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I KO delle meraviglie

I KO delle meraviglie-n°13-Griffith vs Carter

Pittsburgh. 20 dicembre 1963. Civic Arena. Pensylvania, USA. Di Valentina Zarlenga

I vecchi filmati ci assorbono, riportandoci indietro nel tempo. Spettatori  avvolti  da un' atmosfera, in un' atmosfera che non tutti gli amatori della "noble art" hanno vissuto. Il video che in questo articolo è proposto risulta essere emblematico. Non sono solo i colori e la voce di uno speaker a farci sognare dei vecchi ko, ma il tonfo sordo dei guanti che piovono incessanti sui corpi dei protagonisti, seguite da una cinepresa” che sembra faticare insieme ai pugili.
Emile Griffith, in quel lontano 1963, perse il match contro Rubin "Hurricane" Carter, alla prima ripresa. Lo statunitense Carter, peso medio di Paterson (New Jersey), il cui palmarès vanta notevoli  vittorie (17-4-0; 11 ko), tra le quali quelle contro il cubano Florentino Fernandez, Farid salim, Gomeo Brennan, Gorge Benton.
Di Griffith, 25enne connazionale, ci sono vari step da ricordare della carriera, a partire dalla vittoria del titolo mondiale dei welter ai danni del messicano Gaspar Ortega, il 3 giugno 1961 all'Olympic Auditorium di Los Angeles, per passare poi alle alterne difese contro Benny Kid Paret (l' anno successivo, nel 1962, il cubano morì dopo il match), Ralph Dupas (il pugile che nel Settembre e poi nel dicembre del 1963 perse e provò vanamente  a riconquistare la corona dei s.welter con Sandro Mazzinghi). Ci proveranno successivamente Teddy Wright e l' argentino Jorge Fernandez a strappare all’americano quel titolo tanto meritato, che cederà nel 1963 al cubano Manuel Rodriguez, ma riconquisterà poi contro lo stesso e ribatterà nella bella. L'egemonia di Griffith nei pesi medi, durerà fino al 1965 , con successi ai danni di Curvis, Stable e Manuel Gonzales.
Passò poi nei medi, con successi su Dick Tiger e due difese contro Joe Archer, una serie vittoriosa che  verrà interrotta da Nino Benvenuti, nella leggendaria notte del Madison Square Garden del 17 Aprile  1967. Solo nel 1969, dopo la duplice sconfitta subita da Benvenuti, il pugile americano proverà a rifarsi, ancora tra i welter,  contro il cubano José "Mantequilla" Napoles, senza successo, però. Ormai tra i match valevoli per un titolo e Griffith sembra non esserci più complicità, infatti anche gli ultimi due tentativi di riconquista, di nuovo tra i medi, falliscono: Emile  verrà battuto da un "mostro": Carlos Monzon, nel 1971/72,  il distruttore di Nino Benvenuti e uno dei più grandi della categoria, in tutti i tempi, non senza però averlo costretto a terribili ed incerte battaglie.  Infine, l'addio ai mondiali, sconfitto tra i s.welter dal tedesco Dagge, a Berlino nel 1976, ma appese i guantoni al chiodo dopo 20 anni di incredibile carriera professionistica e un record di 85 (23 ko)-24-2.
Emile Griffith, il durissimo avversario di Nino Benvenuti è uno dei più strordinari campioni del dopoguerra, il pugile omosessuale che sconfisse non solo i suoi avversari, ma anche i pregiudizi, almeno in ambito sportivo, dimostrando con caparbietà che l'orientamento sessuale esiste, ma al di fuori del ring. Il pugile che a 73 anni ha conosciuto la povertà e la malattia e riscoperto i valori dell' amicizia e della solidarietà, conquistando i consensi della nostra nazione e l'aiuto incondizionato di un vecchio amico, Nino!
Anche di Rubin "Hurricane" Carter sappiamo tutto o quasi: fu coinvolto in diversi terribili episodi, in primis la duplice accusa di omicidio per il quale fu ingiustamente condannato nel 1966 all'ergastolo, da cui fu liberato, dopo lunghe traversie giudiziarie nel 1988, anche per la mobilitazione di artisti e intellettuali dell' ’epoca;  il mitico cantante Bob Dylan, che gli dedicò una delle sue composizioni più famose, "Hurricane".
Scrisse anche una autobiografia di successo, narrando i propri problemi d’' alcolismo, la vita spericolata, l' odio verso i bianchi e l'ingiusta condanna subita. Su di lui è stato fatto un film, nel 1999, "Hurricane - Il grido dell'innocenza",  interpretato da Denzel Washington, in omaggio alla carriera e alla vita travagliata del pugile statunitense, che ebbe uno straordinario successo. Ora vive, finalmente in pace, tenendo conferenze nelle università, nei circoli culturali e scrivendo, affinché i ragazzi di colore non abbiano a ripetere i suoi errori giovanili.

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