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I KO delle meraviglie

I KO delle meraviglie-n°29-Pryor vs Arguello

Miami. 12 novembre 1982. Orange Bowl. USA. Di Valentina Zarlenga

Aaron Pryor detentore del titolo WBA dei superleggeri dal 1980, quando vinse contro Antonio Cervantes in soli 4 round, al 1983. Fino al match qui proposto, contro il niraguense Alexis Arguello, durato 14 riprese, Pryor non aveva mai “sprecato” troppo tempo per risultare vincitore, non andando mai oltre i 7 round e gli avversari fino ad allora non avevano mai tenuto le sue devastanti bordate così a lungo..
Aaron “Hawk” Pryor. statunitene , classe 1955 si presenta al match con 31 incontri alle spalle. A fine carriera il suo palmarès conterà 40 match, dei quali uno solo perduto (contro il modesto Bobby Joe Young nell’ ’87), per abbandono, probabilmente dovuto al lungo stop che lo tenne lontano dalle corde per uso di stupefacenti. E’ stato uno dei più terribili colpitori degli ultimi decenni. E il suo alias non a caso significa “Il falco”, ovviamente per la rapidità con la quale si avventava sui suoi avversari e l’incontro qui proposto contro Arguellone è un esempio. Eredi (...si fa per dire!) della gesta di Pryor sono ora i figli Aaron Jr. e Stephan, pugili di mediocre livello.

Alexis “El flaco explosivo” Arguello, nato in Nicaragua nel 1952 (77-8-0). Vince nel ’74 contro Ernesto Marcel, che poi si ritira, il primo titolo WBA e nel ’78 il primo titolo WBC contro Alfredo Escalera a Rimini, in uno dei più entusiasmanti match mai disputati in Italia. Nell’ ’81 lo difende da Watt, poi elimina al 14° round il giovanissimo Ray Mancini, quindi Elizondo, Busceme, Ganigan. Fino ad arrivare al match contro Pryor per la cintura WBA (contro il quale disputò una rivincita, andata male, nel 1983). Il suo ultimo match risale al 1995, quando contro Scott Walker perde a Las Vegas. Abbandonato il pugilato, si dedicò alla politica: militò dapprima nei guerriglieri sandinisti, poi in seguito a dissidi interni passò nelle file opposte dei Contras, appoggiati dagli Stati Uniti; quando i comunisti presero il potere, fu espropriato di tutti i beni ed esiliato dal paese. Riparò negli Usa e divenne un'icona della lotta contro le dittature dell'America Latina. "El flaco explosivo", così chiamato per i numerosi ko inferti, muore a 57 anni, suicida (o assassinato?). Nel novembre 2008 era stato eletto sindaco di Managua, di nuovo dalla parete dei sandinisti del presidente "a vita" Danierl Ortega, in una tornata elettorale sulla cui regolarità aleggiano pesanti dubbi. A ferirlo a morte, un colpo di pistola al cuore, ma la famiglia insiste nel sostenere che il corpo presenteva più ferite. Con lui se n'é andato uno dei più grandi campioni dell'ultimo mezzo secolo.

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