Intervista al promoter, sardo di nascita e milanese d'adozione. Viaggio nel pugilato italiano e dintorni…
Dopo Sandro Casamonica, Emanuele Della Rosa, Domenico Spada: la maledizione che vuole un italiano sconfitto in Germania per un mondiale di sigla è continuata con Giovanni De Carolis .
Sabato sera a Karlsruhe il romano si è confermato atleta di altissimo livello mettendo al tappeto il giovane campione interim Wba Vincent Feigenbutz al primo round , e quasi replicando l’impresa al quarto. Sino a metà match, Giovanni era in vantaggio ai punti e pur mettendo in mostra altri bagliori di grande concretezza il titolo è rimasto nelle mani del 20enne tedesco. Il risultato ha sollevato diverse opinioni e altrettante polemiche.
E’ un refrain a cui un manager di comprovata esperienza come Salvatore Cherchi ha dovuto assistere più volte. Nel momento in cui due pugili italiani della sua scuderia stanno per accedere a nuove sfide mondiali gli abbiamo chiesto una opinione sulla notevole performance fornita da De Carolis.
“Posso tranquillamente dichiarare che mi ha entusiasmato. Ho fatto il tifo, ho apprezzato i suoi colpi, il modo di stare sul ring davanti a un giovane potente sostenuto da cinquemila tifosi urlanti. Ho atteso con il fiato in sospeso il verdetto riflettendo su una mia convinzione personale. In Germania se perdi di un punto o due, hai vinto! Se i cartellini raccontano di quattro o cinque punti di differenza a tuo sfavore allora hai perso!
De Carolis ha perso di due punti quindi… Il mio giudizio, però, è quello di un telespettatore comune. Il match visto a bordo ring è un’altra cosa. La potenza, la precisione, certi colpi che puoi vedere solo da vicino, spesso mutano l’opinione che ti sei fatto guardando il piccolo schermo. E io ha Karlsruhe non c’ero. Premesso questo, mi sento di condividere la delusione del pugile e del suo team. Io stesso sono stato colpito più volte da una situazione di questo tipo. De Carolis ha espresso qualità di alto livello. E’ degno di confrontarsi con i migliori supermedi in circolazione e soprattutto la sua performance non penalizza gli obiettivi futuri. Naturalmente un suo rilancio dipende dall’ambiente che lo circonda. Tante volte io ho urlato contro un verdetto sfavorevole. Mi sono agitato ho protestato ma, dopo l’evento, ho capito che le mie personali convinzioni non potevano in alcun modo cambiare la situazione. Lancio un appello: cerchiamo di tutelare i nostri atleti nel miglior modo possibile. Possiamo arrabbiarci se nei social media o in qualche articolo troviamo opinioni diverse dalla nostra, ma tutto questo deve rimanere nella sfera personale di chi guida il pugile. Chi gestisce deve trasformare rabbia e delusione in energia positiva per cercare nuove opportunità e tenere sempre a mente che un verdetto sbagliato non si cambia, si subisce e basta. De Carolis è da ammirare e da tutelare. In Italia abbiamo un buon prodotto pugilistico che potrebbe fare molto di più se avessimo uno sponsor televisivo come lo avevamo negli anni Ottanta. Esaminiamo il caso Feigenbutz. Dietro a lui c’è un’emittente forte e tanti ricchi sponsor. Da tempo i tedeschi non hanno un giovane pugile nato e cresciuto in Germania. Questo patrimonio lo difenderanno con le unghie e con i denti costruendogli in casa una carriera brillante e permettendogli di crescere gradatamente dato che ha risorse di potenza e di grinta notevoli. Nel nostro Paese questa realtà è difficile da creare. Senza le risorse televisive dobbiamo inventarci , io e gli altri colleghi organizzatori, sempre qualcosa di nuovo di mediamente importante. Non è facile”.
A livello mondiale la qualità è abbastanza limitata, ma il pugile italiano deve fare sempre la valigia per sfidare un campione?
“Si è così. Io credo che attualmente, finita l’era Mayweather, esistano massimo tre o quattro pugili di qualità sopra la media. Tutto il resto è alla portata dei nostri migliori ragazzi. Il discorso della valigia è strettamente collegato alla potenza finanziaria del mondo televisivo. Solo vent’anni fa era impensabile che una televisione (in America succede ogni giorno) imponesse scelte di avversari, location, date e condizionasse l’organizzatore. In Europa, nelle ricche realtà britanniche e tedesche, il peso televisivo non è così, assoluto ma indubbiamente si fa sentire. Noi siamo, purtroppo, molto lontani da queste situazioni che generano investimenti e permettono di creare grandi eventi. A livello organizzativo e di idee non siamo inferiori a nessuno a livello continentale. Mancano però i soldi!”
A livello di progetti Di Rocco è in corsa per il titolo Wba e partirà a giorni per allenarsi negli Usa e Marsili è in pole position per il titolo?
“Vorrei chiarire la posizioni di Di Rocco. Michele non va da nessuna parte se prima non mi arriva la lettera della Wba che promuove il mio atleta a sfidante ufficiale di Jose Benavidez. Se questa lettera da parte della Wba non arriva, non so cosa possa succedere. Per ora non possiamo fare altro che aspettare. Emiliano Marsili è molto vicino ad ottenere la chance mondiale. Lavoro con grande impegno attorno a questo progetto e posso dire che le percentuali sono al 50% per la corona Wbc (Linares) e al 50% per la Wba (Darley Perez). Credo che tra poche settimane avremo notizie concrete. Parlando di spettacolo puro a novembre stiamo lavorando al progetto europeo Gianluca Branco vs Paulie Malignaggi. E’ un match che in America catalizzerà grande interesse e spero che la stessa cosa accada anche da noi. Sono due campioni in grado di regalare spettacolo. Penso possa essere una benedizione per il nostro pugilato. Il 7 novembre, forse a Milano, il campione europeo dei supermedi Hadillah Mohummadi difenderà il titolo contro Mohamed Ali Ndiaye e non sarà un match facile per il francese. Dopo la grande performance di De Carolis quel match perso da Ali ai punti viene rivalutato. Mohummadi è bravo, ma Ndiaye si sta allenando bene a Firenze con Mazzoni e farà un grande match. Giacon, che è terzo nel ranking Wbc dei superleggeri, tornerà in azione a gennaio o febbraio. Ci sarà il rientro di Boschiero che, nonostante la sconfitta con Smith, rimane un elemento di alto livello. Nel prossimo anno mi aspetto la esplosione del peso massimo Matteo Modugno. E’ dimagrito di 10 kg, ha talento e determinazione e farà grandi cose. La raccomandazione che vorrei inviare a tutti gli addetti ai lavori del nostro mondo nazionale, compresi i giornalisti, è quella di cercare di tutelare di più i nostri atleti. Di non sprecare energie in polemiche o ripicche personali. Abbiamo un parco atleti di buon livello, cerchiamo di tutelarlo di lavorare sulla crescita degli atleti e… cerchiamo di esprimere più attaccamento ai colori nazionale. Sì, proprio come fanno i tedeschi!”