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Bordo Ring

Mayweather-Pacquiao, ora basta!

 pacquiaoandmosleyfightPacquiao dice “va bene”, Mayweather risponde “ma…”. E il gioco ricomincia. Mi sono stancato.

E’ un gioco mediatico. E Floyd Mayweather lo conduce meglio di Manny Pacquiao.

Ma ormai hanno cominciato a stancarmi. Junior per comunicare usa ogni mezzo la tecnologia moderna gli metta a disposizione. Twitter, email, Televisione, giornali. Ha battuto sul tempo il rivale, ha fissato una data (5 maggio) e vuole costringere l’altro ad accettarla. Ogni volta che il filippino la mette in discussione, Floyd jr sottolinea il fatto bollandolo come indice di paura, mancata volontà di affrontarlo. E poi riprende a giocare.

   Il match sembra più vicino, ma è solo un’illusione data da quel mago della parola che è Junior. Pacquiao dice, nel corso di una telefonata tra i due, che la divisione al 50% dell’intera torta gli sta bene? Mayweather risponde, tramite email, che contro di lui guadagnerebbe tanti soldi come non ne ha mai visti nella vita. Quindi, la divisione non può essere fatta a metà. Ma il gioco del rimbalzo non è a senso unico. Quando è Junior ad avvicinarsi all’idea della mega sfida, ecco Bob Arum che afferma: “Non si può fare, serve un impianto all’aperto da 40.000 posti”. E se poi tutto alla fine dovesse risultare in ordine, ci sarebbe la questione dell’antidoping. Come, quando e dove? Dite, ma non si sono messi d’accordo almeno su questo? La parola “accordo” al momento non ha un significato preciso nella trattativa tra Mayweather e Pacquiao.

   Mi sorge un dubbio: ma vogliono davvero farlo il match i due più popolari (non me la sento di dire “più forti”) pugili del momento? Le loro ultime prestazioni (bizzarra e scandalosa conclusione della sfida con Ortiz per Junior, immeritata vittoria ai punti contro Marquez per Manny) non sono riuscite a scalfirne il carisma. Hanno ancora una grande capacità di attirare soldi. Ed è questa possibilità di mettere su un’affare da oltre cento milioni di dollari a renderne più difficile la realizzazione. Si corre il rischio che il compenso chiesto da due (più le altre spese, le tasse e i costi normali di organizzazione) rendano meno ghiotta la torta per Arum. Non è un caso che il più tiepido sulla sfida sia proprio lui.

   I tifosi continuano a discutere su chi sia il più forte, oggi, tra Mayweather e Pacquiao. Loro, i pugili, continuano a dare aggiornamenti quotidiani su un match che ha molte possibilità di non farsi mai. E la colpa è di tutti. Di Mayweather, Pacquaio, Arum. Nella boxe delle 17 categorie di peso, delle quattro maggiori organizzazione e delle venti minori, degli infiniti campioni del mondo è utopia il solo sperare di vedere un match che gli unici a volere sembra siano gli appassionati. E con tutto questo parlarci sopra si rischia, nel momento in cui riuscisse a realizzarsi, di cadere in un flop. Mi sembra di rivivere Hagler-Leonard. Se ne è parlato per anni. Alla fine si è fatto. Ed è stato una solenne delusione. Dunque, basta chiacchiere. E’ arrivata l’ora dei fatti.

   Dicono di essere degni dei migliori di sempre. Sugar Ray Robinson, Marvin Hagler, Carlos Monzon, Joe Louis, ma (qualche gradino più giù) anche Mike Tyson hanno affrontato tutti senza tante storie. Non mi sembra che Mayweather e Pacquiao vogliano fare altrettanto. Non vi sentite presi in giro da tutte queste parole?

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