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Bordo Ring

Vidoz racconta l'uomo e il pugile

paolovidoz1Paolo Vidoz, a un passo dall'ultimo match della carriera, si racconta a BoxeRingWeb.

-Paolo Vidoz, quello contro Matteo Modugno sarà davvero l’ultimo incontro?

“In realtà ho già finito di boxare. Ho finito a Milano, contro Skelton, nel dicembre del 2008. Da quella sera in poi non sono stato più io. Non avrei mai pensato di perdere un combattimento per abbandono. Più volte durante la sfida ho pregato perché mi mettesse ko”

-Ottimi risultati da dilettante, buon record anche da professionista. Il momento più bello?

“Quando ho vinto l’europeo dei massimi contro Timo Hoffmann nel 2005 (nella foto l'annuncio del verdetto), un match fatto con soli quattro giorni di preavviso. E’ stato l’apice della carriera”

-Rimpianti?

“Di non avere vinto l’oro olimpico a Sydney 2000. Non ero certo andato lì per il bronzo. Harrison è stato più bravo di me, ma sono stati molto bravi anche quelli del suo clan. Sono venuti a un torneo che ho vinto in Ungheria, hanno filmato tutti i miei match, li hanno fatti vedere mille volte al loro pugile. Così Harrison conosceva tutto di me, sapeva come avrei combattuto, quali colpi avrei tirato. E sul ring è stato in grado di anticipare ogni mia intenzione”

-C’è un pugno subìto che non potrai mai dimenticare?

“Quello con cui il cubano Rubalcaba mi ha messo ko ai Giochi di Atlanta 1996. Anche se il dolore che ti resta non è quello fisico. Quello, dopo dieci minuti passa. E’ il peso che ti porti dentro a livello morale che richiede un recupero molto più lungo”

-E’ stato quello che ti è accaduto dopo Skelton?

“Quella sera, all’improvviso, è finita la mia voglia di rischiare. Non sono più stato un pugile”

-Lasci la boxe con tristezza?

“Lascio ringraziando il pugilato, mi ha permesso di vivere venti anni facendo lo sport che amo e che mi diverte. Credo che siano pochi gli sportivi che possano dire la stessa cosa”

-Cosa ti ha dato l’esperienza americana?

“Ho imparato cosa volesse davvero dire fare il pugile professionista. Ho conosciuto i tempi d’azione, il modo di portare il jab, il lavoro al corpo. Che poi non sia stato capace di mettere in atto quelle lezioni, è un altro discorso”

-Finalmente un battuta. Mi sembravi invecchiato di trent’anni. Cosa è successo al Vidoz che conoscevo?

“Sono arrivato a un punto della mia vita in cui tutto diventa difficile. Cambiare lavoro a 41 anni non è una cosa semplice. Da adesso in poi dovrò vivere facendo il contadino. In confronto la boxe è acqua di rose. Devi spezzarti la schiena per tirare su verdura o patate e mettere assieme dieci euro. Altro che ganci e montanti”

-Come procede il progetto dell’agriturismo?

“Bene. Forse ce la faremo. Ho impedito al mio geometra di andare in giro a bere e l’ho costretto a tirare giù la piantina del locale. Mi sto specializzando sempre di più nell’arte del cucinare. Ho partecipato a MasterChef, sono arrivato in finale. Nei primi tempi sarò io a preparare i piatti base e lo farò con grande passione”

-Quando lo aprirai?

“Il 12 dicembre 2012. Lo chiamerò “La fine del mondo”, in onore alla previsione dei Maya. Se lo aprirò prima, gli cambierò nome”

-Sei spaventato da questa nuova avventura?

“Sono entusiasta. Non vedo l’ora di cominciare”

-Come mai nessuna difesa del titolo italiano dei massimi a nove anni dalla conquista?

“Perché in giro mi ero fatto la nomea di quello forte. Devono averci creduto”

-Ultimo match contro Matteo Modugno, due metri per 120 chili. E anche 17 anni di meno. Che mi dici di lui?

“Che è bravo, grosso, veloce, giovane e pesante”

-E’ il tuo erede?

“No, il mio erede si chiama Hripsime. E’ mia figlia, ha dieci anni. Per ora fa atletica, ma il suo futuro è nel pugilato. Quando mi spara un pugno nello stomaco tiro fuori un sorriso amaro per non piangere dal dolore. E’ l’unico pugile della famiglia“

-E Arthak e Arthom, gli altri due bambini che avete adottato?

“Loro sono monomaniaci, solo e sempre calcio”

-In un’intervista a SportWeek li hai definiti “terroristi armeni”

“Sono delle furie scatenate, ma era chiaramente uno scherzo. Ci fanno impazzire, ma ci regalano anche tanto amore”

-Monica, tua moglie, riesce ancora a sopportarti?

“Diciamo di sì”

-Ci sarà un bel gruppo di amici a bordo ring, a Rezzato, il 16 dicembre?

“Non credo. Ho detto loro che sarà meglio festeggiare l’addio al pugilato a casa mia, con una bella bevuta”

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