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Parker batte Hughie Fury ma in realtà han perso entrambi

Spettacolo penoso ma giusta la vittoria del neozelandese

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Gabellare il match fra Joseph Parker e Hughie Fury per un mondiale dei pesi massimi è una intollerabile presa in giro e lo è non solo perché una sigla, in questo caso la WBO non rappresenta certo il mondo, ma anche per la disarmante pochezza dei protagonisti. Non serve rievocare il grande passato dei più grandi pesi massimi per dimostrare il basso livello raggiunto sul ring di Manchester, chi scrive afferma con sicurezza che anche i nostri vari Cavicchi, Canè, Ros, Tomasoni, Amonti, Zanon per tacere di Damiani erano pugili di ben altro spessore e capacità tecniche. Un'altra osservazione ci è venuta in mente vedendo questo desolante incontro ed è che una volta un pugile che legava l'avversario ogni volta che questi si avvicinava ed esagerava in continue tenute veniva richiamato ufficialmente quando non mandato direttamente negli spogliatoi. Perché questo non avviene più? In questa particolare attività si è distinto il 23enne Hughie Fury, il cugino dell'ex campione del mondo vero, Tyson Fury. Quando abbiamo visto le primissime volte Hughie Fury non ci era dispiaciuto ma ovviamente bisognava rapportare le sue performance di allora con quelle di un neoprofessionista. Non è migliorato, ha un colpo solo, il jab e sospettiamo che la mano destra ce l'abbia solo per firmare i contratti. Noi stessi abbiamo vantato le qualità generali del jab ma non puoi avere solo quello, per giunta non trascendentale e senza pepe. Pepe che Fury non ha in nessun colpo ma questo si sapeva.

Parker ha più colpo ma non sa fare altro che buttarsi avanti a testa bassa e mulinare i pugni, qualche volta persino a schiaffo, sperando che prima o poi un gancio destro arrivi a segno. Se questo è un cosiddetto campione del mondo...Almeno però Parker ha cercato di dare un senso a questo match, di farlo. Se Hughie Fury voleva imitare Ali andando a spasso per il ring e vincendo pedalando all'indietro ha non solo sbagliato i calcoli ma commesso un vero delitto di lesa maestà. Per vincere bisogna colpire, dimostrarsi superiore e questo gli è successo così poche volte che sono patetiche le lamentele di alcuni inglesi in merito al verdetto.

E' perfettamente inutile raccontare un match che è stato uguale dall'inizio alla fine con gli assalti di uno e le fughe dell'altro, le tenute, le spinte, qualche destro da una parte e qualche jab dall'altra. Nel complesso Parker, dopo un avvio equilibrato ha fatto qualcosa di meglio spingendoci ad avere un cartellino di 116-112 per lui. Due giudici avevano 118-110, il terzo, tal Rocky Young della Florida che dovrebbe "restituire" il proprio nomignolo, un assurdo 114-114  che è un gentile omaggio alla Regina.

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