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La Boxe nella storia

Il napoletano Giovanni Francesco Panico sfiorò il mondiale contro Harry Greb

 

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Dopo la morte di Stanley Ketchel, nell’ Ottobre del 1910, la categoria dei medi restò senza campione del mondo per due anni. Il 24 Giugno 1912, in Francia, Frank Klaus reclama il titolo dopo la vittoria per squalifica al diciannovesimo round su Georges Carpentier, titolo che gli viene assegnato ufficialmente a Parigi il 5 Marzo 1913 in seguito ad un altro successo per squalifica, stavolta su Billy Papke. In seguito si succedono sul trono George Chip (1913-14), Al McCoy (1914-17), Mike O’Dowd (1917-20), Johnny Wilson (1920-23) fino ad arrivare al 31 Agosto 1923, quando al Polo Grounds di New York, lo stadio del baseball, l’immenso Harry Greb divenne finalmente campione al suo 239esimo match ufficiale. Il New York Times, a riguardo, parla di una tranquilla vittoria ai punti di Greb su Johnny Wilson, con Greb che si sarebbe aggiudicato tredici dei quindici round in programma. Anche il Pittsburgh Post riporta una cosa simile, assegnando al “soutpaw” Johnny Wilson solo decimo, quattordicesimo e quindicesimo round, sottolineando però la stanchezza di Harry Greb sul finale dell’incontro, dopo una conduzione del match molto accorta data la pericolosità del mancino campione del mondo.
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Però esiste un altro resoconto del match, quello del celebre reporter sportivo e storico della boxe Robert W. Edgren (1874-1939), che dal 1904 era il redattore sportivo di “The Evening World” di proprietà del grande Joseph Pulitzer. Circa le referenze di Robert W. Edgren vorrei citare le parole del New York Times per commemorare la sua morte nel ‘39: “Sempre pacato, ben informato in tutti gli sport e in particolare nel pugilato, al quale prestava molta attenzione, era conosciuto in tutto il mondo come un'autorità che diceva sempre la verità nei commenti agli eventi ai quali assisteva. Una testimonianza della sua integrità sta nel fatto che, quando la legge non permetteva di dare decisioni nei combattimenti (i famosi verdetti NWS), il mondo intero era disposto ad accettare il giudizio di Bob Edgren nel decidere il vincitore. Quando Bob Edgren, nella sua rubrica “Evening World” , ha detto che il vincitore era tal dei tali, nessuno si è mai lamentato”.

Bene, Edgren riporta di un match estremamente equilibrato, scrivendo: “Harry Greb oggi è il campione mondiale dei pesi medi, ma quando l'annunciatore Joe Humphreys…ha iniziato il suo annuncio 'Vincitore e nuovo campione' non ci sono stati applausi. È stata una vittoria senza caratteristiche sensazionali, e per niente un travolgente trionfo perché la folla si aspettava che il verdetto fosse favorevole a Johnny Wilson.

Nessuno era comunque sicuro di chi avrebbe avuto la decisione quando il quindicesimo round è finito.” Edgren riferisce che il mancino Johnny Wilson ha creato talmente tanti problemi a Greb che questi avrebbe dovuto anche essere squalificato per ripetute trattenute e per molteplici colpi irregolari.

Perché questa discrepanza di opinioni? Il fatto è che a quei tempi Johnny Wilson non godeva dei favori della stampa a causa della sua presunta amicizia con il noto gangster Frank Costello (Francesco Castiglia naturalmente) che era stato suo compagno di scuola. Presunti aiuti da parte della mafia? Beh, Johnny Wilson impiega oltre nove anni di professionismo prima di battersi per il titolo.

Ecco, lo sconosciuto ai più Johnny Wilson, ma campione del mondo dei medi per oltre tre anni (06/05/1920 – 31/08/1923) e cinque difese del titolo, quel giorno andò probabilmente molto, ma molto vicino a riconfermarsi campione contro Harry Greb.

MA CHI ERA JOHNNY WILSON?

Johnny Wilson in realtà si chiama Giovanni Francesco Panico, nato Melito di Napoli il 23 Marzo 1893 ed emigrato con i genitori in quel di New York; sui documenti americani risulta erroneamente essere nato a New York. Alto 175 cm, professionista dal Dicembre 1911 con un successo KO al secondo su George Cunningham (anche se il sito Boxrec riporta il suo primo match in data 05/10/1912 non tenendo assolutamente conto di ventidue match precedenti sostenuti da Wilson tre l’11 e il ‘12), affrontò tutti i più forti pari peso di quegli anni, fino a guadagnare la qualifica di sfidante al titolo del mondo dei pesi medi. Titolo che Giovanni “Johnny” Panico, al suo novantaseiesimo match (settantesimo secondo Boxrec), puntualmente conquista il 6 Maggio 1920 a Boston grazie ad un successo ai punti in 12 round su Mike O’Dowd.

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Tra il ‘20 e il ‘21 difende il titolo battendo in dodici round Jacob “Soldier” Bartfield, un tipo di Budapest e residente a Brooklyn che era al 165esimo match ufficiale, Navy Rostan, KO al secondo, nuovamente Mike O’Dowd, sconfitto ai punti in quindici round al Madison Square Garden e al quale viene asportata d’urgenza la milza dopo il match, George Robinson, battuto ai punti in dieci round alla Boston Arena. Poi due match con William Bryan Donwey, il primo vinto per squalifica al settimo pur con parecchie difficoltà e il secondo, a Jersey City, pareggiato in dodici round con in palio il titolo del mondo di Wilson e il titolo dell’Ohio di Donwey… entrambi tornano a casa con i rispettivi titoli. Ancora tre successi, poi Harry Greb.

Tra l’Ottobre e il Dicembre del ‘23 Johnny Wilson ottiene tre importanti successi con avversari di valore, quali nuovamente George Robinson, Pal Reed e Pat McCatry, che gli garantiscono la seconda sfida a Harry Greb, titolo mondiale in palio. Boxing Blade riporta di una sfida molto serrata, con un ottima prima parte di match condotta da Johnny Wilson che si aggiudica chiaramente primo, terzo e quinto round. Greb si aggiudica sicuramente ottavo, decimo e quindicesimo, ma il dodicesimo è chiaramente di Wilson. Gli altri otto round sono sostanzialmente pari… 4 a 3 per Wilson, ma il verdetto è per Greb. E’ chiaro che Harry Greb soffre molto la guardia destra di Giovanni Francesco Panico.

Inizia con questo match la fase calante della carriera di Johnny Wilson che, seppur sempre ai punti, subisce sconfitte per mano di avversari del calibro di Tommy Loughran e Tiger Flower, entrambi futuri HoF, ottenendo però una significante vittoria per KO sul fortissimo Jock Malone. Il 17 Aprile 1925 il terzo match con Harry Greb, dai giornali definito di gran lunga il migliore dei tre. Non c’è titolo in palio, e Greb abbandona la prudenza che ha caratterizzato i primi due match trovandosi di fronte un “soutpaw”. Ne escono dieci round estremamente frizzanti e molto combattuti, e anche stavolta Greb la spunta ai punti, ma di misura.

Tra il Giugno del ‘25 e l’Ottobre del ‘26 Johnny Wilson combatte cinque volte. Tre successi prima del limite e due sconfitte ai punti con il futuro campione del mondo dei mediomassimi e futuro HoF Maxie Rosembloom, che terminerà la carriera con 298 match ufficiali.

Dopo il ritiro Giovanni Francesco Panico, nel cui record approssimativo si possono contare circa 130 combattimenti, diventa proprietario e gestore di diversi locali notturni di successo a New York e a Boston, arricchendosi esageratamente durante il proibizionismo e la grande depressione. Nel 1970 compare in una breve parte nel film Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Muore l’8 Dicembre 1985 a 93 anni.

Dimenticato dalla International Boxing Hall of Fame di Canastota probabilmente a causa della sua presunta vicinanza alla MOB locale, Giovanni Francesco Panico “Johnny Wilson” andrebbe certamente rivalutato; primo italoamericano campione del mondo di una categoria che ha avuto re del calibro di Rocky Graziano, Jake La Motta, Carmen Basilio e Joe Giardello.

Paolo Lantini

Quel match tra Ray Sugar Robinson e Willie Pep che non si fece mai....

 

Robinson Ray Sugar CANCELLA

Ray Sugar Robinson contro Willie Pep. Questo incontro non si è mai fatto, se si fosse fatto sarebbe stato qualcosa di straordinario. Uno dei massimi eventi della storia non solo del pugilato, ma dello sport tutto. Willie Pep, nato Guglielmo Papaleo nel ‘22, e Sugar Ray Robinson, nato Walker Smith Jr. nel ‘21. I due fuoriclasse hanno combattuto nello stesso periodo, Sugar dal ‘40 al ‘65 e Willie dal ‘40 al ‘66… ma in categorie diverse.

Willie ha dominato nei piuma, Sugar nei welter prima e nei medi poi.

Troppa differenza fisica tra i due… (Vedi immagini sotto)) Willie 165 cm, Sugar 180. Undici cm di allungo e almeno quindici chili in favore di Sugar. E’ troppo, anche per un fuoriclasse come Willie Pep.

Ray Sugar Robinson vs Willie Pep naturalmente non si è mai fatto.

Eppure…

PEP Willie Papaleo

Guglielmo Papaleo (FOTO), figlio di siciliani della provincia di Siracusa, nato a Middletown nel Connecticut, non ha ancora cambiato nome. Per le strade di Middletown uno scricciolo di ragazzino di neanche quaranta chili che cosa può fare?

“Prima di imparare a colpire ho imparato a non farmi colpire”

… la miglior difesa della storia della boxe? Quella di Willie Pep, ovvio.

Willie fa il lustrascarpe, ma la passione per la boxe lo accompagna da sempre. Suo padre Salvatore è stato un buon dilettante. Nel Connecticut in quegli anni c’è la possibilità di arrotondare la paga da operaio combattendo anche tra i dilettanti. Qualche spiccio, nulla più, ma per un lustrascarpe di non ancora sedici anni è perfetto. Guglielmo sa come non farsi colpire, lo ha imparato per strada… può farlo anche su un ring. Un ring montato lì su due piedi nella soffitta di un negozio di mangimi per animali. Un match clandestino, in una sera nel Connecticut del 1938. Che importa se il suo avversario è un ragazzo più grande di lui di sedici mesi, e parecchio più grosso… 15 cm di altezza, 11 di allungo e almeno quindici chili… l’importante è non farsi colpire. Il suo avversario è un ragazzo afroamericano che si chiama Walker Smith Jr.

Naturalmente non c’è nessun filmato a testimoniare l’evento, solo una voce che si è tramandata nel tempo tra il popolo della boxe. Guglielmo ha schivato tutto quello che poteva schivare, e ha colpito tutte le volte che ha potuto colpire… velocissimo ed estremamente preciso, come lo sarà nella sua carriera da Willie Pep. Walker era molto più grosso di lui, ed era anche lui velocissimo ed estremamente preciso, proprio come lo sarà col nome di Sugar Ray Robinson.

Guglielmo ha perso ai punti, ma è rimasto in piedi tutti e tre i round. E non era neanche tanto ammaccato… dopotutto la miglior difesa della storia della boxe è stata quella di Willie Pep.

Paolo Lantini.

 

Ecco le immagini di una  esibizione  assolutamente non competitiva  tra Robinson e Pep

https://www.dailymotion.com/video/x2kuwuu

il primo Rocky italoamericano: Rocco Tozzo, detto Rocky Kansas, campione 1925

Il primo Rocky Rocco Tozzo ci aveva già provato nel ‘22. Aveva passato una vita sul ring e quel giorno di febbraio del 1922 al Madison Square Garden aveva accarezzato il sogno di tutta la vita… diventare campione del mondo dei leggeri!.

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Ma aveva trovato un ostacolo insormontabile: “The Ghetto Wizard” Benny Leonard, uno dei pugili più forti di tutti i tempi… la sua bestia nera.

Era abituato a combattere contro fuoriclasse… Benny Leonard( foto Rocky vs  Leonard ) lo aveva già incontrato due volte, e poi Johnny Dundee, Johnny Kilbane, Ad Wolgast… tutti affrontati più volte e anche battuti.

Rocco combatteva dal 1911, e si presentava sul ring  con il nome di battaglia di Rocky Kansas… tutti lo conoscevano come Rocky Kansas, “the little Hercules”… “il piccolo Ercole”. Kansas come suo fratello maggiore Giuseppe, che combatteva come Joe “Kid” Kansas e tra il 1909 e il 1919 si costruì un record di 44-16-15 nei pesi leggeri. Tony, il più piccolo e il solo dei tre ad essere nato negli Stati Uniti, conservò sul ring il proprio cognome e nel decennio 1927-1937 ottenne un 50-18-10 da peso medio.

Una famiglia di pugili che alla boxe ha dato veramente tanto. Rocco era nato a San Fele, in provincia di Potenza, tra il 1890 e il 1893 e ancora piccolissimo partì con i genitori e il fratello maggiore, via mare, alla volta di Ellis Island, per poi trasferirsi a Buffalo dove sui documenti americani risulta erroneamente essere nato il 21 Aprile 1895.

Benny Leonard boxed Rocky Kansas 100 years ago on 10th Feb 1922

Sono passati quasi quattro anni dal primo tentativo mondiale contro Benny Leonard. Benny ha annunciato il suo ritiro dal ring il 15 Gennaio e il 13 Luglio Jimmy Goodrich, il cui vero nome è James Edward Moran, concittadino di Rocky in quel di Buffalo, si era preso il titolo dei leggeri battendo al secondo round il fino ad allora imbattuto cileno Stanyslaus Loayza. Rocky ha trentadue e passa anni sulle spalle e 160 incontri sulle spalle. E’ la sua ultima occasione… non ne avrà un’altra.

E’ il 7 Dicembre 1925 e il ring è il Broadway Auditorium di Buffalo, pieno fino all’ultimo posto di sostenitori dell’uno e dell’altro pugile di casa. Rocky Kansas sale sul ring forte di un record di 61-9-5, 37 KO, ai quali si aggiungono almeno 85 No Decision che porterebbero il suo record effettivo a un 119-25-15 in quasi quindici anni di attività.

E vuole quello che sogna da quando ha iniziato: il Titolo del Mondo dei pesi Leggeri. Rocky è alto solo 157 cm contro i 163 del suo avversario, ma è più potente, ha una boxe estremamente aggressiva ed una mascella di ferro. Goodrich fatica a contenerlo. La cronaca racconta di un match estremamente vivace condotto da Rocky a un ritmo indiavolato fin dal primo minuto. Rocky si aggiudica tutte le riprese fino al tredicesimo. Goodrich, sentendo che ormai aveva bisogno solo del KO per poter conservare il titolo, ha una reazione d’orgoglio negli ultimi due, quando il ritmo dell’italoamericano inevitabilmente è calato. Ma il risultato è ormai segnato. Dopo quarantacinque minuti di lotta l’ultimo gong.

Rocky alza le braccia ancor prima dell’annuncio del verdetto che gli consegna il Titolo del Mondo dei leggeri. Il Titolo del Mondo, il sogno di una vita. La cintura di Campione del Mondo del NYSAC (il New York State Athletic Commission) e il riconoscimento come tale di “The Ring “ di Nat Fleischer.

L’Associated Press riporta testualmente: “In un emozionante incontro in quindici round pieno di azione ogni secondo, il veterano sfidante ha superato il campione ed ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato di vincere più di vent’anni fa.” Nel Marzo del 1926 Rocky Kansas coglie due successi senza titolo in palio, poi alla prima difesa, nel mese di Luglio a Chicago, cede ai punti al futuro Hall of Fame Sammy Mandell, il cui vero nome è Salvatore Mandalà di Piana degli Albanesi, in Sicilia. E con questo match termina anche la sua avventura sul ring, a parte un rientro per un match senza pretese nel ‘32. Nella sua carriera guadagnò parecchio e al termine Rocky aveva messo da parte una bella somma di denaro per il suo futuro, 200.000 dollari. Ma purtroppo perse tutto a causa della grande depressione del ‘29.

Ricostruì la sua vita come operaio specializzato nel ramo delle costruzioni prima a New York e poi nella sua Buffalo. Morì di tumore il 10 Gennaio 1954. E’ lui il primo Rocky italoamericano, il primo di quelli celebrati da Sylvester Stallone con il suo “Rocky Balboa”… Graziano, re dei medi, e Maciano, unico imbattuto di sempre fra i pesi massimi. Ma anche Rocky Castellani (69-14-6), che il mondiale dei medi lo sfiorò nel ‘54 battuto ai punti da Bobo Olson… e l’australiano di Ripa Teatina Rocky Mattioli.

Paolo Lantini

C’è stato un altro Derek Chisora prima di Derek Chisora: Antonio Galento.

 

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Domenico Antonio Galento nasce a Orange, nel New Jersey, il 12 marzo 1910 da genitori italiani. Peso massimo alto solo un metro e 75 centimetri, Tony Galento ha combattuto 112 volte tra il 1928 e il 1944. Attaccabrighe, rozzo, sgraziato, sempre in sovrappeso, è stato uno dei pugili più pittoreschi della storia della boxe. Per promuovere i suoi match è stato capace di boxare contro un orso di 250 C’è stato un altro Derek Chisora prima di Derek Chisora.kg e contro un canguro. Prima di ogni match era solito ingurgitare piatti di spaghetti, sei polli, e mezzo litro di vino rosso; per scommessa mangiò 52 hot dogs. Saliva sul ring senza essersi lavato da giorni, sostenendo la tesi che il fatto che “puzzasse come una capra” distraeva il suo avversario; per il match con Max Baer, il 2 luglio del 1940, pare si fosse cosparso il corpo di tonno marcio e liquore prima di salire sul ring. E sul ring usava ogni forma di scorrettezza, incurante dei richiami dell’arbitro, legando e colpendo sotto la cintura ogni volta che poteva. Ovviamente non aveva paura di nessuno.

In sedici anni di professionismo affrontò, con alterna fortuna, i più forti pesi massimi del suo tempo: Ad Stone, Cuban Bobby Brown, Paul Cavalier, Johnny Risko, Ernie Schaaf, Obie Walker, Al Gainer, Arturo Godoy, Al Ettore, Lou Nova, Max Baer, Buddy Baer. Tra il luglio del ‘37 e il febbraio del ‘39 inanella una serie di undici vittorie consecutive per KO, guadagnandosi l’occasione della vita: la sfida a Joe Louis per il mondiale dei massimi. Joe Louis era dato favorito 8 a 1… Tony la prese così:

Giornalista:Tony, quali sono le tue possibilità contro Joe?

Galento: Joe chi?

Giornalista: Joe Louis.

Galento: I never hoid of the bum… in pratica una specie di “mai fottuto”

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Naturalmente Joe Louis vinse. Fu un KOT in quattro round, ma Joe non passò una serata tranquilla. Un terribile gancio sinistro di Tony lo fece barcollare nel primo round e nell’intervallo i suoi secondi si dovettero dar da fare per tamponare il sangue che usciva dalla sua arcata sopraciliare destra. Nel secondo è Galento a subire il ritorno del campione, che lo atterra con un terribile gancio sinistro; è il primo kd in undici anni di carriera di Tony Galento. Ma lo sfidante italoamericano ne ha ancora… forza, coraggio, determinazione… e nel terzo Joe Louis va giù. E’ ancora il gancio sinistro di Tony, e il campione del mondo è al tappeto. Al termine del terzo round Tony Galento è in vantaggio di due round a uno. Ma nel quarto Joe Louis si scatena. Dopo due minuti e mezzo l’arbitro Artur Donovan ferma il match; Joe Louis è ancora campione, ma ha sofferto veramente tanto.

A fine match Tony Galento non smentisce la sua fama: “Perché ho perso? Perché il mio allenatore mi ha convinto a combattere in maniera pulita e corretta, ecco perché”.

Tre mesi dopo Joe Louis, Tony Galento incrocia i guanti con Lou Nova, e sarà un match selvaggio, sanguinoso ed estremamente scorretto. “The Ring” del dicembre 1939 riporta che l’arbitro George Blake permise a Galento ogni tipo di scorrettezza, classificando il match come il terzo incontro più scorretto della storia del pugilato. Nova subì cinque kd e Tony vinse KOT al quattordicesimo.

BAER, MAX-TONY GALENTO WIRE PHOTO (1940) – JO Sports Inc.

Poi le sconfitte prima del limite, tra il ‘40 e il ‘41, con Max Bear ( nella foto)  e Buddy Baer sono l’inizio del declino di Tony Galento. Uscito dalle classifiche mondiali e inattivo per due anni, Tony Galento chiuderà la carriera nel dicembre del 1944 con tre vittorie per KO e un record di 79 (57 ko) 26- (6 ko) 6= ed un NC.

A cavallo tra le due guerre Tony Galento fu il Chisora di oggi… più di Chisora.(Paolo  Lantini )

 

 

 

"Old Master"Joe Gans : il più grande peso leggero di tutti i tempi

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Nella “suite floor” del Madison Square Garden, il quarto ed attuale Garden, c’è la statua di bronzo di Joe Gans, con i guanti alle mani ed in guardia sinistra. Nella precedente struttura, la terza, in funzione dal 1925 al 1968, la statua di Gans era all’uscita degli spogliatoi. I pugili che ne uscivano per salire sul ring battevano il loro pugno destro contro quello di Joe… portava loro fortuna.

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Secondo Nat Fleischer (1887-1972), fondatore nel 1922 della rivista Ring Magazine e suo direttore per cinquant’anni, Joe Gans è stato il più grande peso leggero di tutti i tempi. Fu il terzo afroamericano a fregiarsi del titolo del mondo, dopo il canadese “Little Chocolate” George Dixon, il primo, re dei piuma dal 1891 al 1897 e dal 1898 al 1900, e Joe “Barbados Demon” Walcott, che proprio cittadino americano non era, campione dei welter dal 1901 al 1904 e avversario di Gans in un memorabile scontro il 30 settembre 1904 a San Francisco terminato con un verdetto di parità dopo venti straordinari round.

Joseph Gant, questo il suo vero cognome, cambiato in Gans e rimasto per sempre tale in seguito ad un errore di stampa, nasce a Baltimora il 25 novembre 1874. Comincia a boxare a sedici anni e, il 23 ottobre 1893, nella sua Baltimora, è per la prima volta sul ring per un match professionistico. Tra il 1893 e il 1909 salirà sul ring almeno 199 volte (questi i dati ufficiali di Boxrec) ottenendo un record di 147 vittorie, 101 delle quali prima del limite, 10 sconfitte e 16 pareggi, a cui vanno aggiunti venti verdetti non emessi sul ring da una giuria ma dichiarati dalla stampa specializzata (i così detti verdetti NWS) che portano il record di Joe Gans a un impressionante 160-12-21, più 6 No Contest. Estremamente veloce, usava principalmente il jab sinistro per poi doppiarlo con il destro; e quando doppiava con il destro gli effetti erano devastanti. Centouno (e più) vittorie per KO stanno a dimostrarlo. Aggiungiamo il fatto che era un bersaglio difficilissimo da colpire ed ecco spiegato il successo di Joe Gans. Questa sua capacità di boxare fece rapidamente scuola tanto che ciò gli valse, con il crescere della sua fama, l’appellativo di “Old Master”. Ernest Hemingway dedicò a lui il breve racconto “A Matter Of Colour”… una questione di colore.

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Ed effettivamente è stato solo per una questione di colore che il nostro campione   ha combattuto per la prima volta per il titolo solamente nel 1900, dopo ben sette anni di grandi match ed enormi successi, ed anche di alcune ingiuste decisioni arbitrali in favore di avversari con il colore della pelle diverso dal suo. In tre occasioni, nel 1895, dovette disputare un round in più del previsto per poter consegnare il verdetto al suo avversario: l’11 febbraio contro John Coates, ma Joe vinse comunque il match, il 16 febbraio contro James Daly e il 13 aprile contro Johnny Van Heest. In quest’ultimo incontro, nonostante Gans avesse comunque dominato la nona ripresa aggiunta, l’arbitro Daniel Carr assegnò comunque il verdetto al suo avversario di fronte a un pubblico fortemente perplesso. Tra il primo gennaio e il 28 maggio di quell’anno Gans sostenne la bellezza di 27 match.

Quando il 23 marzo del 1900 a New York Joe Gans ha finalmente la possibilità di battersi per il mondiale sarà una testata del campione del mondo, lo svizzero residente a Buffalo Frank Erne, giudicata involontaria dall’arbitro Charlie White, a negargli il successo. Joe Gans, impossibilitato a continuare il match per il sangue che gli impedisce di inquadrare il suo avversario, deve fermarsi al dodicesimo.

Gans per la rivincita deve aspettare due anni, nel corso dei quali disputa trantaquattro incontri vincendone trentuno. Ha battuto pugili che precedentemente lo avevano stoppato in maniera non proprio pulita e con verdetti dubbi, come Young Griffo, un australiano con un record di 112 vittorie e 8 sconfitte, stoppato con un KO tecnico all’ottavo a Coney Island, e Bobby Dobbs, KO al settimo prima e al quattordicesimo poi in due scontri a Baltimora. Una vittoria per KOT al quinto (e non per squalifica come riportato da Boxrec) sul più pesante Eddie Connolly, campione del mondo dei welter nel 1900, il 6 gennaio 1902 a Philadelphia, gli spiana la strada per una seconda opportunità mondiale.

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La rivincita con Frank Erne arriva il 12 maggio 1902 a Fort Erie, in Canada. Gans parte come una furia. E’ un uragano di colpi a due mani quello che si abbatte sul volto e sul corpo del campione del mondo. Erne sanguina copiosamente dalla bocca e dal naso fin dal primo minuto. Il KO arriva dopo 1’40 del primo round. A quasi ventott’anni e al centoquarantatreesimo incontro (115-7-15, ND 6) Joe Gans è il quarto campione del mondo dei pesi leggeri, dopo Jack McAuliffe (1886-1893), George “Kid” Lavigne (1896-1899) e per l’appunto Frank Erne (1899-1902); il primo, naturalmente, di colore.

 

Nell’arco di tredici mesi, tra il giugno 1902 3 il luglio 1903, Joe Gans difende il titolo nove volte, vincendo sempre per KO. E’ imbattibile a livello di pesi leggeri.

L’otto dicembre 1903, a Boston, il suo avversario è un giovane ventenne più grosso di lui, 140 libbre contro le 135 di Joe; il suo nome è Sam Langford. Sono quindici round tra due autentici fuoriclasse. Langford vince ai punti, ma Gans ne esce ancora più grande.

Il 30 settembre 1904, come già detto in precedenza, il grande match contro Joe “Barbados Demon” Walcott a San Francisco. Walcott è anche lui, come Langford, a 140 libbre; è un picchiatore che pratica una boxe aggressiva. Gans boxa di rimessa, e vince in velocità. Al termine di venti bellissimi round l’arbitro Jack Wellsh ha a referto 7 round per Gans, 5 per Walcott e 8 in parità. La vittoria spetterebbe a Gans, ma Mr. Wellsh decreta il pari, in virtù della maggiore aggressività del Demonio delle Barbados.

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Un mese dopo, sempre a San Francisco, la prima vera debacle della carriera del grande Joe Gans. Jimmy Britt non è un fuoriclasse, ma in cinque round spedisce Gans al tappeto quattro volte. Mentre Gans al quinto si sta rialzando per la quarta volta Britt lo colpisce dall’alto verso il basso sulla nuca. L’arbitro Eddie Graney squalifica Britt e Gans mantiene il titolo. Ma Joe, a trent’anni e dopo 181 match, sente il bisogno di una pausa. Abbandona volontariamente il titolo e si ferma.

Nel 1905 sale sul ring solo due volte: sei round a marzo contro un suo ex avversario mondiale, Rufe Turner, un colored californiano di Stockton, veterano dei ring che terminerà la sua carriera nelle Filippine sedici anni dopo nel 1921, e a settembre pareggiando in quindici round a Baltimora contro Mike “Twin” Sullivan, un ventisettenne di Cambridge, nel Massachusetss che nel 1907 conquisterà il mondiale dei welter. Il 1906 vede il ritorno di Gans sul ring a tempo pieno. E Mike “Twin” Sullivan finisce due volte KO.

Il mondiale dei leggeri, intanto, è passato prima brevemente nelle mani di Jimmy Britt, e poi in quelle di Oscar “Battling” Nelson, un danese di Copenhagen residente a Chicago. La sfida tra i due, la prima delle tre, si svolge al Woodward’s Pavillon di San Francisco ed è un match al limite dei 45 round. Joe Gans è preparatissimo per l’evento, si è allenato come non mai, è pronto per un’altra vittoria per KO. E ciò avviene al quarantaduesimo round. Lo stop non è una squalifica come riporta il sito di Boxrec, ma è un intervento dell’arbitro George Siler che ferma Nelson ormai ridotto ad una maschera di sangue dopo oltre due ore di lotta.

Nel 1907 Gans difende il titolo tre volte dagli assalti del canadese “Kid” Herman Landfield, sconfitto all’ottavo il primo gennaio, di quel Jimmy Britt che lo aveva messo giù quattro volte tre anni prima, ridotto anch’egli ad una maschera di sangue il 9 settembre a San Francisco e fermato al sesto dall’arbitro Jack Welsh, e di George Memsic, battuto ai punti in 20 round a Los Angeles in un match arbitrato da James J. Jeffries… si, proprio lui, Jim Jeffries, l’immenso e imbattibile re dei massimi per sei lunghi anni, dal 1899 al 1905.

Il 4 luglio 1908, dopo due vittorie per KO senza mondiale in palio e una difesa del titolo, vinta sempre per KO, all’undicesimo, sul giramondo tedesco Rudy Unholz, un tipo che disputerà 132 match tra SudAfrica, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, è la volta del secondo match tra Joe Gans e Oscar “Battling” Nelson.

Sul ring della Mission Street Arena di Colma, in California, oltre a “Battling” Nelson, si presentano a Joe Gans i suoi quasi trentaquattro anni, i suoi 197 incontri e l’inizio di TBC polmonare che mina il suo fisico. Gans perde il titolo; è la prima volta in sei anni che perde il titolo: E’ sconfitto per KO al diciassettesimo, e saranno 21 i round che reggerà, prima di crollare, due mesi dopo nella “bella”, sempre sullo stesso ring.

Un ultimo incontro, uno solo, il 12 marzo 1909, vinto ai punti a New York, poi la terribile malattia aggrava le sue condizioni fisiche già provate.

Morirà di TBC il 10 agosto 1910 nella sua Baltimora, condividendo questa triste sorte con altri pionieri del ring e fuoriclasse del suo tempo quali “Nonpareil” Jack Dempsey e Paddy Duffy, che morì a soli venticinque anni con la cintura dei welter ancora ai suoi fianchi.

Nel 1954 sarà eletto nella Ring Boxing Hall Of Fame e dal 1990 è membro della International Boxing Hall Of Fame di Canastota insieme ai più grandi di sempre.

 

Paolo Lantini

Jimmy Barry fu il primo campione mondiale dei pesi gallo. Si ritirò imbattuto

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Jimmy Barry è stato campione del mondo dei gallo cinque anni e si è ritirato imbattuto. Si è ritirato imbattuto come pochissimi altri campioni del mondo come lui, quali Jack McAuliffe, come lui pioniere della moderna boxe professionistica, Rocky Marciano, Ricardo Lopez, Joe Calzaghe, Floyd Mayweather Jr. e Andre Ward. Si è ritirato con un record di 61-0-10, 39 KO.

Con lui ha inizio la storia dei pesi gallo; Jimmy Barry fu il primo campione del mondo ufficiale, nel 1894. Per la verità si ha notizia di un match valevole per il mondiale dei gallo in data 5 giugno 1889 tra l’inglese di Birmingham residente a Jersey City Chappie Moran, vincitore ai punti, e Tommy “Spider” Kelly, e nel 1891 di George “Little Chocolate” Dixon, più volte campione del mondo dei piuma tra il 1891 e il 1900, che era stato dichiarato campione del mondo dei pesi gallo a 114 libbre in seguito ad una vittoria per KO al quinto su Abe Willis.

Ma la categoria dei gallo alle attuali 118 libbre e chiamata allora “paperweight” non era stata ancora ufficialmente istituita.

James Curran Barry nasce a Chicago il 7 marzo 1870. Impara a boxare da giovanissimo, ancora studente, formandosi sotto l’attenta guida del pugile canadese Harry Gilmore, sfidante di Jack McAuliffe al mondiale dei leggeri nel 1887 dal quale fu sconfitto per KO al ventottesimo round, che proprio con Jimmy Barry inizia una fortunata carriera di allenatore alternata fino al 1896 a quella di pugile professionista. Curerà l’intera carriera di Jimmy Barry e quella dell’altro re dei gallo Harry Forbes (1901-1903).

Jimmy Barry Also Known as “Little Tiger” | MyBoxingFans - Boxing News

Barry esordisce al professionismo nell’aprile 1890 a vent’anni, dopo aver terminato gli studi. Vince sempre. Quattro anni dopo ha un record di 43 incontri e 43 vittorie. Ventotto avversari sono finiti KO. Il 15 settembre 1894 incontra sulla sua strada Casper Leon, “The Sicilian Swordfish”, il pesce spada siciliano.

Gaspare Leoni nasce a Palermo l’8 dicembre 1872. Non si sa niente dei suoi primi diciotto anni di vita, non si sa quando sbarcò sull’altra sponda dell’Atlantico, non si sa se chiese mai e se mai ottenne la cittadinanza americana. Sul sito Boxrec e sugli altri pochissimi siti che ricordano il nome di Casper Leon, il nostro viene ricordato come pugile italiano. Non ci sono dati certi in proposito, ma se così fosse Casper Leon sarebbe stato il primo pugile italiano a battersi per un titolo mondiale, il 15 settembre 1894, trentotto anni prima di Oddone Piazza (NBA dei medi) e trentanove prima di Primo Carnera per il mondiale dei massimi… e diciannove anni prima di quando il grande Giuseppe Curreri “Johnny Dundee”, nativo di Sciacca, disputò il primo dei suoi undici mondiali, il 29 aprile 1913, pareggiando in venti round con Johnny Kilbane.

BoxRec: Casper Leon

Si hanno notizie di Casper Leon  (nella foto ) dal 1891, anno del suo esordio sui ring americani, e anche qui la data del suo match con Jim Burns non è certa. Si sa che è veloce e tatticamente molto intelligente.

Jimmy Barry e Casper Leon si affronteranno cinque volte; una vittoria di Barry e quattro pareggi. Ci saranno anche diversi match esibizione tra i due.

A Lamont, in California, il 15 settembre 1894, i due si affrontano per la prima volta; il match è probabilmente sulle quarantacinque riprese, essendo in palio il mondiale delle 105 libbre. I pugili hanno guanti poco imbottiti, e si combatte sotto una tenda su manto erboso in una serata fredda e umida. Al termine di ogni round Harry Gilmore va in soccorso di Barry con una coperta, per tenerlo al caldo. Leon non ha lo stesso tipo di assistenza al suo angolo. Jimmy Barry vince al ventottesimo. Al termine del match Harry Gilmore reclama ai commissari a bordo ring il titolo del mondo dei pesi gallo per il suo assistito. Il mondiale viene ufficialmente ratificato, come riportato dal Chicago Tribune.

Il 30 marzo 1895 il secondo match, a Chicago, con il titolo del mondo dei pesi gallo in palio. Jimmy Barry ne viene da due successi e ha portato il suo record ad un impressionante 46-0, 30 KO. Di Leon si sa che ha ottenuto un successo ai punti, l’11 dicembre, su Kid Ryan. Il match è sui quindici round. Casper Leon è KD al secondo, Jimmy Barry al terzo. Il match va avanti. Al quattordicesimo Casper Leon è nuovamente KD; contato fino ad otto barcolla vistosamente. I commissari a bordo ring intervengono e fermano il match. L’arbitro Malachy Hogan stila il suo verdetto; il match è pari. Così andavano le cose nel mondo della boxe di fine ottocento. Per Jimmy Barry è il primo “non successo” in quarantasette match ufficiali.

I due si ritrovano di nuovo di fronte sul ring tre anni dopo, il 30 maggio 1898 a New York, e c’è ancora il mondiale dei gallo in palio. La carriera vincente di Jimmy Barry è proseguita tra difese del titolo ed esibizioni varie; quindici vittorie, nove per KO e due pareggi hanno portato il suo record a 61-0-3, 39 KO. Ma c’era stato un intoppo. Il 6 dicembre 1897 era sbarcato in Inghilterra per difendere il suo titolo dall’assalto del beniamino di casa Walter Croot. Al National Sporting Club di Covent Garden, a Londra, Barry aveva messo KO al ventesimo ed ultimo round il suo sfidante. Ma questi, per i duri colpi subiti nel corso del match, o forse per aver battuto la testa durante la caduta, morirà in seguito ad una emorragia cerebrale. E’ stato il solito Gilmore a convincere Jimmy a continuare la sua avventura sul ring, ma questi, da allora, non ha mai più sferrato un colpo da KO, come se la potenza del suo pugno si fosse esaurita quel dannato 6 dicembre 1897 a Londra. Tornato negli Stati uniti aveva battuto ai punti due avversari di seconda fascia quali Johnny Connors e Johnny Ritchie e aveva ottenuto un pareggio contro il non sensazionale Billy Rotchford.

Casper Leon, nel frattempo, aveva ottenuto un parziale di 31 vittorie, 12 per KO, sei pareggi e una sola sconfitta, per squalifica.

Il terzo match tra i due sarà un pareggio al termine dei venti round regolamentari.

Jimmy Barry non vincerà più un incontro; otterrà solo pareggi, altri sei. Due ancora con Casper Leon; il primo sei mesi dopo a Chicago in sei round e il secondo, titolo del mondo in palio, a Davenport, nell’Iowa, in venti round, nella sua ultima difesa del titolo, il 29 dicembre dello stesso anno. Disputerà il suo ultimo match, naturalmente pareggiandolo, il primo settembre 1899 contro Harry Harris, che due anni dopo conquisterà quel mondiale dei gallo che Jimmy Barry lascerà vacante.

Casper Leon combatterà ancora per il vacante mondiale dei gallo il 23 giugno 1899, pareggiando ancora contro Clarence Forbes. Combatterà fino al 1904, con un record finale di 44-15-24, 15 KO.

Jimmy Barry - Wikiwand

Nel 2000 Jimmy Barry viene introdotto nella International Boxing Hall of Fame di Canastota. E con lui, sulla targa a lui dedicata, compare nella sala dei famosi il nome di Casper Leon in qualità di suo primo sfidante mondiale.

Paolo Lantini

Jack Dempsey" l'impareggiabile" il primo campione mondiale pesi medi

 

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Jack Dempsey fu il primo campione del mondo dei pesi medi : esatto, proprio dei pesi medi, il primo re dei medi, nel 1884.

Leone, “Er Nero de Roma” Jacovacci

Jacovacci Leone BN in posa

Il primo campione di colore

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