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Abraham vs Smith II, a Berlino la rivincita tra i due supermedi

Lo sfidante di Liverpool deve puntare al match perfetto e a un calo dell'avversario per sperare di sottrargli la cintura WBO


di Marco Bratusch

La 02 “World” arena di Berlino è il maggiore palazzetto sportivo della capitale tedesca, situato nella parte sud-orientale lungo il corso del fiume Spree. Inaugurato nel 2008 con un costo totale di circa 165 milioni di euro, questa moderna struttura polivalente da oltre 15000 posti sarà lo scenario, domani sera, di una buona riunione di boxe organizzata dalla potente Sauerland Events.

Il match principale del cartellone vedrà la rivincita, valida per il titolo di sigla WBO dei pesi supermedi (Kg. 76,200 circa), tra l’armeno-tedesco Arthur Abraham e l’inglese Paul Smith.

Raccontiamo questa sfida partendo dal loro primo incontro, lo scorso settembre, dove prevalse Abraham tra le polemiche. Fu un incontro piacevole nel quale Smith fece probabilmente il miglior match della sua carriera – considerato il valore dell’avversario – e Abraham dopo una prima parte vinta più nettamente si concesse qualche pausa di troppo nella seconda. In effetti, la legittimità del verdetto a favore del tedesco non sembra poter essere messa in vera discussione, ma questa avvenne con scarti molto ridotti – tre punti, secondo chi scrive – e non certo nei numeri eccessivi dei cartellini ufficiali: in particolare un inascoltabile 119-109 dello spagnolo Fernando Laguna, ma anche gli altri cartellini di 117-111 sembrarono eccessivi.

La Sauerland e lo staff di Abraham hanno poi mantenuto le promesse iniziali di una rivincita per calmare le polemiche, con grande soddisfazione di Smith e soprattutto di Eddie Hearn che ne guida la carriera.

Il curriculum di Arthur Abrham è ormai ben noto agli appassionati, anche per alcune vicende incrociate con il pugilato di casa nostra. Già campione di sigla IBF nel 2005, difese tale cintura dieci volte – tra cui va ricordato il drammatico primo match contro il picchiatore colombiano Edison Miranda, concluso (o fatto concludere) con la mascella fratturata – prima di salire di categoria per abbracciare la remunerativa opportunità del torneo “SuperSix”. Considerato da alcuni il favorito per la vittoria finale, ci si dovette presto ricredere davanti all’ascesa di pugili come Andre Ward e André Dirrell, entrambi vincitori del tedesco anche se Ward a torneo concluso e il secondo anche grazie a una meritata squalifica quando era in netto vantaggio, e di un Carl Froch che lo batté nettamente grazie alla continuità d’azione e all’uso del jab.

Il rilancio in casa del pugile allenato da Ulli Wegner è poi passato per un trittico di incontri contro un altro mezzosangue dei ring teutonici come Robert Stieglitz, con i due a passarsi di mano per due anni quello che era chiaramente un titolo “minore” tra quelli considerati come “mondiali”. L’ultimo di questi incontri è stato preceduto da una vittoria sul nostro Giovanni De Carolis, ottenuta senza troppo brillare anche per via della tattica attenta del romano in versione ben allenata.

Abraham (41-4, 28 KO) non è mai stato un vero fuoriclasse ma un pugile molto fisico e quindi sempre pericoloso. Rude picchiatore e ottimo incassatore, combatte al riparo della sua guardia “a testuggine” che è un po’ l’impronta tipica del suo trainer. Ha diverse pause sia nel corso del match che del round, non dispone di grande mobilità né eleganza pugilistica, ma come si diceva sono le sue doti “fisiche” a renderlo un brutto cliente. Ha sempre bisogno di essere ben allenato, più che mai oggi (proprio il 20 febbraio) che compie 35 anni, non un età proibitiva per un pugile moderno ma sulla quale va considerata la carriera sportiva, lo stile, e soprattutto “la voglia” rimasta, ossia le motivazioni, che sono alla base di tutto e ancor di più di uno sport che richiede grandi sacrifici quotidiani come il pugilato.

Paul Smith (35-4, 20 KO) è un pugile di 32 anni dalla carriera ben diversa, contraddistinta dalla dimensione nazionale, dove è stato oscurato negli anni da elementi di altro blasone come DeGale, Groves (perse prima del limite da entrambi), e Carl Froch. E’ il maggiore di quattro fratelli di Liverpool tutti pugili professionisti – “The Smith’s”, come li chiamano in patria – che combattono con la scritta “Autism” sul pantaloncini con l’intento di sensibilizzare il pubblico su questa malattia di cui soffre una loro sorella più piccola. Pugile onesto, combattivo, e ottimo lavoratore in palestra, le sue migliori vittorie da professionista sono arrivate forse contro Tony Dodson, cosa che la dice lunga e fa appunto considerare la sua dignitosa sconfitta contro Abraham come la sua migliore prestazione. Sa usare abbastanza bene il jab e combatte su ritmi discreti, ma sembra però difettare della classe, la potenza e la solidità necessarie per competere alla pari contro i migliori pugili di una divisione in salute come le 168 libbre.

Il match non dovrebbe svolgersi in modo molto diverso dal loro precedente confronto, con Smith a lavorare di più ma con minore efficacia e Abraham a martellare più duramente e a comandare i giochi. Forse ha ragione Joe Gallager, trainer di Smith, a dire che l’unico modo per uscire vittoriosi dalla O2 Arena sarà con una vittoria per K.O.. Risultato che appare piuttosto difficile. Abraham è un pugile che negli ultimi anni ha evidenziato un rendimento altalenante e i cui difetti sono parsi via via più evidenti, ma se ben allenato e motivato non dovrebbe avere troppi problemi a imporsi. A Smith, che si è allenato duramente facendo lo sparring in particolare con Chris Eubank jr, servirebbe il match perfetto, cosa che per i suoi livelli ha forse già sfoderato lo scorso settembre.

Va anche tenuto conto che in Germania è ormai tutto pronto, o quasi, per un incontro titolato e tutto “tedesco” tra i naturalizzati Abraham e Felix Sturm nella sua nuova categoria, e Smith dovrebbe davvero riuscire a ripetersi e ad aggiungervi ancora qualcosa, per rovinare progetti di questo tipo.  

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