Las Vegas. 7 aprile 2001. MGM Grand (USA). Di Valentina Zarlenga

Quando si è svolto questo incontro, “Prince” Hamed che ha 27 anni, si presenta con l’imbattuto record di 35 vittorie in 35 incontri disputati, di cui 31 per KO, e dopo aver conquistato le cinture mondiali WBC, WBO, IBF. Di fronte ha però il coriaceo messicano Marco Antonio “Baby Face Assassin” Barrera, anche lui ventisettenne, ma una carriera molto più intensa e preponderante, come la sua umiltà. Ha a lungo dominato la categoria dei supergallo, difendendone il titolo WBO 12 volte.

Dopo 35 incontri da imbattuto, in questa serata cade il “mito” di Naseem Hamed. Menomale aggiungo, assumendomi ogni responsabilità del caso. Non amo i fenomeni da circo che fanno del ring il loro palcoscenico per l’ironia.
Il “principe” inglese di origine yemenita, infatti, si è dovuto inchinare all’esplosivo, aggressivo ed esperto, atleta messicano: Marco Antonio Barrera, che disputando un incontro tatticamente perfetto non ha lasciato spazi all’avversario. Probabile dimostrazione questa che ormai nel pugilato sigle e mondiali non hanno più la stessa valenza, il circuito miliardario dell’Mgm di Las Vegas e della HBO in questo match ha messo di fronte due dei migliori pesi piuma dei ranking a contendersi il titolo IBO, una delle tante sigle esistenti e che gli americani definiscono “the alphabet soup”.

Preciso Barrera, e da buon messicano molto pesante nei colpi. Confonde e turba il pittoresco avversario, che sembrava esser impegnato in un casting per cabarettisti più che in un match di pugilato. Unanime il verdetto decisivo dei giudici: 116-112, 116-111, 115-112.
A Barrera ogni lode del caso!