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Bordo Ring

Italia, qualcosa sta cambiando?

rotoloIn una settimana tre grandi sfide con protagonisti di casa nostra. E in arrivo ci sono due match che faranno parlare. Ma...

 

E se qualcosa stesse davvero cambiando nel pugilato italiano? Parlo di quello professionistico, quello che regala popolarità a questo sport. Ho visto in televisione la sfida tra Wladimir Klitschko e Jean Marc Mormeck e mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto se il francese fosse stato un nostro pugile. Gli insulti sarebbero andati avanti per un mese intero. Per quattro round, prima del ko, Mormeck non ha portato un solo colpo. Una vergogna per lui e per la boxe. Poi ho rivisto, come in un flash, le recenti vicende italiane. E mi sono detto che stavolta sono gli altri a dovere imparare da noi. Lasciate perdere paragoni col passato o valutazioni assolute. Il mondo dello sport non può esser giudicato in questa maniera. Ognuno è campione del suo tempo, va giudicato relativamente al panorama dei rivali con cui si confronta. Vale per i Klitschko, ma vale anche per i pugili italiani. Altrimenti, dopo Maradona e Pelè nessuno avrebbe più potuto giocare al calcio.

   Nel giro di una settimana, per tre volte mi sono ritrovato davanti alla televisione a godere dello spettacolo dei nostri atleti. Mi sono entusiasmato per Simone Rotolo (nella foto) e Matteo Signani, protagonisti di un fantastico campionato italiano dei medi combattuto senza pause. Due uomini coraggiosi, ben preparati sotto il profilo atletico, sempre capaci di regalare intensità, tecnica ed emotiva, alla sfida. E in questo contesto, va detto bravo anche a Enrico Terlizzi, l’arbitro. Ha avuto il coraggio di fermare il match quando mancavano cinquanta secondi alla fine. Ha fatto bene, Signani rischiava un drammatico knock out. Proprio Signani che, ma questo è solo il mio giudizio, all’inizio di quel round era ancora avanti ai punti.

   Mi sono entusiasmato per come Rotolo ha chiuso l’incontro. Per l’autorità con cui ha saputo farlo. Dopo (quasi) dieci riprese in cui aveva dovuto dare fondo a ogni risorsa atletica, ha avuto ancora abbastanza energia per trovare la combinazione giusta. Lineare, pulita, efficace. Un degno campione italiano di una categoria prestigiosa come quella dei medi. A 36 anni, dopo quasi due e mezzo di fermo, è tornato protagonista assoluto.

   Bravi i pugili, bravo l’arbitro, bravo il promoter (Sergio Cavallari ha organizzato una sfida da applausi) e bravi i maestri. Valerio Nati e la coppia Paolo Pesci (tecnica)/Raffaele Gagliardo (atletica) devono essere orgogliosi di come hanno preparato i loro ragazzi.

kolaj orialE che piacere vedere tanta gente al Palazzetto dello Sport di Roma nella riunione organizzata da Davide Buccioni, che a questi exploit ci ha abituati. Un personaggio nuovo e di grande temperamento, il neo campione italiano dei mediomassimi Orial Kolaj (nella foto a fianco) e uno che si è battuto col coraggio di un leone, Danilo D’Agata. Ne è venuta fuori una sfida emozionante, una battaglia in cui bisognava avere le armi dei guerrieri per combatterla. Ma a piacermi è stato l’intero pacchetto. La folla è la linfa del pugilato e di ogni sport. Senza pubblico in sala tutto diventa triste e spento. E poi dieci round a tavoletta, senza un momento per riprendere fiato. Infine la sportività, il rispetto per l’avversario. E’ stata esaltata la vera natura del pugilato.

   Il terzo momento da applausi è arrivato, paradossalmente, in occasione di una sconfitta. Nell’europeo superpiuma Antonio De Vitis ha boxato con grande personalità, ha in parte snaturato il suo stile, ma ha comunque raccolto i frutti del nuovo corso. Coraggioso, concreto, attento, ben preparato dal maestro Bruno Vottero. E’ stato bravo, ma ha perso contro un ottimo Ermano Fegatilli. De Vitis lo ha contrastato al meglio ed era ancora in corsa per il titolo quando è stato fermato dalla sfortuna. Una testata involontaria, una brutta ferita, la lettura dei cartellini. Anche qui bravi, sia l’arbitro (a fermare il match) che i giudici. Fegatilli aveva tanta paura di un verdetto casalingo, da dire ai microfoni di Sportitalia: “Temevo di essere derubato, siamo in Italia”. E’ stata l’unica volta nella serata in cui ha colpito totalmente a vuoto. Il verdetto che ne è uscito è stato corretto, esemplare. Il campione era avanti al momento dell’interruzione. Meritava di salvare il titolo. In casa nostra ci siamo comportati bene, con sportività.

DeVitisDe Vitis (nella foto) merita rispetto. Per la costanza con cui ha inseguito questa occasione, per la bravura dimostrata sul ring, per la pacatezza delle dichiarazioni. Ha confermato di essersi meritato la chance europea e di meritare anche quella seconda occasione che l’Ebu, ne sono certo, vorrà concedergli.

   Da una parte dunque, la tristezza per l’offesa fatta alla boxe da Jean Marc Mormeck e da chi ha permesso la sfida mondiale, dall’altra una tripletta italiana (De Vitis va inserito a pieno merito nel gruppo dei bravi) che potrebbe addirittura illuderci, facendoci pensare che sia passata la nottata. Anche perché, in questo mese, sono in arrivo altre due sfide tutte nostre che faranno sicuramente parlare. Due incontri che esalteranno l’interesse della gente: Fragomeni-Silvio Branco (titolo Silver dei massimi leggeri Wbc, il 17 a Pavia organizzato dalla Opi 2000 di Salvatore Cherchi) e Bundu-Gianluca Branco (europeo welter, il 23 a Brescia organizzato da Mario Loreni). Bello, ma poi mi metto un po’ a fare i contri e mi accorgo che l’età media dei quattro protagonisti è di 41 anni. Allargo il giro d’orizzonte e non vedo al momento protagonisti italiani capaci di spingersi fuori d’Europa. Ma non devo lasciarmi condizionare dal pessimismo, altrimento non riuscirò più a godere di spettacoli come quelli che bravi pugili di casa nostra ci hanno recentemente offerto.

   Se si ama davvero la boxe non bisogna ragionare con la testa delle televisioni di tutto il mondo. Un incontro non è bello solo se c’è un titolo mondiale in palio, etichettato da uno dei mille enti in circolazione. Il pugilato può essere comunque bello, indispensabile è che i match siano equilibrati e che i due uomini sul ring siano capaci di interpretare la sfida con coraggio, lealtà, sufficiente abilità tecnica e grande preparazione fisica. Come lo sono stati Rotolo, Signani, Kolaj, D’Agata e De Vitis. Bravi e grazie per quello che avete dato a uno sport meraviglioso, come sa essere la boxe quando si muove su questi binari.

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