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Bordo Ring

Resto, ora il fantasma fa paura

Billy-Collins-vs-Luis-RestoUna tragedia di 28 anni fa. Un morto, due squalifiche a vita, cinque anni di carcere. E non è finita.

Luis Resto (a destra nella foto principale) rivuole un posto nella boxe. Chiederà la licenza di allenatore alla Commissione dello Stato di New York, nella speranza di tornare all’angolo di un pugile. Il fantasma che viene dal passato porterà sul tavolo di Melvina Lathan, commissioner della NYSAC, un quesito pesante.

Resto ha 56 anni, è un ex peso welter nato nel Bronx, dove ancora vive. Il 16 marzo del 1983 ha affrontato, sul ring del Madison Square Garden, l’irlandese Billy Collins (imbattuto, 14 vittorie, 11 per ko) e lo ha sconfitto ai punti in 10 round. Quel verdetto è stato poi cambiato in no contest.

I fatti.

L’interno dei guantoni di Resto aveva un buco profondo, era stata rimossa la metà dell’imbottitura di crine di cavallo (così si usava all’epoca). In aggiunta, per stessa testimonianza del pugile, il suo bendaggio era stato bagnato con una polvere che serviva per indurirlo. Risultato: sul ring colpiva come se avesse due mattoni al posto delle mani.

Le conseguenze.

imagesBilly Collins (foto a fianco) aveva concluso quella sfida con il volto devastato dai colpi, numerosi tagli, gli occhi gonfi e pesti, una diagnosi drammatica per la vista: seri pericoli di cecità. Nove mesi dopo era morto in un incidente stradale. L’ex moglie dice che dal giorno del combattimento non era stato più lo stesso. Beveva ed era depresso. Aveva 22 anni.

I dubbi.

Come mai nessuno della commissione di New York era presente al momento del bendaggio e quando Resto infilava i guantoni?

Perché l’arbitro Tony Perez non si è accorto di nulla. Né prima, né dopo?

Perché Jack Graham, della NYSAC, a fine riunione ha lasciato incustoditi nella sua auto i guantoni incriminati?

Le bugie.

Luis Resto ha prima raccontato di non sapere in che condizione fossero i suoi guantoni. Di essere all’oscuro di tutto. Poi, in un’intervista rilasciata recentemente alla Hbo per il documentario “Assault in the ring”, ha dichiarato di avere ascoltato nello spogliatoio gli uomini del suo clan parlare ripetutamente di scommesse fatte su di lui, largamente sfavorito dai bookmaker. “Basta che lo colpisci al volto e vincerai”, continuava a dirgli Panama Lewis. Resto ha infine confessato che il maestro aveva aggiustato il bendaggio, spruzzandoci sopra qualcosa che lo aveva reso duro come marmo, al punto che dopo pochi secondi non poteva più articolare i movimenti delle dita.

Panama Lewis nega tutto e ogni volta che gli viene chiesto: “Chi ha truccato i guantoni?”, risponde allo stesso modo: “Solo Dio lo sa”.

Le sentenze.

Luis Resto è stato condannato dalla commissione atletica dello Stato di New York. Squalifica a vita. La giustizia ordinaria gli ha inflitto una pena da uno a tre anni, ne ha scontati due e mezzo in carcere e nel 1986 ed è tornato libero.

Panama Lewis è stato squalificato a vita dalla NYSAC e condannato a una pena da due a sei anni dal Tribunale civile. Ha scontato anche lui due anni e mezzo ed è tornato libero nello stesso anno del suo pugile.

Oggi.

Luis Resto non ha avuto più niente a che fare con la boxe. Trascorre una vita da disperato. A sette ore di pullman dai suoi due figli, dalla moglie e dai tre nipoti. Per dieci anni ha abitato in uno scantinato di sei metri quadrati, dal 2009 è dalla sorella in una casa con una sola camera, da dividere con tre bambini. Resto ha un passato recente di alcolismo e tossicodipendenza. E’ sull’orlo della depressione. Piange in continuazione. Ma mente anche, in continuazione.

Panama Lewis da quando è uscito di galera, ha ripreso a lavorare nel pugilato. Allena ragazzi di talento e campioni del mondo. L’unica cosa che non può fare è andare all’angolo dei suoi assistiti o entrare nello spogliatoio. Glielo vieta la giustizia sportiva. Guadagna, alloggia in alberghi a cinque stelle, chiede e riceve soldi per ogni intervista, è rispettato nell’ambiente.

Entrambi continuano a negare ogni addebito.

In questa triste storia c’è una sola vittima, Billy Collins jr. C’è chi ha dimenticato in fretta e chi non riuscirà mai a dimenticare. Ora il fantasma è tornato e chiede di riprendersi un pezzo della sua vita. Billy Collins sr, il papà del povero ragazzo, ha già emesso la sua sentenza. Niente perdono. Mai, per sempre.

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