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La Boxe nella storia

“The Little Giant"Tommy Burns mise in palio il mondiale 2 volte nello stesso giorno

Tommy Burns, “The Little Giant of Hanover” è stato campione del mondo dei pesi massimi dal 23 Febbraio 1906 al 26 Dicembre 1908. Tommy Burns è stato:

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- L’unico campione del mondo dei pesi massimi ad aver iniziato la propria carriera nei leggeri

- Il primo campione del mondo dei pesi massimi ad andare in giro per il mondo a difendere il suo titolo

- L’unico nella storia della boxe ad aver messo in palio il titolo del mondo due volte nello stesso giorno -

Il primo campione del mondo dei pesi massimi ad aver messo in palio il titolo contro un uomo di colore… il secondo fu Jim Braddock, 29 anni dopo, contro Joe Louis -

Il campione del mondo dei pesi massimi più basso della storia.

Tommy Burns ha difeso il titolo tredici volte (dodici successi e un pari). Tredici come le difese di Wladimir Klitschko se si conta il regno di Wlad dal successo su Chagaev come da Ring Magazine, e secondo solo alle 25 difese di Joe Louis (contando il regno di Larry Holmes da Ali in poi). Tommy Burns è inoltre il primatista assoluto, tra i pesi massimi, in quanto a difese consecutive del titolo per KO, otto, mai nessun altro come lui. Sottolineo il fatto che si parli di successi per KO e non prima del limite, dato che di questi Joe Louis ne ottenne quindici tra il 1940 e il 1946, ma l’ottavo fu un successo per squalifica su Buddy Baer. Assurdamente Tommy Burns viene ricordato dai più per una sconfitta (solo cinque su 61 match); quella storica e famosissima con Jack Johnson a Sydney, che per la prima volta nella storia consegnò il mondiale della massima categoria ad un afroamericano e che non starò a raccontare ora dato che sull’argomento sono stati scritti libri e un’infinità di articoli e sono stati girati film e documentari.

Ma nell’immaginario di chi ha raccontato e in quello di chi ha letto ed assistito l’interprete dell’evento è sempre stato solo Jack Johnson… e Tommy Burns? Nato con il nome di Noah Brusso ad Hanover, in Canada, il 17 Giugno 1881, era alto solo cinque piedi e sette pollici, 170 centimetri, ma era dotato di un allungo eccezionale e la sua apertura di braccia era di 188 cm, per intenderci 8 cm più di quella di Mike Tyson. E’ ricordato come un pugile coraggiosissimo, che affrontava chiunque e dovunque… “Difenderò il mio titolo contro tutti, nessuno escluso. Con questo intendo bianco, nero, messicano, indiano, o di qualsiasi altra nazionalità. Non sono il bianco, il canadese, l’americano; sono il campione del mondo, punto. Se non fossi il miglior peso massimo del mondo non vorrei questo titolo.”

Dodicesimo di tredici figli di una famiglia canadese di origine tedesca, e non italiana come riportano alcuni siti canadesi, Brusso inizia la sua carriera di pugile nel 1902 alla Handloser Hall di Delray, in Florida.

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Vince, e sa vincere prima del limite. Due anni dopo, il 7 Ottobre 1904 a Milwaukee, affronta per la prima volta Philadelphia Jack O’Brien. Nel 1904 Philadelphia Jack O’Brien(foto) è famosissimo. Nato Joseph Francis Hagan a Philadelphia il 17 Gennaio 1878, combatte sul ring dal 1896 e in quegli otto anni tra i suoi 149 avversari ufficiali c’erano i nomi eccellentissimi di George Cole, Young Peter Jackson, “Barbados Deamon” Joe Walcott, Joe Choinski, Peter Maer, Marvin Hart, Jack Twin Sullivan, Mike Schreck, Hugo Kelly al secolo Ugo Micheli di Firenze, l’immenso Tommy Ryan, Charles Kid McCoy, e quel fuoriclasse di Bob Fitzsimmons contro il quale un anno dopo conquisterà il titolo del mondo dei mediomassimi. Philadelphia Jack O’Bryen era un pugile immenso, e saliva sul ring con un record di +118 (46 KO) -7 =20 nc4. Burns risponde con +27 (19 KO) -1 =4, ma l’unico nome di un certo peso nel suo record è quello di Mike Schreck, contro il quale ha subito l’unica sconfitta e rimediato un pareggio nella rivincita.

E’ il primo dei tre match tra i due futuri campioni del mondo, ma il divario di esperienza tra i due è evidente. Per la cronaca il risultato è un successo ai punti in sei round di Philadelphia, con decisione decretata dai giornali, ma per quanto riguarda il racconto del match ci basiamo su una intervista a Tommy Burns apparsa sul Tacoma Times il primo Febbraio 1911: “Un pomeriggio sono stato chiamato al telefono da O’Brien… ‘incontriamoci, devo parlarti.’ Sono uscito e ho incontrato Jack O’Brien. ‘Ragazzo, vorrei che tu combattessi sei round con me’. Ero sbalordito perché O’Brien allora era valutato quasi alla pari di Jim Corbett, mentre io ero solo un ragazzino che cercava di guadagnarsi pane e burro nelle categorie inferiori. ‘Non aver paura di essere picchiato o di finire fuori combattimento, ragazzo’ ha continuato O’Brien, ‘sarà una bella esibizione di boxe in sei round, quindi la folla non rimarrà delusa, e io mi prenderò cura di te’. Beh, mi fidavo di Jack O’Brien, sapevo di non poterlo battere ma ho pensato che se gli organizzatori e il pubblico fossero stati soddisfatti di me avrei guadagnato ingaggi favorevoli per la mia carriera. Bene, dal momento in cui siamo saliti sul ring fino a quando ne siamo scesi, O’Brien mi ha fatto a pezzi. Aveva fatto il doppio gioco.

E’ stata una lezione dura, ma ho preso la mia medicina e sono rimasto in piedi” Il 13 Maggio 1905 l’imbattuto e imbattibile James J. Jeffries annuncia il ritiro dal ring, rendendo il titolo del mondo dei massimi vacante. Il 3 Luglio 1905, a Reno nel Nevada, Marvin Hart diventa campione del mondo dei massimi battendo Jack Root KO al dodicesimo. Il 20 Dicembre 1905, Philadelphia Jack O’Brian compie il suo capolavoro più grande; sul ring del Mechanic’s Pavilion di San Francisco batte Bob Fitzsimmons, che abbandona al tredicesimo, e conquista il titolo del mondo dei mediomassimi.

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Il 23 Febbraio 1906, a Los Angeles, “ Noah Brusso” Tommy Burns sfida Marvin Hart per il titolo del mondo dei pesi massimi. E’ sfavorito, e molte sono le scommesse che perderà entro i primi dieci round. Ma Tommy vince. Il verdetto ai punti in venti round decretato dall’arbitro Charles Eyton è accolto dagli applausi dei quattromila spettatori accorsi all’evento. E ha inizio la serie di tredici difese consecutive. La quarta, il 28 Gennaio 1906 (cinque giorni dopo il Ringraziamento) a Los Angeles, è il secondo match con Philadelphia Jack O’Brien. L’arbitro è niente meno che James J. Jeffries. Il giorno prima del combattimento Jeffries, intervistato, dichiara pubblicamente di vedere O’Brain (+135 -8 =22, 52 KO) vincente. Ma il verdetto finale di parità scontenta Burns, che comunque resta campione. Il Los Angeles Herald riporta: “Non ci sono state proteste di disapprovazione, ma tra il pubblico è prevalso un sentimento silenzioso che Jack O’Brien fosse il ragazzo che oggi dovrebbe fare il Ringraziamento.” Il terzo match sei mesi dopo, sempre a Los Angeles. E’ l’8 Maggio 1907 e stavolta Tommy Burns batte Philadelphia Jack O’Brien. Il San Francisco Call riporta: ”Il robusto Tommy Burns ha combattuto per tutti e venti i round contro Jack O’Brian ricevendo il meritato verdetto dall’arbitro Charles Eyton. Fin dall’inizio è stato evidente agli spettatori che bisogna essere in due per combattere, e O’Brien ha dovuto avvalersi di ogni centimetro del ring per essere in grado di frenare l’aggressività del suo avversario e risparmiarsi l’ignominia di un knockout….. Burns è sempre stato l’aggressore mentre O’Brein è stato sempre in fuga. Ogni volta che O’Brian ha tentato un’azione, e questo è successo raramente, Burns lo ha punito severamente. Alla fine Burns non aveva segni, mentre entrambi gli occhi di O’Brien erano gravemente tagliati, e anche il naso, già danneggiato nel match precedente con Burns, ha subito un duro bombardamento…..”

232444 bURNS VS jOHNSONBurns vs Johnson 1908

Qui si chiude la trilogia sul ring tra Tommy Burns e Philadelphia Jack O’Brien, anche se in seguito ci sono state parecchie polemiche, una riguardante reciproche accuse di tentativi di combine, e un’altra più interessante circa l’eventuale messa in palio di entrambi i titoli del mondo in possesso dei due; quello dei massimi di Tommy Burns e quello dei mediomassimi di Philadelphia Jack O’Brien. O’Brian non ha mai difeso il suo titolo, ma non ha mai annunciato di averlo abbandonato. Sembra che alcune testate giornalistiche e vecchi annuari di boxe testimoniarono che il match fosse valido anche per il mondiale detenuto da O’Brien, quindi Burns avrebbe vinto anche quello, ma questo fatto è stato successivamente accantonato e dimenticato. Prove oggettive comunque non esistono, ma il successore “vero ed ufficiale” di O’Brian sul trono dei mediomassimi si avrà solo nel 1920, nei panni di Georges Carpentier dopo la vittoria su Battling Levinsky. Dopo il successo con Philadelphia Jack O’Brian inizia per Burns la serie record di otto successi consecutivi per KO in giro per il mondo; Bill Squires a Colma in California, Gunner Moir e Jack Palmer in Inghilterra, Jem Roche a Dublino, Jewey Smith e Bill Squires in Francia, ancora Bill Squires a Sydney, Bill Lang a Melbourne. Infine, il 26 Dicembre 1908 al Sydney Stadium, lo storico match con Jack Johnson. Dopo la perdita del titolo Tommy Burns riduce tantissimo la sua attività sul ring; tra il 1910 e il 1918 solo cinque match, quattro vittorie e un pari, tra Australia, Stati Uniti e Canada, e l'arruolamento nell’esercito canadese durante la Grande Guerra prestando servizio come istruttore di fitness per la truppa. Poi, il 16 Luglio 1920, a trentanove anni, la prima sconfitta prima del limite con il forte inglese Joe Beckett alla Royal Albert Hall di Kensington, Londra, per il titolo del Commonwealth sarà il suo ultimo match. Chiude con +47 (35 KO) -5 =9.

Al termine della carriera Burns è ricco e benestante.

Nel ‘28 si trasferisce a New York a gestire un locale, ma il Wall Street Crash del 1929 e la grande depressione colpiscono profondamente la sua situazione finanziaria. Nel 1948 diventa predicatore evangelico a Coalinga, nella contea di Fresno in California. Muore a Vancouver, in seguito ad un attacco cardiaco, il 10 Maggio 1955, all’età di 73 anni. Nel 1960 sarà inserito nella Ring Boxing Hall of Fame e nel 1996 nella International Boxing Hall of Fame di Canastota tra i più grandi di sempre.

Paolo Lantini -Fonte principale “Boxrec”

I favolosi fratelli Lazzara ovvero Vince e Joe Dundee star negli Usa anni 20

  I FAVOLOSI FRATELLI LAZZARA  PROTAGONISTI NELL'AMERICA DEGLI ANNI VENTI

Salvatore Lazzara nasce a Palermo il 16 Agosto 1903. Due anni dopo emigra in America con la sua famiglia, stabilendosi a Baltimora e dove, il 22 Ottobre 1907, nasce suo fratello Vincenzo.

Salvatore e Vincenzo non seguono le orme del padre, che vende frutta all’ingrosso presso il Belair Food Market… Salvatore e Vincenzo fanno i pugili. Salvatore combatte con il nome di Joe Dundee, Vincenzo con quello di Vince Dundee… e saranno campioni del mondo.

BoxRec: Joe Dundee

Senza aver fatto il dilettante, Salvatore “Joe Dundee”( foto) inizia la sua carriera sul ring ancora quindicenne il 14 Marzo 1919. Adolescente e non strutturalmente ancora formato combatte inizialmente come peso mosca, alto 170 cm ed estremamente magro, perde ai punti i primi due incontri, ma impara presto. Il 2 Giugno la prima vittoria, per KO al secondo round su quel tal Red Tendler che il mese prima gli aveva inflitto la sua seconda sconfitta consecutiva. Con il tempo si irrobustisce e le vittorie sono sempre più frequenti. Nel ‘22 combatte a 62 Kg nella neonata categoria dei superleggeri, e se un Battling Morgan o un Freddie Jacks, pugile da 187 incontri, lo battono una prima volta, nell’immediata rivincita è Salvatore “Joe Dundee” a vincere. Il 19 Settembre 1923 è Vincenzo “Vince” Dundee ad esordire tra le 12 corde (le attuali sedici corde compaiono la prima volta a delimitare i ring negli anni sessanta). Come il fratello non ha ancora sedici anni, ma Vincenzo inizia subito a vincere. Alto 173 cm e più robusto di Salvatore e inizia come peso welter, che sarà la sua categoria fino al 1928.

 

Siamo nel 1925… mentre il diciottenne Vincenzo “Vince Dundee”  (Foto)termina l’anno con un record di 30-0-8, 7 KO, il 16 Luglio suo fratello maggiore Salvatore “Joe Dundee” (50-10-8, 13 KO e 4 ND) affronta a ventidue anni il primo grande nome, il futuro HoF Lew Tender. Tender, già avversario di grandi italoamericani quali Pete “Kid” Herman, Johnny Dundee e Rocky Kansas e avversario di Benny Leonard per il mondiale dei leggeri e Mickey Walker per quello dei welter, sale sul ring con un record di 126-12-7 (NWS comprese). Il match si svolge allo Shibe Park di Philadelphia sotto una pioggia battente ed è uno scontro durissimo, combattuto dai due a distanza ravvicinata ad un ritmo elevatissimo. La cronaca racconta che al nono un gancio destro di Salvatore “Joe Dundee” manda al tappeto Tender che si rialza all’otto e riesce a terminare in piedi il round. Il decimo ed ultimo round è un assalto continuo di Salvatore “Joe Dundee”, con Lew Tender che solo grazie alla grande esperienza porta a termine. Il verdetto di parità scontenta il nostro, ma Salvatore “Joe Dundee” guadagna consensi e posizioni in classifica tra i welter. Nel ‘26 i fratelli Lazzara “Dundee” fanno il loro esordio al Madison Square Garden. A Gennaio tocca a Joe, a Giugno è la volta di Vince. Salvatore “Joe Dundee” ottiene al Garden una serie di grandissimi successi che lo proiettano verso la sfida mondiale a Pete Latzo, campione del mondo dei pesi welter. Jack McVey è sconfitto ai punti, Tommy Freeman crolla al quinto, Willie Harmon ancora ai punti, l’ex campione del mondo Mickey Walker fermato dall’arbitro all’ottavo per l’impressionante ferita all’arcata sopraciliare sinistra con Joe in chiaro vantaggio ai punti (6 a 1 al termine del settimo round). Solo un infortunio; il KOT al primo subito a Dicembre contro Eddie Roberts, prontamente riscattato nella immediata rivincita quaranta giorni dopo. Nel frattempo il non ancora diciannovenne Vincenzo “Vince Dundee” fa il suo esordio al Garden con una facile vittoria su Carl Courtney, ma il 15 Ottobre incappa nella prima sconfitta della carriera, al suo 46esimo incontro, contro l’imbattuto Andy DiVodi. Il 1927 è l’anno del mondiale di Salvatore “Joe Dundee”. E’ il 3 Giugno 1927 e il ring è quello del Polo Graunds di New York, lo stadio del baseball, pieno di 30.000 spettatori. Pete Latzo, di Colerain, Pennsylvania, che compirà 25 anni ad Agosto, ha conquistato il titolo dei welter il 20 Maggio 1926 battendo ai punti Mickey Walker e lo ha già vittoriosamente difeso due volte, con Willie Harmon e con George Levine, e sale sul ring con un record di 81-18-3, 22 KO (NWS compresi). Salvatore “Joe Dundee” è più giovane di un anno e risponde con 67-11-9, 19 KO e 6 ND (+4 =1 -1). Joe Dandee conquista vittoria e titolo al termine di quindici round di elevato livello agonistico, come riporta l’Associated Press, che assegna allo sfidante 10 round sottolineando il fatto che, dopo un inizio favorevole a Latzo (primo, secondo e quarto round) il lavoro al corpo di Joe Dundee ha scalfito la resistenza del campione, dominando dal quinto al quindicesimo e meritando ampiamente la vittoria, sancita solamente con verdetto di maggioranza dalla giuria. Nel frattempo il giovane Vincenzo “Vince Dundee”, che ancora boxa nei pesi welter, comincia a raccogliere ampi consensi e a scalare la classifica mondiale, cogliendo un importante successo su quel Willie Harmon, sconfitto l’anno prima da suo fratello Salvatore “Joe”, e che saliva sul ring con un record di 73-13-10. Al termine del 1927, ad appena vent’anni, nel record di Vincenzo “Vince Dundee” si contano già 63 match, con 48 vittorie, 14 per KO, una sola sconfitta, 9 pareggi, 4 ND (+3 -1) e un NC. Nei successivi due anni Salvatore “Joe Dundee” monetizza la notorietà che gli ha reso il titolo del mondo con ingaggi provenienti da tutti gli stati dell’Unione. Venti match negli USA e una vittoriosa trasferta in Spagna alla Plaza de Toros Monumental di Barcellona, KO all’ottavo su Hilario Martinez, qualche sconfitta (quattro) con avversari che avrebbe facilmente battuto trovandosi nella forma migliore… ma accade che il 21 Marzo del ‘29 l’NBA lo priva del titolo per aver ritardato la sfida di “Young” Jack Thompson. Thompson aveva battuto Salvatore “Joe Dundee” il 30 Agosto del ‘28, e lo aveva fatto per KO al secondo. Quello di Joe era stato solo un infortunio di percorso, ma l’NBA aveva preso la cosa sul serio e aveva obbligato Salvatore “Joe Dundee” alla difesa ufficiale. Joe è fuori forma, il match salta e… solo quattro giorni dopo, il 25 Marzo, Jack Fields batte agevolmente Thompson fregiandosi del titolo di campione del mondo. Il 25 Luglio del ‘29 Salvatore “Joe Dundee” è alla State Fairgrounds Arena di Detroit contro Jack Fields per rivendicare il suo titolo. Oltretutto l’anno prima Fields ha inflitto ben due sconfitte in due mesi a suo fratello Vincenzo, e c’è da vendicare anche questo. Ma Joe, che si è sempre distinto per la massima correttezza, perde per squalifica. Al secondo round Joe poggia il ginocchio sul tappeto e rialzandosi sferra un sinistro ad azione ferma, e Fields va giù. L’Associated Press riporta che Salvatore “Joe Dundee” afferma che il fallo non fosse intenzionale e che Jack Fields dichiara di credergli, ma il risultato non può cambiare. E’ l’ultimo match mondiale di Joe Dundee. In fase calante dopo una carriera molto dura, Salvatore combatterà fino al Febbraio del ‘31; tredici match con solo sei vittorie. Chiude con la boxe a soli ventotto anni con 129 match, 85 vittorie, 25 prima del limite, 22 sconfitte e 11 pareggi, 9 ND (+7 -1 =1) e 2 NC. Dopo la sconfitta ai punti contro Jack Fields nel Febbraio del ‘28, inizia per Vincenzo “Vince Dundee” un periodo di alti e bassi sul ring, che ne rallentano l’ascesa verso i piani alti della classifica dei welter. Tra il ‘29 ed il ‘30 altre due sconfitte, sempre comunque ai punti, contro Jack Fields, sua autentica bestia nera e una contro l’ottimo Giovanni Andresano, che combatte con il nome di Johnny Indrisano (notare la finezza di Giovanni: Indrisano viene pronunciato proprio Andresano) convincono Vince a salire nei i medi. Tra l’Aprile del ‘30 e il Giugno del ‘31 una bella serie di 11 vittorie (tra le vittime Ben Jeby, tenete a mente questo nome) riportano in auge il nome di Vince Dundee. Una alquanto veloce trasferta in Europa per un match a Parigi contro Marcell Thil e uno in Inghilterra contro Jack Wood terminati con verdetti casalinghi (vittoria di Thil e pari con Wood), poi una nuova serie di ben 22 successi di fila, tra i quali spicca quello sul ventiduenne Ken Overlin, portano Vincenzo “Vince Dundee” al primo match per il titolo. Il mondiale dei medi è vacante dal 1931, da quando Mickey Walker è salito nei mediomassimi, e NBA e NYSAC dichiarano i loro campioni senza che “The Ring” di Nate Fleischer ne riconosca l’autenticità. Vince tenta prima il NYSAC, il campione è Ben Jeby (ricordate?). Il match è al Madison Square Garden il 17 Marzo 1933. Ed Hughes, del Brooklyn Daily Eagle, riporta che Vincenzo “Vince Dundee” ha subito un autentico furto da parte della giuria che ha decretato il pari, avendo vinto chiaramente undici dei quindici round, contro i tre di Ben Jeby. Tre successi prima del limite, due sconfitte di misura ai punti contro il fortissimo Teddy Yarosz, poi il secondo tentativo mondiale. Il canadese Lou Brouillard, già campione dei welter tra il ‘31 e il ‘32 ha battuto Ben Jeby KO al settimo ed è in possesso di entrambe le cinture, NBA e NYSAC. E’ il 30 Ottobre 1933 e siamo al Boston Garden. I round sono 15, ed è campionato del mondo dei pesi medi. E stavolta Vincenzo “Vince Dundee” Lazzara vince. E’ una vittoria ai punti, sudata e sofferta, ma meritata; come riporta il New York Times, Dundee ha vinto schivando costantemente i furiosi assalti del campione, che era dato favorito 3 a 1, tenendolo a distanza con un jab sinistro da manuale e assegnandogli chiaramente otto dei quindici round. Il verdetto è stato unanime. L’8 Dicembre del ‘33 la prima difesa, sempre alla Boston Arena, è una vittoria ai punti in 15 round su Andy Callahan, poi quattro vittorie senza titolo in palio (e relativo successo su Ben Jeby tanto per chiudere la pratica), e vittoria ai punti in 15, seconda difesa del titolo, il 3 Maggio del ‘34 a Paterson su Al Diamond. Poi, dopo 144 match, anche per Vincenzo “Vince Dundee” inizia la fase calante. E’ ancora il futuro HoF Teddy Yarosz (77-2-2) a fermarlo e a detronizzarlo, l’11 Settembre 1934 a Pittsburgh, per Split Decision (9-3 ed 8-4 per Yarosz ed un 8-7 per Dundee). Vincenzo “Vince Dundee” batte Babe Risko, poi subisce il primo ed unico KO della carriera contro il grande Freddie Steele, perde ai punti con il futuro re dei mediomassimi Billy Conn. Chiude con la Boxe non ancora trentenne, dopo 158 combattimenti, 118-19-14, 29 KO, 6 ND (+4 -2) e un NC. Nella storia della boxe i favolosi fratelli Lazzara sono la prima coppia di “brothers” campioni del mondo. Paolo Lantini.

Carl Duane "al secolo" Carlo Iacconetti non riuscì mai a difendere il suo mondiale

Carl Duane il  "Bronx Express Steamroller"

Duane Carl Iacconetti 1923

Tutti sanno che la storia della categoria dei supergallo (o piuma Jr, 122 libbre) ha inizio nel 1976, con il panamense Rigoberto Riasco primo campione per il WBC. grazie alla vittoria KOT all’ottavo round, a Panama City, sul keniano residente in Giappone Waruinge Nakayama (alla nascita Philip Waruinge).

Il primo campione per il WBA fu il sud coreano Soo Hwan Hong che il 26 Novembre 1977, sullo stesso ring di Panama City, spazzò via in tre round il beniamino di casa Hector Carrasquilla. Il primo “vero” campione del mondo linear fu un fuoriclasse nativo di San Juan, Wilfredo “Bazooka” Gomez, con la vittoria al quinto sul colombiano Nestor Jimenez il 9 Marzo 1979 al Garden… Bazooka aveva preso il WBC nel ‘77 e ne veniva dalla vittoria sull’altrettanto fuoriclasse Carlos Zarate in un breve ma splendido Portorico vs Mexico.

Quello che invece sanno in pochi è che la categoria, in realtà, fu istituita una prima volta nel 1922 e ciò fu in seguito all’approvazione della legge Walker (1920), fortemente voluta dal NYSAC, che istituiva norme che garantivano la sicurezza dei combattenti, con regole rigide che vietavano assolutamente colpi proibiti, che limitavano i match a un massimo di quindici round e richiedevano sempre la presenza di un medico a bordo ring. Con la Walker Law, dal 1921, si cominciarono a vedere match a 115 libbre (gallo Jr.), 122 libbre (piuma Jr.), 130 libbre (i leggeri Jr. il cui primo campione fu il grande Johnny Dundee, nativo di Sciacca), 140 libbre (welter Jr.). Le 122 libbre videro solo due match valevoli per il titolo del mondo, per poi tornare nell’oblio e ricomparire per l’appunto 53 anni dopo.

Il primo dei due match, pur non riconosciuto dal NYSAC, vide affrontarsi al Garden sui quindici round il ventisettenne di Cleveland Jack “Kid” Wolfe e il non ancora ventiquattrenne campione del mondo uscente dei gallo e grande favorito Joe Lynch. Era il 21 Settembre 1922 e fu Jack “Kid” Wolfe a vincere ai punti e a fregiarsi del titolo, almeno a livello giornalistico.

Poi fu il turno di Carl Duane, “the Bronx Steamroller”, il rullo compressore del Bronx.

Il suo nome è Carlo Iacconetti, figlio di una coppia di calabresi emigrati negli Stati Uniti a fine secolo. Carlo nasce a New York il 25 Giugno 1902, conosce la boxe da adolescente e nel ‘21, a diciotto anni, è già professionista sui ring newyorkesi. Il suo soprannome, the Bronx Streamroller, la dice tutta sul suo modo di combattere; Carlo è un picchiatore inarrestabile, aggressivo, coraggioso e dotato di una mascella di ferro, qualità che prestissimo gli fanno conquistare il favore del pubblico. La svolta per Carlo è nel ‘23; il 17 Gennaio batte al Garden il tedesco Urban Grass, il 30 Aprile toglie l’imbattibilità al forte Lew Hurley (25-0-1) che in realtà è il napoletano Luigi Sereca, batte ai punti in dodici round il futuro campione del mondo dei gallo Charley Phil Rosemberg e si guadagna la sfida mondiale dei supergallo a Jack “Kid” Wolfe. E stavolta il NYSAC riconosce il match come campionato del mondo.

E’ il 29 Agosto1923 e il ring è quello del Queensboro Stadium di Long Island, New York. In realtà il match era previsto il giorno prima, ma fu posticipato causa pioggia. Il match è sui dodici round e il ventunenne italoamericano sale sul ring forte di un record di 20-2-1, 9 KO. E’ una battaglia furiosa, come Carlo ha abituato la folla, e i dodici round li vince praticamente tutti; Wolfe riesce a stento a salvarsi dal KO e a terminare in piedi il match, ma il verdetto ai punti consegna a Carlo il titolo del mondo, e il NYSAC gli consegna ufficialmente la cintura di campione del mondo. Campione del mondo dei supergallo, cinquantacinque anni prima di “Bazooka” Gomez. Ma per Carlo non ci sarà difesa; come detto precedentemente la categoria delle 122 libbre verrà accantonata e rimarrà dormiente fino al 1976.

duane CANCELLA

La vita sul ring di Carlo Iacconetti “Carl Duane” naturalmente continua; combatte fino al 1929, e nel Novembre del ‘26 combatterà al Garden per il mondiale dei leggeri Jr perdendo di strettissima misura ai punti in quindici round dopo una autentica battaglia con Tod Morgan. Otto round a sette per Morgan è il giudizio dell’Associated Press sul resoconto del match. Carlo saliva sul ring con un record di 38-4-4 e ne veniva da un successo sul forte Joe Glick, ma aveva passato un anno particolarmente sfortunato. Il 2 Maggio 1924, al Garden contro “Allentown” Johnny Leonard, una frattura al braccio sinistro al sesto round lo aveva costretto all’abbandono, unica sconfitta prima del limite dell’intera carriera, e a un lungo periodo (undici mesi) di inattività, durante il quale esce ferito ma miracolosamente vivo da un pauroso incidente stradale. Carlo è un combattente generosissimo, e la carriera di quelli come lui spesso è breve. Dopo il match con Tod Morgan comincia l’inevitabile parabola discendente. Sei vittorie, due pareggi e ben undici sconfitte, tutte ai punti e alcune con grandi campioni quali Andre Routis, futuro campione del mondo dei piuma (battendo nientemeno che Tony Canzoneri) e Al Singer, futuro re dei leggeri, in quello che sarà il suo ultimo match. Si trasferisce con la famiglia a Parsippany, contea di Morris nel New Jersey, dove apre una fortunata attività di gioielliere, e dove muore il 23 Giugno 1984, due giorni prima di compiere 82 anni.

Paolo Lantini   

Il napoletano Giovanni Francesco Panico sfiorò il mondiale contro Harry Greb

 

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Dopo la morte di Stanley Ketchel, nell’ Ottobre del 1910, la categoria dei medi restò senza campione del mondo per due anni. Il 24 Giugno 1912, in Francia, Frank Klaus reclama il titolo dopo la vittoria per squalifica al diciannovesimo round su Georges Carpentier, titolo che gli viene assegnato ufficialmente a Parigi il 5 Marzo 1913 in seguito ad un altro successo per squalifica, stavolta su Billy Papke. In seguito si succedono sul trono George Chip (1913-14), Al McCoy (1914-17), Mike O’Dowd (1917-20), Johnny Wilson (1920-23) fino ad arrivare al 31 Agosto 1923, quando al Polo Grounds di New York, lo stadio del baseball, l’immenso Harry Greb divenne finalmente campione al suo 239esimo match ufficiale. Il New York Times, a riguardo, parla di una tranquilla vittoria ai punti di Greb su Johnny Wilson, con Greb che si sarebbe aggiudicato tredici dei quindici round in programma. Anche il Pittsburgh Post riporta una cosa simile, assegnando al “soutpaw” Johnny Wilson solo decimo, quattordicesimo e quindicesimo round, sottolineando però la stanchezza di Harry Greb sul finale dell’incontro, dopo una conduzione del match molto accorta data la pericolosità del mancino campione del mondo.
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Però esiste un altro resoconto del match, quello del celebre reporter sportivo e storico della boxe Robert W. Edgren (1874-1939), che dal 1904 era il redattore sportivo di “The Evening World” di proprietà del grande Joseph Pulitzer. Circa le referenze di Robert W. Edgren vorrei citare le parole del New York Times per commemorare la sua morte nel ‘39: “Sempre pacato, ben informato in tutti gli sport e in particolare nel pugilato, al quale prestava molta attenzione, era conosciuto in tutto il mondo come un'autorità che diceva sempre la verità nei commenti agli eventi ai quali assisteva. Una testimonianza della sua integrità sta nel fatto che, quando la legge non permetteva di dare decisioni nei combattimenti (i famosi verdetti NWS), il mondo intero era disposto ad accettare il giudizio di Bob Edgren nel decidere il vincitore. Quando Bob Edgren, nella sua rubrica “Evening World” , ha detto che il vincitore era tal dei tali, nessuno si è mai lamentato”.

Bene, Edgren riporta di un match estremamente equilibrato, scrivendo: “Harry Greb oggi è il campione mondiale dei pesi medi, ma quando l'annunciatore Joe Humphreys…ha iniziato il suo annuncio 'Vincitore e nuovo campione' non ci sono stati applausi. È stata una vittoria senza caratteristiche sensazionali, e per niente un travolgente trionfo perché la folla si aspettava che il verdetto fosse favorevole a Johnny Wilson.

Nessuno era comunque sicuro di chi avrebbe avuto la decisione quando il quindicesimo round è finito.” Edgren riferisce che il mancino Johnny Wilson ha creato talmente tanti problemi a Greb che questi avrebbe dovuto anche essere squalificato per ripetute trattenute e per molteplici colpi irregolari.

Perché questa discrepanza di opinioni? Il fatto è che a quei tempi Johnny Wilson non godeva dei favori della stampa a causa della sua presunta amicizia con il noto gangster Frank Costello (Francesco Castiglia naturalmente) che era stato suo compagno di scuola. Presunti aiuti da parte della mafia? Beh, Johnny Wilson impiega oltre nove anni di professionismo prima di battersi per il titolo.

Ecco, lo sconosciuto ai più Johnny Wilson, ma campione del mondo dei medi per oltre tre anni (06/05/1920 – 31/08/1923) e cinque difese del titolo, quel giorno andò probabilmente molto, ma molto vicino a riconfermarsi campione contro Harry Greb.

MA CHI ERA JOHNNY WILSON?

Johnny Wilson in realtà si chiama Giovanni Francesco Panico, nato Melito di Napoli il 23 Marzo 1893 ed emigrato con i genitori in quel di New York; sui documenti americani risulta erroneamente essere nato a New York. Alto 175 cm, professionista dal Dicembre 1911 con un successo KO al secondo su George Cunningham (anche se il sito Boxrec riporta il suo primo match in data 05/10/1912 non tenendo assolutamente conto di ventidue match precedenti sostenuti da Wilson tre l’11 e il ‘12), affrontò tutti i più forti pari peso di quegli anni, fino a guadagnare la qualifica di sfidante al titolo del mondo dei pesi medi. Titolo che Giovanni “Johnny” Panico, al suo novantaseiesimo match (settantesimo secondo Boxrec), puntualmente conquista il 6 Maggio 1920 a Boston grazie ad un successo ai punti in 12 round su Mike O’Dowd.

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Tra il ‘20 e il ‘21 difende il titolo battendo in dodici round Jacob “Soldier” Bartfield, un tipo di Budapest e residente a Brooklyn che era al 165esimo match ufficiale, Navy Rostan, KO al secondo, nuovamente Mike O’Dowd, sconfitto ai punti in quindici round al Madison Square Garden e al quale viene asportata d’urgenza la milza dopo il match, George Robinson, battuto ai punti in dieci round alla Boston Arena. Poi due match con William Bryan Donwey, il primo vinto per squalifica al settimo pur con parecchie difficoltà e il secondo, a Jersey City, pareggiato in dodici round con in palio il titolo del mondo di Wilson e il titolo dell’Ohio di Donwey… entrambi tornano a casa con i rispettivi titoli. Ancora tre successi, poi Harry Greb.

Tra l’Ottobre e il Dicembre del ‘23 Johnny Wilson ottiene tre importanti successi con avversari di valore, quali nuovamente George Robinson, Pal Reed e Pat McCatry, che gli garantiscono la seconda sfida a Harry Greb, titolo mondiale in palio. Boxing Blade riporta di una sfida molto serrata, con un ottima prima parte di match condotta da Johnny Wilson che si aggiudica chiaramente primo, terzo e quinto round. Greb si aggiudica sicuramente ottavo, decimo e quindicesimo, ma il dodicesimo è chiaramente di Wilson. Gli altri otto round sono sostanzialmente pari… 4 a 3 per Wilson, ma il verdetto è per Greb. E’ chiaro che Harry Greb soffre molto la guardia destra di Giovanni Francesco Panico.

Inizia con questo match la fase calante della carriera di Johnny Wilson che, seppur sempre ai punti, subisce sconfitte per mano di avversari del calibro di Tommy Loughran e Tiger Flower, entrambi futuri HoF, ottenendo però una significante vittoria per KO sul fortissimo Jock Malone. Il 17 Aprile 1925 il terzo match con Harry Greb, dai giornali definito di gran lunga il migliore dei tre. Non c’è titolo in palio, e Greb abbandona la prudenza che ha caratterizzato i primi due match trovandosi di fronte un “soutpaw”. Ne escono dieci round estremamente frizzanti e molto combattuti, e anche stavolta Greb la spunta ai punti, ma di misura.

Tra il Giugno del ‘25 e l’Ottobre del ‘26 Johnny Wilson combatte cinque volte. Tre successi prima del limite e due sconfitte ai punti con il futuro campione del mondo dei mediomassimi e futuro HoF Maxie Rosembloom, che terminerà la carriera con 298 match ufficiali.

Dopo il ritiro Giovanni Francesco Panico, nel cui record approssimativo si possono contare circa 130 combattimenti, diventa proprietario e gestore di diversi locali notturni di successo a New York e a Boston, arricchendosi esageratamente durante il proibizionismo e la grande depressione. Nel 1970 compare in una breve parte nel film Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni. Muore l’8 Dicembre 1985 a 93 anni.

Dimenticato dalla International Boxing Hall of Fame di Canastota probabilmente a causa della sua presunta vicinanza alla MOB locale, Giovanni Francesco Panico “Johnny Wilson” andrebbe certamente rivalutato; primo italoamericano campione del mondo di una categoria che ha avuto re del calibro di Rocky Graziano, Jake La Motta, Carmen Basilio e Joe Giardello.

Paolo Lantini

Quel match tra Ray Sugar Robinson e Willie Pep che non si fece mai....

 

Robinson Ray Sugar CANCELLA

Ray Sugar Robinson contro Willie Pep. Questo incontro non si è mai fatto, se si fosse fatto sarebbe stato qualcosa di straordinario. Uno dei massimi eventi della storia non solo del pugilato, ma dello sport tutto. Willie Pep, nato Guglielmo Papaleo nel ‘22, e Sugar Ray Robinson, nato Walker Smith Jr. nel ‘21. I due fuoriclasse hanno combattuto nello stesso periodo, Sugar dal ‘40 al ‘65 e Willie dal ‘40 al ‘66… ma in categorie diverse.

Willie ha dominato nei piuma, Sugar nei welter prima e nei medi poi.

Troppa differenza fisica tra i due… (Vedi immagini sotto)) Willie 165 cm, Sugar 180. Undici cm di allungo e almeno quindici chili in favore di Sugar. E’ troppo, anche per un fuoriclasse come Willie Pep.

Ray Sugar Robinson vs Willie Pep naturalmente non si è mai fatto.

Eppure…

PEP Willie Papaleo

Guglielmo Papaleo (FOTO), figlio di siciliani della provincia di Siracusa, nato a Middletown nel Connecticut, non ha ancora cambiato nome. Per le strade di Middletown uno scricciolo di ragazzino di neanche quaranta chili che cosa può fare?

“Prima di imparare a colpire ho imparato a non farmi colpire”

… la miglior difesa della storia della boxe? Quella di Willie Pep, ovvio.

Willie fa il lustrascarpe, ma la passione per la boxe lo accompagna da sempre. Suo padre Salvatore è stato un buon dilettante. Nel Connecticut in quegli anni c’è la possibilità di arrotondare la paga da operaio combattendo anche tra i dilettanti. Qualche spiccio, nulla più, ma per un lustrascarpe di non ancora sedici anni è perfetto. Guglielmo sa come non farsi colpire, lo ha imparato per strada… può farlo anche su un ring. Un ring montato lì su due piedi nella soffitta di un negozio di mangimi per animali. Un match clandestino, in una sera nel Connecticut del 1938. Che importa se il suo avversario è un ragazzo più grande di lui di sedici mesi, e parecchio più grosso… 15 cm di altezza, 11 di allungo e almeno quindici chili… l’importante è non farsi colpire. Il suo avversario è un ragazzo afroamericano che si chiama Walker Smith Jr.

Naturalmente non c’è nessun filmato a testimoniare l’evento, solo una voce che si è tramandata nel tempo tra il popolo della boxe. Guglielmo ha schivato tutto quello che poteva schivare, e ha colpito tutte le volte che ha potuto colpire… velocissimo ed estremamente preciso, come lo sarà nella sua carriera da Willie Pep. Walker era molto più grosso di lui, ed era anche lui velocissimo ed estremamente preciso, proprio come lo sarà col nome di Sugar Ray Robinson.

Guglielmo ha perso ai punti, ma è rimasto in piedi tutti e tre i round. E non era neanche tanto ammaccato… dopotutto la miglior difesa della storia della boxe è stata quella di Willie Pep.

Paolo Lantini.

 

Ecco le immagini di una  esibizione  assolutamente non competitiva  tra Robinson e Pep

https://www.dailymotion.com/video/x2kuwuu

il primo Rocky italoamericano: Rocco Tozzo, detto Rocky Kansas, campione 1925

Il primo Rocky Rocco Tozzo ci aveva già provato nel ‘22. Aveva passato una vita sul ring e quel giorno di febbraio del 1922 al Madison Square Garden aveva accarezzato il sogno di tutta la vita… diventare campione del mondo dei leggeri!.

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Ma aveva trovato un ostacolo insormontabile: “The Ghetto Wizard” Benny Leonard, uno dei pugili più forti di tutti i tempi… la sua bestia nera.

Era abituato a combattere contro fuoriclasse… Benny Leonard( foto Rocky vs  Leonard ) lo aveva già incontrato due volte, e poi Johnny Dundee, Johnny Kilbane, Ad Wolgast… tutti affrontati più volte e anche battuti.

Rocco combatteva dal 1911, e si presentava sul ring  con il nome di battaglia di Rocky Kansas… tutti lo conoscevano come Rocky Kansas, “the little Hercules”… “il piccolo Ercole”. Kansas come suo fratello maggiore Giuseppe, che combatteva come Joe “Kid” Kansas e tra il 1909 e il 1919 si costruì un record di 44-16-15 nei pesi leggeri. Tony, il più piccolo e il solo dei tre ad essere nato negli Stati Uniti, conservò sul ring il proprio cognome e nel decennio 1927-1937 ottenne un 50-18-10 da peso medio.

Una famiglia di pugili che alla boxe ha dato veramente tanto. Rocco era nato a San Fele, in provincia di Potenza, tra il 1890 e il 1893 e ancora piccolissimo partì con i genitori e il fratello maggiore, via mare, alla volta di Ellis Island, per poi trasferirsi a Buffalo dove sui documenti americani risulta erroneamente essere nato il 21 Aprile 1895.

Benny Leonard boxed Rocky Kansas 100 years ago on 10th Feb 1922

Sono passati quasi quattro anni dal primo tentativo mondiale contro Benny Leonard. Benny ha annunciato il suo ritiro dal ring il 15 Gennaio e il 13 Luglio Jimmy Goodrich, il cui vero nome è James Edward Moran, concittadino di Rocky in quel di Buffalo, si era preso il titolo dei leggeri battendo al secondo round il fino ad allora imbattuto cileno Stanyslaus Loayza. Rocky ha trentadue e passa anni sulle spalle e 160 incontri sulle spalle. E’ la sua ultima occasione… non ne avrà un’altra.

E’ il 7 Dicembre 1925 e il ring è il Broadway Auditorium di Buffalo, pieno fino all’ultimo posto di sostenitori dell’uno e dell’altro pugile di casa. Rocky Kansas sale sul ring forte di un record di 61-9-5, 37 KO, ai quali si aggiungono almeno 85 No Decision che porterebbero il suo record effettivo a un 119-25-15 in quasi quindici anni di attività.

E vuole quello che sogna da quando ha iniziato: il Titolo del Mondo dei pesi Leggeri. Rocky è alto solo 157 cm contro i 163 del suo avversario, ma è più potente, ha una boxe estremamente aggressiva ed una mascella di ferro. Goodrich fatica a contenerlo. La cronaca racconta di un match estremamente vivace condotto da Rocky a un ritmo indiavolato fin dal primo minuto. Rocky si aggiudica tutte le riprese fino al tredicesimo. Goodrich, sentendo che ormai aveva bisogno solo del KO per poter conservare il titolo, ha una reazione d’orgoglio negli ultimi due, quando il ritmo dell’italoamericano inevitabilmente è calato. Ma il risultato è ormai segnato. Dopo quarantacinque minuti di lotta l’ultimo gong.

Rocky alza le braccia ancor prima dell’annuncio del verdetto che gli consegna il Titolo del Mondo dei leggeri. Il Titolo del Mondo, il sogno di una vita. La cintura di Campione del Mondo del NYSAC (il New York State Athletic Commission) e il riconoscimento come tale di “The Ring “ di Nat Fleischer.

L’Associated Press riporta testualmente: “In un emozionante incontro in quindici round pieno di azione ogni secondo, il veterano sfidante ha superato il campione ed ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato di vincere più di vent’anni fa.” Nel Marzo del 1926 Rocky Kansas coglie due successi senza titolo in palio, poi alla prima difesa, nel mese di Luglio a Chicago, cede ai punti al futuro Hall of Fame Sammy Mandell, il cui vero nome è Salvatore Mandalà di Piana degli Albanesi, in Sicilia. E con questo match termina anche la sua avventura sul ring, a parte un rientro per un match senza pretese nel ‘32. Nella sua carriera guadagnò parecchio e al termine Rocky aveva messo da parte una bella somma di denaro per il suo futuro, 200.000 dollari. Ma purtroppo perse tutto a causa della grande depressione del ‘29.

Ricostruì la sua vita come operaio specializzato nel ramo delle costruzioni prima a New York e poi nella sua Buffalo. Morì di tumore il 10 Gennaio 1954. E’ lui il primo Rocky italoamericano, il primo di quelli celebrati da Sylvester Stallone con il suo “Rocky Balboa”… Graziano, re dei medi, e Maciano, unico imbattuto di sempre fra i pesi massimi. Ma anche Rocky Castellani (69-14-6), che il mondiale dei medi lo sfiorò nel ‘54 battuto ai punti da Bobo Olson… e l’australiano di Ripa Teatina Rocky Mattioli.

Paolo Lantini

C’è stato un altro Derek Chisora prima di Derek Chisora: Antonio Galento.

 

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Domenico Antonio Galento nasce a Orange, nel New Jersey, il 12 marzo 1910 da genitori italiani. Peso massimo alto solo un metro e 75 centimetri, Tony Galento ha combattuto 112 volte tra il 1928 e il 1944. Attaccabrighe, rozzo, sgraziato, sempre in sovrappeso, è stato uno dei pugili più pittoreschi della storia della boxe. Per promuovere i suoi match è stato capace di boxare contro un orso di 250 C’è stato un altro Derek Chisora prima di Derek Chisora.kg e contro un canguro. Prima di ogni match era solito ingurgitare piatti di spaghetti, sei polli, e mezzo litro di vino rosso; per scommessa mangiò 52 hot dogs. Saliva sul ring senza essersi lavato da giorni, sostenendo la tesi che il fatto che “puzzasse come una capra” distraeva il suo avversario; per il match con Max Baer, il 2 luglio del 1940, pare si fosse cosparso il corpo di tonno marcio e liquore prima di salire sul ring. E sul ring usava ogni forma di scorrettezza, incurante dei richiami dell’arbitro, legando e colpendo sotto la cintura ogni volta che poteva. Ovviamente non aveva paura di nessuno.

In sedici anni di professionismo affrontò, con alterna fortuna, i più forti pesi massimi del suo tempo: Ad Stone, Cuban Bobby Brown, Paul Cavalier, Johnny Risko, Ernie Schaaf, Obie Walker, Al Gainer, Arturo Godoy, Al Ettore, Lou Nova, Max Baer, Buddy Baer. Tra il luglio del ‘37 e il febbraio del ‘39 inanella una serie di undici vittorie consecutive per KO, guadagnandosi l’occasione della vita: la sfida a Joe Louis per il mondiale dei massimi. Joe Louis era dato favorito 8 a 1… Tony la prese così:

Giornalista:Tony, quali sono le tue possibilità contro Joe?

Galento: Joe chi?

Giornalista: Joe Louis.

Galento: I never hoid of the bum… in pratica una specie di “mai fottuto”

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Naturalmente Joe Louis vinse. Fu un KOT in quattro round, ma Joe non passò una serata tranquilla. Un terribile gancio sinistro di Tony lo fece barcollare nel primo round e nell’intervallo i suoi secondi si dovettero dar da fare per tamponare il sangue che usciva dalla sua arcata sopraciliare destra. Nel secondo è Galento a subire il ritorno del campione, che lo atterra con un terribile gancio sinistro; è il primo kd in undici anni di carriera di Tony Galento. Ma lo sfidante italoamericano ne ha ancora… forza, coraggio, determinazione… e nel terzo Joe Louis va giù. E’ ancora il gancio sinistro di Tony, e il campione del mondo è al tappeto. Al termine del terzo round Tony Galento è in vantaggio di due round a uno. Ma nel quarto Joe Louis si scatena. Dopo due minuti e mezzo l’arbitro Artur Donovan ferma il match; Joe Louis è ancora campione, ma ha sofferto veramente tanto.

A fine match Tony Galento non smentisce la sua fama: “Perché ho perso? Perché il mio allenatore mi ha convinto a combattere in maniera pulita e corretta, ecco perché”.

Tre mesi dopo Joe Louis, Tony Galento incrocia i guanti con Lou Nova, e sarà un match selvaggio, sanguinoso ed estremamente scorretto. “The Ring” del dicembre 1939 riporta che l’arbitro George Blake permise a Galento ogni tipo di scorrettezza, classificando il match come il terzo incontro più scorretto della storia del pugilato. Nova subì cinque kd e Tony vinse KOT al quattordicesimo.

BAER, MAX-TONY GALENTO WIRE PHOTO (1940) – JO Sports Inc.

Poi le sconfitte prima del limite, tra il ‘40 e il ‘41, con Max Bear ( nella foto)  e Buddy Baer sono l’inizio del declino di Tony Galento. Uscito dalle classifiche mondiali e inattivo per due anni, Tony Galento chiuderà la carriera nel dicembre del 1944 con tre vittorie per KO e un record di 79 (57 ko) 26- (6 ko) 6= ed un NC.

A cavallo tra le due guerre Tony Galento fu il Chisora di oggi… più di Chisora.(Paolo  Lantini )

 

 

 

"Old Master"Joe Gans : il più grande peso leggero di tutti i tempi

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Nella “suite floor” del Madison Square Garden, il quarto ed attuale Garden, c’è la statua di bronzo di Joe Gans, con i guanti alle mani ed in guardia sinistra. Nella precedente struttura, la terza, in funzione dal 1925 al 1968, la statua di Gans era all’uscita degli spogliatoi. I pugili che ne uscivano per salire sul ring battevano il loro pugno destro contro quello di Joe… portava loro fortuna.

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Secondo Nat Fleischer (1887-1972), fondatore nel 1922 della rivista Ring Magazine e suo direttore per cinquant’anni, Joe Gans è stato il più grande peso leggero di tutti i tempi. Fu il terzo afroamericano a fregiarsi del titolo del mondo, dopo il canadese “Little Chocolate” George Dixon, il primo, re dei piuma dal 1891 al 1897 e dal 1898 al 1900, e Joe “Barbados Demon” Walcott, che proprio cittadino americano non era, campione dei welter dal 1901 al 1904 e avversario di Gans in un memorabile scontro il 30 settembre 1904 a San Francisco terminato con un verdetto di parità dopo venti straordinari round.

Joseph Gant, questo il suo vero cognome, cambiato in Gans e rimasto per sempre tale in seguito ad un errore di stampa, nasce a Baltimora il 25 novembre 1874. Comincia a boxare a sedici anni e, il 23 ottobre 1893, nella sua Baltimora, è per la prima volta sul ring per un match professionistico. Tra il 1893 e il 1909 salirà sul ring almeno 199 volte (questi i dati ufficiali di Boxrec) ottenendo un record di 147 vittorie, 101 delle quali prima del limite, 10 sconfitte e 16 pareggi, a cui vanno aggiunti venti verdetti non emessi sul ring da una giuria ma dichiarati dalla stampa specializzata (i così detti verdetti NWS) che portano il record di Joe Gans a un impressionante 160-12-21, più 6 No Contest. Estremamente veloce, usava principalmente il jab sinistro per poi doppiarlo con il destro; e quando doppiava con il destro gli effetti erano devastanti. Centouno (e più) vittorie per KO stanno a dimostrarlo. Aggiungiamo il fatto che era un bersaglio difficilissimo da colpire ed ecco spiegato il successo di Joe Gans. Questa sua capacità di boxare fece rapidamente scuola tanto che ciò gli valse, con il crescere della sua fama, l’appellativo di “Old Master”. Ernest Hemingway dedicò a lui il breve racconto “A Matter Of Colour”… una questione di colore.

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Ed effettivamente è stato solo per una questione di colore che il nostro campione   ha combattuto per la prima volta per il titolo solamente nel 1900, dopo ben sette anni di grandi match ed enormi successi, ed anche di alcune ingiuste decisioni arbitrali in favore di avversari con il colore della pelle diverso dal suo. In tre occasioni, nel 1895, dovette disputare un round in più del previsto per poter consegnare il verdetto al suo avversario: l’11 febbraio contro John Coates, ma Joe vinse comunque il match, il 16 febbraio contro James Daly e il 13 aprile contro Johnny Van Heest. In quest’ultimo incontro, nonostante Gans avesse comunque dominato la nona ripresa aggiunta, l’arbitro Daniel Carr assegnò comunque il verdetto al suo avversario di fronte a un pubblico fortemente perplesso. Tra il primo gennaio e il 28 maggio di quell’anno Gans sostenne la bellezza di 27 match.

Quando il 23 marzo del 1900 a New York Joe Gans ha finalmente la possibilità di battersi per il mondiale sarà una testata del campione del mondo, lo svizzero residente a Buffalo Frank Erne, giudicata involontaria dall’arbitro Charlie White, a negargli il successo. Joe Gans, impossibilitato a continuare il match per il sangue che gli impedisce di inquadrare il suo avversario, deve fermarsi al dodicesimo.

Gans per la rivincita deve aspettare due anni, nel corso dei quali disputa trantaquattro incontri vincendone trentuno. Ha battuto pugili che precedentemente lo avevano stoppato in maniera non proprio pulita e con verdetti dubbi, come Young Griffo, un australiano con un record di 112 vittorie e 8 sconfitte, stoppato con un KO tecnico all’ottavo a Coney Island, e Bobby Dobbs, KO al settimo prima e al quattordicesimo poi in due scontri a Baltimora. Una vittoria per KOT al quinto (e non per squalifica come riportato da Boxrec) sul più pesante Eddie Connolly, campione del mondo dei welter nel 1900, il 6 gennaio 1902 a Philadelphia, gli spiana la strada per una seconda opportunità mondiale.

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La rivincita con Frank Erne arriva il 12 maggio 1902 a Fort Erie, in Canada. Gans parte come una furia. E’ un uragano di colpi a due mani quello che si abbatte sul volto e sul corpo del campione del mondo. Erne sanguina copiosamente dalla bocca e dal naso fin dal primo minuto. Il KO arriva dopo 1’40 del primo round. A quasi ventott’anni e al centoquarantatreesimo incontro (115-7-15, ND 6) Joe Gans è il quarto campione del mondo dei pesi leggeri, dopo Jack McAuliffe (1886-1893), George “Kid” Lavigne (1896-1899) e per l’appunto Frank Erne (1899-1902); il primo, naturalmente, di colore.

 

Nell’arco di tredici mesi, tra il giugno 1902 3 il luglio 1903, Joe Gans difende il titolo nove volte, vincendo sempre per KO. E’ imbattibile a livello di pesi leggeri.

L’otto dicembre 1903, a Boston, il suo avversario è un giovane ventenne più grosso di lui, 140 libbre contro le 135 di Joe; il suo nome è Sam Langford. Sono quindici round tra due autentici fuoriclasse. Langford vince ai punti, ma Gans ne esce ancora più grande.

Il 30 settembre 1904, come già detto in precedenza, il grande match contro Joe “Barbados Demon” Walcott a San Francisco. Walcott è anche lui, come Langford, a 140 libbre; è un picchiatore che pratica una boxe aggressiva. Gans boxa di rimessa, e vince in velocità. Al termine di venti bellissimi round l’arbitro Jack Wellsh ha a referto 7 round per Gans, 5 per Walcott e 8 in parità. La vittoria spetterebbe a Gans, ma Mr. Wellsh decreta il pari, in virtù della maggiore aggressività del Demonio delle Barbados.

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Un mese dopo, sempre a San Francisco, la prima vera debacle della carriera del grande Joe Gans. Jimmy Britt non è un fuoriclasse, ma in cinque round spedisce Gans al tappeto quattro volte. Mentre Gans al quinto si sta rialzando per la quarta volta Britt lo colpisce dall’alto verso il basso sulla nuca. L’arbitro Eddie Graney squalifica Britt e Gans mantiene il titolo. Ma Joe, a trent’anni e dopo 181 match, sente il bisogno di una pausa. Abbandona volontariamente il titolo e si ferma.

Nel 1905 sale sul ring solo due volte: sei round a marzo contro un suo ex avversario mondiale, Rufe Turner, un colored californiano di Stockton, veterano dei ring che terminerà la sua carriera nelle Filippine sedici anni dopo nel 1921, e a settembre pareggiando in quindici round a Baltimora contro Mike “Twin” Sullivan, un ventisettenne di Cambridge, nel Massachusetss che nel 1907 conquisterà il mondiale dei welter. Il 1906 vede il ritorno di Gans sul ring a tempo pieno. E Mike “Twin” Sullivan finisce due volte KO.

Il mondiale dei leggeri, intanto, è passato prima brevemente nelle mani di Jimmy Britt, e poi in quelle di Oscar “Battling” Nelson, un danese di Copenhagen residente a Chicago. La sfida tra i due, la prima delle tre, si svolge al Woodward’s Pavillon di San Francisco ed è un match al limite dei 45 round. Joe Gans è preparatissimo per l’evento, si è allenato come non mai, è pronto per un’altra vittoria per KO. E ciò avviene al quarantaduesimo round. Lo stop non è una squalifica come riporta il sito di Boxrec, ma è un intervento dell’arbitro George Siler che ferma Nelson ormai ridotto ad una maschera di sangue dopo oltre due ore di lotta.

Nel 1907 Gans difende il titolo tre volte dagli assalti del canadese “Kid” Herman Landfield, sconfitto all’ottavo il primo gennaio, di quel Jimmy Britt che lo aveva messo giù quattro volte tre anni prima, ridotto anch’egli ad una maschera di sangue il 9 settembre a San Francisco e fermato al sesto dall’arbitro Jack Welsh, e di George Memsic, battuto ai punti in 20 round a Los Angeles in un match arbitrato da James J. Jeffries… si, proprio lui, Jim Jeffries, l’immenso e imbattibile re dei massimi per sei lunghi anni, dal 1899 al 1905.

Il 4 luglio 1908, dopo due vittorie per KO senza mondiale in palio e una difesa del titolo, vinta sempre per KO, all’undicesimo, sul giramondo tedesco Rudy Unholz, un tipo che disputerà 132 match tra SudAfrica, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, è la volta del secondo match tra Joe Gans e Oscar “Battling” Nelson.

Sul ring della Mission Street Arena di Colma, in California, oltre a “Battling” Nelson, si presentano a Joe Gans i suoi quasi trentaquattro anni, i suoi 197 incontri e l’inizio di TBC polmonare che mina il suo fisico. Gans perde il titolo; è la prima volta in sei anni che perde il titolo: E’ sconfitto per KO al diciassettesimo, e saranno 21 i round che reggerà, prima di crollare, due mesi dopo nella “bella”, sempre sullo stesso ring.

Un ultimo incontro, uno solo, il 12 marzo 1909, vinto ai punti a New York, poi la terribile malattia aggrava le sue condizioni fisiche già provate.

Morirà di TBC il 10 agosto 1910 nella sua Baltimora, condividendo questa triste sorte con altri pionieri del ring e fuoriclasse del suo tempo quali “Nonpareil” Jack Dempsey e Paddy Duffy, che morì a soli venticinque anni con la cintura dei welter ancora ai suoi fianchi.

Nel 1954 sarà eletto nella Ring Boxing Hall Of Fame e dal 1990 è membro della International Boxing Hall Of Fame di Canastota insieme ai più grandi di sempre.

 

Paolo Lantini

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