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Bordo Ring

Ward e Froch, sfida tra opposti

Froch-vs-Ward_copyIl 17, finale del SuperSix. Andre Ward contro Carl Froch (a destra), una bella storia da raccontare.

Si è innamorato della boxe che era poco più di un bambino. A 9 anni Frank l’ha portato in una palestra, la Karate School of the Arts and Boxing a Hayward, in California. Quel signore un po’ in carne, con baffi e capelli grigi nonostante la giovane età, è entrato, ha fatto qualche passo, si è avvicinato al ring e ha chiamato il coach. Con gli occhi e con la voce gli ha affidato il figlio. “Insegnagli il pugilato. Fai che sappia come colpire e cosa fare per non essere colpito”. Virgil Hunter ha guardato quei due ragazzi, il più grande aveva 37 anni e teneva il braccio poggiato sulla spalla del più piccolo, ed ha dato la sua parola di maestro. “Ci proverò”.
Andre-Ward-vs.-Mikkel-Kessler-post-fight-glow-Andre-Tiffany-Andre-Jr.-Malachi-112109-by-Malaika1_copyAndre Ward oggi ha 27 anni ed è il campione del mondo dei supermedi per la Wba. Non perde un match dal 1996 quando in una sfida tra dodicenni, Jesus Gonzales lo superò ai punti con verdetto contrastato. Il 17, con un record di 27 successi (13 per ko), salirà sul ring della Boardwalk Hall ad Atlantic City e si batterà contro Carl Froch, il titolare della corona del Wbc nella finale del SuperSix. Un match che si preannuncia intenso, emozionante, da intenditori. Una bella storia da raccontare.
Froch è inglese, di Nottingham. Tifa per la squadra locale, il Nottingham Forrest, e da bambino sognava di diventare un calciatore per indossare quella maglia. Lo allena Robert McCracken, ex campione del Commonwealth e sfortunato sfidante di Keith Holmes per il mondiale dei medi, nel 2000. Oggi, oltre a guidare Carl, è il capo tecnico della nazionale britannica per i Giochi di Londra 2012.
Frank Ward, papà single, è morto di infarto nel 2002. Aveva solo 46 anni. Andre è rimasto senza una guida e la sua vita ha rischiato di scivolare accanto a quella di tanti altri ragazzi che si sono persi per le strade della California. La boxe lo ha preso per i capelli e l’ha salvato. Nel 2004 ha vinto l’unico oro americano all’Olimpiade di Atene (nel secondo match, dopo un bye all'esordio, ha superato ai punti l’azzurro Clemente Russo) nei mediomassimi. L’anno prima si era sposato con Tiffiney, la ragazza con cui si era messo appena compiuto il sedicesimo compleanno, ed erano andati a vivere nel seminterrato che Virgil e Millie Hunter gli avevano offerto gratuitamente. All’inizio dei Giochi era già padre di due bambini: Andre jr e Malachi (assieme alla mamma e al papà nella foto), il cui nome si è fatto tatuare sulla spalla sinistra. Il terzo, anzi la terza: Amira, sarebbe arrivata qualche tempo dopo. Oggi hanno 10, 8 e 2 anni. E il 17 saranno tutti a bordo ring ad Atlantic City, assieme alla mamma, a tifare per il papà. Quando torna ferito a casa piangono, quando li lascia per le otto settimane di ritiro si stringono alle sue gambe. Ma quando lui li abbraccia, tornano a sorridere come dovrebbero fare tutti i bambini del mondo. E, anche se così piccoli, hanno già capito che il papà sul ring ci lavora.


rachel-cordingley-2Anche Carlo Froch avrà la moglie in platea ad incitarlo. E sarà una presenza ingombrante. Rachel Cordingley (nella foto sotto) ha 24 anni e nel 2008 ha vinto il concorso di Miss Maxim. E’ una splendida fanciulla, piena di curve da capogiro e non fa certo nulla per nasconderle. Quando il marito combatte, lei si scatena a bordo ring. Urla, incita, litiga e sorride. Impossibile non notarla. Hanno un figlio, Rocco. Ma lui resterà a casa con i nonni.
Andre Ward combatte con la scritta SOG sui pantaloncini. L’acronimo sta per Son of God, Figlio di Dio. E’ un cristiano praticante. Quando non è in ritiro per un match, la domenica è assiduo frequentatore, con l’intera famiglia, della Chiesa The Well. E’ amico fraterno del pastore Napoleon Kaufman, ex running back degli Oakland Raiders nel campionato della NFL.
Carl Froch, detto Il Cobra, ha un approccio meno sereno con la vita. Spesso si lascia andare. Sia sul ring che fuori. In un’intervista con Glynn Evans di “Boxing Monthly” ha detto: “Non fatevi prendere in giro da quella merda. Altro che Figlio di Dio, tutti sanno che Andre Ward è un bastardo, uno che colpisce con la testa come ha fatto contro Kessler fino a quando non l’ha spaccato”. Ce l’ha con i giornalisti. Non tutti. Per esempio gli piacciono Rachel Cordingley (sua moglie) quando scrive su Maxim o Daily Sport, e Carl Froch (se stesso) quando scrive sul Nottingham Evening Post.
Andre Ward non ha reagito sullo stesso registro. Sono molto diversi i due. Anche sul ring. Virgil Hunter, che è ancora il suo maestro, ha mantenuto fede alla parola data a papà Frank. Andre sa come colpire e sa come evitare di essere colpito. La sua è una boxe di movimento. Un pugno, massimo due e poi via dalla reazione dell’avversario. Il jab sinistro lavora molto bene, sa fare il suo mestiere che è quello di aprire la strada al destro. Non è devastante, ma il ritmo e la metodicità dell’azione rendono la sua azione consistente e difficile da sopportare.
Più concreto Carl Froch. Anche se paga dazio a una boxe con vene narcisistiche, il sinistro perennemente basso e il destro che a volte lo segue in parallelo. Ma quando arriva a segno, fa male. Ha battuto uomini di valore (Abraham, Dirrell, Taylor, Pascal), ha vinto 28 match (20 prima del limite) dei 29 disputati. Ha perso solo contro Mikkel Kessler. Ha sostanza.
Ward, il danese lo ha sconfitto. Ed è stato proprio in quel match del 2009 che ha cambiato marcia. E’ stata la spinta verso una nuova vita pugilistica. Prima di allora il cammino era stato segnato da tre date fondamentali. A 9 anni ha incassato il primo pugno, potente e sicuro. Glielo ha rifilato Jonathan, il fratello più grande, più alto e più forte. Lì ha capito che poteva sopportare anche un grande dolore fisico. Poi Virgil Hunter gli ha spiegato che i pugni fanno meno male se sei psicologicamente pronto a subirli ed a ricominciare a lottare. La terza lezione è arrivata la notte del match contro Edison Miranda. Colpi secchi, potenti. Li ha incassati, ma non l’hanno fermato. Non si è fermato neppure per le profonde ferite remediate nella sfida con Sakio Bika o contro lo stesso Miranda. E con Abraham ha dato una nuova svolta alla storia. Un match d’attacco, una dimostrazione che sa fare anche quello.
Carl Froch ha solidità nei colpi e con il passare delle riprese le sue mani potrebbero fare sempre più male sempre, ma credo che l’abilità tecnica di Andre Ward e la sua capacità di non offrire mai un punto di riferimento al nemico ne facciano il favorito. Dico dunque Ward ai punti, ma questa è una storia che mi piace comunque vada a finire.

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