Decisiva la potenza dello statunitense
Fra i pesi massimi avere un gran pugno non è tutto ma è certamente molto e così avviene che un pugile di livello tecnico mediocre se non disarmante come Deontay Wilder mandi a casa prima della fine, al 10° round, uno come Luis Ortiz che sul piano tecnico lo sovrasta ma sembra avere, e forse anche in realtà ha, non meno di 45 anni. E non date retta ai cartellini dei tre giudici che prima della decisiva decima ripresa avevano punto di vantaggio per Wilder, perché sono cartellini casalinghi che se il match fosse andato in fondo alle previste 12 riprese, avrebbero suscitato forse anche uno scandalo. Ma c'è la potenza come dicevamo, e questa ha tolto dai guai Wilder combinata con l'impossibilità di Ortiz di reggere oltre i 25 minuti soprattutto se si è appena prodotto un forcing per finire un avversario in grandi difficoltà.
Il match era cominciato tutto dalla parte del cubano che poteva giovarsi di un ritmo soporifero. Ortiz girava attentamente a destra, lui mancino, per evitare quel destro atomico ben conosciuto e per 4 riprese Wilder c'è stato pochissimo sul ring, chi gliene ha assegnata anche solo una è sicuramente di parte o di boxe sa poco o nulla, più nulla che poco. Wilder è tutto sul destro che è un dono di natura, gli hanno insegnato un buon jab sinistro ma in difesa è scarso e buon per lui che Ortiz è ormai un letargico cavallo bolso. Ma al 5° round di un match che ha sollevato dei buh di protesta al Barclays Center ecco entrare in scena il destro di Wilder che a fine round arriva alla testa di Ortiz due volte, il primo scombussola il cubano, il secondo lo mette a terra. Ma quando Ortiz si rialza il round è finito. Wilder sfrutta la scia positiva nel round seguente quando Ortiz è palesemente preoccupato di quel destro di cui ha assaggiato la potenza ma poi nel 7° round l'ultimo minuto è un calvario proprio per Wilder che, centrato da due colpi d'incontro di Ortiz sbanda come un fuscello, dimostra di avere un buon mento, non va giù, ma si aggrappa in modo disperato al suo avversario.
Regge fino in fondo a un round da due punti per uno scatenato Ortiz che in questo forcing va però in riserva di benzina. L'intervallo dura poco più a lungo perché il medico vuole vedere se Wilder può andare avanti, poi concede il suo ok e Ortiz riprende a macinare colpi e boxe ma la benzina a metà round è del tutto finita. All'angolo Ortiz è un uomo spento ma Wilder impiega 5 minuti ad accorgersene, poi arriva un destro tremendo, poi un altro e Ortiz è giù ancora. Si rialza ma non ne ha davvero più e il K.O.T dichiarato su un altro atterramento poco dopo è una pura formalità.
Match non bello nel complesso ma eccitante per quelle azioni che lo hanno reso drammatico, molto a sprazzi e che ci dà qualche certezza in più su Wilder che ha mantenuto il titolo di sigla WBC. Mento non disprezzabile, difesa approssimativa, destro mortifero. Ma a nostro avviso anche la consapevolezza nostra che Joshua e anche Tyson Fury, se tornerà, sono ben altri pugili. Ma a volte, come si è visto, fra i massimi non basta.