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Lo spettacolo é finito…

Ring al buio

Le pareti rimbombano di suoni improvvisi e malinconici…

Non c’è più nessuno in platea e sugli spalti. Qua e là solo cartacce, bicchieri di plastica, resti di panini, pop corn e patatine testimoniano la recente presenza della gente. Le luci sono pallide, piene di ombre, come quelle che precedono il sonno. In mezzo, alcuni ragazzi silenziosi s’arrabattano alla smobilitazione dell’impianto e pare che tacciano perché persino lo scambiarsi parole sarebbe una perdita di tempo. Sono accaldati, con il viso arrossato dalla fatica e qualcuno, sugli zigomi o attorno agli occhi, porta i segni di una battaglia appena conclusa. Certi impilano le sedie; un gruppo arrotola e lega le pesanti fasce di feltro eppoi ripiega con cura il tappeto; altri s’affannano a smontare l’ampio palco quadrato. Liberano le corde dai pali di sostegno, rimuovono le tavole di legno dal piano e le ammonticchiano con ordine in uno spazio libero per potersene caricare le spalle e portarle sul camion, in attesa all’uscita. Ad ogni pesante parte di metallo che viene lasciata cadere sul pavimento…

Le pareti rimbombano di suoni improvvisi e malinconici.

Negli spogliatoi, vapore gocciolante che offusca gli specchi; acqua sulle vecchie piastrelle screpolate; rimasugli di garze e cerotti; odori intensi di sudore, unguenti e disinfettanti; porte che recano nomi scritti col pennarello appiccicati con lo scotch e spalancate dinanzi alla solitudine e al disordine lasciati da chi se n’è andato in fretta, per correre a festeggiare o per cercare appartata consolazione.

Solo quei ragazzi là in mezzo, prima protagonisti sotto i riflettori e avvolti dall’inconfondibile colonna sonora dell’evento e adesso semplici braccia al servizio di una passione senza confini, rendono meno triste e vuota l’immagine; triste come tutto ciò che finisce; triste come le belle cose che durano poco e che essi ricorderanno per sempre, mentre chi sta in quel momento tornandosene a casa forse già comincia a dimenticare…

La riunione di pugilato è finita. La ruota ricomincia a girare cigolando. Il passato è passato, in un batter di ciglia alle spalle, frettoloso di scomparire per lasciare il posto ad altro. Sfugge al tempo tutto ciò, perché è nel medesimo istante l’ieri, l’oggi e il domani. Ci sarebbe tanto da riflettere, tanto da parlare su quanto breve sia il frutto di lunghe e inimmaginabili fatiche, simile al fuoco d’artificio abbagliante nel cielo e subito spento.

Fuori, qualche auto taglia con i fari il buio della notte e corre via… Guardando indietro, il piccolo palasport, come sempre, torna alla propria normalità, anonimo, taciturno e umile. Sembra quasi che dopo aver accolto con paziente ospitalità qualcuno che ha provato ad inscenare un sogno, ora lo saluti con un cenno prima di chiudere gli occhi in attesa del domani.

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