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Bordo Ring

Vidoz e Modugno, pesanti emozioni

vidozPaolo Vidoz, una toccante intervista. Matteo Modugno, la gioia del giovane campione. E’ la boxe, bellezza.





















Paolo Vidoz, come stai?

“Come vuoi che stia nella mia prima settimana da ex pugile?”

A 41 anni è abbastanza normale, che pensi di fare?

“Diciamo che voglio rimanere coerente alla mia decisione. Nessun rientro”

Sei salito sul ring a 130 chili, non ti sembra di avere commesso un grande errore?

“La dieta di queste parti non si cambia. Da sempre mangiamo salsicce, salami e roba così. Siamo un popolo contadino che consuma energie stando sui campi da mattina a sera. A me è mancata questa seconda parte e sono finito col pesare così tanto”

Ma non ti sei vergognato?

“Diciamo che vedendo le foto del match mi sono fatto autoschifo. Il profilo è quello di un vecchio con il pancione. Il mio problema è la pressione alta, è quello che mangio. Non mi piace lasciarmi andare”

Non è che già rimpiangi la boxe?

“Sono disgustato da allenamenti, diete, privazioni, match. Altrimenti sarei andato avanti. Ma la palestra mi faceva sentire giovane. Spero che anche il nuovo lavoro, il cuoco, mi dia gli stessi stimoli. Anche se potrebbe essere un’attività pericolosa, vista la mia predisposizione a mangiare di tutto”

Ma un cuoco cucina, non mangia quello che dovrebbe cucinare. Non è così?

“Un cuoco deve assaggiare e poi un cuoco magro non mi dà fiducia”

Torniamo seri. Perché hai rischiato la salute nel match del titolo?

“Negli spogliatoi sono stato chiaro con l’arbitro. Gli ho detto: “Appena mi vedi in difficoltà, ferma il match”. Sapevo di rischiare, ma ero convinto di tenere il rischio sotto controllo”

Hai sofferto?

“Il ritmo non era alto. Dopo tre riprese ho capito che potevo rimanere lassù sino alla fine”

Quanto ti sei allenato?

“Due settimane, ma intense”

Uno schifo, non trovi?

“Non potevo pretendere di più da me. Non sopportavo più gli allenamenti”

Ci sono dei momenti in cui parli come uno che non ne possa più del pugilato, ce ne sono altri in cui sembra che la boxe già ti manchi. Quale è la verità?

“Vado in giro a ripetere a tutti che sono un ex pugile. Forse lo faccio per autoconvincermi. Il fatto è che, anche se non combattevo tanto, sapevo di essere un pugile, di essere campione italiano. Diventare un ex è comunque triste. Smettere è un dolore forte. Ma non avevo più stimoli”

Non è che adesso andrai incontro a periodi duri in casa?

“Vuoi dire che non potendo più pestare gli avversari, pesterò la famiglia?” (ride)

Voglio dire che la boxe serve anche a indirizzare la propria aggressività.

“Vero. Entravo in palestra, picchiavo il sacco, facevo i guanti, mi dannavo l’anima. Ma poi uscivo ed ero rilassato, scaricato. Adesso devo trovare il modo per indirizzare sul lavoro questa mia energia”

Stai attento Paolo, la vita da ex è dura.

“Ho messo in camera il santino di Monzon” (ride)

C’è qualche altra cosa che ti piacerebbe fare oltre al cuoco?

“Mi piacerebbe insegnare. Ho visto tanti sistemi di preparazione, da Falcinelli al periodo da professionista. Credo di avere un bagaglio tecnico che mi permetterebbe di fare il maestro”

Pensi di provarci?

“Non credo. Fatichi come un pazzo a tirare su un ragazzo e poi quello alla prima occasione ti molla. L’ho fatto io, lo fanno quasi tutti”

E allora cosa farai?

“Ho scelto di tentare l’avventura con questa micro azienda agricola di cui parlo da anni. In Italia non è una sfida difficile, è impossibile. In confronto la boxe è una passeggiata. Lì ti alleni quattro ore al giorno ed è fatta. Adesso quattro ore servono per il primo turno di lavoro. E poi i guadagni non sono neppure lontanamente confrontabili”

Torni sempre sullo stesso punto. Non è che davvero già pensi a un rientro? Sarebbe un’autentica follia.

“Subito dopo il match, mi hanno proposto di affrontare Edmund Gerber (18+, 12 ko). Ho detto no. Ho smesso, non aver paura. So già che spareresti a zero su un mio rientro e io non potrei ribattere. Perché sarei d’accordo. Tranquillo, questa follia non la faccio”

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Matteo Modugno (le foto sono di Alberto Germinario), quando sei entrato in palestra la prima volta?

“Dopo la vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio del 2006, mi sono ritrovato in piazza a festeggiare. Il mio maestro di allora, Tony Dalmasso, era anche il preparatore dei portieri della squadra di calcio dove giocavo. Mi ha detto: perché non vieni in palestra, così perdi qualche chilo”

Ne avevi da perdere?

“Diciamo di sì”

Quanto pesavi?

“Centosessantacinque chili”

1-6-5?

“Sì”

E come eri arrivato a un’enormità simile?

“Non avevo rispetto per me stesso”

Nel senso che…?

“Mangiavo tanto e spesso, bevevo fino ad ubriacarmi. Non conoscevo regole. Lavoravo e l’unico pensiero era arrivare al fine settimana per divertirmi senza condizionamenti”

E poi?

“In palestra ci sono andato e ho perso velocemente molti chili”

Quando hai capito che funzionava? Intendo come sport, non solo come dieta dimagrante.

“Ero un ragazzo che viveva in strada, non sapevo cosa fare della mia vita. Un disastro fisico e mentale. La boxe ha messo ordine in tutto questo, mi ha dato delle regole, mi ha migliorato come uomo. E’ stato quando mi sono reso conto di tutto questo, che ho capito che la palestra era la mia seconda casa”

Prima di andare avanti, mi è rimasta in sospeso una domanda. Come te la cavavi da portiere?

“Ero bravo. Ho anche fatto un provino per la Juventus. Ma non era il mio sport”

Quando ti sei accorto che eri di costituzione fisica diversa dagli altri bambini?

“Già alle elementari mi staccavo dagli altri bambini per la mia altezza. Alle medie ero 1.80, a sedici anni avevo raggiunto 1.95 e ora mi sono fermato, forse, a due metri”

In famiglia come l’hanno presa quando hai detto che volevi fare il pugile?

“Male. E’ stata dura. Non per mamma, Maria. Per lei potevo fare quello che volevo. Papà, Pasquale, era un tifoso di calcio e forse aveva sognato per me un futuro in quello sport. E poi l’idea che andassi a fare a pugni proprio non riusciva a digerirla. Quando gli ho detto che volevo trasferirmi a Parma, ero ancora dilettante, mi ha risposto: “Non mi piace, ma mi comporterò come se tu mi avessi chiesto di andare all’Università. Ti aiuteremo”. Da dilettante non è mai venuto a vedermi. Quando ha capito che ero cambiato e che la boxe mi aveva migliorato, ha cominciato a seguirmi”

Prima volta sul ring?

“Esordio da dilettante nel 2007”

Sei stato in Nazionale, perché non hai continuato?

“Non mi sono trovato bene, ho avuto una discussione per una trasferta in Croazia. Non era il mio ambiente, ti portano a fare dei match senza pensare troppo a cosa possa significare per te e per il tuo futuro”

Giovane peso massimo professionista, 24 anni. Vidoz per difendere il titolo ha dovuto aspettare nove anni. Sei consapevole del futuro che ti aspetta?

“So che vivere di boxe è dura. Io sono fortunato, perché da quasi tre anni più o meno ci riesco”

In che senso “più o meno”?

“Che prima ho fatto l’idraulico e ora lavoro nella sicurezza di un locale notturno”

Hai già messo giù un programma per la tua attività?

“Ha ragione il mio maestro, Zennoni. Devo fare esperienza”

Trovare pesi massimi con cui combattere non è semplice, si rischia di affrontare rivali troppo facili o troppo pericolosi. Ne sei consapevole?

“Certo. So cosa mi riserva il futuro. Salire contro perdenti certi non mi darebbe niente, misurarmi con qualcuno che potrebbe mettermi ko mi sembra ancora presto. Sarà un percorso difficile, spero di poterlo affrontare senza commettere errori”

modugnofid_copySei fidanzato?

“Sì. Lei si chiama Francesca, è più grande di me, ha 31 anni e fa l’avvocato. La conosco da due anni e da due anni conviviamo”

Le piace il pugilato?

“L’ho conosciuta alla Boxe Parma, faceva pugilato amatoriale”

Sei diventato campione italiano battendo Paolo Vidoz, salito sul ring con 130 chili di peso e due settimane di allenamento. Non è stata una bella cosa per la boxe, sei d'accordo?

“Anche nel recente passato, con poco allenamento e tanti chili Paolo aveva dimostrato di poter reggere il confronto. Recentemente non ha mai perso per ko”

Nel finale hai spinto al massimo?

“Diciamo che dal sesto round in poi mi sono detto: non rischiamo di farci male, sto vincendo ai punti, resto tranquillo e porto a casa il titolo”

A quando la prima difesa?

“Proprio non lo so. Mi dicono che Versaci abbia intenzione di sfidarmi. Ma, sinceramente non so neppure se sia un peso massimo"

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