danni fatti dalla Federazione, di quali peccati abbia commesso, di quali realtà virtuali si vanti, del mancato senzo di colpa. Stavolta passo, non ce la faccio ad avvelenarmi l’anima per uno sport che non ha tutori ed i cui amanti sono tutti (quelli sì) dilettanti.

Alla prossima, forse.

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