Kokugikan. 30 aprile 1967. Tokio (Giappone). Di Valentina Zarlenga
Si scalda nella seconda ripresa il match che vede coinvolti per i titoli WBC e WBA dei superleggeri. Ed è la seconda ripresa che sancirà il vincitore tra il 28enne detentore milanese Sandro Lopopolo e ii 27enne giapponese-statunitense Takeshi Fuji.
Al momento del match, il lombardo aveva dalla sua 40 match disputati, con 31 vittorie, 4 sconfitte e 5 pareggi e il ricordo delle stupendo argento alle Olimpiadi di Roma '60. Vincitore del titolo italiano nel 1963 con Franco Caruso e 5 difese sino al 1965, compreso un fallito attacco al titolo europeo, contro lo spagnolo Juan Sombrita Albornoz.
All'angolo dell'italiano Steve Klaus, ebreo americano di radici ungheresi, considerato uno dei più grandi tecnici di tutti i tempi e in passato allenatore anche della Nazionale italiana. Lo stesso che, durante la guerra, in Italia, continuava ad allenare nonostante le leggi razziali, mentre le autorità fingevano che fosse nascosto e che non fosse ebreo. Klaus, colui che allo scadere del tempo della seconda e ultima ripresa, quando ormai Lopopolo non aveva più speranze di vittoria, demolito dai colpi di Fuji, sale sul ring per salvare il suo pugile, come il migliore dei padri di famiglia.
Un campione, Lo popolo, che si riprese subito a livello fisico dal potentissimo destro al mento che lo freddò sul ring, ma che mentalmente non si rassegnò mai a quella sconfitta che non s'aspettava, dato che Fuji sembrava essere in difficoltà per la superiorità tecnica e i bloccaggi che, sino a quel momento, Sandrino gli aveva imposto.
Per il pugilato italiano, quell'anno, il match risultò come una stonatura d'orchestra, dato che il pubblico della boxe ancora assaporava e sognava il Madison Square Garden, in cui Nino Benvenuti , solo 10 giorni prima, aveva vinto contro Emile Griffith.