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Dicembre 1994: Don King propone la "Noche de Campeones". Seconda parte

10 Dicembre 1994: La “Noche de Campeones”…ma soprattutto la Notte dei Ko’s.

SECONDA PARTE

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 Il 10 Dicembre 1994 nello stadio del Baseball di Monterrey la Don King Productions si rese protagonista ancora una volta di una di quelle serate che sono passate alla storia della boxe allestendo ben cinque combattimenti validi per il titolo mondiale. Gli idoli di casa Julio Cesar Chavez e Ricardo Lopez furono chiamati a difendere le cinture WBC dei Superleggeri e dei Paglia rispettivamente dagli assalti dello statunitense Tony Lopez e del colombiano Yamil Caraballo mentre l’argentino Jorge Castro da poco diventato Re dei Medi per la WBA dovette rendere conto al coloured americano John David Jackson che di quella cintura si sentiva il legittimo proprietario avendola conquistata prima di esser destituito per aver affrontato il connazionale Jeff Johnson in un incontro senza titolo in palio e soprattutto senza il permesso della WBA stessa. A completare la riunione il derby statunitense valido per il mondiale dei Superleggeri WBA tra il detentore Frankie Randall e Rodney Moore e sempre per la stessa sigla la sfida forse più interessante nei pesi welters tra il campione portoricano Felix Trinidad e lo sfidante a stelle e strisce Oba Carr, entrambi imbattuti e giovanissimi. L’evento, al tempo nominato giustamente “La Noche de Campeones” e trasmesso in Pay-per View, oggi potrebbe tranquillamente essere ribattezzato “La Notte dei Ko’s” visto che tutti gli incontri si conclusero prima del limite. Non solo i matches titolati ma tutte e tredici le sfide in cartellone. Una vera e propria serata di gala completata nei sottoclou dalla presenza degli ex campioni Tony Tucker (Massimi) e Maurice Blocker (Welters) e che non deluse le aspettative, tanto che uno di questi incontri vinse anche i premi “Fight of the Year” e “Round of the Year” della prestigiosa rivista “The Ring Magazine” per il 1994. Viste le premesse per non far torto a nessuno abbiamo quindi deciso di riproporveli tutti e cinque in due puntate. Settimana scorsa vi abbiamo presentato i matches titolati dei Superleggeri WBC e dei Medi WBA, oggi è il turno dei Superleggeri WBA, dei Paglia WBC e conclusione al fulmicotone con il titolo IBF Welters in palio…

SUPERLEGGERI WBA: FRANKIE RANDALL vs RODNEY MOORE

Frankie Randall, USA, 33 anni (50-3-1 38 Ko’s), Salito sul ring senza caschetto per la prima volta il 4-2-1983 impressiona da subito gli addetti ai lavori con 23 vittorie consecutive nei primi due anni delle quali ben 20 prima del limite prima di arrendersi per mezzo punto (99-99,5) dopo dieci rounds il 1-6-85 al terribile picchiatore portoricano Edwin Rosario. Incredibilmente dovrà però aspettare ben nove anni prima di avere la sua chance iridata malgrado altre 25 vittorie condite da 20 Ko’s nei successivi 27 incontri, compresa quella nella rivincita contro lo stesso Rosario del 30-1-93 mandato gambe all’aria al settimo round a fronte di un pareggio contro Freddie Pendleton il 4-7-86 ed un inciampo (KO2) contro Primo Ramos il 28-10-87. Più che di chance iridata però forse sarebbe stato meglio parlare di chimera iridata visto che quello che gli si parò di fronte il 29-1-94 sul ring dell’MGM di Las Vegas per il titolo WBC dei Superleggeri altri non era che il grande Julio Cesar Chavez, ancora imbattuto dopo 90 incontri. Risultato pressochè scontato? Macchè. Capolavoro di Randall che forse, memore del fatto che un’altra occasione di questo passo li sarebbe arrivata a 40 anni batte ai punti per Split Decision (116-111, 114-113, 113-114) il messicano con svolta decisiva all’undicesimo e penultimo round dove prima Randall fa assaggiare il tappeto al messicano per la prima volta in carriera che poi completa il suicidio di suo con un colpo basso che gli costa un altro decisivo punto (per altro il secondo dopo una situazione analoga nel settimo round). Molto controversa la scontata rivincita di tre mesi più tardi vinta sullo stesso ring da Chavez per decisione tecnica all’ottavo round dopo l’impossibilità del messicano di proseguire per un taglio all’arcata sopracigliare destra a seguito di una testata accidentale e per la quale a Randall venne incomprensibilmente comminato un punto di penalità risultato decisivo ai fini del risultato finale (76-75, 75-76, 74-77) che altrimenti sarebbe stato un pareggio che avrebbe consentito allo statunitense di mantenere il titolo. Saprà consolarsi da par suo quattro mesi più tardi sullo stesso ring, stavolta per la versione WBA, regolando agevolmente ai punti l’argentino Juan Martin Coggi. Adesso, a soli tre mesi di distanza, la prima difesa contro Rodney Moore.

Rodney Moore, USA, 29 anni (34-8-2 17 Ko’s). Professionista dal 2-5-83 Moore non si può certo dire che parte con il piede giusto visto che nel primo anno perde tre dei suoi primi cinque incontri, per altro uno per knockout. I due anni che seguono vanno decisamente meglio e gli consentono di ottenere una striscia vincente di otto successi ma tra Febbraio 86’ e Maggio 87’ ecco arrivare altri tre stop su cinque esibizioni con un altro Ko patito. Sarà quello però il punto più basso di una carriera che da quel momento Moore saprà rimettere in carreggiata risalendo la china con 18 vittorie e 2 pareggi nei cinque anni successivi prima di essere fermato ai punti per Split Decision dal venezuelano Ramon Zavala il 25-6-92. Un contrattempo che non ne sminuisce evidentemente la credibilità faticosamente acquisita se è vero che dopo altre tre vittorie il 15-5-93 gli viene recapitata dall’IBF la possibilità di giocarsi il titolo vacante dei Superleggeri ad Atlantic City contro il connazionale Charles Murray che lo sconfiggerà ai punti con verdetto unanime. A distanza di un anno e mezzo, dove per altro ha combattuto una sola volta, ecco presentarsi ora questa seconda occasione contro Frankie Randall.

PAGLIA WBC: RICARDO LOPEZ vs YAMIL CARABALLO

Ricardo Lopez, Messico, 28 anni (39-0-0 30 Ko’s). Il diciannovenne bomber di Cuernavaca debutta come professionista  il 18-1-85 tra i Minimosca mietendo successi in serie. E ce ne vorranno ben 26 con 17 Ko’s prima di convincere il WBC a prenderlo in considerazione dopo quasi sei anni come sfidante del giapponese Hideyuki Ohashi per il titolo dei pesi Paglia. Visto il tempo già perso per arrivare fin li Lopez impiegherà solo 5 rounds per tornare dall’oriente con la cintura in vita. E’ il 25 Ottobre 1990 ed in quel momento ha inizio un regno icontrastato tra i più longevi nella storia della Boxe. La sfida contro Caraballo arriva infatti a quattro anni di distanza dalla conquista del titolo e dopo ben dodici vittoriose difese condite da nove soluzioni prima del limite.

Yamil Caraballo, Colombia, 25 anni (13-4-1 5 Ko’s). Passato tra i grandi il 22 Gennaio 1988 ancora diciottenne il pugile di Cartagena dopo una striscia di soli otto incontri vinti in poco più di un anno, dei quali per altro solo uno concluso prima del limite, si ritrova catapultato il 30-8-1989 sul ring di Santo Domingo per contendere al pugile di casa Rafael Torres l’inaugurale e vacante cintura WBO dei pesi Paglia. Non che il suo ventitreenne avversario potesse contare su di una maggiore esperienza visto che aveva combattuto solo nove volte, una in più del colombiano. Ma tanto bastò al dominicano per aggiudicarsi l’incontro per decisione unanime dopo dodici riprese. Per Caraballo va ancora peggio nei tre anni successivi quando sale sul quadrato in sole cinque occasioni rimediando tre sconfitte, una pareggio ed una sola vittoria. A questo punto con il poco invidiabile score di 9 vittorie su 14 incontri disputati decide di prendere in seria considerazione l’idea di ritirarsi e solo dopo oltre un anno sabbatico si convince a tornare il 20-5-94 a distanza di venti mesi dall’ultima sortita sul ring. Un rientro molto soft contro avversari poco credibili gli consente d’incamerare 4 vittorie consecutive prima del limite e tanto basterà al suo manager per confezionargli una seconda chance iridata contro il grande Ricardo Lopez.

 

WELTERS IBF: FELIX TRINIDAD vs OBA CARR

Felix Trinidad, Portorico, 21 anni (24-0-0 20 Ko’s ). Nato a Fajardo in quel di Portorico il 10 Gennaio 1973. Il padre Felix Sr. lo porta in palestra a soli 10 anni e non smetterà mai di seguirlo durante l’arco di tutta la carriera. Si congeda dai dilettanti nel 1990 dopo 51 vittorie e 6 sconfitte iniziando da subito a suscitare interesse ed ammirazione anche tra i pro. Tra pubblico ed addetti ai lavori non passa infatti certo inosservato il modo in cui distrugge uno dopo l’altro i suoi avversari, tanto che nei primi tre anni sono solo tre su diciannove gli avversari che arrivano a sentire il suono dell’ultima campana. Nessuna sorpresa pertanto quando il 19-6-93 sul ring di San Diego al secondo round manda nel mondo dei sogni il campione IBF dei pesi welters Maurice Blocker. Nei diciotto mesi seguenti ci proveranno in quattro a soffiargli la cintura. Tutti rispediti al mittente. Dal quotato picchiatore venezuelano Ryan Garcia all’imbattuto fighter messicano Luis Ramon Campas passando per lo statunitense Anthony Stephens e soprattutto al grande Hector “Macho” Camacho, l’unico a rimanere in piedi. Ma l’ombra minacciosa di Oba Carr già si staglia all’orizzonte.

Oba Carr, USA, 22 anni (32-0-0 20 Ko’s). Nato a Detroit, ed anche per questo ribattezzato “Motor City”, inizia a praticare la “Noble Art” dalla tenera età di sei anni nella famosa palestra Kronk Gym sotto le ali del noto Emmanuel Steward che ne seguirà la carriera insieme al padre Eddie Carr. Il percorso tra i dilettanti si conclude nel 1989 con il mirabile score di 168 vittorie ed 8 sconfitte e prosegue tra i professionisti senza intoppi. In cinque anni combatte 32 volte vincendo ogni sfida, venti volte prima del limite. Tra gli scalpi più famosi quelli dell’ex campione delle Isole Vergini Livingstone Bramble, regolato con fatica per Split Decision in dieci rounds l’8-10-91 dopo esser finito al tappeto ben due volte nel corso della prima ripresa, e dell’imbattuto picchiatore dominicano Pedro Sanchez, superato sempre ai punti di stretta misura (MD10) il 23-10-93. Ora però la posta si alza decisamente ed Oba Carr è pronto a giocarsi tutte le fiches in un memorabile “All In”. Roby Maddonnini

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