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Storie di Boxe

DONNE CON I GUANTONI

GalassiDionicius
Non voglio enfatizzare oltre i limiti la valenza “storica” dell’arrivo delle donne tra le sedici corde, ma è chiaro che se sono state in grado di occupare un posto sul ring sono anche in grado di occupare qualsiasi altro spazio. Per esperienza diretta, non ha mai sentito dire di una ragazza molestata, importunata o derisa in una palestra e non ho mai assistito ad un match femminile in cui abbia fatto capolino il “ridicolo”…
Ciò significa, che le donne nella società ormai sono lì; se non ancora pari a noi, ormai quasi al fotofinish e tutto ciò se lo sono conquistato con la volontà, lo spirito sacrificio, la sopportazione al dolore che dagli albori della vita offre loro l’incommensurabile privilegio di essere madri.
Nessuno ha regalato nulla.
Anzi!
Una volta di più forse proprio quelle ragazzine, donne e signore che affollano le palestre in ogni angolo d’Italia per salire sul ring o semplicemente per diventare più toniche e sicure, hanno offerto l’ennesimo dono anche a noi uomini, facendoci capire, con il rispetto totale di cui siamo stati capaci quando le abbiamo accolte e che forse neppure sognavamo, che anche noi, in fin dei conti, siamo migliori di quanto pensassimo!

Ogni lunedì, almeno sino a quando mi "frulleranno per la testa", pubblicherò mie brevissime riflessioni sul pugilato e i suoi protagonisti, tratte da libri scritti in un passato recente e meno recente.
Se risulteranno gradite mi farà piacere. Se non lo risulteranno, sarò ugualmente lieto perchè avrò la certezza di avere comunque fatto sprecare a chi li leggerà soltanto pochi secondi...
Gualtiero Becchetti

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

I MAESTRI DI BOXE "VECCHIA SCUOLA"

AllenatoreRocky
Il pugilato è una disciplina sportiva eccezionalmente particolare, che necessita di uomini altrettanto particolari, sia dentro che fuori dal ring.
Immaginarlo con altri maestri diversi da quelli che l'hanno reso grande, sarebbe come pensare ad un’isola senza il mare o all’estate senza sole…Impossibile!
Un tempo essi formavano una specie di “confraternita” nazionale, nella quale ciascuno conosceva tutti.
Oggi sono cambiate tante cose…La “confraternita” è diventata una popolosa categoria che s’ingrossa di mese in mese, quasi in modo esponenziale…
Forse è giusto che sia così, anche se amareggia constatare che tantissimi sono quelli che, una volta ricevuto l’immancabile “pezzo di carta”, trasmigrano poi verso altri lidi con meno pavimenti da spazzare e gabinetti da pulire.
Sino ad oggi, però, i fatti sembrano confermare una regola: è quasi sempre dalle mani dei “maestri” che escono ancora i pugili veri. Non da quelle dei "coatch" colti da improvvisa e fragile passione!
Si sa...
Sono le radici profonde quelle che non gelano.

Ogni lunedì, almeno sino a quando mi "frulleranno per la testa", pubblicherò mie brevissime riflessioni sul pugilato e i suoi protagonisti, tratte da libri scritti in un passato recente e meno recente.
Se risulteranno gradite mi farà piacere. Se non lo risulteranno, sarò ugualmente lieto perchè avrò la certezza di avere comunque fatto sprecare a chi li leggerà soltanto pochi secondi...
Gualtiero Becchetti

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

I PUGILI POTREBBERO INSEGNARE TANTE COSE...

PugiliAnfora

I pugili avrebbero tanto da insegnare, tanto da raccontare alla gente, soprattutto ai bambini, spiegando loro che stringendo i denti anche le esistenze più distorte possono prendere una strada rettilinea e che i conflitti interiori, quelli che devastano invisibili le viscere, trovano sovente un’accettabile pace in quello spazio imprigionato da sedici corde.

Ma sono soli ed è inevitabile che sia così, perché chi ha la voce non parla; chi ha vessilli non li sventola; chi ha occhi per vedere, non vede. E soprattutto, sono soli perché “diversi”, quasi una nota stonata in un sistema e in una cultura dove solo chi canta in coro qualsiasi insopportabile nenia è premiato, purché segua la bacchetta dei direttori d’orchestra che si beano del loro podio, inconsapevoli che la clessidra è agli ultimi granelli di sabbia anche per loro.
Tra anni ed anni, vada come vada, tutto e tutti saranno dimenticati ma al pari di quanto accade oggi, quando immortalati su una millenaria anfora greca si scoprono gli avi dei pugili moderni, anche in quel remoto futuro ci sarà, chissà come e chissà dove, chi conserverà la memoria di ragazzi che fecero tutto ciò che era sconsigliabile pur d’inseguire una chimera.
Pugili...
Pugili una volta, pugili per sempre.

 

Ogni lunedì, almeno sino a quando mi "frulleranno per la testa", pubblicherò mie brevissime riflessioni sul pugilato e i suoi protagonisti, tratte da libri scritti in un passato recente e meno recente.
Se risulteranno gradite mi farà piacere. Se non lo risulteranno, sarò ugualmente lieto perchè avrò la certezza di avere comunque fatto sprecare a chi li leggerà soltanto pochi secondi...
Gualtiero Becchetti

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

I pensieri del pugilato...

SegnaleAllarme

Da lunedì prossimo, con cadenza settimanale, almeno sino a quando mi "frulleranno per la testa", pubblicherò miei brevissimi brani sul pugilato e i suoi protagonisti, tratti da libri scritti in un passato recente e meno recente.
Se vi risulteranno graditi mi farà piacere. In caso contrario sarò ugualmente sereno perchè avrò comunque fatto sprecare solo pochi secondi a chi li leggerà!
Cominciamo e vediamo...A lunedì!

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

Quando finalmente il popolo della boxe invaderà i palasport rispunterà il sole!

di Gualtiero Becchetti

 Alba

"Non esiste notte tanto lunga, da impedire al sole di risorgere"
(Antico proverbio latino)

Alla fine, dopo complicate riflessioni, mi sorge il dubbio che la malattia n°1 del pugilato italiano non sia la scarsa copertura televisiva o le “brevi” riservate dai giornali o una maledizione degli dei dell’Olimpo, ma semplicemente la scarsa partecipazione di pubblico alle manifestazioni, sintomo incontestabile “che non gliene può fregar di meno”.
Per quale ragione le TV e i giornali, obbligati a rispettare criteri commerciali, dovrebbero concedere spazi ad una disciplina a cui manca persino il sostegno dei propri appassionati? Se la gente non attraversa nemmeno più la strada davanti a casa per andare a sedersi a bordo ring, perché dovrebbe invece sintonizzarsi su un canale televisivo o acquistare un giornale, ai quali interessa principalmente raccogliere pubblicità e “clienti”?
Non tantissimi anni fa, ad esempio, a Roma il pugilato lo si andava a vedere al PalaEur, a Milano al Palasport o al PalaLido, a Bologna nell’impianto di P.le Azzarita, ecc. Oggi invece è stato relegato in strutture di dimensioni molto più ridotte ma, nonostante ciò, quasi sempre apre il portafoglio alle biglietterie solo un numero di spettatori che una volta neanche avrebbe riempito l’ingresso di tali palazzi dello sport. E’ in atto purtroppo una corsa al ribasso, tanto che anche quelli che dovrebbero essere gli appuntamenti-super, dilettantistici e professionistici, vengono allestiti con preoccupante frequenza nella “periferia del mondo”, seguiti solo dagli addetti ai lavori, dai compagni di palestra e dai famigliari più stretti, in sedi sperdute dove talvolta nemmeno gli sparuti abitanti del luogo "mettono naso".
Si salvano qua e là le riunioni locali perché il nome di qualche atleta circola ancora per le strade e per i bar delle piccole realtà e finisce sulle pagine del giornale del posto, garantendo un afflusso di sportivi e curiosi che, in proporzione al numero degli abitanti, è molto più rilevante che non quello che si registra nelle metropoli, dove il pugilato se lo “filano” ogni giorno di meno per la concorrenza di altri sport e spettacoli che riempioni il calendario.
Il pubblico oggi non conosce i protagonisti e non ha quasi più cultura pugilistica; si sfoga principalmente su Facebook, contorcendosi in pallidi ricordi del passato e in fantasy-match che valgono "zero".
Si vive troppo di ricordi e la boxe sta diventando in Italia sempre più uno sport di “nicchia”, in cui tanti addetti ai lavori “se la dicono e se la cantano” nel disinteresse delle persone comuni, le sole che potrebbero ridarle speranza e respiro.
I dati televisivi raccontano di una rapidissima e vertiginosa caduta verticale e se ieri si registravano cifre di telespettatori a sei zeri, adesso si stappa lo spumante per poche manciate di “pugilomani” da telecomando e meno male che c'é Dazn a tenere aperta almeno una finestra sui grandi eventi.
Ma é tanto difficile domandarsi perché in Europa ci sono Paesi dove il pugilato è risorto alla grande e nel volgere di breve tempo, mentre da noi é alla canna del gas? Le graduatorie europee e iridate indicano che i talenti sono rari come una bibita nel Sahara; le chiacchiere da Caffè dello Sport dimostrano che ormai nessuno sa cosa accade sui ring nostrani né tantomeno ne parla; i titoli internazionali che contano davvero (Europei e Mondiali tra i prof e le medaglie olimpiche tra i dilettanti...) sono da un pezzo rari come le pepite d'oro; lo spettacolo è a volte imbarazzante e ancor più imbarazzante il tentativo di spacciarlo come qualcosa di grandioso, urlando ai microfoni di qualche emittente di fortuna. Allora ci si rifà con immagini del piccolo schermo che arrivano da oltreconfine e paiono talvolta persino impietose se paragonate a quelle nostrane.
Bisogna ripartire subito e daccapo dal “campanile”, dalle manifestazioni in cui il ragazzino comincia a farsi amare dalla propria gente e a crescere per diventare un giorno, se ha talento e personalità adeguati, un atleta conosciuto e riconosciuto anche dalla massaia che appende il bucato in terrazza. O il pubblico italiano tornerà ad amare la boxe e a comprare il biglietto per affollare gli spalti attirato dal livello tecnico-agonistico dei match oppure non c'è speranza! Si devono offrire i mezzi e il tempo ai giovani per diventare competitivi, senza inchiodarli sin dalla prima giovinezza nel ruolo d’impiegati statali del ring, cosa umanamente comprensibile ma che cozza con il sogno di riavere un giorno qualche campione di alto livello. Si deve rilanciare il professionismo e favorirne l'accesso ai ragazzi quando sono ancora pieni di vigore, di sogni e di ambizioni. Non quando sono ormai spremuti e stanchi reduci di un dilettantismo di Stato prolungatosi come ai tempi dell'URSS e della DDR.
In sintesi, non la TV, non i giornali, ma i compratori di biglietti sono la vera àncora di salvezza della boxe verde-bianco-rossa! Se tornassero ai botteghini, tutto il resto (e le televisioni per prime) arriverebbe da solo. E senza pagarlo!
Infine, a proposito di “campioni”, sarebbe pure saggio usare con rispetto e con il contagocce tale termine. “Campione” era storicamente il più forte "in campo", il più valoroso dei guerrieri di un esercito eppoi tale nome è stato adottato anche per i “super” dello sport. E allora, prima i pugili diventino davvero campioni e soltanto dopo potranno caricarsi le spalle di un simile, pesante onore altrimenti lo si inflaziona. E le cose inflazionate, si sa, valgono poco.
Molto poco…

 

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

...E un giorno il giovane uomo si scopre vecchio pugile

Foglie
"La giovinezza non è una questione di anni: si è giovani o vecchi fin dalla nascita"
(Natalie Clifford Barney)

Sono persone strane, gli atleti. Per tante ragioni. Compresa quella di diventare vecchi quando sono ancora giovani. La vita umana si è prolungata e con essa la carriera di chiunque pratichi attività agonistica.
Però, purtroppo, si è solo allungata. Non è diventata eterna.
Nello sport le differenze si misurano in millimetri, in centesimi di secondo.
Nel pugilato ancora di più, perché solo un battito di ciglia differenzia il non essere colpiti dall’esserlo. Il pugilato non è una corsa, né una partita a tennis, né una nuotata in piscina.
Se il fisico non è perfetto, sul ring non si arriva secondi, ma ci si fa male. Qualche volta troppo.
Per questo, con lo scorrere degli anni e l’accumularsi di migliaia di match nella mia memoria, sono diventato sempre più apprensivo, a volte addirittura timoroso, quando vedo un campione o un umile pugile attendere il gong d’inizio di un match e riconosco, ancora più sul suo volto che nel suo record, i segni incancellabili del tempo, i presagi di una sconfitta inevitabile e preparata dalla lenta macina della natura.
Lasciare il ring è un momento angosciante, talvolta sconvolgente.
“Pugili una volta, pugili per sempre”, scrissi tempo fa.
Lo ribadisco.
E perciò lo strappo deve avvenire al momento opportuno, senza pagare un biglietto troppo caro. Campione o no, non fa differenza. Perché se il saluto di commiato non lo farai spontaneamente tu, guerriero del ring, prima o poi ti costringerà a farlo un qualsiasi ragazzino pieno di sogni e affamato di vittorie.
Inoltre la gente, che sa essere meravigliosa ma anche crudele, forse dimenticherà in un solo istante ciò che hai conquistato in tanti anni e seppellirà la magia dei tuoi momenti d’oro sotto la terra delle ultime sconfitte.
O peggio, ti guarderà con pietà, l’onta peggiore che possa essere riservata a chi ha vissuto la sua esistenza sempre a tavoletta, sotto l’impulso di un coraggio e di un orgoglio che profumano ancora di tempi antichi e mai del tutto scomparsi.
Ma soprattutto, chi ama lo “sport-non solo sport”, vuole vederti davanti a sé nei tempi futuri, sereno e in perfetta forma, simbolo di un’arte nobile e senza eguali, a sventolare la bandiera del pugilato.
Di ciò che sei, che sei stato e sempre sarai.
Per preparare la strada a coloro che verranno dopo, affinché la magica follia del ring non muoia mai.

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

Le fanfaronate nella boxe fanno rumore...Ma poi suona il gong!

"La presunzione può gonfiare un uomo, ma non lo farà mai volare”

(John Ruskin)

EsplosioneNucleare

Aveva parlato, parlato, parlato...
Per darsi coraggio, per convincersi d'essere un campione, per galvanizzare gli amici e rincuorare i famigliari.
Quanto aveva parlato!
I giornalisti erano contenti di poter pubblicare articoli con le sue bellicose dichiarazioni. Era contento anche l'organizzatore tutto proteso a vendere quanti più biglietti era possibile. E pure l'avversario che rispondeva per le rime era contento, perché a sua volta si "autogasava" in quella gran pentola a pressione che era l'ambiente pugilistico circostante.
Per non dire dei rispettivi tecnici, calati più nella parte di spericolati incendiari che in quella di saggi pompieri...
E i tifosi? Il ritratto perfetto dei "samurai da Facebook"! Senza dubbi, senza incertezze, senza competenze.
Tutti in coro ad inneggiare al futuro campione mondiale a suon di "ammazzalo, distruggilo, polverizzalo, pestalo, schiaccialo".
Come se il protagonista del cuore fosse prossimo a perpetrare un brutale massacro e non ad affrontare una sfida di pugilato...
Ma ora, seduto davanti al maestro che gli bendava le mani nel silenzio dello spogliatoio, egli sentiva il sudore scendergli lungo il corpo quasi freddo mentre un leggero tremolio si manifestava sia nei muscoli che nelle rare parole che talvolta sussurrava,
Era finita del tutto la lunga recita della vigilia.
Si ricordava come gli occhi del rivale, il giorno prima al peso, l'avessero trapassato nell'anima e ancora gli provocassero intenso dolore al solo pensarci.
Occhi di chi non aveva paura!...Mentre egli ne aveva. Tanta. Per la prima volta nella sua storia di pugile affrontava un avversario vero, affamato di vittoria e non un agnellino votato al sacrificio.
Se avesse seguito il proprio istinto, si sarebbe alzato e sarebbe corso a casa o al bar con gli amici per guardare la boxe in televisione, dinanzi alla quale tutti sono leoni. Soprattutto coloro che sul ring non hanno mai messo neppure la punta della scarpa.
Ma era troppo tardi.
Non poteva più farlo.
Pochi minuti dopo era sul ring e si sentiva come una volpe inseguita da una muta di cani e da cacciatori armati fino ai denti...
Gli sembrava di essere uno che si muoveva sul fondo di una piscina.
I rumori, le persone attorno, le luci, le parole gridate dell'annunciatore.
Poi tutto si spense, salvo i riflettori sopra la testa.
Gong!
"Ammazzalo, distruggilo, polverizzalo, pestalo, schiaccialo"....Com'era adesso tutto inutile, sciocco, fasullo ciò che gli avevano detto e che egli stesso aveva detto.
Era solo.
Vedeva gli occhi del rivale che non provava paura e l'ombra dell'arbitro a fianco.
"Ammazzalo, distruggilo, polverizzalo, pestalo, schiaccialo"....

E invece era proprio lui ora che si sarebbe accontentato di non subire quella fine. Questo capiva!
E capìva soprattutto che probabilmente non sarebbe mai diventato un campione.

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

PUGILATO: AD OFFERTA MODESTA RISPONDE PUBBLICO SCARSO. CHE C'E' DI STRANO?

di Gualtiero Becchetti

Wembley
"Dare la colpa ad altri è un piccolo e pulito meccanismo che puoi usare ogni volta che non vuoi prenderti la responsabilità per qualcosa nella tua vita"
(Wayne Dyer)

 

Quattordici secoli fa a Siracusa uno dei più grandi geni della Storia, Archimede, pronunciò una frase divenuta immortale: “Datemi una leva e solleverò il mondo!”. Aveva capito tutto ma chiedeva l’impossibile perché nessuno poteva fornirgli una simile leva…
Un po’ ciò che qualsiasi appassionato o addetto ai lavori domanderebbe, ad un livello un milione di volte più basso, riguardo al pugilato di casa nostra.
“Datemi un nuovo Cassius Clay dal nome italiano, gli allenatori più grandi, gli arbitri-giudici migliori, le televisioni più seguite, i telecronisti e i giornalisti più competenti, le arene più prestigiose, una montagna di denaro e solleverò la boxe!”.
Bella fatica, vero?
Appunto…
Ho detto una stupidaggine.
Anzi! Una vera e propria “cazzata”, tanto per essere più espliciti.
E chiedo perdono anche ad Archimede per averlo coinvolto!
Non si può avere l’impossibile altrimenti ogni cosa sarebbe semplicissima e l’impossibile nemmeno esisterebbe.
I risultati bisogna ottenerli quindi con ciò che si ha davvero a disposizione e richiedono fatica, fatica, fatica. E tra una fatica e l’altra…ancora fatica.
Se dei quasi venti milioni di noi svegli in piena notte per ascoltare dal Madison Square Garden di New York la radiocronaca di Nino Benvenuti-Emile Griffith, nella notte del 17 Aprile 1967 ci si è ridotti ad un drappello di telespettatori, benché comodamente seduti in poltrona dinanzi al televisore a colori e non ad una radio gracchiante, una ragione ci sarà. O no?
Neppure a quei tempi esistevano maghi e super-eroi, eppure i grandi eventi qualcuno riusciva a crearli e non a chiacchiere. Al posto della genialità di Archimede e di fantastiche doti, si adoperavano le qualità sulle quali tutti o quasi possono contare: fantasia, fiducia, competenza, realismo, modestia, determinazione ….
Era lo stile di lavoro che contraddistingueva folte schiere di uomini impegnati in diversi ruoli nel mondo della boxe.
Pugili, allenatori, organizzatori, arbitri, giornalisti e soprattutto un pubblico abituato a vedere e gustare la Nobile Arte di alto livello dal vero e non battendo le dita furiosamente sui tasti del computer per pontificare su ciò che molto spesso non conosce. Talvolta nemmeno che boxe si scrive appunto “boxe” e non “box”.
Il principio della domanda e dell’offerta esiste dai tempi delle palafitte. Se si offre qualcosa che la gente vuole, si troverà sempre un buon compratore. In caso contrario non si troverà nessuno. Si deve perciò andare al mercato con una sporta per dare e con una per ricevere. Se la prima é piena di poco, la seconda é destinata a restare vuota.
Il pubblico non ritiene opportuno spendere un euro per entrare al palasport, non si trovano sponsor adeguati e i media non s’interessano adeguatamente di pugili e pugilato?…Beh, é evidente che a non funzionare é proprio l’offerta e non la domanda!
Quando i dati ufficiali sanciscono che i quasi venti milioni di radioascoltatori di Benvenuti-Griffith sono evaporati riducendosi oggi a duecentomila telespettatori (quasi cento volte di meno!) e che solo l’1,5% delle persone con il televisore acceso si sintonizza sulla boxe…Per la miseria, qualcosa vorrà pur dire!
Un venditore di frigoriferi dopo fallimentari tentativi di rifilarli agli esquimesi si accorge prima o poi di avere sbagliato strategia e perché non dovrebbe accorgersene il mondo del pugilato italiano? Non insegnano nulla le grandi organizzazioni e le emittenti televisive straniere, Matchroom e Dazn in testa?
Quanti appassionati o sponsor o giornali o televisioni sono disponibili ad investire denaro e spazi commerciali senza un reale ritorno in termini di spettacolo e di vendite?
Voi, che avete la pazienza di leggermi, lo fareste? Siamo sinceri…
Una qualsiasi offerta di vendita onesta e di buona qualità troverà quasi sempre acquirenti. Se al contrario sarà mediocre e priva di richiamo, la merce farà le ragnatele sommersa dal disinteresse di tutti.
La semplice regola vale per le mele, gli abiti, le auto, le case, gli orologi, le pizze. Vale per ogni forma di spettacolo. Vale per la boxe e i pugili!
Fondamentale, imprescindibile é il livello dei protagonisti che salgono sul ring. Poi tutto il resto. Insomma, la vetrina dei mess-media, dell’informazione, della location…Deve essere curata con oculatezza e pazienza affinché tutto contribuisca ad impreziosire ulteriormente il già prezioso match per attrarre i potenziali clienti. Ai quali si deve un totale rispetto. Perché se li si inganna, é per una volta sola. La seconda invece che al palasport andranno a passeggio e nel caso siano dinanzi alla TV, preferiranno persino riguardarsi la “Corazzata Potemkin” piuttosto che il pugilato…
Continuare a dare sempre la colpa agli “altri”, cattivi e stupidi, é più comodo e meno doloroso ma non porta a nulla.
Cominciare a riconoscere i propri errori sarebbe il primo e importantissimo passo per porre un non impossibile rimedio, in un un futuro comunque non prossimo né facile, ai guasti che tormentano il pugilato tricolore da oltre vent’anni.

 

"LA BOXE FA CIO' CHE VUOLE". Il mio nuovo libro è reperibile nelle maggiori librerie e nei siti librari di internet (Pag. 250 - Ed. Edizioni Slam - Absolutely Free Libri-Roma).

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