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Bordo Ring

Bundu: Sono cresciuto, finalmente

Intervista a un pugile che ha capito tardi di poter diventare un campione. Ma, nonostante tutto, è riuscito a farcela.

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Leonard Bundu è l’unico italiano a detenere una corona europea. L’ha conquistata battendo Daniele Petrucci a Firenze. Difenderà il titolo continentale dei welter il 23 marzo contro Gianluca Branco al Palazzo dello Sport di Brescia, che per l’occasione riaprirà al pugilato. L’ultima grande sfida disputata su quel ring è datata 8 marzo 1978, europeo superpiuma tra Natale Vezzoli e Elio Cotena. Poi, a 2012 inoltrato, per Leonard potrebbe esserci una possibilità mondiale. Due le strade che il procuratore Mario Loreni sta percorrendo: Paul Malignaggi dovrebbe affrontare Vyacheslav Senchenko, campione della Wba. In caso di successo dell’italo americano, il progetto potrebbe essere realizzato. L’altro spiraglio porta verso il titolo dell’IBF. Andre Berto dovrebbe lasciarlo vacante per la rivincita contro Victor Ortiz (23 febbraio, MGM di Las Vegas) e Bundu potrebbe battersi con Randall Bailey, in attesa che questi definisca l’accordo per misurarsi con Mike Jones. Ma questo è un futuro ancora vago, fatto di troppi “se…”. Con il neo campione ho invece parlato di cose certe. E lui ha risposto con la consueta simpatia. Questa è l’intervista a un pugile che ha capito tardi di poter diventare un campione.

-Leonard Bundu, le vacanze sono finite?

“Direi di sì. Tre settimane a Cuba con tutta la famiglia. Mia moglie Giuliana e i bambini: Andrè e Frida”

-E adesso?

“Sono tornato a casa, a Cisterna di Latina. Vivo al confine con Velletri. Una casa di campagna”

-Una scelta dettata da cosa?

“Ho 37 anni, è ora che cominci a pensare al mio futuro. La famiglia di mia moglie ha un’attività già avviata, noi vorremmo seguirli. Coltiviamo peperoncini e vogliamo fare ogni prodotto derivato possibile: oli, polveri, anche marmellate”

-Tua moglie Giuliana è una presenza importante.

“E’ la svolta della mia vita”

-In che senso?

“Diciamo che mi ha cambiato. Accanto a lei ho capito che per vivere dovevo crescere”

-Durante i tanti anni di dilettantismo, avere la testa giusta ti avrebbe fatto raggiungere traguardi più importanti di quelli che hai nel tuo record.

“Vero. Diciamo che facevo il pugile senza mai prendermi sul serio. Mi accontentavo. Ero poco serio per uno sport così duro”

-E poi cosa è accaduto?

“Ero arrivato al punto che avevo perso la voglia, non avevo più stimoli. E avevo quasi 31 anni. Dovevo cominciare a prendermi qualche responsabilità. Era molto tardi, ma avrei comunque fatto in tempo a cambiare. Avevo capito che era arrivato il momento di realizzare qualcosa nella mia vita, di trovarmi un lavoro. E’ stato allora che ho deciso cosa avrei fatto da grande. Sarei stato un pugile professionista”

-Ora che hai compiuto 37 anni, come vedi il futuro?

“Diciamo che mi sono posto come limite i 40 anni, vado avanti fino a quel giorno. Poi, basta. Non ce la faccio più. Ma una brutta sconfitta lungo il percorso potrebbe farmi decidere di accorciare i tempi e chiudere prima. Non so se avrei ancora la forza per rialzarmi e ricominciare”

-Come definiresti la vittoria su Daniele Petrucci?

“Emozionante, eccitante. Una grande soddisfazione”

-Adesso c’è Gianluca Branco. Un passato di grandi soddisfazioni, ma anche 41 anni e solo quattro match negli ultimi tre anni. Non è che la prendi alla leggera?

“Io affronto con il massimo delle precauzioni anche un match di rodaggio sulle sei riprese, figuratevi un incontro con uno che ha un curriculum come Branco. Siamo entrambi un po’ su di età, vorrà dire che faremo il campionato dei vecchietti. Ma daremo spettacolo”

-C’è un’idea, anche se ancora molto vaga, di farti disputare il mondiale. Che ne pensi?

“Dico che uno non si accontenta mai. Prima di affrontare Petrucci ripetevo: il mio sogno è fare almeno una volta l’Europeo. Ora che l’ho vinto non mi sono certo montato la testa, ma dico: perché non provare qualcosa di più? So benissimo che nella mia categoria ci sono solo mostri, tutta gentaccia molto forte. Ma, Pacquiao escluso, una piccola possibilità me la concederei”

-Sei sbarcato a Firenze a 16 anni e hai scoperto la boxe. Come è andata?

“Vivevo con mia madre, una professoressa di matematica, in una casa a Campo di Marte. La palestra era vicina. Volevo conoscere gente, farmi nuovi amici. Sono entrato, il pugilato mi è piaciuto subito e non ho più smesso di farlo. Adesso Alessandro Boncinelli mi allena soprattutto nel periodo finale della preparazione, quello più difficile. Per il resto, da quando ho cambiato casa, mi segue anche il maestro Luigi Montesano che è stato campione mondiale militare”

-Tu sei nato nella Sierra Leone. Quando ti sei accorto che avevi un accento toscano?

“Quando la gente ha cominciato a sorridere sentendomi parlare. Un nero che aveva il suono di un fiorentino, doveva proprio sembrare strano”

-Hai mai avuto problemi legati al razzismo?

“No. Poche cose, qualche parola di troppo quando si finiva a litigare. Uno “sporco negro” tirato fuori al massimo della rabbia. Niente di grave”

-Quali sono i tuoi hobby?

familyb“Mi piace cucinare. Abbiamo il forno a legna. Faccio la pizza, il pane. Anche qui c’è la mano di mia moglie. Lei è bravissima, aveva anche un blog su Internet: mammaiana.blogspot.com (nella foto Giuliana, Leonard, André e Frida in una foto di Giovanni Bortoloni per il libro “Ricette delle nuove famiglie d'italia" di Benedetta Cucci edito da Pendragon)”

-Cosa altro ti piace fare quando non sei in allenamento?

“Viaggiare. Finché posso, mi godo i viaggi. Le tre settimane a Cuba sono state meravigliose”

-Tua moglie è nata a Napoli, da padre napoletano e madre austriaca. Tu sei nato a Freetown da padre della Sierra Leone e mamma fiorentina. Avete vissuto a Firenze, ora siete a Cisterna. Mi sembra chiaro che non vi piace avere dei confini che limitino la vita

“Siamo cittadini del mondo” (e giù una grande risata)

-Mi dicono che tifi Fiorentina. E’ vero?

“Diciamo che, se vince sono contento. In realtà di calcio non ci capisco proprio niente. Non so giocarlo, da bambino mi scartavano subito. Papà è morto che avevo solo sette anni, vivevo con mamma, mia sorella e un gruppo di cugine. Tutte donne che mi ripetevano in continuazione “Basta calcio, non esiste solo quello”. E io ho creduto alle loro parole. Così adesso quando mi invitano a qualche trasmissione di calcio faccio la figura del cretino” (altra risata)

-Leonard, che definizione ti sembra giusta per descriverti come pugile?

“Un attaccante con buona tecnica. Purtroppo sono brevilineo e non ho la “castagna”, mi sarebbe piaciuto avere il colpo del ko”

-E come uomo quale definizione scegli?

“Mi ritengo fortunato. Ho fatto qualche errore, ho capito tardi che nella vita devi impegnarti per raggiungere qualcosa, che bisogna rassegnarsi a crescere. Ma alla fine ho avuto tante soddisfazione ed ho una bella famiglia. Sì, credo proprio che mi definirei un uomo fortunato”

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