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Bordo Ring

Alla scoperta di Ruiz Veloce, buona difesa, potenza nei pugni...

È entrato in palestra spinto dal papà che lo voleva più magro, gli è piaciuto e ha promesso: “Diventerò campione”…


Io sono un ragazzo paffuto venuto dal nulla”.

È la definizione che Andy Ruiz regala di se stesso, con un tocco apprezzabile di autoironia, in un’intervista rilasciata a Shaun Brown di Boxing Monthly.
Paffuto, dunque: pienotto, grassoccio secondo il vocabolario Treccani.
In realtà il fisico di Andy è un po’ più che pienotto, grassoccio.
Al debutto nel professionismo pesava 135 chili, decisamente troppi per uno alto 1.88. Si è messo a dieta, poi è tornato a immergersi nel cibo spazzatura dei fast food, ne è riemerso in seguito a lunghe lotte con un vizio capitale: la gola. Non a caso prima di ogni sfida importante si spara una decina di Snickers, le barrette al cioccolato della Mars, una cosina molto leggera
Nel mondiale contro Joshua ha fermato la bilancia a 121,550 kg. Ancora troppi, ma un po’ meglio di un tempo.

 


Chi lo incrocia per la prima volta fatica a credere sia un pugile, anzi: un buon pugile. E invece è un peso massimo veloce di braccia, capace di portare combinazioni vincenti chiuse quasi sempre dal gancio sinistro, ha un jab pesante e soprattutto ha il pugno che mette ko.

È entrato in palestra quasi costretto dal papà Andy senior che puntava sull’esercizio fisico per far perdere quell’aspetto così florido al figliolo.
Vai bambino, ti farà bene” lo implorava anche mamma Felicitas in pieno accordo con il marito. “Un po’ di attività gli gioverà” pensava.
Junior ha quasi subito capito che la palestra gli piaceva, che la boxe avrebbe potuto essere il suo grande sogno.
Papà, diventerò un campione”.

Il papà sorrideva alla battuta del figlio. La mamma sorrideva decisamente meno, anzi: cominciava a preoccuparsi. Non voleva che il suo ragazzo salisse su un ring a dare e prendere cazzotti.
A sei anni il primo allenamento, a sette l’esordio. Chiudeva la prima fase dell’attività, quella dilettantistica, con qualche titolo conquistato qui e là e un record di 104-8. Una di quelle otto sconfitte la rimediava ai Mondiali 2007 di Chicago contro Michael Hunter jr.
In quell'occasione Andy difendeva i colori del Messico, perché lui è nato a Mexicali ventinove anni fa, era un bambino di quattro anni quando si è trasferito nell’Imperial Valley, nella Bassa California, con la famiglia.
A diciannove anni era già professionista, i tifosi avrebbero presto imparato a chiamarlo “Destroyer”, il distruttore.

Ha messo assieme un curriculum di 33-1-0, 22 successi per ko, ha avuto come istruttore Freddie Roach.
Ha boxato per la Top Rank di Bob Arum, ha da poco firmato per Al Haymon.
Dopo aver letto il nome di uno dei suoi maestri e dei promoter, anche se non l’avete mai visto in azione, avrete capito che come peso massimo è sicuramente uno tosto. Uno su cui si può contare, nonostante non abbia un fisico perfetto. Come diciamo dalle mie parti, Junior è uno che non ha un filo di magro.

L’unico neo in carriera è la sconfitta contro Joseph Parker, in Nuova Zelanda, per la cintura Wbo dei massimi. Una sconfitta di misura ai punti per majority decision (113-115, 114-114, 113-115) che Andy era convinto di non meritare. In caso di vittoria, era già pronto un contratto da 12 milioni di dollari per affrontare Anthony Joshua.
Era il 10 dicembre del 2016.
È una sconfitta che non riesco ad accettare” ripeteva in continuazione agli amici, a quell'affermazione faceva seguire un lungo periodo di silenzio. Si chiudeva all’interno della famiglia, non voleva più vedere nessuno, non aveva alcuna intenzione di tornare sul ring. Poi, lentamente, la passione tornava a farsi sentire. Una visita in palestra, un’altra ancora. Il primo allenamento, la dieta, gli sparring. E il 10 marzo 2018 un nuovo match. Batteva per ko 1 Devin Vargas e cominciava la seconda parte della sua vita sportiva.
Sembra un percorso quasi perfetto, una paciosa corsa verso il successo.

C’è però una nube nella carriera di Andy jr. Da due anni lavora con Angel Memo Heredia, un signore con un passato molto attivo nel campo del doping. Ora giura, almeno sui giornali, di avere rinnegato quelle abitudini e di avere un approccio esclusivamente scientifico con la preparazione degli atleti.
Junior non si preoccupa delle voci sull’uomo che cura la sua preparazione fisica. E va avanti.
Papà diventerò campione”.
Il momento è finalmente arrivato, la promessa è stata mantenuta. E nella maniera più esaltante possibile.

Ha messo kot in sette round Anthony Joshua (22-1-0, 21 ko) ieri notte sul ring del Madison Square Garden di New York per il titolo Wba, Wbo, Ibf, Ibo dei pesi massimi.
Junior il ragazzo paffuto non si è mai vergognato del suo aspetto, quello che gli dava fastidio era il però che i tecnici inserivano nella frase ogni volta che parlavano di lui, quasi fosse impossibile pensarlo pugile vero senza se e senza ma.
È ciccione, però…
Adesso che è campione del mondo, chissà cosa diranno di lui.
Picchia duro il ragazzo. Nove volte ha vinto per ko al primo round, ventidue prima del limite. Sorprende soprattutto la sua velocità di esecuzione, hai la sensazione che stoni su quel fisico così opulento. Anche le gambe si muovono rapide, ha una mobilità che non penseresti mai di vedere su un uomo taglia XXXL.
Andy Ruiz jr è più forte di quello che si potrebbe pensare a prima vista, praticamente nessuno, anche io mi metto nella lista, credeva nel colpaccio. Ci ha sorpreso tutti e l'ha fatto meritando in pieno quello che ha raggiunto.
AJ da ieri notte è un ex campione del mondo.

LA SCHEDA

Andres Ponce Ruiz

Nome d’arte: Andy Ruiz jr

Soprannome: Destroyer

Nato a Mexicali (Messico)

L’11 settembre 1989

Ha un record di 33-1-0

Vittorie prima del limite: 22

Guardia normale

Altezza: 1.88

Peso: 121 chili

Vive a Imperial (California)

Ultimo match: + kot 7 Anthony Joshua (22-1-0, 20 ko)

Classifica mondiale prima di ieri notte: 11 Wba, 15 Ibf

Promoter: Al Haymon

 

 

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