7 novembre 1970 Palazzo dello Sport di Roma
Campionato Mondiale pesi medi Wba, Wbc:
Carlos Monzon (Argentina) b. Nino Benvenuti (Italia, detentore) kot 12°r.
Con due ganci, prima quello sinistro e poi quello destro, aveva scosso Nino e portato sull’orlo del burrone i quindicimila del Palasport romano. Quando Benvenuti era ormai diventato una vittima designata, incapace di difendersi, l’aveva intrappolato nel suo angolo. Il jab sinistro stavolta gli era servito solo per sistemare meglio il bersaglio. Poi, aveva tirato giù la mannaia. Un destro di una violenza animalesca si era abbattuto sulla mascella del campione triestino e ne aveva spento ogni resistenza.
Nino, in ginocchio, al tappeto, si teneva la testa tra le mani. Era la rappresentazione della sconfitta. Michele D’Amato, un discreto pugile professionista che poi sarebbe stato protagonista di un’autentica tragedia, era saltato sul ring e aveva scosso il tedesco Rudolf Drust, l’arbitro del mondiale dei medi.
“Volevo regalare una pausa al mio idolo, mi illudevo che gli sarebbe bastata per recuperare, che non si sarebbe lasciato portare via il titolo”.
Monzon, subito dopo aver tirato il colpo, si era girato tornando verso l’angolo e sulle sue labbra, per una frazione di secondo, mi era sembrato di vedere qualcosa di assai simile a un sorriso. Ma, probabilmente, mi ero sbagliato. Nessuna emozione, neppure la gioia per essere arrivato lì dove nessuno pensava fosse per lui possibile arrivare.
(tratto da: Riccardo Romani/Dario Torromeo: “Monzon, il professionista della violenza”. Absolutely Free editore. Pagine 290. 16 euro. Ebook: 4.99)