Il 2 maggio Mayweather jr vs Pacquiao e maratona di boxe
Pretty Boy annuncia: “Sono più forte di Ali e Sugar Robinson"
Il solito tranquillo, modesto, simpatico Floyd Mayweather jr.
È bastata un’intervista alla ESPN per sentirgli dire alcune gentilezze.
“Nessuno potrà mai farmi il lavaggio del cervello e convincermi che Sugar Ray Robinson e Muhammad Ali siano migliori di me. Ma devo comunque alzare il cappello in segno di riconoscenza per questi signori perché sono stati loro che hanno preparato la strada che mi ha portato ad essere dove sono“.
Pretty Boy non ha tentennato un solo secondo ad autoproclamarsi TBE, the best ever.
“Sì, sono il migliore di sempre“.
E come se non bastasse ha definito la vittoria di Ali contro Foreman a Kinshasa: “Mediocre“.
Ha quindi ribadito il concetto.
“Ho dato a questo sport l’intera mia vita e dovrei dire che c’è qualcuno meglio di me? Mai!”
Stava per dimenticare Pacquaio. Improvvisa sterzata ed è arrivata una buona parola anche per lui.
“Farà la stessa fine di tutti i pugili che l’hanno preceduto. Non ha alcuna possibilità di battermi“.
Sul ring è un fenomeno, ma fuori lascia molto a desiderare.
Non c’è mai ironia nelle sue parole, si prende sempre sul serio, non ha rispetto per nessuno. Neanche per la storia. Mi convinco sempre di più che ci sarà molta gente all’MGM Grand Arena che sognerà di verderlo perdere. Ce ne sarà anche davanti al televisore. Sarà difficile che Manny Pacquiao vinca, ne sono pienamente convinto. Ma se ci riuscisse sarei veramente felice.
Vogliono far pagare un biglietto per assistere, il primo maggio, alle operazioni di peso del mondiale Mayweather jr vs Pacquiao in programma il giorno dopo a Las Vegas. Costo del ticket: 10 dollari. Sarebbe la prima volta nella storia del Nevada. A memoria non ricordo sia mai accaduto da alcuna altra parte del mondo, ma non mi fido della mia memoria.
Dicono di volerlo fare perché hanno paura che una folla enorme voglia riversarsi nell’Arena dell’MGM Grand. Temono disordini causati dal desiderio di entrare in sala. Facendo pagare, solo i possessori del prezioso biglietto avranno il diritto di vedere Pretty Boy e PacMan salire sulla bilancia.
È stato creato anche un apposito regolamento.
Sul palco accanto ai protagonisti potranno restare solo il commissioner e un rappresentante dell’organizzazione. In questo modo nessuno ostacolerà la visuale degli spettatori.
Per aggirare la legge che impone l’ingresso gratuito al peso, l’incasso sarà totalmente devoluto in beneficienza.
Mayweather ha scelto la Susann G. Komen Foundation che si occupa della ricerca per combattere il cancro al seno, Pacquiato ha optato per il Lou Ruvo Center for Brain Health che cura le malattie del cervello.
In passato avevo visto pagare un ticket per guardare gli allenamenti, ricordo ad esempio Hagler vs Hearns. Avevo letto di Patterson vs Liston. Ma non avevo mai visto niente del genere. Quasi certamente hanno ragione gli organizzatori e i proprietari dell’MGM. Per la sfida tra Pretty Boy e Ricky Hatton al peso erano presenti seimila persone! E non ci avviciniamo neppure lontanamente all’interesse che c’è per il combattimento del 2 maggio…
È uscito oggi in cento sale delle Filippine (dal 24 aprile in Usa e Canada) “Kid Kulafu”, il film di Paul Soriano che in poco meno di due ore racconta i primi quindici anni di Manny Pacquiao. Da quando bambino ha cominciato a sognare, a quando ormai ragazzo il sogno si è avverato.
Una famiglia con i genitori separati, niente da mangiare, niente casa, niente soldi. La povertà allo stato puro. Manny raccoglieva bottiglie vuote di Kulafu per poi portarle ai rivenditori e intascare pochi centesimi. Kulafu era il nome di un brandy, ma anche di un popolare personaggio dei fumetti. Una sorta di Tarzan filippino.
Nato in una casa con il tetto di paglia, su un pavimento sporco, Pacquiao ha dovuto lottare con tutte le sue forze per uscire dalla miseria. La boxe è stato il mezzo che gli ha permesso di tirarsi fuori. Il primo match lo ha disputato per una borsa di 100 pesos (due dollari), gli servivano per comprare le medicine alla mamma malata. Ne ha fatta di strada il ragazzo.
Il ruolo di Manny Pacquiao è interpretato da Buboy Villar, un diciassettenne filippino che ha le stesse origini povere del campione.
Chiudo questo articolo, riportando alcuni brani del libro “I pugni degli eroi” (Franco Esposito e Dario Torromeo, Absolutely Free editore), quelli che parlano appunto dell’adolescenza di Pacquiao.
“Manny, da bambino, vendeva ciambelle e sigarette in strada. Tra i suoi clienti c’erano uomini della malavita. Se era un giorno fortunato, faceva a pugni in cortile. Si batteva a mani nude per soldi. Cento pesos, poco più di due dollari americani per ogni match.
Dionisia, la mamma «più dura del ferro», era una donna molto religiosa. Voleva che il figlio diventasse prete. Ma faticava a controllarlo. Faceva lavori saltuari, vendeva verdure ai bordi delle strade, non aveva abbastanza soldi per dare da mangiare ai sei bambini.
Liza e Domingo erano nati dal primo matrimonio. Isidra Alberto, Rogelio ed Emmanuel (detto Manny) erano nati dalla relazione con Rosalio. Poi lui era andato a lavorare in un’altra città e quando lei aveva scoperto che aveva una nuova compagna, avevano divorziato.
Manny era piccolo. Faceva ancora le scuole elementari. Ma già contribuiva al bilancio familiare. Avevano bisogno di lui. Vendeva ninnoli lungo strade piene di buche, dove bambini mezzi nudi e dai capelli arruffati inseguivano per divertimento vecchie ruote arrugginite di biciclette.
Al più piccolo dei Pacquiao piaceva studiare, ma non voleva crescere in un posto senza futuro. E General Santos City, Cotabato del Sur, lo era. Aveva così cominciato a coltivare un sogno. Sarebbe diventato un pugile, sarebbe diventato ricco con lo sport.
Ogni pomeriggio avvolgeva attorno alle manine dei piccoli asciugamani e mimava le azioni che aveva visto fare ai compagni più grandi. Solo molti anni dopo avrebbe saputo che quel gioco, nel pugilato, si chiamava “fare le figure”. L’aveva capito quando quei colpi sparati all’aria erano diventati la dieta quotidiana nel menù della fatica.
Il primo a credere che avrebbe potuto farcela era stato Dizon Cordero, un ex pugile che da dilettante era riuscito a vestire la maglia della nazionale filippina. Gli aveva insegnato l’arte, gli aveva imposto la disciplina. Lo aveva portato in casa, dove aveva potuto assicurargli un pasto e un letto per dormire. Dopo un solo mese di allenamento il ragazzino aveva fatto l’esordio sul ring. E aveva vinto per k.o. al primo round.
Il destino era già segnato…”
IL PRONOSTICO di alcuni importanti membri del popolo della boxe indica Floyd Mayweather jr come il chiaro favorito della sfida del 2 maggio all’MGM Grand Arena di Las Vegas. In palio il mondiale unificato dei pesi welter, ma soprattutto la supremazia tra lui e Manny Pacquiao.
Sono i pugili che hanno segnato a colpi di grande boxe gli ultimi anni del panorama internazionale.
I bookmaker di tutto il mondo sono d’accordo con la previsione degli esperti.
Ma i tifosi non la pensano così. La grande maggioranza ama Pacquiao.
Mayweather è un fuoriclasse, la sua arroganza però lo ha reso antipatico.
È una sfida che sta eccitando gli animi degli appassionati.
https://www.youtube.com/watch?v=RWWlnWLhTho&feature=youtu.be
Giungerà pure con cinque anni di ritardo, ma vendendo all’opera questi due campioni cresce la voglia di ammirarli su un ring. L’uno davanti all’altro.
https://www.youtube.com/watch?v=Ti-UuSjtSi4&feature=youtu.be