Il mancino statunitense impone la sua miglior tecnica
Mi sono sbagliato, e uso la prima persona singolare perché l'errore è tutto mio. Avevo considerato troppo poco la sfida di Jamel Herring a Masayuko Ito, come fosse una delle tante, con il giapponese favorito e non era, e non è stato così. Avevo sottovalutato ciò che c'era alle spalle di questo superpiuma mancino newyorkese di 33 anni e cioè 9 anni di servizio nei Marines, una onorevole carriera dilettantistica e anche il fortissimo desiderio di dedicare questa vittoria alla figlia scomparsa nel 2009. Ieri sarebbe stato il suo decimo compleanno!
In realtà Herring è un ottimo pugile, era al 3° match sotto la guida di Brian Mc Intyre, l'allenatore di Terence "Bud" Crawford, il quale era a bordo ring a sostenere l'amico e compagno di palestra. Ito per contro è un combattente ma la totale mancanza di esperienza dilettantistica è stata fra le cose determinanti in questo match che è stato bello e combattuto con un bel gruppo di militari statunitensi a sostenere Herring ma anche con un buon gruppo di giapponesi tutti ovviamente per Ito qui a Kissimee, Florida.
Herring ha cominciato bene con il suo jab destro insistente e fluidi movimenti a sottrarsi ai colpi di Ito che metteva in palio il titolo di sigla WBO dei superpiuma. Ito ha trovato qualche buon destro nel 2° round ma la prima parte del match è stata di Herring perché la differenza tecnica era notevole, Herring mandava a vuoto continuamente il 28enne giapponese e cominciava a doppiare quel jab destro con il diretto sinistro. Dall'altra parte Ito si ostinava a girare dalla parte sbagliata andando sempre più fuori dal match e subendo una lezione di pugilato.
Ito però riusciva a rientrare nel match quando decideva di alzare il ritmo e di accorciare la distanza costasse quel che costasse, fino a fasi di clinch e di combattimento a cortissima distanza. Era la mossa giusta perché Herring in questo tipo di combattimento non era a proprio agio, subiva il lavoro al corpo e l'iniziativa dell'avversario nelle riprese centrali e aveva bisogno di ritornare a boxare come prima.
Era ciò che faceva sia pure con meno limpidezza che nelle prima riprese ma riprendeva a muoversi e a usare quel jab che teneva Ito a distanza. Il giapponese insiseva fino all'ultimo secondo ma non riusciva a farsi pericoloso. Il verdetto era di 116-112 per un giudice e di 118-110 per gli altri due. Il nostro cartellino era di 116-112 per il nuovo campione di sigla.
Dopo la proclamazione del risultato saliva sul ring Miguel Berchelt, il messicano riconosciuto campione dal WBC. Berchelt congratulava Herring dicendo di volerlo incontrare. I due si lasciavano con un piccolo inchino. Dopo le stupidaggini di Wilder un esempio di sportività così ci voleva.