logo facebook

SEGUICI SU FACEBOOK

Ultime notizie

Il “Santo Stefano” di Bologna racconta i suoi eroi

 

La boxe il pomeriggio dopo Natale, un rito che va avanti da decenni nella città delle Due Torri: da Cavicchi a Carati, dai Mazzinghi a Benvenuti, da Parmeggiani a Carlo Duran, da Canè a Bepi Ros, da “maremoto” Bandini a Loris Stecca, da Nati a kalambay. E in questo 2019 il “fuoco” di due giovani professionisti emergenti di palestre bolognesi: Balducci e Zgurean.

di Maurizio Roveri

Era il 1999 quando la Pugilistica Tranvieri, che della boxe bolognese è una delle Società storiche, volle recuperare - con il fuoco della passione - un patrimonio sportivo e culturale ch’era andato perduto: il “Santo Stefano” del pugilato. Antica tradizione, tanto cara ai bolognesi che amavano lo sport della Noble Art nei suoi anni ruggenti quando era bella abitudine darsi appuntamento a bordo ring o sulle gradinate nel giorno dopo Natale.

Cavicchi MEMORIAL 19

Per vivere forti emozioni con Campioni come Checco Cavicchi (foto) Raimondo Nobile, Alfredo Parmeggiani, Remo Carati, Dante Canè e poi Lucio Cusma e altri grandi personaggi - non bolognesi - che avevano scelto di combattere sul ring d’una città che, un tempo, è stata una Capitale della boxe italiana.

All’inizio del suo sforzo per riportare in vita il Santo Stefano pugilistico la Tranvieri si limitò ad una serie di riunioncine dilettantistiche. Comunque decorose. Le limitate risorse economiche non permettevano di più, però a sostenerne gli slanci c’erano passione ed entusiasmo. E la voglia di rilanciare una vecchia tradizione.

Poi, dal 2008 il coraggio di osare e di fare un saltino di qualità. Facendo passare Professionista Mario Salis, che fra i Dilettanti aveva già dato tanto (87 combattimenti, con 63 vittorie). Interprete principale per alcune edizioni, quelle andate in scena nella palestra “Deborah Alutto” di via dell’Arcoveggio.

Dal 2015 il cambio di sede. La Tranvieri (sempre affiancata dall’Aics, l’Associazione Italiana Cultura e Sport) porta il “Santo Stefano” allo Sferisterio, l’impianto sportivo più antico di Bologna. Ora riconvertito in una struttura con tre palestre nelle quali quotidianamente vanno in scena diversi avvenimenti sportivi, il “vecchio” Sferisterio (inaugurato nel 1821) in origine era un tempio del “pallone col bracciale”, disciplina diffusissima e popolarissima nell’Italia dell’Ottocento.

Le edizioni di questi anni hanno proposto un top nel 2017 quando sono andati in scena addirittura tre match Professionistici, con protagonisti Arblin Kaba (allora al suo quarto incontro da pugile Pro), Pavel Zgurean e Manuel Vignoli.

Balducci marco da prof debutto

OCCHI PUNTATI SU BALDUCCI E ZGUREAN - Dopo un Santo Stefano 2018 soltanto dilettantistico (l’infortunio di Antonio Casali fece saltare quello che sarebbe stato il match clou del pomeriggio del 26 dicembre), ecco l’edizione 2019 a presentare due interessanti Professionisti di palestre bolognesi. Marco Balducci(nella foto ) e Pavel Zgurean.

Balducci, peso welter, 23 anni, abruzzese, buon prodotto della “scuola” della Pugilistica Giuliese, di Giulianova, si è trasferito a Bologna già da qualche tempo per frequentare l’Università. Laureandosi, nella prestigiosa Alma Mater Studiorum, in Scienze Economiche e Statistiche. Ragazzo apprezzatissimo per educazione, gentilezza, equilibrio, costanza, Marco Balducci è rigorosissimo nel suo quotidiano lavoro in palestra. Grande professionalità. Nella palestra bolognese della Tranvieri, in via di Saliceto, viene seguito con molta attenzione dal maestro Sergio Di Tullio.

Un po’ di “numeri” di Balducci. Una carriera dilettantistica da 77 match, con 43 vittorie, 27 sconfitte e 7 match pari. Professionista dalla primavera scorsa, ha sostenuto due combattimenti. Entrambi vinti ai punti. Limpidamente. Mostrando buona tecnica e apprezzabile rapidità nel portare i colpi e negli spostamenti. Il 26 maggio a Marzabotto sconfiggeva Giuseppe Davide Fiorino. E l’11 ottobre - in un match di contorno del titolo italiano di Arblin Kaba, ha prevalso con bella sicurezza su un avversario abbastanza tosto come il romano Patrizio Moroni.

Nel pomeriggio del “Santo Stefano” 2019 (primo gong alle ore 16,30) Balducci affronterà il serbo Marko Nastic, 9 match, tutti persi.

ZGUREAN con Pesci dietro

Pavel Zgurean (nella foto), supermedio, 24 anni, moldavo, residente a Bologna fin da ragazzetto, ha scoperto qui il pugilato. Debuttando sul ring con la maglia della Boxe Regis nel novembre 2013. Poi il passaggio alla Boxe Le Torri. Un’esperienza limitata da pugile dilettante (32 match). Professionista dal 12 marzo 2017, ha finora sostenuto 9 combattimenti: ne ha vinti 5 e perduti 4. Di recente, un paio di settimane fa, ha disputato la semifinale dei mediomassimi nel “ Trofeo delle Cinture”, la competizione nazionale aperta ai pugili Pro di seconda e terza serie. Il match si è svolto a Isernia, dove Zgurean ha ceduto ai punti ad un avversario valoroso e ancora imbattuto quale Luca Spadaccini, che si porta dietro la definizione bellicosa di “War Machine”. Va detto che la categoria di peso di questa semifinale era quella dei mediomassimi (al limite di kg. 789,378) mentre quella più “ naturale”  al pugile moldavo-bolognese della Boxe Le Torri è la categoria dei supermedi (fino a chilogrammi 76,205).

Il 26 dicembre Pavel si misurerà con il serbo Mladen Jovanovic, che è un mediomassimo con 15 combattimenti alle spalle (13 sconfitte, 2 pareggi).

BOXE A BOLOGNA, IERI E OGGI - Gli anni ruggenti, quando Bologna era un punto di riferimento della boxe nazionale e internazionale e c’erano grandi grandi folle e importanti incassi, sono un ricordo lontano. Ma è tutto il pugilato che in Italia non ha più la popolarità, la diffusione, la visibilità di quei tempi in cui la Noble Art rivaleggiava in popolarità con il calcio e il ciclismo. Attualmente, comunque, nel piccolo mondo della boxe italiana, la città delle Due Torri sta vivendo un decoroso e confortante momento di vivacità. C’è un pugile Professionista venticinquenne, Arblin Kaba, campione d’Italia dei pesi superleggeri. Sono 6 in questo momento i pugili Professionisti (mica poco, considerando certi tempi grami di questi Anni Duemila…). E poi c’è Valentina Alberti - scuola Tranvieri - che in maglia azzurra sta lavorando duro per guadagnarsi le Olimpiadi e c’è un’altra ragazza, Chiara Gregoris, della TPO, che si è piazzata al terzo posto agli Assoluti dilettanti. Ci sono progetti interessantissimi della Bolognina Boxe, che insegue il sogno di portare a Bologna (e nello scenario suggestivo di Piazza Maggiore) l’edizione 2020 del “Guanto d’Oro” femminile. Per ora deve correttamente aspettare. Soltanto dopo che la FPI avrà diramato il calendario con il programma e gli appuntamenti del nuovo annoi, la Bolognina Boxe comincerà a prendere contatti con la Federazione.

Risultati immagini per pietro Boine pugile  boxing Photos

TUTTO COMINCIO’ IN UN CIRCO - La… preistoria. Nella città delle Due Torri si cominciò a sentir parlare di boxe nel 1912. Venivano da fuori, i primi pugilatori (li chiamavano così…). Personaggi anche un po’ buffi che proponevano - in maniera un po’ rustica - uno spettacolo. Cercando di interpretare “l’arte del pugno” e soprattutto catturare l’inevitabile curiosità della gente. C’era una troupe che girava in Europa e anche in diverse “piazze” d’Italia. Si trattava di elementi già apprezzati sui ring di Parigi. C’era Pietro (Pierre per i francesi) Boine(Foto), ligure di Savona, campione d’Italia dei pesi massimi nel 2012. E con lui un pugile di colore che era il campione del nordamerica, e uno svizzero, un inglese, un portoghese, un tedesco e altri italiani. La prima rappresentazione di boxe a Bologna avvenne il 16 marzo 1912, nell’anfiteatro in legno di piazza Otto Agosto, dove aveva preso posto il Circo Bisini. Una rappresentazione pomeridiana (alle ore 15) e una serale (alle 21). Si narra che Boine e la sua compagnia accettassero anche sfide dal pubblico. Si andò avanti per una settimana. E un giorno dopo l’altro il pubblico aumentava. All’interno del Circo Bisini non entrava più neanche uno spillo quando si affrontavano Boine e il nero Robinson. L’entusiasmo dei bolognesi fu tale che Pietro Boine ritornò a Bologna con un’altra troupe, che si esibì al Teatro Verdi. Nel giugno 1914 un colosso nero - Bastide - che proveniva da una colonia francese arrivò in Italia e cominciò a sfidare tutti i pesi massimi. La sfida venne raccolta anche da Renato Gardini, straordinario atleta polivalente di Bologna: fisico stupendo, era un campione di lotta ma si esibiva anche come pentatleta, e nella boxe, nel podismo, anche nel calcio. La sfida avvenne. A volerla e organizzarla fu Rodolfo Minelli, Presidente del Bologna Football Club!  Il 7 giugno 1914 Gardini e Bastide si affrontarono. E il bolognese, più rapido, più mobile, più tempista, vinse prima del limite.

Nel frattempo andava a formarsi la Federazione Pugilistica Italiana.

Il primo match ufficiale di boxe a Bologna è datato 6 agosto 1919. Bruno Frattini, peso medio milanese, sul ring allestito allo “Sterlino” , incrociò i guantoni con Arturo Giussani un altro milanese. Vinse Frattini ai punti.

Risultati immagini per Mario Bosisio pugile boxing Photos

Un Campione che si faceva vedere spesso sulla “piazza” di Bologna è stato Mario Bosisio (foto), detto Mariolino. Tra il 1921 e il 1931 ha combattuto 9 volte e in diverse location, anche al Velodromo, allo stadio quando si chiava Littoriale, e al Teatro Arena del Sole. Bosisio in una carriera di 136 combattimenti, con 106 vittorie, è stato per sei volte detentore del titolo europeo dei pesi medi. A Bologna si sono visti - da Professionisti - altri personaggi di primissimo piano come Enrico Urbinati, Vittorio Venturi, Aldo Spoldi, Saverio Turiello, Cleto Locatelli, Domenico Bernasconi, Vittorio Tamagnini, Carlo Orlandi, Enrico Venturi. Addirittura l’idolo degli italiani nel mondo, il colosso di Sequals, Primo Carnera, per una esibizione di 6 round con tre sparring. Nel 1932 il debutto da Professionista del pugile bolognese più noto di quei tempi: Leone Blasi, piccolo guerriero dalla carriera dilettantistica strepitosa: 129 match, 112 vinti e soltanto 8 perduti.  Non altrettanto felice la sua avventura professionistica (6+, 17-, 4=) durata appena 8 anni. Ma poi, Blasi è diventato un grande tecnico alla Sempre Avanti, l’allenatore di Checco Cavicchi il colosso di Pieve  di Cento, il più popolare pugile della boxe bolognese.

IL ROMANZO DEL “SANTO STEFANO” - Prendeva di venerdì, in quel 1951, il giorno dopo Natale. In Germania andavano in scena ben cinque riunioni professionistiche. A Bologna il nome più importante di quel 26 dicembre era quello di Aldo Pravisani, peso leggero, nato a Tolmin (che una volta era l’italiana Tolmino), località poi passata alla Jugoslavia e successivamente alla Slovenia. Viveva a Trieste, Pravisani. E si allenava alla “scuola” del famoso Steve Klaus nella mitica Accademia Triestina. Era ancora imbattuto, ma in quel Santo Stefano del ’51 (che prendiamo come punto di partenza della nostra cavalcata nella storia) si fece fermare sul pari dal romano Macale.  Pravisani è pugile che ha avuto una carriera lunghissima e intensa, attraverso 140 match e 87 vittorie. Quattro volte campione d’Italia dei leggeri e due volte detentore del titolo australiano.

L’anno successivo - e questa è una singolarità - a Bologna venne proposta una riunione il giorno di Natale. Con due match Pro, e Pravisani a reggere il clou.  Nel 1954 Cavicchi, l’Omone che elettrizzava il pubblico (sempre foltissimo quando c’era lui sul ring), stendeva il malcapitato Emile Bentz alla prima ripresa.

Cavicchi e Nehaus prima del match

Il 26 dicembre 1955 - in un periodo di grande euforia per la boxe bolognese, poichè soltanto sei mesi prima Checco Cavicchi (foto a dx )aveva conquistato il titolo Europeo dei pesi massimi portando allo stadio una folla di 60 mila persone - a Bologna gli interpreti principali erano Guido Mazzinghi (il fratello di Sandro) e il bolognese Remo Carati, detto “Il Gobbo” per quella conformazione fisica un po’ curva, che tendeva ad accentuarsi sul ring, ma è stato pugile valorosissimo. Carati, un prodotto pugilistico della Tranvieri, diventerà poi campione d’Italia dei pesi medi. Poco prima dell’ascesa del grande Nino Benvenuti.

IL MADISON DI PIAZZA AZZARITA - Nel 1956 a Bologna venne inaugurato il nuovo tempio dello sport. In Piazza Azzarita. Un’avveniristica struttura per quegli Anni Cinquanta, felice idea di un Sindaco illuminato come Giuseppe Dozza. Il nostro “Madison” fece da contenitore al grande popolo di Cavicchi (che non ci stava più dentro la Sala Borsa) e divenne anche il “palazzo” del grande basket. Il primo “Santo Stefano” di pugilato nel nuovo magnifico palasport ebbe come star proprio Francesco Cavicchi. Il colosso di Pieve di Cento sconfisse ai punti in 10 round un tipo che si annunciava pericoloso, Kitione Lave, pugile dell’isola di Tonga che al momento di quel match aveva 46 vittorie, 40 per KO. Però il record di Cavicchi era ancor più suggestivo, avendo già raggiunto le 59 vittorie (43 per knock out). Nel sottoclou combatteva Piero Rollo, il sardo campione d’Europa dei gallo. E c’era un dignitosissimo peso massimo bolognese di scuola Tranvieri, Vittorio Stagni. In quello stesso giorno del 26 dicembre 1959, a 11 mila chilometri di distanza, sul ring del prestigioso Estadio Luna Park di Buenos Aires, un giovane Carlos Duràn stupiva l’Argentina imponendo la sua arte pugilistica, il suo jab sinistro, il suo tempismo, le sue schivate, ad un pugile duro, smaliziato, famoso, carismatico, enormemente più esperto, Andres Selpa, “El Cacique de Bragado”, già 104 match combattuti (contro gli 11 di Duràn). Eppure vinse Carlos, il “Fofro”, alto e magro, appunto come un fiammifero. Carlos Duràn che poi ha confezionato una grande carriera in Europa, stabilendosi in Italia e diventando il mito dei ferraresi.

Il 1960 propone per Santo Stefano il derby dei colossi. Cavicchi, cresciuto pugilisticamente alla Sempre Avanti, viene opposto a Vittorio Stagni decoroso prodotto della Tranvieri. Vince Cavicchi ovviamente, ma Stagni si guadagna un bel po’ di applausi per essere riuscito a reggere tutti i 10 round ad un colosso come Checco dalla terribile “castagna”.

Programma decisamente sostanzioso, quello del Santo Stefano 1961. Cinque match Professionistici. Protagonisti Alfredo Parmeggiani, Raimondo Nobile, Remo Carati (tutti bolognesi, tutti vincitori), Sandro Mazzinghi e Nedo Stampi. Impressiona il campione di Pontedera, Sandro Mazzinghi, per il KOT che infligge a Pondrelli.

Benvenuti Nino lunga e stretta

C’E’ NINO E VINCE PER KO - E’ il 1962. L’oro olimpico di Roma 1960, il brillante Nino Benvenuti(foto), al ventinovesimo incontro da Professionista nello spazio di due anni, si presenta al palasport di Bologna (la città del suo procuratore Bruno Amaduzzi) per la quarta volta. Ma è la prima in un Santo Stefano. E’ il pugile del momento. Il predestinato. Bella boxe, bella presenza. Nino fa sognare gli italiani. Gli viene opposto Giampaolo Melis. Che non ha scampo. Benvenuti vince per KO al secondo round. In quella edizione il peso massimo bresciano Santo Amonti, campione d’Italia (aveva detronizzato Cavicchi!) si fa sorprendere da un californiano di Los Angeles, Tommy Fields, e viene sconfitto ai punti. Sul ring del palasport di Piazza Azzarita anche Bruno Santini, Nevio Carbi, Luigi Baseotto e il bolognese Romano Rubini.

Entra in scena, in un Santo Stefano, Dante Canè il peso massimo che per la sua generosità, per la sua simpatia, per la sua umanità, diventerà uno dei pugili più amati di sempre dai bolognesi. Il suo primo Santo Stefano non è proprio felice. Il match con Celio Turrini viene interrotto dopo tre round, il verdetto è di “no contest”. Il pubblico si consola con gli altri combattimenti della giornata. il peso medio Remo Carati, al penultimo match d’una apprezzabilissima carriera, vince ai punti. Poi, chiuderà con un altro successo.

…ED ECCO CARLO DURAN - A sette anni dal suo debutto italiano (al PalaPalestre di Ferrara) Juan Carlos Duràn, da un anno diventato l’italiano Carlo Duran, porta la sua boxe e quel limpidissimo incisivo jab sinistro dentro il Madison di Bologna. Da appena un mese ha conquistato l’Europa, demolendo Folledo al PalaRuffini di Torino e diventando il campione dei pesi medi. E’ il 26 dicembre 1967. L’artista ferrarese ritrova sulla sua strada Ted Wright, duro e spettacolare campione di Detroit. Un tipo che in carriera ha incontrato Don Fullmer, Nino Benvenuti, Emile Griffith, Denny Moyer, Jorge Fernandez Giancarlo Garbelli, Bruno Visintin. C’è un conto in sospeso. C’è da decidere chi è il migliore fra due “grandi”.  Si erano già affrontati due volte al PalaLido di Milano, quando l’americano era fra i primissimi delle classifiche mondiali. E in entrambe le situazioni i giudici avevano decretato verdetti di parità. Erano state aspre battaglie sul filo dell’equilibrio.

Duran Carlos Picasa

Ma a Bologna, nel loro terzo “faccia a faccia” Carlo Duran impose la sua scienza pugilistica e una migliore strategia. E vinse chiaramente ai punti.  Due anni più tardi, al centro dell’edizione 1969 del Santo Stefano pugilistico di Bologna tocca ad un bolognese, Enzo Farinelli. L’appassionante sfida con Nevio Carbi finisce in parità.  Il 26 dicembre 1973 si affrontano, sulla distanza delle 10 riprese, Bepi Ros e Vasco Faustino. Al momento di quel match Bepi “la roccia di Santa Maria del Piave” già aveva affrontato tre volte con Dante Canè in sfide rimaste memorabili, e ci sarebbe poi stato un quarto incontro a casa-Ros, nelle terre del Piave, e terminò con un pareggio. Bepi, quel 26 dicembre 1967, si presentava a Bologna appena ottanta giorni dopo avere contrastato con tutto il suo coraggio il forte Joe Bugner nel combattimento per il titolo europeo. Sul ring della prestigiosa Royal Albert hall di Londra. In quei 15 round, là a Kensington, Bepi aveva buttato nella durissima sfida tutte le energie. Fino all’ultima goccia di sudore. Aveva perso ai punti. Quella lotta sul ring inglese aveva presumibilmente lasciato i segni. E Bepi a Bologna non riuscì ad andare oltre un verdetto di parità contro Faustino, che qualche tempo prima era già stato battuto dal tozzo gladiatore veneto “razza Piave”.

26 dicembre 1970. Nel primo Santo Stefano di un nuovo decennio Enzo Farinelli vince ai punti contro il pugliese Domenico Chiloiro, il pugile di Taranto che due anni più tardi diventerà campione d’Europa dei superpiuma (Farinelli invece l’Europeo non l’ha mai conquistato, lo ha sfiorato, forse l’avrebbe anche meritato quel titolo).

NEL ‘74… UN MAREMOTO - Nel Santo Stefano del 1974 a Bologna c’è un Maremoto. Sì, “maremoto” è il soprannome di Primo Bandini impetuoso superleggero romagnolo (forlivese di Dovadola) che due anni e mezzo più tardi diventerà campione d’Europa a Rimini per squalifica del francese Piedvache. Al palasport bolognese Bandini prevale ai punti su Pierino Meraviglia. Un altro romagnolo, Italo Venturi, il guerriero di Gatteo Mare, batte per kot Giuseppe Carbonara. Ad eccitare il pubblico c’è anche lo slavo Ivan Matekovic “la folgore di Zagabria” che impiega solo 3 round per “liquidare” Giancarlo Di Manno che si presentava da imbattuto. Un ko micidiale è quello che realizzano i cazzotti pesanti di Dane Canè, ai danno di Jerry Thompkins americano del New Jersey, il 26-12-1977.

Cane

L’IMPOSSIBILE SFIDA DI DANTONE - Il 26 dicembre 1978 è un un giovedì. L’ultimo “Santo Stefano” di Dante Canè. Tenta a 38 anni una missione ai confini dell’impossibile: conquistare quel titolo europeo, che già gli è sfuggito contro Bugner, sfidando la nuova stella dei massimi. Alfredo Evangelista, spagnolo-uruguayano, ha ventidue anni, è forte fisicamente, potente, fresco, energico, reattivo, motivatissimo. lanciatissimo, Canè ci prova. Attacca, porta anche un cazzoto secco, con tecnica e potenza, che sorprende - solo per un attimo - l’ambizioso giovanotto. Evangelista allora cambia volto, cambia marcia e la differenza appare evidente. Dante al quarto round saggiamente abbandona. Decisione intelligente. Non avrebbe avuto alcun senso andare incontro ad una dura punizione. Canè non l’avrebbe meritata, una punizione. L’abbandono in questo caso è logico e dignitoso. E la gente capisce. I novemila bolognesi che affollano il Madison nel cuore della città non si sentono traditi. Anzi, restano orgogliosi del loro guerriero e di tutto quel che ha dato nella sua lunga onestissima carriera. E parte un grandissimo applauso. Dante è commosso da tanto affetto. Poi afferra il microfono e annuncia il ritiro. Nel contorno di quel Santo Stefano (l’ultimo caratterizzato da una folta affluenza di pubblico) fa capolino colui che, poi, diventerà l’interprete principale in anni meno brillanti della boxe bolognese. E’ Lucio Cusma. Si presenta battendo Traini ai punti. Quel giorno a Bologna combatte anche Valerio Nati (il forlivese che poi diventerà campione d’Europa e del mondo dei piuma), che batte Zebelini. Quattro anni più tardi, il bolognese Cusma conquisterà l’Europeo dei leggeri costringendo Joe Gibilisco al KOT sul ring siciliano di Capo d’Orlando.

Stecca Loris s.gallo Wba

IL FUOCO DI LORIS - 26-12-1980. Bologna, stavolta, propone nel giorno dopo Natale un ragazzotto di Rimini dalla faccia sveglia e che non ci pensa su due volte quando c’è da menare. E' un guerriero, non esita a muovere le mani, e fa male soprattutto con il sinistro (è un mancino impostato in guardia normale). Ha 19 anni, si chiama Loris Stecca, al suo angolo c’è il numero uno dei managers, il mitico Umberto Branchini, e c’è il Maestro Elio Ghelfi altro personaggio entrato nella storia. Ha lo sguardo fiero del fighter, questo Loris Stecca. Ci tiene a fare un figurone nel tempio della boxe bolognese. E parte fortissimo, si lancia immediatamente all’assalto del malcapitato Dzavid Mahmutovic il quale non riesce a ripararsi da quel tornado di cazzotti. Il frastornato slavo viene salvato dall’arbitro che, al primo round, lo sottrae letteralmente dalle mani dell’indiavolato Stecca. Ponendo fine al match. Nella stessa riunione viene presentato anche Patrizio Oliva. Il gioiellino napoletano vince ai punti contro Mohammed el Kadoumi. Loris Stecca e Patrizio Oliva insieme, sulla rampa di lancio. Qualche anno dopo entrambi conquisteranno il mondo. Nel contorno vincono due compagni di scuderia e di palestra di Loris, anche loro riminesi, cioè Valter Cevoli e Franco Canini.

26-12-1981. In questa edizione del Santo Stefano troviamo per interpreti Nino La Rocca e Sumbu Kalambay. I quali vincono per KOT all’8° round: La Rocca contro Mike Herron, e il più bravo Kalambay (pugile “vero”, di classe, diventato poi un “super”, 4 volte “mondiale” WBA dei medi) contro il molinellese Gabriele Lazzari. Angelo la Mattina cede a Mauro Hernandez da Cruz; Saraullo batte Lubaki; match pari fra Spadaccini e Fenu.

GLI ANNI DEL NULLA - Passano sei anni senza un Santo Stefano professionistico a Bologna. Sono anni bui per la boxe. Si riprende nel 1988, ma non a Bologna. Si va in provincia, a Ozzano Emilia dove si registrano vittorie prima del limite per Di Natale, Aiello e Belkif. Ancora il ring di Ozzano per il Santo Stefano 1992.Cinque match professionistici. Successi per Bertozzi, Mattioli, Pisani, Pastore, Solinas. Poi... il niente. Sono tempi di vacche magre. Anzi, scheletriche.

ALTRI CAPITOLI DA SCRIVERE - L’antica tradizione del Santo Stefano del ring, a Bologna, sembra irrimediabilmente perduta. E invece – provvidenziale - la riacciuffa la Pugilistica Tranvieri. Riportandola invita. Dal 1999 la Società dilettantistica di via Saliceto organizza, puntualmente, ogni 26 dicembre, quello che una volta era un rito nella città delle Due Torri.

La Tranvieri, con le poche risorse economiche che ha, fa quel che può. Ci mette tanta passione. E la passione sa fare anche miracoli.

Il romanzo del “Santo Stefano” bolognese della boxe continua. E aspetta altri capitoli da scrivere.

RIFERIMENTI

BOXE RING WEB

EDITORE FLAVIO DELL'AMORE

Autorizzazione

Tribunale di Forli' n. 2709

CHI E' ONLINE

Abbiamo 897 ospiti e nessun utente online

FORUM

logo boxeringweb2017c

Il Forum a cura di NonSoloBoxe

Per discutere di Boxe e non solo...

CLICCA SUL BOTTONE
PER ACCEDERE AL FORUM

go