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I KO delle meraviglie

Kinshasa 1974 :Muhammad Ali vs George Foreman

Oggi 17 gennaio 2014 Muhammad Ali compie 72 anni. Ne aveva 32 quando mise knock out George Foreman. Gli rendiamo omaggio ricordando, con le parole e le immagini, quella notte. Auguri Ali.



Esaltante, perché aveva sorpreso il mondo intero, il successo contro George Foreman nella magica notte di Kinshasa.

          Ali conosceva ogni cosa, aveva anche imparato quale fosse il sapore amaro della sconfitta. L’aveva incontrat a due volte, portava i nomi di Ken Norton e Joe Frazier. L’altro era convinto che nessuno potesse presentargli quella signora antipatica che lascia un uomo distrutto e pieno di dubbi. Perdere significa conoscere i propri limiti, ma anche crescere, arricchire la propria esperienza. E soprattutto insegna a evitare che il dramma si ripeta. Big George non era preparato a quello che stava accadendo sul ring di Kinshasa in quella notte piena di umidità.

          Picchiava, picchiava, picchiava. E l’altro sembrava non sentire i colpi. Ali aveva fatto delle corde la sua casa. Se ne stava lì e faceva sfogare la rabbia del campione texano.

         


«Vola come una farfalla, pungi come un’ape».

          Bundini Brown continuava a ripetere il mantra, ma Ali sapeva che il tempo di danzare era finito. Bisognava solo aspettare. L’altro prima o poi sarebbe crollato, avrebbe mostrato un varco dove insinuarsi. E lui sarebbe stato pronto. La mente di Foreman avrebbe ceduto prima del fisico. E così si sarebbe esposto al genio del rivale.

          Ali era pronto. Sapeva che avrebbe dovuto soffrire e si era preparato a questo. Si era fatto torturare dai colpi di Larry Holmes in allenamento, aveva alzato la soglia del dolore a limiti impensabili. Quando la guerra sarebbe diventata un campo solo per eroi, lui ci sarebbe stato.

          «Ali bomaye, Ali bomaye, Ali bomaye».

          I diseredati, i poveri, i ragazzi che vivevano nelle baracche lungo il fiume Congo, le vittime del dittatore Mobutu. Erano tutti con lui e lo incitavano a “uccidere” il gigante bianco travestito da nero. Nessuno amava George Foreman, che era solo nella notte africana. E non capiva il perché.

          Era il 30 ottobre del 1974, una data indimenticabile scritta nel grande libro della boxe. Ali soffriva per sei round, nell’ottavo dipingeva il capolavoro di un’artista. Usciva dall’angolo, metteva a segno una serie che sembrava infinita, chiudeva con un destro che veniva direttamente dal cielo.

          Foreman andava giù, lentamente, inesorabilmente. Ali non lo colpiva più, sembrava quasi che non volesse rovinare con un tocco volgare il capolavoro che aveva appena realizzato.

          Big George era knock out, Ali era di nuovo campione del mondo. Su Kinshasa si abbatteva un temporale di una forza inaudita, anche il cielo aveva voluto spazzare via a colpi d’acqua le bruttezze della vita. Quando la pioggia era finita, a illuminare la scena era rimasta solo la pulizia del gesto di Muhammad Ali. Il più grande.

(da “I pugni degli eroi” di Franco Esposito e Dario Torromeo, Absolutely Free editore, 434 pagine, 16 euro)

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