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Abraham replica la vittoria su Smith e mantiene il WBO dei supermedi

Abraham trifft Smith mit einer harten Rechten am Kopf. Der Engländer konnte viel einstecken, hatte aber nie eine echte Sieg Chance


Determinate la maggiore potenza dell'armeno-tedesco e il suo finale di match in crescendo

di Marco Bratusch

Nel match principale della 02 Arena di Berlino, i pesi supermedi Arthur Abraham e Paul Smith hanno dato vita nuovamente a un match combattuto e piacevole, nella loro rivincita valida per il titolo WBO di categoria. Magari non memorabile come livello tecnico, ma senz'altro godibile per agonismo.

Lo sfidante inglese aveva parlato, nei giorni precedenti alla sfida, di essere migliorato a livello generale dopo aver capito nel corso del loro primo confronto di poter essere allo stesso livello di un pugile come Abrham. In effetti, più che migliorarsi ha senz’altro confermato di poter fare un match ottimo come quello del loro primo confronto. Ma a questo va forse aggiunto anche la minore efficacia generale di un pugile come Abrham, che a nostro avviso ha vinto per una manciata di punti al termine delle 12 riprese. Smith ha fatto sua con piccoli margini la prima parte, in particolare grazie alle prime tre riprese dove l’armeno-tedesco Abraham sembrava piuttosto imbolsito e statico, subendo la buona iniziativa dello sfidante, la sua continuità e l’uso del jab. Dalla quarta Abraham ha iniziato a reagire, tagliando il quadrato da centro ring e provando a imporre la sua maggiore fisicità. Gli uno-due del campione erano la sua azione principale, alternata ad alcune serie ai fianchi dello sfidante. L’inglese Smith (35-5, 20 KO) replicava doppiando il jab anche al corpo e muovendosi lateralmente provando a tenere alti i ritmi, cosa che Abraham notoriamente soffre. Rispetto alla loro prima sfida, il pugile di casa è sembrato crescere anziché calare, e grazie a questo ha legittimato la sua vittoria. Con il passare dei round dal sesto in avanti, Abraham (42-4, 28 KO) ha preso in mano sempre più saldamente l’iniziativa del match, cercando di comandare lui i tempi e imporre la sua maggiore potenza. Ora è lui che riesce a mettere il destro incrociato sul jab del rivale, cosa che nella prima parte accadeva invece a parti invertite. Nelle sue pause, Smith cercava di riaffacciarsi con la grinta e il cuore – e di certo l’inglese non può rimproverarsi proprio nulla per l’ottimo match che ha fatto – toccando al corpo con le repliche.

Come nel primo loro match, i giudici hanno avuto cartellini più ampi del nostro in favore del campione e pugile di casa: 117-111 due volte e 116-112. Ora sembra essere davvero tutto pronto per una sfida tutta in casa contro Felix Sturm, con grande soddisfazione di organizzatori, televisioni e pugili di casa, ma c’è comunque la sensazione che questo titolo “mondiale” WBO si farà di tutto per tenerlo nelle mura amiche della Germania. Parlando di Paul Smith e la sua storia da eterno comprimario dispiace quasi che non sia riuscito nella sua bella storia a lieto fine, nel suo sogno sportivo alla Rocky, per capirci con un’immagine banale ma prossima anche a chi il pugilato non lo segue da vicino o con costanza. E’ sempre bello vedere pugili come lui battersi con tutto quello che hanno, non darsi mai per vinti, provarci fino alla fine. “Non c’è sconfitta nel cuor di chi combatte”, recita un vecchio adagio, e Paul Smith, come tanti combattenti che scavalcano quelle corde, ha onorato fino in fondo tale pensiero. Ai microfoni di Sky ha anche ammesso candidamente che la sconfitta poteva starci, dicendo che aveva provato a fare il massimo fino in fondo. Forse non si ricorderà mai abbastanza che il pugilato si regge proprio sui sacrifici e le speranze di grandi “comprimari” come lui. 

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