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Bordo Ring

Il pugilato è inchiodato da cinque ultimi segnali L’avventura è alla fine

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di Dario Torromeo

Il 76% dei contributi che arrivano alla Federazione Pugilistica Italiana provengono da Sport e Salute. Il 51% di questa quota arriva perché destinato ai Probabili Olimpici e all’attività di alto livello (il 60% del rimanente 49% viene speso in stipendi per il personale).
Cosa accadrebbe il giorno in cui la boxe scomparisse dal programma dei Giochi?
I finanziamenti verrebbero ridimensionati, con un effetto devastante sull’intera attività dilettantistica.
Quante probabilità ci sono oggi, 8 ottobre 2022, che il pugilato sparisca dalle Olimpiadi?
Io dico l’80%.
Elementi a sostegno della tesi, i cinque inquietanti segnali che danno poche speranze a chi questo sport lo ama.
UNO
CIO E IBA, È GUERRA APERTA
Comitato Olimpico Internazionale e International Boxing Association sono schierati l’uno contro l’altro. L’ultima decisione dell’IBA, quella di riammettere alle competizioni Russia e Bielorussia, è stata una mossa che il CIO non ha gradito. Pronta la reazione. Sembra che la decisione sul recupero della boxe, nel programma olimpico di Los Angeles 2028, sia stata anticipata da febbraio 2023 a dicembre 2022. Non è certo una buona notizia.
Cresce all’interno del movimento olimpico la convinzione che delle Olimpiadi si possa fare a meno. Lo sosterrebbe il Comitato Direttivo, con l’appoggio soprattutto dei Paesi africani. Sono convinti di poter fare come il calcio, sport in cui il momento più importante è rappresentato dai Mondiali. Ma la boxe dilettantistica non è il calcio professionistico.
DUE
KICKBOXING, ALTERNATIVA CHE PIACE
Un segnale negativo per il pugilato arriva anche da uno sport concorrente.
Tra le nove discipline inserite nella lista ristretta delle candidate a un posto per LA 2028, sta salendo sempre di più la quotazione della kickboxing (nello specifico il K1) che in molti danno come destinataria di uno dei tre posti che i nuovi sport olimpici avranno dai Giochi californiani in poi. È un obiettivo che la WAKO (World Association of Kickboxing Organizations) si era posta da tempo, rafforzata nei suoi propositi dal riconoscimento ufficiale del CIO nel 2018.
Un altro riconoscimento, quello del CONI che dovrebbe portare a breve la FederKombat da Disciplina Associata a Federazione, intensificherebbe le speranze degli appassionati di questo sport.
TRE
GLI SCONTRI RECENTI
L’IBA prosegue dritta per la sua strada, ignorando qualsiasi raccomandazione sulle linee di comportamento. Nell’ultimo Congresso straordinario ha votato di non votare per la presidenza, confermando di fatto Umar Kremlev ma contraddicendo quanto il TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) e il CIO avevano detto. Ha riammesso Russia e Bielorussia, nonostante il Comitato Olimpico Internazionale avesse chiesto di tenerle fuori da qualsiasi competizione. E questo solo per parlare degli ultimi giorni.
QUATTRO
UNA NUOVA FEDERAZIONE
Gira sempre più insistentemente la voce che Boris Van der Vorst, l’olandese che voleva candidarsi alla presidenza (ma gli è stata negata la possibilità di farlo), stia lavorando per creare una nuova Federazione formata dai dissidenti, da chiunque non si ritrovi nelle linee date da Kremlev.
Creare un nuovo organismo mondiale non è cosa facile. Servono soldi, contatti, appoggi politici, presa sull’elettorato, sponsor, capacità di aggregare un gruppo consistente di dirigenti, giudici e arbitri. Staremo a vedere.
CINQUE
ANCHE LA TV USA SI È ARRESA
L’ultimo segnale negativo, come se non ce ne fossero abbastanza, arriva dagli Stati Uniti. Ed è l’aspetto, se possibile, più grave. Da solo può costituire una montagna insormontabile. I ricavi del CIO per ogni edizione dei Giochi Olimpici arrivano al 75% dalla cessione dei diritti televisivi. Il network che li ha comprati fino al 2032, tre Olimpiadi estive e tre invernali, è l’americana NBC. Stiamo parlando di 7,75 miliardi di dollari.
L'audience della boxe dilettantistica ai Giochi è decisamente in calo. Per quel che riguarda gli uomini, la mancanza di fenomeni statunitensi pesa fortemente sul risultato negativo. L’ultimo oro è di Andre Ward, mediomassimo, ad Atene 2004. Nelle successive quattro edizioni dei Giochi: tre bronzi tra Pechino e Rio, zero medaglie a Londra, tre argenti a Tokyo.
La boxe non è tra i 100 programmi sportivi più visti nel 2021, lì dove il Football Americano piazza 75 eventi. Gli eroi del pugilato americano dilettantistico appartengono al passato. Agli anni Settanta, quelli degli ori dei fratelli Michael e Leon Spinks, di Sugar Ray Leonard. La NBA era uno sport in crescita, ma niente dirette TV per le finali, solo nastri registrati e mandati in differita dalle televisioni nazionali. Poi sono arrivati Larry Bird e Magic Johnson nel 1979, Michael Jordan nel 1984 e tutto è cambiato.
Il pugilato amatoriale con il passare del tempo ha attratto sempre di meno. Negli States adorano la potenza, la forza fisica. La boxe ai Giochi ignora il knock down, mettendolo alla stessa stregua di un diretto tirato con poca convinzione. L’assenza quasi totale del ko è la regola. L’imprevedibilità dei giudici ha reso meno credibile lo spettacolo. Tutto questo ha contribuito ad abbassare anche l’indice di gradimento, ad attirare sempre meno ragazzi che col tempo hanno mutato i loro interessi.
Messe insieme tutte queste cose, e calcolato il costo di acquisto del prodotto, anche la NBC potrebbe essere dalla parte di chi chiede l'esclusione del pugilato in favore di sport che hanno maggiore presa sui giovani. 
La boxe ha fatto parte dei Giochi a partire dalla terza edizione, ospitata da St. Louis nel 1904. Da allora è sempre stato presente, ad eccezione di Stoccolma 1912 (all'epoca in Svezia era uno sport bandito dalla legge).
All’inizio ho parlato dell’80% di possibilità che il pugilato scompaia dalle Olimpiadi.
Forse sono stato ottimista.

Parliamo di Tyson Fury di Mike Tyson, Joe Louis del mito Muhammad Ali

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Tyson.
Se lo leggete come nome proprio e aggiungete Fury, riceverete commenti (nella migliore delle ipotesi) controversi. Se lo prendete come un cognome e lo fate precedere da Mike, avrete solo consensi.
Qualcosa non mi torna.
Mike Tyson è stato un pugile che ho ammirato, oltre ad averlo seguito da bordo ring nei match più importanti della carriera. Non era solo un’espressione di potenza, era abile soprattutto sul piano tecnico.
Fisicamente partiva con l’handicap dell’altezza. È vero, nel passato due grandi come Rocky Marciano e Joe Frazier misuravano più o meno gli stessi centimetri di Iron Mike. Ma era un'epoca diversa, la fisicità dei campioni tra i pesi massimi è cresciuta e Tyson si è trovato ad affrontare quasi sempre pugili più alti di lui.
Questa situazione gli poneva due problemi.
Primo, la difficoltà ad accorciare la distanza. Secondo, la necessità assoluta di chiudere quando era nei corpo a corpo.
L’uomo di Brownsville li ha risolti brillantemente. La capacità di raggiungere l’obiettivo evitando i colpi con una continua oscillazione del tronco, millimetriche schivate, scelta di tempo e rapidità di esecuzione erano il suo marchio. Una volta agganciato l’avversario, l’abilità tecnica nel portare i colpi da vicino abbinata a velocità e precisione, ovvero potenza, faceva il resto.
Ecco, questo secondo me è un concentrato di quello che è stato Tyson sul ring. Forte, bravo. Nessuno ha messo in dubbio il suo valore, nessuno si è preoccupato di offendere lui e i suoi rivali.
E sì perché Tyson per il titolo ha affrontato: Berbick, Smith, Thomas, Tucker, Biggs, Holmes (aveva 38 anni e veniva da due sconfitte), Tubbs, Michael Spinks (un mediomassimo salito di categoria nel finale di carriera), Bruno, Williams, Seldon e li ha battuti. Pensate che tra questi ci sia qualcuno che possa essere inserito tra i grandi di sempre?
Preciso. Larry Holmes a mio avviso è stato un fuoriclasse, degno dei migliori. Ma non lo era più nel momento in cui è salito sul ring contro Tyson.
Iron Mike ha perso contro James Buster Douglas (forse uno dei rivali meno forti tra quelli da lui affrontati), due volte con Evander Holyfield, è stato distrutto da Lennox Lewis e ha chiuso la carriera perdendo con Danny Williams e Kevin McBride.
Ecco. Nomi e risultati. Eppure nessuno mette in dubbio il suo valore. Nessuno sottolinea come il livello medio dei rivali non fosse eccelso, pochi ricordano le devastanti sconfitte (umilianti sul piano tecnico le due contro Holyfield, pesante su quello fisico il ko subito da Lewis). Nella testa di tutti noi rimane l’immagine di un giovane campione che stendeva chiunque avesse il coraggio di affrontarlo.
A Tyson Fury non è riservato lo stesso trattamento.
Ha battuto Wladimir Klitschko, due volte Deontay Wilder. E poi Whyte e Chisora che valgono più di alcuni dei rivali per il titolo di Tyson.
Fury paga un fisico non certo statuario. Il grasso che appesantisce i suoi fianchi straccia l’immagine del peso massimo alla Muhammad Ali. E mi fermo un attimo su Ali. Non voglio certo paragonarlo a Fury, voglio solo dire che nell’immaginario collettivo è stato il più forte peso massimo di sempre. Ancora una volta quello che il personaggio, l’uomo, rappresenta travalica il valore tecnico. Riguardatevi i match di Joe Louis e il suo record, fatelo senza preconcetti e con attenzione. Magari potreste accorgervi che è stato lui il più grande peso massimo di sempre.
Torno a Fury.
È un gigante di 2.06 per 120 chili che si muove con agilità, a tratti addirittura danza sul ring. Il suo jab è uno spettacolo. La resistenza ai colpi è incontestabile. Il knock down subito per colpa del destro di Deontay Wilder è stato devastante. Pochi, pochissimi sarebbero stati in grado di rialzarsi e combattere. Perché Wilder non avrà tecnica, ma il suo destro è un’arma che quando arriva provoca disastri.
Fury è intelligente, sul ring sa cambiare tattica a seconda dell’avversario e del momento. Ha pesantezza nei colpi.
È un campione.
La mania delle classifiche all time, un gioco e niente più, sminuisce la bellezza della boxe. Diverso il contesto storico, gli avversari, la preparazione, l’alimentazione, gli aiuti della scienza, gli studi tecnici.
E poi, la memoria inganna. Ci portiamo dietro i ricordi belli, cancelliamo quelli scomodi. Ali, Frazier, Foreman sono stati dei grandissimi. Joe Louis lo è stato di più. Per modernità, tecnica, potenza, longevità. Ma lo sento citare meno volte rispetto al trio delle meraviglie.
Il presente non può competere su questo piano, manca della drammaticità del pionierismo, della risonanza universale degli anni Settanta, della popolarità mostruosa di più campioni nello stesso periodo storico, di una diffusione planetaria degli eventi attraverso il mezzo televisivo che ora opera seguendo dinamiche diverse.
Tyson Fury non è Ali, né tantomeno Joe Louis. Ma è un grande peso massimo, degno campione del mondo e re indiscusso del momento in cui esercita il suo mestiere. Credo meriti rispetto, se non addirittura ammirazione.

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Danny, un triste ko... in una palestra vuota Ha bisogno di aiuto

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Williams (48 anni) ha messo ko Tyson e perso il mondiale con V. Klitschko. Aperta una colletta per farlo smettere

Danny, triste knock out in una palestra vuota Ha bisogno di aiuto…

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Williams, 48 anni. Nel 2004 mette ko Tyson e perde il mondiale con Vitali Klitschko. Aperta una colletta per farlo smettere

Danny, triste knock out in una palestra vuota Ha bisogno di aiuto…

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Williams, 48 anni. Nel 2004 mette ko Tyson e perde il mondiale con Vitali Klitschko. Aperta una colletta per farlo smettere

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