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La Boxe nella storia

Il lucano Raffaele Giordano ovvero l'Hall Of Fame Young Corbett III

YOUNG CORBETT III Raffaele Giordano aveva già battuto Jackie Fields. Era stato esattamente tre anni prima, il 22 Febbraio 1930, e sempre a San Francisco. Solo che allora il ring lo avevano montato al Recreation Park, proprio sul campo da baseball. Raffaele aveva dominato, e Fields era pur sempre l’oro olimpico di Parigi 1924 nei piuma e il campione del mondo in carica dei welter.

000000000000000000Corbett III

Aveva conquistato il titolo sette mesi prima a Detroit battendo un altro Italiano d’America, Joe Dundee, nato a Palermo e che in realtà si chiamava Salvatore Lazzara. Ma non c’era titolo in palio quel giorno, e mentre l’arbitro Jim Griffin alzava il braccio di Raffaele Giordano davanti al pubblico che approvava a gran voce, Fields scendeva dal ring sconfitto ma ancora campione del mondo. Raffaele era nato a Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, il 27 Maggio 1905. Sua madre Gelsomina Capobianco prese la nave da Napoli con il piccolo Raffaele di soli tre mesi per raggiungere il marito Vito, che era partito quattro mesi prima e aveva trovato un lavoro e una sistemazione a Pittsburgh. Quattro anni dopo si erano spostati in California, a Fresno, dove Raffaele era cresciuto a pane e pugilato. A Fresno oggi c’è la statua di un pugile in guardia destra fra le dodici corde… e sotto c’è scritto “Young Corbett III, campione del mondo”. Raffaele Giordano infatti combatteva sul ring col nome di Young Corbett III. Aveva iniziato la boxe a soli quattordici anni con il nome di Fresno Bee, ma presto lo aveva cambiato. Nella palestra di Fresno c’era la foto di William Rothwell “Young Corbett II”, che nel 1901 era diventato campione del mondo dei piuma a suon di KO, in guardia destra… un southpaw, mancino proprio come lui. E’ il 22 Febbraio 1933. Sono passati esattamente tre anni dal match al Recreation Park, e sono tre anni che Young Corbett III è il numero uno della classifica per l’NBA, ha vinto diciassette incontri su diciotto, uno lo ha pareggiato con Paulie Walker che poi ha nettamente battuto nell’immediata rivincita, ha battuto Andy Di Vodi, Young Jack Thompson campione del mondo dei welter in carica (4 Luglio 1930, naturalmente match senza titolo in palio) e due volte Ceferino Garcia portando il suo record a +101 -8 =20, non perde da oltre quattro anni, combatte dal 1919 che aveva appena quattordici anni, ma non ha mai avuto l’occasione mondiale perché è un guardia destra, un southpaw maledettamente forte da evitare a ogni costo. Il mondiale dei welter intanto è passato di mano in mano… Young Jack Thompson lo ha tolto a Fields, poi Tommy Freeman, nuovamente Young Jack Thompson, poi è la volta di Lou Brouillard, per finire nuovamente nelle mani di Jackie Fields il 28 Gennaio 1932 al Chicago Stadium. Stavolta però è finalmente il turno di Raffaele Giordano “Young Corbett III”. San Francisco, 22 Febbraio 1933, Seals Stadium, campionato del mondo dei pesi welter, arbitro e giudice unico dell’incontro Jack Kennedy, dieci i round previsti. Il campione del mondo (+71 -8 =2, KO 31) è più alto di cinque centimetri, 171 contro i 166 dello sfidante, ma è lui a cercare la corta distanza. Predilige il corpo a corpo, e lo fa caricando a testa bassa, spesso ai limiti del regolamento. Young Corbett III è un incontrista, boxa di rimessa e il suo jab destro continuamente doppiato dal gancio e montante sinistro è un’arma micidiale. E’ velocissimo, attende l’attacco del campione e lo anticipa costantemente. I colpi più pericolosi di Fields sono quelli portati con la testa. Giordano si aggiudica i primi cinque round, poi cala leggermente e Fields si aggiudica sesto e settimo. L’ottavo round è pari… il tutto in base al referto di mr. Kennedy, ampiamente condivisibile… e a questo punto il punteggio è 5 a 2 per Corbett e 1 round pari. Mancano solo due round e l’unica possibilità che ha il campione di mantenere il titolo è il KO. Nonostante le tre ultime riprese, Fields si rende conto di essere ancora indietro sul punteggio e al suono della campana del nono parte come una furia. E Corbett è stanco. Non riesce più a contenere gli attacchi del campione e per la prima volta nel match è costretto a legare. Sul finale di round il gancio destro di Fields buca la guardia di Corbett, che accusa vistosamente. Barcolla, ma resta in piedi e termina il round… siamo 5 a 3 Corbett e 1 round pari.

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Il decimo round è il capolavoro di Raffaele Giordano “Young Corbett III”. Fields parte all’attacco, come sempre, ma i colpi di sbarramento di Raffaele sono velocissimi, precisi, fanno male. La seconda metà del round è dominio totale dello sfidante. Fields è domato. Al suono dell’ultima campana mr. Kennedy alza immediatamente il braccio del vincitore, acclamato dal pubblico che approva in pieno il verdetto. Poi si attende l’ufficialità dalla voce dello speaker: LADIES AND GENTLEMEN, THE WINNER AND THE NEW WORLD CHAMPION OF THE WELTERWEIGHT… RALPH GIORDANO. Poco più di due mesi dopo la sconfitta subita contro Young Corbett III, Jackie Fields sale sul ring per l’ultima volta battendo ai punti in 10 round il forte Young Peter Jackson. Si ritira a soli 25 anni con un record fatto di 84 combattimenti, 72 vittorie 31 delle quali prima del limite, 9 sconfitte una sola subita per KO, 2 pareggi ed un No Contest. Nel 2004 viene inserito nella International Boxing Hall of Fame. Molto più lungo è stato invece il prosieguo della carriera di Young Corbett III. Perde il titolo del mondo dei welter solo tre mesi dopo, sconfitto per KOT al primo round da Jimmy McLarnin. Salito nella categoria dei pesi medi affronta e sconfigge autentici fuoriclasse del ring quali Mickey Walker, Gus Lesnevich e Billy Conn. Il 22 febbraio 1938, con la vittoria ai punti in 10 round sull’italoamericano Fred Apostoli la California State Athletic Commission lo riconosce quale campione del mondo dei pesi medi, titolo non riconosciuto ufficialmente dalla rivista specializzata “The Ring”. Nove mesi dopo, nella rivincita con in palio la cintura di campione del mondo riconosciuta dalla NYSAC, Commissione Atletica dello Stato di New York, titolo anche questa volta non riconosciuto da “The Ring”, la vittoria sarà di Fred Apostoli per KOT all’ottavo round. Young Corbett III sale altre 4 volte sul ring con altrettante vittorie per ritirarsi nel 1940, all’età di 35 anni, dopo aver disputato la bellezza di 155 incontri, 122 dei quali vinti (32 per KO), 12 le sconfitte 4 delle quali prima del limite e 20 i pareggi, un no contest. Nel 2004, esattamente come il suo avversario, è stato inserito nella International Boxing Hall of Fame di Canastota. Paolo Lantini

Due Hall of Fame come Salvatore Angotti e Guglielmo Papaleo si sfidarono al Garden nel 1943

SAMMY ANGOTT CONTRO   WILLIE PEP Il 19 Marzo 1943, settantacinque anni fa, due fuoriclasse e futuri Hall of Fame si affrontavano al Madison Square Garden in un match sui dieci round senza alcun titolo in palio.

Sammy Angott, ex campione del mondo dei leggeri, titolo mai perso, e Willie Pep, campione del mondo in carica dei pesi piuma.

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Salvatore Angotti (non Engotti, ma Angotti, di chiare origini calabresi) nasce a Washington il 17 Gennaio 1915. Peso leggero naturale, 171 cm di altezza, dilettante di successo con la vittoria al Pittsburgh Golden Gloves, a vent’anni è professionista sul ring. Sparring partner principale di Tony Canzoneri prima dei due match di quest’ultimo con Lou Ambers (1936 e 1937), grazie al quale acquisisce esperienza, comincia ben presto ad affrontare i più forti pesi leggeri del tempo. Combatte molto, a volte anche due o tre volte lo stesso mese. Vince spesso e a volte perde, ma sente sempre il suono dell’ultima campana. Soprannominato “The Clutch”, boxa con lo stile aggressivo dei picchiatori, anche se l’assenza del colpo risolutore lo porta spesso al risultato ai punti. Batte avversari che si chiamano Freddie Miller, Aldo Spoldi (italiano di Castiglione d’Adda già campione d’Europa dei leggeri), Baby Arizmendi. Il 3 Maggio 1940, a venticinque anni, conquista il mondiale NBA dei leggeri battendo ai punti in quindici round Davey Day (+59 – 7 =4) in quella che è la “bella” di una trilogia tra i due iniziata appena sette mesi prima. L’arbitro e giudice unico dell’incontro è niente meno che Jack Dempsey, “The Manassa Mauler”, che assegna ad Angott il verdetto con il punteggio di 76 a 74. Il 21 Giugno del 1941, a Philadelphia, è sconfitto ai punti in dieci round da un certo Ray “Sugar” Robinson (+20 -0, 17 KO) e cinque mesi dopo, dopo 4 successi consecutivi per KO, tenta per la prima volta la conquista del mondiale al Garden. E Sammy Angott centra subito l’obiettivo. E’ il 19 Dicembre 1941, e il campione del mondo è il texano Lew Jenkins (+51 -18 =5). Lew ha tolto clamorosamente il titolo a Lou Ambers, e lo ha battuto anche nella rivincita. Ma Angott lo domina dal primo al quindicesimo… 13 a 2 è il verdetto unanime ai punti dell’arbitro Young Otto e dei giudici Charles Draycott e Bill Healy.

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Il Garden è il suo ring e la gente del Garden ama Sammy Angott. Al Garden, nel 1942, batte prima Bob Montgomery (+41 -3 =3), poi difende il titolo con Allie Stolz (+46 -4 =2). Batte nuovamente Montgomery a Philadelphia e poi prende nuovamente di petto il signor Ray “Sugar” Robinson (+32 -0, 25 KO). E’ il 31 Luglio 1942 e il ring è ancora il Madison Square Garden. Dopo la prima netta sconfitta Angott affronta il fuoriclasse di Ailey a viso aperto. Per l’Associated Press Sammy vince i primi tre round, il quarto è pari. La rimonta di Sugar parte dal quinto… Sugar vince ancora ai punti, ma scende dal ring con profondi squarci alle arcate sopraciliari. Sammy non è stato dominato e gli oltre 12.000 del Garden gli riconoscono con una ovazione lo status di grande campione. Sammy batte nuovamente Aldo Spoldi (+96 -23 =7) a New Orleans e poi… dichiara alla stampa il suo ritiro dal ring. E’ il 13 Novembre 1942. Per la cronaca Sammy cita un infortunio alla mano destra, ma voci che circolano nell’ambiente affermano che il campione del mondo dei leggeri avesse lasciato lo sport perché si rifiutava di fare affari con la mafia che dettava legge nel mondo della boxe. Angott comunque nega questa storia affermando di aver accettato un lavoro ben remunerato. Salvo ripensarci a Gennaio, e il 19 Marzo 1943 eccolo nuovamente sul ring del Garden. E il suo avversario è Willie Pep.

 

Di Guglielmo Papaleo “Willie Pep” si sa praticamente tutto… ESPN lo pone attualmente al quinto posto nella classifica dei più grandi di sempre, davanti a Roberto Duran e dietro solo a Ray Sugar Robinson, Muhammad Ali, Henry Armostrong e Joe Louis… che altro aggiungere: figlio di siciliani della provincia di Siracusa, nato a Middeltown, nel Connecticut, il 19 Settembre 1922, è il campione del mondo dei pesi piuma. Quattro mesi fa, al Madison Square Garden, ha detronizzato Chalky Wright. Ha solo vent’anni, ma sale sul ring con un record che mette paura… 62 incontri e 62 vittorie, 23 per KO. Sammy Angott, di sette più vecchio, risponde con un più normale +69 -17 =5, 12 le vittorie prima del limite e non è mai andato KO. Come già detto non c’è titolo in palio, ma di fronte ci sono un campione del mondo in carica e un ex campione del mondo che il titolo non lo ha mai perso… e due italoamericani sul ring. Sarà uno spettacolo grandissimo. L’incontro, organizzato da da Mike Jacobs che cura gli interessi di Willie Pep, era inizialmente stato programmato sui quindici round visto lo spessore dei due protagonisti, ma il NYSAC aveva insistito che i round fossero dieci, preoccupato più che altro del fatto che Pep avrebbe potuto rivendicare la corona dei leggeri in caso di vittoria in un match sui quindici round.

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Pep è favorito con una quota di 14 a 5, 16.834 spettatori paganti, arbitro dell’incontro Billy Cavanaugh, giudici Joe Agnello e Bill Healy. Angott è più alto di sei centimetri, 171 contro 165 e più pesante di quattro libbre, 134 ½ contro 130 ¼… ma Pep è abituato a rendere centimetri e peso ai suoi avversari. Il match ha inizio. Subito ci si rende conto che i disturbi alla mano destra di Angott, se veramente disturbi ci sono stati, sono completamente scomparsi. E’ lui ad imporre il ritmo con il suo stile aggressivo, e i primi tre round sono i suoi. Il quarto è di Pep, il quinto nuovamente di Angott. Ma nel quinto uno scontro tra teste apre una ferita sulla palpebra sinistra di Angott e il sangue esce copioso ed difficile da cauterizzare. Il sesto round è sostanzialmente pari, settimo ed ottavo sono di Pep. Sono round questi bellissimi ma un po’ concitati… nel settimo prima l’uno poi l’altro finiscono a terra per scivolate in seguito a colpi a vuoto; stessa cosa accade due volte ad Angott nell’ottavo. Il signor Cavanaugh non ritiene mai di dover contare, non c’è kd. A inizio del nono l’opinione di tutti è che i vent’anni e la freschezza di Pep avranno la meglio, ma è proprio il nono round a consegnare il match a Sammy Angott. Un montante sinistro al corpo piega Pep e Angott si scatena con una serie a due mani al volto e al corpo. Classe e mestiere fanno si che Pep termini in piedi il round. Nel decimo Pep lotta disperatamente, ma quel montante al corpo nel nono lo ha indebolito e il finale di round è ancora favorevole ad Angott. La decisione è unanime: 5 a 4 per l’arbitro Cavanaugh e per Bill Healy, 6 a 4 per Joe Agnello, lo United Press assegna 6-3-1 e l’Associated Press 5-3-2… tutti per Sammy Angott. Willie Pep (+229 -11 =1, 65 KO) sarà campione del mondo fino al 1950 salvo un brevissimo intervallo di tre mesi tra il ‘48 e il ‘49, combatterà fino al 1966 all’età di 44 anni e sarà inserito nella International Boxing Hall of Fame fin dal primo anno, il 1990. Sammy Angott (+94 -29 =8, 22 KO) combatterà fino al 1950, affrontando tra i tanti Henry Armostrong, Ike Williams tre volte (una vittoria per KOT e due sconfitte per split decision) e Ray “Sugar” Robinson per la terza volta. Il 27 Ottobre 1943 sarà nuovamente campione mondiale NBA dei leggeri, battendo Luther “Slugger” White (+78 -13 =10) ai punti in quindici a Los Angeles, titolo che perderà nel Marzo del ‘44, sempre a Los Angeles e sempre ai punti, contro il forte messicano Juan Zurita (+124 -21 =1). Una sola volta sarà battuto prima del limite, da Beau Jack nel 1946. Dal 1998 anche lui è insieme ai più grandi di sempre a Canastota. Paolo Lantini

George Nichols e Tommy Paul campioni del mondo dal cuore italiano e oltre i 100 match

GEORGE NICHOLS E TOMMY PAUL "AL SECOLO "GIOVANNI NICOLOSI  E GAETANO ALFONSO PAPA 

 

La World Boxing Association, il cui primo mondiale è datato 21 Aprile 1962 (pesi leggeri, Carlos Ortiz vs Joe Brown) nasce in realtà nel 1921 a Rode Island con il nome di National Boxing Association. Nel 1962 finalmente la parola National viene sostituita da World, come è giusto che sia. La NBA, riconosciuta inizialmente da tredici stati americani per arrivare ad oltre trenta negli anni trenta-quaranta, nasce come rivale della New York State Athletic Commission che dal 1911 esercitava la propria sovranità nel mondo della boxe.

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Il primo mondiale organizzato dalla NBA è quello dei pesi massimi, datato 2 Luglio 1921, tra Jack Dempsey e Georges Carpentier. Sempre nel 1962 il NYSAC sostiene la formazione del World Boxing Council, il cui primo mondiale è quello datato 8 Dicembre 1962, a livello di pesi welter, tra Emile Griffith e Jorge Fernandez. Dal 1927 ad oggi NBA-WBA e NYSAC-WBC, con l’aggiunta di International Boxing Federation (27 Maggio 1983, pesi medi, Marvin Hagler vs Wilfred Scypion), World Boxing Organization (4 Novembre 1988, pesi supermedi, Thomas Hearnes vs James Kinchen) e International Boxing Organization (9 Aprile 1992, pesi superleggeri, Mike Egven vs Louie Lomeli), riconoscono diversi pugili come campioni del mondo. Ma c’è un solo campione del mondo per ogni categoria di peso, come sancito nero su bianco da Nathaniel Stanley Fleischer, scrittore di boxe e giornalista, fondatore nel 1922 della rivista The Ring (chiamata anche Ring Magazine): “Per ogni categoria di peso (otto allora) c’è un solo campione del mondo. E per essere campione del mondo (linear world champion) devi battere il campione del mondo, e devi farlo in match al limite dei quindici round (oggi dodici). Nel caso in cui il titolo sia vacante il nuovo campione del mondo uscirà dalla sfida tra primo e secondo classificato nella graduatoria della categoria”. Con due sigle a gestire il mondo della boxe negli USA… più una terza, la IBU, attiva in Europa ma molto meno considerata delle altre due… e la più importante rivista di boxe al mondo nel mezzo avvengono anche cose strane, come nel caso dei pesi gallo nel 1936 con Sixto Escobar riconosciuto da entrambe le sigle ma con Tony Marino campione del mondo linear… storia interessante per chi vuole saperne di più:

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Vorrei raccontare brevemente le storie di due forti pugili italoamericani che sono stati, a inizio anni trenta, campioni del mondo NBA senza aver avuto da Ring Magazine il riconoscimento di Lineal World Champion, due campioni con oltre cento incontri professionistici sulle spalle contro i più forti avversari delle rispettive categorie.

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GEORGE NICHOLS , Filippo Giovanni Nicolosi, figlio dei siciliani Ida e Tommaso Nicolosi, nasce a Sandusky, Ohio, il 10 Luglio 1907. E’ il Sandusky Star Journal a riportare nella pagina sportiva il successo ai punti in quattro round del pugile di casa George Nichols, di soli tredici anni, sul suo avversario Art Tight, che non salirà mai più sul ring. Filippo combatterà 140 volte (+93 -34 =12, 33 KO) da peso medio prima e da mediomassimo poi, categoria quest’ultima per la quale sarà campione del mondo NBA nel 1932. E’ un torneo organizzato dalla NBA a dare a Filippo Giovanni Nicolosi l’importantissima cintura mondiale. Il Lineal World Champion dei mediomassimi è nelle mani di Maxie Rosembloom dal Giugno del 1930, riconosciuto dal NYSAC in seguito al successo a Buffalo su Jimmy Slattery. Secondo Nat Fleischer sono loro ai primi due posti nella classifica dei mediomassimi. La NBA in un primo momento accetta la decisione, per poi dichiarare Rosembloom decaduto il 6 Giugno del 1931 per inadempimento contrattuale, quindi indice un torneo tra i più forti pugili della categoria. George Nichols non è tra i favoriti, anche perché ne viene da due sconfitte consecutive, la prima delle quali nell’uguale torneo organizzato per la categoria dei medi (reso vacante il 19 Giugno del 1931 da Mickey Walker), ai punti in dieci contro Gorilla Jones (poi vincitore in finale sul nostro Oddone Piazza), e la seconda tre settimane dopo per KOT al settimo contro Dave Maier. Avviene tutto a Chicago. Il 30 Dicembre 1931 George Nichols batte Don Petrin (+27 -6) KO al quinto e due settimane dopo è la volta del canadese Charley Belanger (+64 -24 =14), kd al quinto e netto verdetto ai punti in dieci in favore di Nichols. Il 28 Gennaio 1932 è la volta di Lou Scozza, al secolo Luigi Scozzaro (+66 -17 =7), battuto ai punti in dieci round nei quarti di finale del torneo grazie a una seconda metà di match combattuta da dominatore. Il 18 Febbraio, in semifinale, il suo avversario è Billy Jones (+47 -11 =3). Jones è nettamente favorito… sono in molti a credere che sarà lui il vincitore del torneo. Al Chicago Stadium accorrono in 23.000, anche per assistere all’esibizione su quattro round tra Jack Dempsry e King Levinsky. E’ un match durissimo… Jones è al tappeto due volte nel secondo e una nel quarto, Nichols va giù nel quinto. Il vantaggio accumulato nei round iniziali è determinante ed il ritorno di Billy Jones nei round finali non è sufficiente a colmarlo; tra lo stupore generale George Nichols è dichiarato vincitore e si guadagna la finale. Il suo avversario in finale è proprio quel Dave Maier (+21 -2 =1) che lo aveva battuto prima del limite appena quattro mesi prima. E’ il 18 Marzo 1932, i round previsti sono dieci e il mancino di Milwaukee è favoritissimo, un successo di Nichols è pagato dieci volte la posta. Nichols è kd nel secondo, ma si rialza immediatamente… e ribalta le sorti del match. Dal quarto round inizia un martellamento continuo che costringe frequentemente Maier all’angolo. Il verdetto di split decision è avaro per George Nichols, ma sufficiente per conquistare il titolo. La carriera ad altissimo livello di Nichols termina con questo match. Tra il Maggio e l’Ottobre del 1932 disputa cinque match, tutti senza titolo in palio, e ne perde quattro. Perde con avversari fortissimi, Lou Scozza, Ham Jenkins, Joe Knight, Adolf Heuser, e a Dicembre la NBA lo dichiara decaduto. Nel 1933 sposa la campionessa olimpica di pattinaggio su ghiaccio velocità 1500 metri ai giochi invernali di Lake Placed 1932 Catherine “Kit” Klein, famosissima in patria, e la celebre coppia appare ad ogni evento mondano possibile. Tra il ‘33 e il ‘34 Nichols rimedia un non esaltante +8 -8 =2.

Nel 1935 i due si separano e paradossalmente il divorzio segna un ritorno ai vertici sportivi… Kit Klein vince il mondiale nel ‘36 mentre George Nichols torna a vincere con più frequenza pur non raggiungendo più i vertici raggiunti tra il 1931 e il 1932. Degno di nota un match pari con il grande John Henry Lewis il 7 Aprile del 1936 a Buffalo, che poi però lo batterà nella rivincita, una vittoria su Allen Mattews (+76 -12 =4) e la sconfitta per KO al secondo con Fred Apostoli il 17 Aprile 1939 a Houston. Chiude il 2 Maggio 1939 con una vittoria prima del limite nella sua Sandusky contro il debuttante e poi mai più sul ring Gil LaCrosse in un match senza alcun rilievo. Muore a Sandusky il 27 Settembre 1986. Nel 1997 è stato inserito nella Ring 44 Boxing Hall of Fame di Buffalo, nello stato di New York, città dove George Nichols ha svolto gran parte della sua carriera agonistica.

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TOMMY PAUL Gaetano Alfonso Papa nasce a Buffalo, nello stato di New York, il 4 Marzo 1909. Figlio di Vito Antonio Papa e di Caterina Tomasullo, emigrati a inizio secolo da San Fele, in provincia di Potenza, paese di nascita del campione del mondo dei leggeri 1925-26 Rocky Kansas, al secolo Rocco Tozzo. Gaetano è il quinto di tredici figli e il secondo di una famiglia di pugili a salire sul ring… i quattro fratelli Paul. Prima di lui sul ring sale Alfonso Papa “Al Paul”, +19 -18 =7 tra il 1921 e il 1928 nei pesi gallo, e dopo di lui sarà la volta di Michele Papa “Mickey Paul, +28 -39 =5 tra il 1927 e il 1938 sempre nei gallo, e di Vito Antonio Papa jr. “Tony Paul”, forte peso leggero che tra il 1932 e il 1939 ottiene un interessante +20 -3 =2. Gaetano si allena con i fratelli nella celebre palestra di Jack Singer che immediatamente ne intravede le doti. Da dilettante (+31 -2), nel 1927 campione della National Amateur Athletic Union (AAU) e vincitore del New York State Amateur Boxing Championship dei pesi gallo. Nello stesso anno debutta al professionismo. Tra il ‘27 e il ‘28 inanella un più che significativo +23 -0 =4 con 11 KO. L’11 Gennaio del ‘29 la prima sconfitta è per squalifica dopo aver messo KO il filippino Frisco Grande con un colpo che l’arbitro William J. O’Connor giudica sotto la cintura… sette giorni dopo il primo grande successo, sul campione olimpico di Anversa 1920 e attuale campione del mondo NBA dei mosca Frankie Genaro, al secolo Francesco Di Gennaro, al Broadway Auditorium di Buffalo. Gaetano “Tommy Paul” è ai vertici della categoria dei gallo prima e dei piuma poi. I suoi avversari sono i migliori… tanti gli italoamericani come lui, tutti fortissimi: Fidel LaBarba, Bushy Graham i più noti, e poi Panama Al Brown, Freddie Miller, Baby Arizmendi. Nel 1932 il titolo del mondo dei piuma è vacante. A Gennaio Battling Battalino, al secolo Cristoforo Battaglia, non è rientrato nel peso nel match contro Freddie Miller e prima il NYSAC e poi la NBA lo hanno dichiarato decaduto. La NBA indice un torneo all’Olympia Stadium di Detroit. Tommy Paul batte ai punti in dieci round prima il canadese Pete De Grasse (+48 -18 =16), poi Angelo Geraci “Bushy Graham” di Enna (+94 -19 =8) già precedentemente battuto, e in semifinale l’imbattuto Frankie Wallace (+14 -0), al secolo Franco Angelora nativo di Campobasso. Il 26 Maggio 1932, all’Olympia Stadium di Detroit, il suo avversario per il mondiale NBA dei pesi piuma è il portoghese naturalizzato americano Angelo “Johnny” Pena (+50 -17 =7).

TommY Paul sale sul ring forte di un record di +56 -7 =6… e vince tutti i round tranne il settimo. Perde il titolo alla prima difesa, il 13 Gennaio del ‘33, per split decision contro Freddie Miller (+102 -7 =4), sua bestia nera contro il quale ha perso ai punti quattro volte su sei (due le vittorie Tommy Paul). E qui ha inizio la parabola discendente di Tommy Paul. In tre anni 38 match, 16 vittorie, 4 pareggi, 17 sconfitte e un NC che portano il suo record a + 79 (26 KO) -28 =10. Chiude nel Luglio del 1936. Sposato con Edith Bucco e padre di quattro figli, resta per tutta la vita nel mondo della boxe in qualità di allenatore. Muore il 28 Aprile 1991, a ottantadue anni, nella sua Buffalo.

Paolo Lantini

Cristoforo "Battling" Battalino l'indomito guerriero che divenne campione mondiale dei piuma

BATTALINO Chris Battling

 

Nel 2003 l’International Boxing Hall of Fame di Canastota ha introdotto Battling Battalino tra i grandissimi della boxe, riconoscendolo come uno dei più grandi pesi piuma della storia. Tra il Settembre del 1929 e il Gennaio 1932 Battalino è stato campione del mondo della categoria, conquistando il titolo contro il francese Andre Routis e difendendolo vittoriosamente cinque volte. Cristoforo Battaglia nasce ad Hartford, nel Connecticut il 18 Febbraio 1908. I suoi genitori, Emilia e Carmine Battaglia, sono da poco sbarcati ad Ellis Island dalla Sicilia, e da lì si sono trasferiti nel vicino Connecticut, sulle sponde dell’omonimo fiume, dove Cristoforo comincia a combattere sul ring ancora giovanissimo. Ed è molto forte; la sua carriera dilettantistica, 46 vittorie su 59 match disputati, culmina con i titoli di campione del Connecticut e l’AAU National dei pesi piuma. Nel frattempo, non avendo mai frequentato la scuola superiore, lavora insieme al padre in una piantagione di tabacco prima e in una fabbrica di macchine da scrivere poi. Esordisce al professionismo nel 1927, a soli 19 anni, nella sua Hartford con un successo al secondo sul come lui debuttante Archie Rosemberg, per il quale la carriera sul ring terminerà con questo match. Per Cristoforo Battaglia è invece l’inizio di una carriera sul ring di grande successo. Christoper si fa chiamare  Battling Battalino ed è un attaccante indomito, coraggiosissimo, picchiatore implacabile e molto amato dal pubblico. Ogni suo match è garanzia di spettacolo.

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Due anni dopo l’esordio il match della svolta... per il ventunenne italoamericano c’è Panama Al Brown. Panama Al Brown, al secolo Alphonso Teofilo Brown (1902-1951), è famoso per essere stato il primo pugile latinoamericano a conquistare un titolo del mondo. Introdotto nella IBHOF nel 1992, è uno di quei fuoriclasse che non si discutono; ha appena conquistato il mondiale dei gallo battendo Gregorio Vidal ai punti in quindici round al Queensboro Stadium di Long Island a New York e resterà campione sei anni, fino al 1935. Giramondo di Colon, dopo i primi otto match a Panama ha combattuto 148 incontri tra Stati Uniti, Francia, Spagna, Danimarca, Cuba, Inghilterra, Canada, Italia, Belgio, Algeria, Marocco, Svizzera, Tunisia e Norvegia, per poi chiudere la grandissima carriera con sette match nella sua Panama con un record di +131 -20 =12, 59 KO con dieci vittoriose difese del titolo del mondo dei gallo, tra le quali vale la pena ricordare quella ai punti in dodici round al Palazzo dello Sport di Milano, il 19 Marzo 1933, sul nostro bravissimo Domenico Bernasconi.

Il ventisettenne Panama Al Brown è un fuoriclasse ed ha bisogno di monetizzare la sua carriera sfruttando la fresca conquista del titolo del mondo. Ha solo un problema… non è amato dal pubblico per la sua presunta omosessualità. Il ventunenne Cristoforo “Battling Battalino”, (+17 -1 =2, 9 KO e un NC) lo affronta a livello dei pesi piuma nella sua Hartford, al Bulkeley Stadium, il 26 Luglio 1929; per lui si tratta del grande salto di qualità. E’ il 26 Luglio 1929 e il ring è allestito al Bulkeley Stadium di Hartford… inutile dire che il tifo per Battling Battalino è totale. Una curiosità: due giorni prima Panama Al Brown avrebbe dovuto combattere a Philadelphia contro Matty White, ma senza alcun preavviso il panamense non si era presentato all’appuntamento, motivo per il quale il 25 la Pennsylvania Athletic Commission aveva squalificato lui e il suo manager Dave Lumiansky a tempo indeterminato. Al suono della campana Bat Battalino si scatena… aggredisce immediatamente il blasonato avversario con serie a due mani aggiudicandosi in maniera eclatante i primi quattro round. Nel terzo Brown va anche al tappeto pur rialzandosi immediatamente. Dal quinto l’azione di Battalino rallenta e Brown riesce ad inquadrare il match, ma Cristoforo resiste bene e al termine dei dieci round previsti il vincitore è chiaramente lui. L’arbitro e giudice unico del match, Bill Conway, gli assegna in maniera un po’ troppo casalinga tutti e dieci i round. Il campione del mondo dei pesi piuma è il francese Andre Routis. Non è un fuoriclasse, ma il 28 Settembre 1928, al Madison Square Garden, ha clamorosamente battuto con una split decision in quindici round nientemeno che Tony Canzoneri prendendosi entrambe le cinture, NYSAC ed NBA, in quello che il New York Time ha giudicato “… uno dei combattimenti più selvaggi mai organizzati per la corona delle 126 libbre”. Dopo la clamorosa vittoria, due sconfitte senza titolo in palio, la seconda proprio contro Tony Canzoneri, poi una vittoriosa difesa al terzo contro Buster Brown e quattro sconfitte, ancora senza mondiale in gioco, che portano il suo record ad un non eccezionale +56 -23 =7, 13 KO. Ma è il campione del mondo dei piuma… e Cristoforo vuole quel titolo.

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Gioca ancora in casa, all’Hurley Stadium di Hartford di fronte a 14.000 spettatori, e l’arbitro e giudice unico è ancora Bill Conway. E’ il 23 Settembre 1929. Il NYSAC, dopo le numerose sconfitte subite, ha dichiarato Routis decaduto e non riconosce il match come valevole per la sua sigla, ma i quindici round previsti e il riconoscimento da parte della NBA e della rivista The Ring di Nat Fleischer sono garanzia di vero World Championship. E Cristoforo “Battling Battalino”, a soli ventun’anni, due di professionismo e ventidue match, domina… 75 a 56 il verdetto di Bill Conway, tutti e quindici i round per lui, quattro con addirittura due punti di scarto. Una superiorità che non si può discutere. E’ il terzo “italiano d’America” a riuscire nell’impresa a livello delle 126 libbre dopo Johnny Dundee e Tony Canzoneri. Nei primi sei mesi del 1930 combatte nove volte senza titolo in palio, con tre sconfitte e sei successi, uno dei quali sull’ex re dei pesi gallo Angelo Geraci “Bushy Graham”; poi a Luglio la prima vittoriosa difesa, KO al quinto sul filippino Ignacio Fernandez. A questo punto i ripetuti match senza titolo in palio, come spesso accadeva, gli procurano qualche sconfitta, ma è nelle grandi battaglie che emergono le qualità del campione.

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A farne le spese i futuri HOF Charles “Bud” Taylor e soprattutto il fuoriclasse cubano Kid Chocolate, al secolo Eligio Sardinias Montalvo, battuto ai punti in quindici round al Madison Square Garden il 12 Dicembre 1930 in un match con il titolo in palio riconosciuto questa volta anche dal NYSAC. Dopo i primi dieci round Kid Chocolate è in vantaggio ai punti; la sua tecnica ha la meglio sull’irruenza del campione del mondo, ma Bat capovolge il risultato aggiudicandosi chiaramente gli ultimi cinque. Il verdetto è una decisione unanime per lui, avvallata anche dal giudizio dell’Associated Press, che gli assegna otto round contro i sette dello sfidante. Il 22 Maggio 1931 è la volta del campione olimpico di Parigi 1924 e futuro HOF Fidel La Barba a testare la forza di Cristoforo Battaglia; il campione olimpico per gli USA di chiare origini italiane è favorito nei pronostici 2 a 1, ed è un beniamino del Garden. Ma i 15.000 spettatori assistono al quarto successo mondiale di Battling Battalino… anche qui la decisione è unanime.

Ed è ancora un futuro HOF la quinta vittima mondiale di Bat il 23 Luglio 1931… Freddie Miller, di Cincinnati; il ring è il Redland Field di Cincinnati e Miller vi sale in qualità di sfidante ufficiale forte di un record di +87 -4 =3. Un gancio destro al mento di Bat atterra Miller nel primo… Miller ha accusato il colpo e fatica a riprendersi... Bat domina. E’ ancora il gancio destro al mento immediatamente doppiato da un montante destro al corpo ad atterrare Miller nel nono una prima volta, poi una serie a due mani provoca il secondo kd. Miller si rialza al nove e riesce a terminare in piedi il match, previsto sui dieci round come da regolamento dello stato dell’Ohio.

Netto l’unanime verdetto in favore dell’italoamericano. Il 4 Novembre 1931, al Chicago Stadium, il pugile di casa Earl Mastro (+49 -3 =2) è il sesto avversario mondiale di Bat. I 14.000 spettatori assistono ad uno scontro estremamente violento. Il Burlington Free Press adn Times così lo descrive: “L’implacabile e combattivo campione Battling Battalino ha dovuto lottare come un campione per sconfiggere il giovane sfidante di Chicago. Ha atterrato Mastro due volte ed una terza lo ha messo sull’orlo del KO, ma il cittadino di Chicago ha sempre lottato con disperazione… Battalino lo ha atterrato nel secondo round con una serie a due mani nel secondo round e quando Mastro si è rialzato lo ha costretto alle corde con un’altra raffica di pugni. Nel sesto Battalino ha atterrato il ragazzo di Chicago con un formidabile colpo al corpo.”

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Dopo questo successo il nostro Cristoforo ottiene due importanti vittorie in match senza titolo in palio: il primo nella “bella” con Bushy Graham (+94 -18 =8), che lo aveva sconfitto per split decision a Settembre, battuto KO al primo round per chiudere la pratica, e il secondo con Al Singer (+58 -8 =2), battuto KO al secondo. Poi, il 27 Gennaio 1932, è la volta della rivincita concessa a Freddie Miller alla Music Hall Arena di Cincinnati per il mondiale dei piuma, sesta difesa per Bat. I fatti sarebbero questi: Battling Battalino fallisce il peso… 129 libbre, tre di troppo.

L’NBA, che riconosce l’evento sotto la sua egemonia, priva Bat (già privato del titolo NYSAC l’8 Gennaio di quell’anno non riconoscendo Miller come sfidante) del titolo e lo riconosce valido solo in caso di vittoria di Miller. Nel corso del terzo round Battalino va giù su un innocuo colpo al mento. Si rialza, va giù nuovamente senza quasi essere colpito. Il pubblico protesta rumorosamente mentre l’arbitro Lou Bauman dichiara Miller vincitore. Ma pubblico, giornalisti e osservatori NBA non sono d’accordo, il match è un palese combine; Battling Battalino, avendo ormai perso il mondiale a tavolino, sembra abbia venduto il match al suo avversario consentendogli la conquista del medesimo in cambio di denaro… e la cosa non fa onore ad entrambi i futuri HOF. Il verdetto viene cambiato in “no contest” dalla NBA e il titolo dei piuma resta vacante.

Battling Battalino, a questo punto, chiede di essere reintegrato nel ruolo di campione del mondo, ma la richiesta viene respinta e a Bat verrà negata una nuova chance mondiale per il resto della carriera. Sospeso a tempo indeterminato dalla Boxing Commission e multato di 5000 dollari, Battling Battalino ha continuato a battersi sul ring come peso leggero con alterna fortuna fino al 1940, incrociando i guanti con futuri HOF del calibro di Billy Petrolle e Barney Ross e ottenendo una grande vittoria KOT al sesto round su Cocoa Kid, uno dei fantastici Murderers' Row. Termina la carriera nel 1936 dopo tre sconfitte consecutive, la riprende tre anni dopo, nel Luglio del 1939. Ottiene sette successi consecutivi, poi un pareggio e due sconfitte consecutive lo convincono, nel Gennaio del 1940, al definitivo abbandono. 57 vittorie, 23 prima del limite, 3 pareggi e 26 sconfitte, una sola per KO (da peso leggero nel 1932 contro Billy Petrolle, al 1'31" del dodicesimo ed ultimo round la sua unica vera debacle) sono il suo record. Paolo Lantini

Settembre è il mese di Rocky Marciano . Avrebbe compiuto cento anni

Settembre è il mese di Rocky Marciano. Nasce il primo Settembre 1923 a Brockton nel Massachusetts, compirebbe cento anni !.

Il 23 Settembre 1952, batte KO al tredicesimo Jersey Joe Walcott e conquista il mondiale dei massimi. Il match sarà eletto da Ring Magazine “Fight of the Year 1952”. Il 24 Settembre 1953, batte KOT all’undicesimo Roland La Starza in quello che Ring Magazine eleggerà “Fight of the Year 1953”.

Il 17 Settembre 1954, batte KO all’ottavo Ezzard Charles in quello che Ring Magazine eleggerà “Fight of the Year 1954” - Il 21 Settembre 1955 batte KO al nono Archie Moore nel suo settimo ed ultimo match mondiale.

Marciano mamma spaghetti 

 23 Settembre 1952 Il Municipal Stadium di Philadelphia è pieno, non c’è un posto libero, saranno quarantamila. In prima fila Don Dunphy, il radiocronista più famoso d’America, parla a venti milioni di ascoltatori. Mamma Pasqualina(foto) non è tra questi. Non ha mai assistito ad un incontro di suo figlio. Come sempre è andata in chiesa a pregare. E’ andata, come sempre, a pregare per suo figlio Rocco, perché non si faccia male, ma anche perché non faccia male al suo avversario, perché anche lui ha a casa una mamma che lo aspetta… Al centro del ring lo speaker sta presentando l’incontro… “… L’attrazione principale… 15 round… campionato del mondo dei pesi massimi… 184 libbre… lo sfidante, Rocky Marciano…” All’angolo di Rocky, Charley Goldman e Al Weill, come sempre. “… 196 libbre... il campione dei massimi, Jersey Joe Walcott…” L’arbitro, Charley Daggert, chiama i pugili al centro del ring… non colpite sotto la cintura, non legate e via dicendo… Stranamente Rocky non guarda fisso il suo avversario, tiene bassa la testa. Anche Walcott sembra disinteressarsi a Marciano. Come se non fossero loro i due a darsi battaglia, oggi. Charley Goldman gli mette il paradenti, poi gli sfila l’accappatoio. Ecco, sul ring sono solo Rocky Marciano, Jersey Joe Walcott e l’arbitro Daggert. Gong… primo round… Incredibile… Rocky è al tappeto. Un gancio sinistro di Walcott fa barcollare Rocky che si aggrappa all’avversario e si rimette in guardia. Fulmineo un secondo corto gancio sinistro si abbatte sul mento di Marciano che va al tappeto. Si rialza immediatamente; il KD è durato solo quattro secondi ed è il primo nella carriera di Rocky Marciano. Non è passato neanche un minuto dall’inizio del primo round. Marciano si lancia contro l’avversario come una furia e Walcott accetta la battaglia. Fin dal primo round è questa la chiave del match; continui scambi dalla media e corta distanza, colpi sempre caricati con la spalla da ambo i contendenti sempre alla ricerca della soluzione prima del limite. Marciano avanza continuamente, come ha sempre fatto in tutta la sua carriera, Walcott gira costantemente verso destra per poter piazzare il jab sinistro e poi doppiarlo immediatamente con gancio o montante destro. La mobilità sul tronco e la maggior precisione del campione del mondo tengono a freno l’irruenza dell’italoamericano per i primi sei round; la superiorità di Walcott è leggera ma costante e accumula punti sui cartellini dell’arbitro e dei due giudici. Negli intervalli i secondi di Marciano sono impegnati a cauterizzare una ferita che dall’arcata sopracciliare sinistra si estende fin sopra il naso. Il match è stupendo, non ha pause ed è estremamente violento; i quarantamila del Municipal Stadium sono tutti in piedi. A partire dal settimo round la fatica comincia a farsi sentire e Walcott sembra accusare i suoi trentotto anni ed una lunga e logorante carriera fatta di battaglie incredibili contro i più forti pesi massimi del mondo. Marciano comincia ad incassare riprese a suo favore. Al decimo round la sua azione si fa asfissiante, incalza il campione colpendolo continuamente con serie a due mani; Walcott, spalle alle corde, ribatte colpo su colpo ma l’impressione è che possa capitolare da un momento all’altro. Ma nell’undicesimo, incredibilmente, il ritorno di Walcott; è Marciano adesso ad essere stanco, i suoi attacchi cominciano ad andare sempre più spesso a vuoto, per la prima volta lo vediamo appoggiarsi con le spalle alle corde e il campione si rifà sotto con serie a due mani. Walcott vince l’undicesimo e il dodicesimo round. A quel punto del match il punteggio sul cartellino dell’arbitro Charley Daggert è di 7-4, quelli dei giudici Zach Clayton e Pete Tomasco rispettivamente 8-4 e 7-5 tutti per il campione del mondo. Lo sa Charley Goldman, lo sa Al Weill, se ne rende conto anche Rocky Marciano: se si arriva ai punti non vincerà. Deve metterlo KO. Gong, tredicesimo round… Marciano e Walcott sono a centro ring. Rocky prova col sinistro, ma Walcott indietreggia. Prova ancora col sinistro, due volte, ma Walcott indietreggia sempre, sa di essere in vantaggio ai punti, lo sa e guadagna tempo. Marciano lo insegue. Lo fa lentamente, mentre l’altro pedala all’indietro, sempre girando verso la sinistra di Rocky. E’ con le spalle a venti centimetri dalle corde dal lato dei secondi di Marciano. … Quarantatreesimo secondo del tredicesimo round… Il gancio destro di Rocky Marciano, terribile, devastante, micidiale. Il colpo più spettacolare della storia della boxe. Walcott va giù, si accascia lentamente sulle ginocchia mentre con il braccio sinistro cerca di reggersi sulla corda più bassa. Poggia la fronte sul tappeto mentre Charley Daggert lo conta… otto, nove, dieci… out. Il primo ad annunciarlo ai venti milioni di radioascoltatori è Don Dunphy. Poi, quando cala il microfono a centro ring, è lo speaker del Municipal Stadium… “The winner and the new haveyweight champion of the world… Rocky Marciano”

24 Settembre 1953 Per Marciano è la seconda difesa del titolo. Ne viene dal successo al primo round su Walcott nel match di rivincita. Il suo avversario è quel Roland La Starza, ragazzo del Bronx di genitori italoamericani, che è il pugile che è andato più vicino (e resterà l’unico) a sporcare il record di Rocky… con un pareggio. E’ successo al Garden il 24 Marzo 1950. Marciano ne usciva dal disgraziatissimo match con Carmine Vingo ed era ancora segnato da quanto accaduto, e Roland La Starza (37-0) era un beniamino del Garden. Non era previsto match pari come da regolamento di quel periodo per gli stati di New York e del Massachusetts, e al termine dei dieci round i punteggi dei giudici sono 5-4 e 4-5; per l’arbitro Jack Watson è 5-5. Entra in scena come da regolamento il punteggio supplementare e per Watson il vincitore è Rocky, con il punteggio di 9 a 6, in virtù anche di un atterramento inflitto all’avversario nel settimo round. Oggi il ring è quello del Polo Ground di New York, lo stadio del baseball.

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La Starza (53-3, 24 KO) sa bene come si combatte Marciano; boxa di rimessa, ma quando Rocky gli si fa sotto accetta la lotta a distanza ravvicinata. Al termine del sesto è in vantaggio ai punti sui cartellini dei due giudici a bordo ring, per l’arbitro Ruby Goldtein sono tre round a testa. Ma la pressione di Marciano è continua ed asfissiante. Il round si chiude con un gancio sinistro di Rocky che scuote l’avversario. Dal settimo round il jab sinistro di La Starza non riesce più a frenare il continuo avanzare di Marciano e le sue spalle sono sempre più spesso sulle corde. Ottavo, nono e decimo sono durissimi per lo sfidante. Ma La Starza è fortissimo… accetta gli scambi a media distanza senza mai legare. Ma è Marciano ad aggiudicarsi gli ultimi quattro, e al termine del decimo round i punteggi sono 7 a 3 per Ruby Goldstein, con il quale personalmente concordo, e rispettivamente 6-4 e 5-5 per i giudici Young Otto e Harold Barnes. Undicesimo round: è passato un minuto esatto dal suono della campana… Rocky costringe La Starza alle corde… un primo gancio destro scuote lo sfidante... poi, rapidissimi, montante destro e gancio sinistro. Mentre Roland sta per cadere, il gancio destro di Marciano si abbatte su di lui come una mannaia. Roland, coraggiosissimo, si rialza al cinque… e Rocky non perdona. Una serie a due mani si abbatte su La Starza e, a un minuto e 28” Ruby Goldstein (ex peso leggero da 55-6, 39 KO e un’infinità di mondiali e match immensi arbitrati) ferma il combattimento ormai impari… KO tecnico.

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17 Settembre 1954 Rocky Marciano e Ezzard Charles si sono affrontati esattamente tre mesi prima… decisione unanime per Rocky, condivisa pienamente dalla stampa (10 a 4 per L’Associated Press), ma tutti d’accordo che Charles merita la rivincita, Al Weill e Rocky Marciano stesso lo dichiarano alla stampa. Il ring è ancora il Yankee Stadium, come per il match precedente. Leggera preferenza per l’ex campione del mondo nel primo round, poi inizia il dominio assoluto di Rocky Marciano. Charles è un campionissimo, e ha il merito di accettare la lotta a viso aperto senza indietreggiare. Il risultato è un match altamente spettacolare. Ma già dal secondo round lo spettatore percepisce che stavolta Ezzard Charles non sentirà il suono dell’ultima campana. Secondo round: un primo gancio destro… Charles accusa… un secondo gancio destro e Charles è chiuso all’angolo. Serie a due mani e Charles è al tappeto. Si rialza subito e riesce in qualche modo a terminare in piedi il round. Terzo, quarto e quinto sono durissimi per Ezzard Charles. Al termine del sesto Marciano torna al suo angolo con una profonda ferita al naso. Nel settimo Charles è sull’orlo del KO, ma l’orgoglio del campione lo tiene in piedi. A questo punto i cartellini dell’arbitro e dei due giudici esprimono un 5 a 1 e due 6 a 1. Il dominio di Rocky Marciano è nettissimo. Ottavo round: corto gancio sinistro di Rocky… Charles accusa e lega… primo gancio destro… secondo gancio destro… Charles è al tappeto. Si rialza ancora subito, senza riprendere fiato, ma stavolta manca ancora tanto alla fine del round. E’ una serie di sei ganci a due mani, l’ultimo è un sinistro… Charles al tappeto attende l’out del signor Al Berl. Sono passati due minuti e 36 secondi dall’inizio dell’ottava ripresa.

Marciano batte moore

21 Settembre 1955 Tre anni prima il leggendario Archie Moore è finalmente riuscito a coronare, a trentasei anni, il sogno mondiale. Oggi la vecchia mangusta tenta il salto nella massima categoria… se lo merita in pieno. Rocky e Archie sono fisicamente simili… rispettivamente 179 e 180 cm di altezza, 85 kg e qualche etto per entrambi. E’ nella lunghezza delle braccia la differenza tra i due; quelle di Rocky sono molto più corte… ma a Rocky non è che la cosa importi granché. Il match era previsto per il giorno prima, ma è stato posticipato per via dell’uragano Ione, di categoria 4, che aveva violentemente colpito in quei giorni la vicina Carolina del Nord con forti venti e consistenti precipitazioni. Siamo ancora al Yankee Stadium, nel Bronx, di fronte a 61.574 spettatori paganti. Moore sale sul ring con un record di +149 -19 =8, 108 KO e un NC. Marciano è a +48 -0 =0; 42 avversari non hanno sentito il suono dell’ultima campana. The “Old Mongoose” usa la tattica usata da Walcott nel primo scontro con Marciano… gira sulla sua sinistra colpendo continuamente con il jab per poi doppiarlo con il destro. Marciano naturalmente è sempre proteso in avanti alla ricerca della media e corta distanza. A inizio secondo round un colpo di scena: Marciano va a segno con due ganci sinistri, poi va a vuoto con il destro e Archie Moore lo centra con un corto gancio destro… Rocky è al tappeto. Si rialza immediatamente e riprende la lotta. L’impressione è che non abbia accusato più di tanto, e il finale di round è suo. Nel terzo ha inizio il martellamento incessante di Rocky, che di qui in poi si aggiudica tutti i round (forse un pari nel quinto, ma come regalo alla vecchia mangusta). Fino alla fine del quinto Archie Moore risponde colpo su colpo, e lo scontro è bellissimo. Nel sesto il primo KD di Moore sul terribile gancio destro di Marciano, come al solito immediatamente doppiato dal sinistro mentre l’avversario sta cadendo. Moore si rialza immediatamente, anche se aiutandosi con le corde… ha sentito i colpi ed è evidentemente provato. Marciano è scatenato e vuole chiudere. Personalmente, nei panni dell’arbitro Kessler avrei interrotto il match prima del secondo KD… stavolta Archie Moore si rialza all’otto. La campana lo salva… lo salva per modo di dire, perché la punizione sarà durissima. Nell’intervallo sale il medico a controllare lo sfidante, parlotta poi con l’arbitro e il match riprende. L’inizio del settimo vede Moore portare a segno dei bei destri d’incontro che però non scuotono il campione del mondo. Su un gancio destro solo parzialmente a segno Archie Moore va al tappeto, ma l’arbitro non lo conta. Rocky lo chiude nell’angolo e solo il suono della campana ferma il suo pressing. Ottavo round… il match dovrebbe essere interrotto prima del KD. I colpi di Rocky Marciano sono un’infinità, e vanno tutti a segno. Come faccia Archie Moore a resistere in piedi è un mistero. Va giù sull’ennesimo gancio destro. Sembra non volersi rialzare, ma al sei suona la campana. Si rialza, resta in piedi a centro ring. Il sig. Kessler lo accompagna all’angolo, dove i secondi lo aiutano a sedersi sullo sgabello. C’è nuovamente il medico al suo angolo... è un’assurdità farlo continuare, ma il match riprende. Archie Moore va giù dopo un minuto e 13 secondi... dall’inizio del nono round conto sessanta colpi di Rocky Marciano, al volto e al corpo e quasi tutti a segno. All’otto Archie Moore prova addirittura a tirarsi su, ma fortunatamente ricade in ginocchio. I secondi lo tirano su a fatica e lo mettono seduto sullo sgabello. Quando si riprende i due si abbracciano e Moore concede anche un’intervista. Nei successivi sette anni e mezzo disputa altri 42 incontri, vincendone 37 (-3 =2), difendendo vittoriosamente il mondiale dei mediomassimi cinque volte, sfidando Patterson per quello dei massimi e affrontando Cassius Clay il 15 Novembre del 1962.

 21 settembre 1955 : per Rocky Marciano questo è stato l’ultimo match.

Tanti auguri, Rocky.

Paolo Lantini

Dick Tiger e Joey Giardello, due campioni dei medi, due vite difficili e parallele

Joey Giardello e Dick Tiger si erano già affrontati due volte nel ‘59.

Erano stati venti round combattuti sul filo dell’equilibrio, e il risultato era stato  di assoluta parità, una vittoria a testa... Tiger il 30 Settembre (48 a 45, 47 a 43, 47 a 45) e Giardello il 4 Novembre (47 a 45 e 45 a 44 due volte). Due match di dieci round ciascuno, due match combattuti da uomini in cerca dell’avvicinamento ai vertici della categoria.

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Adesso però si trovavano di fronte l’uno contro l’altro per qualcosa di enorme… il titolo del mondo dei pesi medi. Il 7 Maggio 1963 Paul Pender aveva annunciato il suo ritiro definitivo dal ring… erano tredici mesi che non combatteva e con l’annuncio rendeva ufficialmente vacante il titolo del mondo.

Dick Tiger aveva già fatto le prove ufficiali da campione. Il 23 Ottobre del ‘62 si era preso la cintura WBA battendo ai punti a San Francisco il Cyclone dello Utah Gene Fullmer, contro il quale aveva poi pareggiato quattro mesi dopo a Las Vegas. E il 10 Agosto del 1964, a Ibadan, nella sua Nigeria e davanti alla sua gente in delirio, aveva chiuso in maniera fantastica la trilogia con Fullmer per KO tecnico al settimo, conquistando anche la vacante cintura WBC e il mondiale assoluto dei pesi medi.

Erano state vite difficili quelle di Giardello e Tiger, dentro e fuori il ring.

 

Tiger, nato Richard Ihetu il 14 Agosto 1929 ad Amaibgo, figlio di un pastore, si guadagna da vivere lavorando come inscatolatore di arachidi al soldo dei commercianti inglesi. Comincia a boxare sui ring nigeriani tra ventidue e i ventitré anni per arrotondare la bassissima paga; il suo primo match, senza una data ufficiale, sarebbe quello del ‘52 con Simon Eme, battuto al secondo round. Diciassette match sui ring nigeriani, poi nel 1955 si trasferisce a Liverpool dove, senza una preparazione specifica, inizia il lavoro sul ring per pochi spicci in cambio dei successi ai punti dei beniamini di casa. Perde quattro match di fila, poi prende le misure e comincia anche a vincere. In tre anni e mezzo combatte ventotto volte sui ring di Liverpool, Blackpool, Cardiff, Birmingham, Kensington, Londra, Manchester, con 19 vittorie, otto sconfitte ai punti e un pari. Poi, il 5 Giugno del 1959, l’esordio negli Stati Uniti, proprio nel tempio della boxe: il Madison Square Garden. Tre match per farsi notare, poi i due scontri con Giardello al Chicago Stadium e alla Cleveland Arena. Tra il ‘60 e il ‘62 una serie di vittorie lo portano ad affrontare Gene Fullmer per il WBA dei medi. Quattro mesi fa il trionfo definitivo a Ibadan. E ora la prima difesa… contro Joey Giardello. Carmine Orlando Tilelli, di padre calabrese e madre napoletana, nasce il 16 Luglio 1930 a South Philly, quel quartiere di Philadelphia dove vivevano e si scontravano le bande degli italiani e degli irlandesi, dei portoricani e degli afroamericani. Oggi a South Pilly, all’incrocio tra Mifflin Street, la S13th Street e Passyunk Avenue, su uno spartitraffico proprio di fronte alla “Home of History of Italian Immigration Museum”, c’è la statua di bronzo di Joey Giardello, the “Legendary Philadelphia Boxer”. Ma negli anni quaranta il giovane Carmine conosce ben presto il riformatorio, cosa che lo accomuna ad altri due grandi italoamericani campioni del mondo dei medi, Rocky Graziano e Jake La Motta. Cambia il suo nome in Joey Giardello per potersi arruolare nell’esercito avendo la fedina penale sporca… i documenti falsi glieli aveva procurati il cugino di un suo compagno di cella.

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E nell’esercito conosce la boxe. Suo padre, un ex pugile che aveva disputato 17 match professionistici tra il ‘30 e il ‘33 con il nome di Eddie Martin, nome preso in prestito dal campione del mondo dei gallo 1924-25 il grande Eddie “Cannonball” Martin al secolo Eduardo Vittorio Martino, lo sprona nell’intraprendere la carriera professionistica e lo segue a livello manageriale. Esordisce con una vittoria KO al primo il 16 Novembre 1948 alla Trenton Arena e nel ‘55 ha in mano il contratto per un match con Carl “Bobo” Olson per il titolo del mondo dei pesi medi. Ma un banale incidente stradale gli procura una lesione al ginocchio, e il match mondiale è rimandato. E Joey ne combina una grossa. Una sera, ancora con le stampelle di supporto, dopo qualche birra di troppo con gli amici Joey viene coinvolto in una rapina ad una stazione di servizio. Esce dal carcere per buona condotta quattro mesi dopo, ma il mondiale è definitivamente saltato. E nel frattempo suo padre muore. Joey ricomincia, e il suo manager adesso è un giovane di nome Lou Duva. Joey torna sul ring dopo quasi un anno… molte vittorie e qualche battuta di arresto, ma Duva sa come pilotarlo. Nel ‘59, i due match con Dick Tiger e nel ‘60 match pari con l’ex re dei medi Gene Fullmer per la cintura NBA a Bozeman nel Montana, terra di mormoni. Cyclone Gene Fullmer, nativo di West Jordan nello Utah, è figlio di mormoni, il suo secondo soprannome è “The Mormon Mauler”. A bordo ring il tifo è tutto per il Cyclone. Sono quindici round pieni di sangue. Al termine del match Giardello ha vinto chiaramente nove round, e l’arbitro Harry Kessler gli riconosce un 144 a 142. Ma i due giudici Billy McFarland e Jay Evans sono entrambi del Missouri e vedono 145 a 145 il primo e 145 a 142 per Fullmer il secondo. Joey Giardello scende dal ring furioso; la vetta è vicina, ma per prenderla deve aspettare, ora è il turno di Dick Tiger… il suo anno sarà il 1963. Il 24 Giugno 1963 Giardello, già vincitore del “Fight of the Year 1962” su Henry Hank, batte chiaramente il quarantaduenne Ray “Sugar” Robinson, ormai inesorabilmente sul viale del tramonto, e si guadagna il ruolo di sfidante ufficiale. Dick Tiger vs Joey Giardello, campionato del mondo dei pesi medi, Convention Hall di Atlantic City, 7 Dicembre 1963.

22w2 Tiger Giardello Numeri

Tiger è un pugile che attacca sempre, cerca continuamente la media distanza e il corpo a corpo è il suo terreno. Giardello è un pugile che si adatta ad ogni tipo di avversario, e contro un picchiatore Joey boxa di rimessa e lo fa magnificamente. Lo tiene a distanza con il jab sinistro, che doppia continuamente con il destro. Porta tutti i colpi con naturalezza sorprendente, e in questo primo mondiale tra i due la cosa gli riesce fantasticamente bene. Giardello anticipa Tiger continuamente, quando il campione tenta di accorciare la distanza lui indietreggia, e indietreggiando colpisce. E come tocca le corde con la schiena si piega sul fianco destro ad evitare il gancio destro di Tiger e in un attimo è di nuovo a centro ring. Lou Duva con lui ha fatto un lavoro fantastico, e il risultato è un pugile che oggi, per il campione del mondo, è insuperabile. E’ evidente a tutti i presenti che tra i due non ci sia una palese superiorità dell’uno sull’altro e che una rivincita mondiale sarebbe la giusta conclusione della sfida tra i due campioni, ma al termine dei quindici round previsti sono tutti d’accordo sul fatto che Joey Giardello sia il nuovo campione del mondo dei pesi medi. Il primo di una lunga serie di campioni amministrati del futuro Hall of Fame Lou Duva. Otto a cinque e due round pari per l’arbitro e giudice unico del match Paul Cavalier, avvallato dai giudizi della stampa… 9 – 5 – 1 il giudizio dell’Associated Press, 8 – 5 – 2 quello del United Press International.

Per la rivincita bisogna aspettare quasi due anni. Tra l’Aprile e i Maggio del ‘64 Giardello, che più volte dichiara di volere un match mondiale con Laszlo Pap, batte due volte l’argentino Juan Carlos Rivero, poi difende a Dicembre il mondiale in quindici combattutissimi round alla Convention Hall di Philadelphia contro Rubin “Hurricane” Carter… verdetto unanime ai punti (72 a 66, 70 a 67 e 71 a 66) criticato successivamente da qualcuno viste le note e tristi vicende di Hurricane ma che io, personalmente, condivido pienamente. Dopo un successo su Gil Diaz nel Marzo del ‘65, è pronto per la nuova difesa del titolo… contro Dick Tiger, naturalmente. Tiger, dal canto suo, ha combattuto cinque volte. Ha battuto Jose Gonzalez e Don Fullmer, fratello minore del suo grande avversario Gene, poi ha subito una split decision contro il fortissimo Joey Archer, e ha facilmente battuto i due precedenti avversari di Giardello, Juan Carlos Rivero e Rubin “Hurricane” Carter, che dopo sconfitta con Giardello era ormai professionalmente in caduta libera. Nell’Ottobre del ‘65 Dick Tiger è pronto per riconquistare il mondiale dei medi. Joey Giardello vs Dick Tiger, campionato del mondo dei pesi medi, Madison Square Garden di New York, 21 ottobre 1965. Come per Rubin Carter anche per Giardello quello del Dicembre del ‘64 alla Convention Hall di Philadelphia è stato l’apice della carriera, e da quel momento anche per Joey è iniziata la fase calante. Per il vincitore del match è già pronta un’offerta di 75.000 dollari per affrontare il vincitore del match tra Ray Sugar Robinson e Joey Archer (Pittsburgh, 10 Novembre 1965), anche se poi la storia ci dirà che il prossimo sfidante, e campione del mondo, sarà Emile Griffith. Giardello appare subito più lento rispetto a due anni prima; il suo fantastico jab sinistro stavolta rimane isolato e Tiger riesce ad entrare nella sua guardia con facilità.

 

Probabilmente Giardello sente il peso di una carriera che conta ben 127 incontri, ed oggi è costretto ad accettare la media distanza. Ribatte colpo su colpo con l’orgoglio del campione, e ne esce un match bellissimo. Il settimo round è favoloso, con scambi a due mani a viso aperto… ottavo e nono anche. Il campione è vivo e dà battaglia, e i round centrali sono il suo momento migliore. Ma dal decimo comincia probabilmente ad accusare i colpi al corpo del nigeriano, che prende quota. Il dodicesimo è un round durissimo per Giardello, che subisce colpi pesantissimi; ma la sua reazione sul finale rende vivo il match. Il KO è sempre nell’aria in ogni istante del match, ed è ormai evidente a tutti che è ormai l’unica soluzione che il campione del mondo ha per conservare il titolo. Ma non ci saranno atterramenti. Dal tredicesimo anche Tiger comincia a sentire la stanchezza e, pur restando lui a tenere l’iniziativa, uno stanchissimo Giardello si aggiudica probabilmente il finale di match.

287q11 Tiger vince

I punteggi dell’arbitro Tony Lo Bianco, 9 a 5, e dei giudici Al Berl, 10 a 5 e Tony Castellano, 8 a 6, sono condivisi dai 17.000 presenti al Garden. Dick Tiger è nuovamente campione del mondo dei pesi medi. Joey Giardello chiuderà con la boxe due anni dopo, con quattro match e due vittorie. Dick Tiger continuerà fino al 1970.

Perderà il mondiale dei medi per mano di Emile Griffith, diventerà campione del mondo dei mediomassimi battendo Jose Torres, titolo che perderà per mano di Bob Foster dopo averlo difeso vittoriosamente due volte, vincerà il Fight of the Year 1968 su Frank DePaula, batterà Nino Benvenuti al Garden, chiuderà con una sconfitta ai punti con Griffith nella rivincita. Entrambi sono eletti nella International Boxing Hall of Fame di Canastota insieme ai più grandi di sempre. Paolo Lantini.

Giugno 1955-Carmen Basilio contro Tony De Marco fight of the year-VIDEO

CARMEN BASILIO CONTRO  TONY DE MARCO 10 GIUGNO 1955.

 

Leonardo Liotta aveva conquistato il mondiale dei welter il primo Aprile. I suoi genitori erano di Sciacca, il paese di Johnny Dundee, e vivevano a Boston dove Leonardo era nato il 14 Gennaio 1932. Leonardo era famosissimo sul ring con il nome di Tony De Marco ed  era il campione del mondo dei pesi welter. Aveva battuto Johnny Saxton al quattordicesimo proprio davanti al suo pubblico, alla Boston Arena.

143 Basilio vs De Marco

A Boston tutti amavano Tony De Marco. Carmen Basilio aveva ventotto anni, e quel titolo lo aveva solo sfiorato. Due anni prima, al War Memorial Auditorium di Syracuse, teatro di tante sue epiche battaglie, uno strettissimo verdetto per split decision aveva consentito al cubano Gerardo Gonzalez, in arte Kid Gavilan, di mantenere il titolo. E la cosa a Carmine proprio non andava giù. Nato a Canastota, figlio di Giuseppe Basile, coltivatore di cipolle di origini ciociare, Scifelli per la precisione, comune di Veroli, e di Maria, molisana di Campobasso, Carmen sul ring era un guerriero indomito amatissimo dal pubblico… quando combatteva lui il tutto esaurito era garantito. Era professionista dal 1948. Prima aveva prestato servizio militare nei Marines. Sua madre aveva pregato affinché suo figlio restasse nei Marines. Tutto, anche il Marines, ma non il pugile. E che pugile… un gladiatore. Maria aveva smesso di contare i punti di sutura dalla faccia del figlio sin dai primissimi match.

Carmen Basilio voleva assolutamente quel titolo. Il 10 Giugno il ring è ancora il War Memorial Auditorium di Syracuse. Per la sua prima difesa Tony De Marco ha accettato la sfida in casa di Carmen Basilio. Tony non ha nessun timore della fama che accompagna lo sfidante. E’ professionista dal 1948 e ha un record di 52 incontri, 46 dei quali vinti, 29 prima del limite, 5 sconfitte e un pareggio. Carmen di match ne ha fatti 62; 44 li ha vinti, 20 per KO, 11 sconfitte tutte ai punti e 7 pareggi. Arbitro dell’incontro Harry Kessler, giudici Frank Forbes e Bert Grant. C’è il titolo del mondo dei pesi welter in palio, quindici i round previsti.

Tony e Carmen conoscono un solo tipo di combattimento; il corpo a corpo, la media e corta distanza senza badare minimamente alla difesa. Si studiano per pochi secondi, poi ha inizio la guerra. Lo scontro è violentissimo, entrambi vogliono il KO. E il pubblico del War Memorial Auditorium è in delirio. Al sesto Carmen Basilio sanguina dall’arcata sopraciliare destra, Tony De Marco dal naso. Ma l’intensità del match non accenna a diminuire. Dopo nove round Carmen Basilio è in vantaggio su tutti e tre i cartellini: 6 a 2 per l’arbitro Kessler, 6 a 3 e 5 a 4 per i giudici Forbes e Grant. Lo scontro è durissimo. Al decimo Tony De Marco cede. Carmen Basilio lo aggredisce, porta otto colpi di fila e Tony non risponde. Carmen lo spinge alle corde… montante sinistro, gancio destro, poi ancora gancio destro. Tony De Marco va giù. Si rialza al sei, barcolla, ma si lancia su Basilio come un toro infuriato. Carmen Basilio lo lascia sfogare per dieci secondi, poi lo stende di nuovo con una serie di colpi… tutti al volto… tutti a segno. Tony va giù di schiena, le corde frenano la caduta, lui butta indietro la testa…è KO.

  Macché… si rialza e si lancia sull’avversario come una furia. Suona il gong… il campione è ancora nella lotta. L’undicesimo è un inferno. Il campione è un leone ferito, ma non è domo. Un largo gancio destro fa barcollare Carmen Basilio… che risponde e chiude il round all’attacco. Kessler, Forbes e Grant premiano ancora Carmen Basilio, che ora conduce 8-2, 8-3, 7-4. Tony De Marco sanguina dall’arcata sopraciliare sinistra. E siamo al dodicesimo. Tony De Marco è allo stremo delle forze. E’ in difesa passiva. Dopo cinquantatré secondi Carmen Basilio gli scarica sul volto un uno-due sinistro-destro. Poi si rimette in guardia come per anticipare l’attacco di De Marco. Che puntualmente prova ad attaccare… che coraggio Tony De Marco. E Carmen Basilio puntualmente lo anticipa… destro… sinistro… destro… e l’arbitro Harry Kessler si pone tra i due. E’ finita… KOT… Carmen Basilio è il nuovo campione del mondo dei pesi welter. Accenna appena ad alzare le braccia per esultare, poi subito all’angolo del suo avversario ad abbracciarlo. Li meritano entrambi gli applausi del War Memorial Auditorium. Che match, ragazzi, avrebbe meritato il riconoscimento di Fight of the Year

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151 Ba silio De Marco

 

 

Ma il Fight of the Year 1955 sarà un altro… sarà un altro Basilio vs De Marco… quello del 30 Novembre, la rivincita… al Boston Garden. 30 Novembre 1955 Il Boston Garden è il ring di Tony De Marco. Tony a Boston è amatissimo, ma tutti conoscono Carmen Basilio… il suo coraggio è leggendario, e tutti sanno che sarà un’altra guerra. In questi cinque mesi Carmen Basilio si è tenuto in allenamento battendo agevolmente con verdetto unanime Italo Scortichini (28-16-6), un ragazzo di Fabriano abituato ad incrociare i guanti con i più forti medi in circolazione, ma si è dovuto impegnare parecchio con il forte colored di Philadelphia Gil Turner (48-8-1) contro il quale ha strappato un verdetto di maggioranza. Tony De Marco ha combattuto a Settembre battendo al primo round Chico Vejar, che si presentava sul ring con un notevole 63-4-1 e una serie di vittorie tra le quali spiccavano due non indifferenti successi su Billy Graham e uno su Johnny Cesario. Il match è la copia del primo e il ritmo è altissimo fin dalle prime battute. Davanti al suo pubblico Tony De Marco non vuole deludere… e vuole la vittoria ad ogni costo. L’arbitro Mel Manninig e giudici Joe Santarpio e Joe Santoro sono di Boston e, nonostante il match prosegua in un intenso ed equilibratissimo corpo a corpo di difficile lettura, al termine dell’ottavo round il vantaggio di Tony De Marco sui loro cartellini e notevole: 79-74, 79-73 e per Santoro addirittura un 78-67 avendo inconcepibilmente visto round vinti dal pugile di casa con due e addirittura (l’ottavo) tre punti. Dopo 24 dei 45 minuti a disposizione Tony De Marco ha il match in mano… e Carmen Basilio non merita un trattamento simile, ma così andavano le cose in quel periodo. Se mi è permesso, solo nel settimo, round violentissimo, ho visto Basilio in difficoltà, barcollando vistosamente sotto un largo gancio sinistro e contenendo a fatica l’aggressività dello scatenato De Marco. Fin qui il match è stata una battaglia combattuta ad un ritmo indiavolato. Probabilmente è per un leggerissimo, appena impercettibile calo di Tony De Marco che Carmen Basilio si aggiudica nono, decimo e undicesimo, e stavolta il suo sforzo viene riconosciuto all’unanimità dalla fin qui un po’ troppo casalinga terna arbitrale. Alla fine dell’undicesimo round Tony De Marco è avanti nel punteggio; 106 a 103 due volte e un assurdo 104 a 97 per il giudice Santoro. Dodicesimo round. Tony De Marco non fa un passo indietro e risponde colpo su colpo esattamente come nei primi trentatré minuti, ma è visibilmente stanco. A un minuto e venti della ripresa è un terribile gancio destro di Carmen Basilio… Tony barcolla… prova a resistere… ma Carmen Basilio è scatenato, e dieci secondi dopo Tony De Marco è al tappeto. Prova a rialzarsi e ci riesce, ma barcolla visibilmente. Mel Manning dovrebbe fermare il match, ma il match riprende. Sono cinque secondi di troppo… montante sinistro, gancio destro, gancio sinistro, gancio destro, ancora un sinistro, infine un altro gancio destro… tutti violentissimi e tutti a segno. Tony De Marco crolla al tappeto. Riescono a rialzarlo dopo una trentina di secondi e lo mettono seduto sullo sgabello. Fortunatamente si riprende, ma ha preso sei terribili colpi di troppo. Ha combattuto come un leone, ma Carmen Basilio è stato per lui un avversario insuperabile. Fight of the Year per Ring Magazine, il primo dei cinque consecutivi di Carmen Basilio.

148 Basilio con il suo team

 

Carmen Basilio( nella foto con il suo team ) verrà rapinato del titolo quattro mesi dopo, lo riprenderà, batterà Ray Sugar Robinson per il mondiale dei medi, sarà Figher of the Year 1957. Quando entri nella IBHOF di Canastota, la sua Canastota, vieni accolto dal poster gigante di Carmen Basilio.

149 De Marco

Tony De Marco ( foto)a Canastota sarà eletto solo nel 2019, ma se lo merita in pieno… per il coraggio, per il cuore, per essere stato un guerriero mai domo. Boston gli ha dedicato una statua di bronzo, nel North End, tra Hanover Street e Cross Street. E’ morto a Boston l’11 Ottobre 2021.

Paolo Lantini

Rivediamo  Fight Of the Year  1955

 

Battling Siki il campione che osò infrangere il mito di George Carpentier

Battling Siki New York, Midtown, distretto di Manhattan, 15 Dicembre 1925, prime luci del mattino.

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Un uomo giace rivolto con il viso sulla strada, sulla sua schiena due fori di proiettile calibro 32 sparati da corta distanza. Dall’altra parte della strada, vicino alla scena del delitto, viene trovata la pistola da cui sono stati esplosi i colpi. La vittima è un uomo di colore di soli ventotto anni che risponde al nome di Louis Baye Fall, anche se sul reale nome a lui attribuito alla nascita ci sono dubbi e almeno un’altra versione (Amadou M’Barik Fall).

E’ nato in Senegal, a Saint Louis per la precisione, ossia in una delle quattro città senegalesi cui la Francia riconosceva gli abitanti come cittadini francesi… le altre erano Dakar, Gorée e Rufisque. Louis Baye Fall è un cittadino francese, e di mestiere fa il pugile… e combatte con il nome di Battling Siki… tutti nell’ambiente lo conoscono come Battling Siki. Non è stato niente di eccezionale sui ring americani Battling Siki… 25 incontri, 9 vittorie, un pareggio e 15 sconfitte in due anni, una sconfitta in 15 round con Kid Norfolk al Madison Square Garden all’esordio, poi una durissima lezione subita con Paul Berlembach sempre al Garden in quello che fu un autentico massacro che l’arbitro, non è noto il nome, sembra aver interrotto tardivamente (New York Times). Sembra che alla palestra Battling Siki preferisse l’allenamento a base di liquori fatto a tarde ore, e agli sparring preferisse le risse con i frequentatori notturni di bar e locali malfamati. Non godeva certo di una buona fama Battling Siki. Il suo stesso manager, un certo mr. Hellers, aveva un giorno dichiarato in una intervista al New York Times:

“Siki ha qualcosa di lui che non è umano. Molto tempo fa pensavo che se si potesse trovare un gorilla intelligente e insegnargli a boxare, si avrebbe un campione del mondo. Beh, questo è quello che ho trovato in Siki. C’è molto della scimmia in lui”. Ho dimenticato di dire una cosa… Battling Siki era stato campione del mondo… dei mediomassimi. Aveva conquistato il titolo del mondo in Francia, il 24 Settembre 1922 allo Stade Buffalo di Montrouge, praticamente a Parigi, battendo l’idolo di casa ed eroe nazionale Georges Carpentier. Quel giorno Battling Siki aveva preso a Carpentier non solo il mondiale dei mediomassimi, ma anche i due titoli europei dei massimi e dei mediomassimi. E in Francia nessuno lo amò per questo.

I giornali lo definirono “Championzé” e “Enfant de la Jungle”. Baye Fall (o Amadou M’Barik Fall) era nato a Saint Louis il 16 Settembre 1897. Non aveva nessuno. Da bambino si guadagnava da vivere come attrazione turistica, tuffandosi da una scogliera per recuperare le monete lanciate dai turisti francesi. Sembra fu portato in Europa da un’ attrice francese che lo aveva preso in simpatia e lo aveva fatto suo servitore… secondo altre fonti sembra si trattasse di una ballerina olandese. Cambiò il suo nome in Louis e, dopo aver fatto il lavapiatti, nel 1912 a quindici anni intraprese la carriera di pugile. Il ring è duro, e a quindici anni lo è particolarmente. Louis Fall perde i primi due per KO, poi strappa due pareggi in otto round e poi ne perde altri due. Poi arrivano le prima vittorie, quattro di fila, un’altra sconfitta, due vittorie e poi ancora due sconfitte. Poi, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Louis si arruola nell’esercito francese, prestando servizio nell’ottavo reggimento di fanteria coloniale. Si comporta eroicamente; per il suo coraggio in battaglia viene decorato con la Croix de Guerre e con la Medaille Militaire. Al termine della Grande Guerra è congedato con onore. Il 12 Maggio 1918 torna sul ring. Il corpo da adolescente che si era visto sui ring francesi nel 1912 si è trasformato in quello di un uomo di 79 kg, alto 1 metro e 79 cm e gonfio di muscoli, che si chiama Battling Siki. In quattro anni 46 incontri, 43 vittorie, 19 per KO, un pareggio e due sconfitte ai punti.

 

E il 24 Settembre 1922 Georges Carpentier accetta la sua sfida. E’ il manager di Carpentier, Francois “General” Deschamps, ad organizzare la sfida; aveva assistito alla vittoria ai punti in quindici round di Siki su Marcel Nilles a Giugno al Velodrome d’Hiver a Parigi ed aveva sentenziato che Battling Siki fosse un avversario sicuro per il suo protetto. Carpentier tornava a combattere in Francia dopo quasi tre anni. Il 12 Ottobre del 1920 aveva conquistato il titolo del mondo dei mediomassimi battendo KO al quarto Barney Lebrowitz, che combatteva con il nome di battaglia di Battling Levinsky, poi aveva tentato la conquista del mondiale dei massimi, ma era durato solo quattro round alla furia di Jack Dempsey, poi aveva difeso il suo titolo al primo round sull’inglese Ted “Kid” Lewis (al secolo Gershon Mendeloff). In patria era stato prima campione europeo dei welter, poi dei medi, poi nel ‘13, nell’arco di quattro mesi, aveva preso anche i titoli d’Europa dei mediomassimi e dei massimi. In guerra si era distinto come aviatore ed anche lui, come il suo avversario, era pluridecorato.

Questo era Georges Carpentier per i francesi nel 1922. Ed era francese di nascita (Lievin, 12 Gennaio 1894), e soprattutto bianco. Il match, lo ripetiamo, è a Montrouge, che oggi è un comune dell’ Hauts de Seine, uno dei tre dipartimenti che confinano con Parigi. E i parigini accorrono in massa all’evento per tifare per l’eroe nazionale… 40.000 spettatori allo Stade Buffalo di Montrouge.

Adeyinka Makinde | Writer: The Mystery of the Velodrome: Battling Siki  Versus Georges Carpentier

Carpentier è favoritissimo, ma Deschamps non è più tanto sicuro. Stando ad alcune voci, sembra abbia tentato di convincere Battling Siki a farsi battere dietro compenso in denaro. Ma sono solo voci di corridoio. Il match: dopo i primi due round senza episodi di particolare rilevanza, ecco che nel terzo si accende la lotta. E’ Carpentier ad accendere la miccia… attacca l’avversario, lo costringe alle corde e spara un violento gancio destro. Siki va al tappeto. Resta con il ginocchio a terra, attende l’otto, si rialza e si scaglia con furia contro il campione. Ne segue un corpo a corpo. Siki colpisce con un largo gancio destro Carpentier, che barcolla… poi un destro al mento e un rapidissimo uno due… Carpentier è al tappeto. Il campione sembra scosso, ma riprende la battaglia. Il quarto è un corpo a corpo continuo, con rovesciamenti di fronte, ma anche corretto, e l’arbitro non deve mai intervenire. Ma il finale di round vede Siki prevalere chiaramente… Carpentier è stanco. Il quinto è un calvario per il campione… sul finale di round cerca di legare… spinge… manda al tappeto Siki con una mossa da lotta libera. E a inizio del sesto crolla. Stranamente l’arbitro, signor Henry Bernstein, non conta. Fa entrare i secondi di Carpentier, che a fatica riescono a sistemarlo sullo sgabello. E clamorosamente il signor Henry Bernstein squalifica Siki. E qui accade l’imprevisto… il pubblico, in stragrande maggioranza di razza bianca e accorso a tifare l’eroe nazionale Carpentier, disapprova il verdetto, e lo fa con veemenza, minacciando disordini se non si cambia il verdetto.

Battling Siki, le champion de boxe oublié de l'Histoire

Dopo venti rumorosi minuti il presidente della federazione pugilistica francese e i due giudici a bordo ring cambiano il verdetto. KO… Battling Siki è campione del mondo dei mediomassimi, ed europeo di massimi e mediomassimi… clamoroso. Francois Deschamps presenta appello per tale decisione, ma viene rigettato. Alla gloria, purtroppo, fa seguito un rapidissimo declino. Festeggiamenti sui Chamspe Elysées in smoking e cilindro, night club e donne bianche diverse una ogni sera, cosa terribilmente oscena in quel periodo, alcool a fiumi. Sei mesi dopo il primo match da campione del mondo, a Dublino, titolo in palio contro l’idolo di casa Mike McTigue… sconfitta ai punti in venti round… altri tre match in Francia (due vittorie per KO e una sconfitta per squalifica) e poi la partenza per New York, le molte sconfitte, le sbronze e due proiettili calibro 32 nella schiena. Georges Carpentier in un’intervista: “E’ un peccato che un atleta così magnificamente dotato abbia fatto questa fine. Il tempo in cui i pugili potevano bere e gozzovigliare senza freni è passato. Spero solo che la fine del povero Siki possa essere di lezione ai giovani aspiranti campioni”.

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La moglie, Lillian Werner Fall, americana, bianca, sposata l’anno prima, dichiara che suo marito era stato minacciato da un uomo di nome Jimmy per un debito di venti dollari. L’assassino non fu mai trovato.

 

Paolo Lantini Fonti: Orio Vergani, “Io, povero negro”, 1929 Mauro Valeri, “Il nero, il mulatto, il sinto. Pubblico e questioni razziali nel pugilato degli anni venti

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