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Bordo Ring

Dedicato a chi applaude Chisora

 

C’è chi dice bravo all’inglese che sputa, minaccia, provoca. E questo mi fa paura…

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Vorrei dire ancora due o tre cose attorno al match tra Vitali Klitschko e Dereck Chisora. Ho letto alcuni interventi in vari Forum, ho ricevuto alcune email, sono stato tirato in causa su Facebook. Il problema era il mio articolo sul mondiale dei massimi Wbc. Ad alcuni non è andato bene il fatto che abbia criticato l’atteggiamento dell’inglese fuori dal ring e abbia giudicato insufficiente anche la sua prestazione pugilistica.

   Alcuni sono convinti che Chisora abbia fatto bene a schiaffeggiare Vitali al peso, a sputare (acqua mista a saliva) a Wladimir prima dell’inizio dell’incontro, a provocare il clan avversario sul ring a fine combattimento. Altri arrivano addirittura ad affermare che anche la rissa durante la conferenza stampa sia stata una trovata geniale e ci scherzano su. “Mai negli ultimi tempi si era parlato tanto di un match di pugilato. L’hanno fatto anche testate che solitamente non se ne occupano”. Questa la chiave di lettura.

   L’ho già detto in risposta ad uno di loro sul social network. Il pugilato è riuscito a entrare nel cuore della gente perché ha sempre saputo trasmettere valori di lealtà. Ci siamo più volte giustamente vantati di come il pugile sia “diverso" dagli altri, perché ha rispetto dell'avversario. Da sempre la nobile arte regge alle accuse che le vengono periodicamente fatte, rispondendo con il comportamento quasi sempre inappuntabile dei suoi protagonisti. Dereck Chisora è un bullo che disonora la tradizione della boxe.

   E non credo neppure alla sceneggiata premeditata per vendere meglio l’incontro. Le sceneggiate si organizzano per creare interesse attorno a un match. Visto che il mondiale stava per cominciare quando Chisora ha sputato a Wladimir, non capisco a cosa servisse quel gesto. Preparava un Wladimir Klitschko-Chisora? Non credo. Spero per l’inglese che quel match non si faccia mai, avrei paura per la sua incolumità.

   Vero, lo sfidante ha impegnato Vitali più di altri. Ma non ha mai creato un solo pericolo per Klitschko ed ha perso di almeno otto punti su dodici riprese, nonostante (lo hanno rivelato gli esami medici) il quarantenne ucraino non potesse più muovere bene il sinistro dal terzo round.

   Chisora un ottimo pugile? Non ha potenza, non ha fisico, non ha velocità. Accorcia la distanza, ma non provoca danni. Klitschko non ha mai dato in dodici riprese l’impressione di accusare un solo colpo. Del resto c’è l’intera carriera dell’inglese a testimoniarne il valore. Ha battuto solo una volta un peso massimo di medio cabotaggio: il 37enne Danny Williams (sul ring a 124 chili per 1.90 di altezza). Negli ultimi quattro match ha perso tre volte. Vero, con Helenius il verdetto è stato contestato e forse ingiusto, ma non è che il finlandese fosse poi Joe Louis.

   Ma questa è la parte che mi sta meno a cuore. Lo confesso. Ci sono rimasto male nel sentire elogiare il comportamento di questo signore, giustamente arrestato e interrogato dalla polizia tedesca per avere minacciato di morte David Haye (altro fenomeno delle provocazioni, ma solo quando è lontano dal ring).

   Avevo già ricevuto dei segnali negativi dopo l’articolo sul mondiale Cotto-Margarito. Avevo scritto che giudicavo scandaloso il fatto che il match fosse stato mandato avanti sino alla decima ripresa, quando il messicano aveva l’occhio destro (quello a cui aveva subito due operazioni negli ultimi mesi) completamente chiuso, ferito e gonfio da almeno quattro round.

   Mi avevano scritto dei lettori dicendo che mi sbagliavo, il match non andava fermato neppure alla decima ripresa. Che la pietà non ha molto spazio nella boxe, perché il pugilato è per natura uno sport in cui il rischio è sempre elevatissimo. Altri avevano parlato di pugili che non vedevano, ma che erano stati ugualmente capaci di vincere i loro match.

   Non so a quali pugili o combattimenti si riferissero i lettori/tifosi. Di certo ho visto tanta boxe e sono ancora convinto che il coefficiente di rischio insito in questo sport (e accettato dai pugili) non debba essere aumentato dal comportamento sbagliato del medico o dell’arbitro. Il medico ha il diritto e il dovere di fermare qualsiasi incontro se ritiene che il combattimento sia diventato pericoloso per uno dei due pugili, se pensa che le ferite riportate possano provocare danni maggiori di quelli già evidenti. E questo era già chiaro e manifesto dalla fine del  sesto round di quel mondiale che, a mio giudizio, non non andava neppure disputato. E’ un errore rivendicare il diritto a giocarsi fino in fondo la sfida affrontando qualsiasi pericolo, anche quello di rimanere cieco. Non bisogna confondere l’incoscienza con il coraggio. L’incidente rientra tra le possibilità del pugilato, ma il rischio esasperato oltre ogni limite non può essere accettato.

   La boxe va amata nella giusta maniera. Se anche chi le vuole bene si schiera con un pericoloso teppista o con un dottore poco attento, siamo messi male. Rispetto delle regole e dell’avversario, lealtà. Massima competitività, uso della forza e dell’intelligenza, oltre che del talento e della tecnica. Questo è il pugilato. Non c’è spazio per uno che si crede sempre e comunque in dovere di accendere una rissa solo per far crescere il suo personaggio, per diventare popolare. Non c’è spazio neppure per un medico che non ha la forza di fermare un pugile che sta rischiando oltre il lecito. Non si può essere complici di gente così. A meno che non si sia capito cosa rappresenti la boxe.

   Se ci si schiera con Chisora, o con chi non ha fermato prima Margarito, si scende al livello di quei giornalisti che scrivono “Pugile uccide anziana signora”, per poi scoprire che l’assassino davanti a una palestra c’è passato una sola volta in tutta la sua vita. La boxe è uno sport che deve continuamente difendersi. Deve lottare per fare capire che la sfida nasce, viene sviluppata e si conclude fra le corde di un ring. Fuori, aggredire un avversario, sputargli in faccia, colpirlo con una bottigliata rappresenta un reato comune. E va punito, non esaltato.

   La boxe non ha bisogno di questo genere di pubblicità. Dereck Chisora le ha inferto una ferita mortale che va curata. Non si deve cadere nell’errore di aumentarne la pericolosià, applaudendo chi l’ha provocata. O giustificando medici poco reattivi.

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