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Los Angeles '84, Icio Stecca vince l'oro. Ali e Jack Nicholson lo applaudono

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di Dario Torromeo

Mi sembra di avere guidato da sempre questa vecchia Ford Escort verde dei primi anni Settanta e invece l’ho presa in affitto meno di una settimana fa. Prezzo buono, macchina comoda. Procedo lentamente lungo le larghe strade di una città che non ha certo problemi di spazio. Cerco di rispettare i limiti di velocità, qui con le multe non scherzano.

“La gente balla per la strada
guarda il ritmo nei loro piedi
la vita é bella, dolce e selvaggia
lascia suonare la musica
sentila nel cuore e sentila nell’anima
lascia che la musica prenda il controllo”.

Dall’autoradio esce la voce di Lionel Richie che canta “All night long”.

Mi fermo nel parcheggio dell’albergo.

Incrocio un anziano collega da giorni a disagio nella frenetica atmosfera californiana.

«Ciao, stasera ceniamo assieme?»

«Volentieri, dove ci vediamo?»

«Su Sunset Boulevard».

Rido.

L’indicazione è precisa se non fosse per il fatto che il Viale del Tramonto va avanti per trentacinque chilometri di strada.
Mi ricorda un vecchio episodio raccontato da mia madre.
Era andata in visita ai parenti nel paese dove era nato papà.

Un’anziana signora l’aveva avvicinata e aveva posto con molta educazione una domanda.

«Ciao, è vero che sei di Roma?»

«Sì, perché?»

«Puoi salutarmi Maria?»

“Vado all’America” dicevano i nostri nonni. Ne è passato di tempo, ma per alcuni di noi questo mondo resta sempre un po’ misterioso.

match

Tre giorni dopo sono sulla spiaggia di Santa Monica. È arrivato il momento di festeggiare l’exploit del pugilato italiano ai Giochi.

Al mio fianco c’è Maurizio Stecca detto Icio.

È campione olimpico e ha la medaglia d’oro al collo.

Ha vinto il titolo nei pesi gallo, è un pugile di talento.

È un fiume in piena, non si ferma un attimo. Parla, racconta, spiega, illustra. La calata romagnola trasforma in musica tutte quelle parole.

È un talento eccezionale. Ha velocità di esecuzione, mobilità di gambe, scelta di tempo, precisione. È un po’ gracile, ma prenderlo è così difficile che quel difettuccio scompare tra mille pregi.

Ha i capelli tagliati corti, davvero corti. Sembrano quelli di Nino Benvenuti ai Giochi di Roma 1960. Stecca è nato tre anni dopo quell’Olimpiade, in California è salito anche lui sul gradino più alto.

«Dario, ho deciso come sbarcherò a Rimini».

«Icio, quando fai così mi spaventi. Come intendi presentarti a casa?»

«Come John Wayne».

«Cioè?»

«Divisa dell’Italia, cappello da cowboy e sulla spalla una sella da monta». I cavalli sono una delle sue tante passioni.

Corsera

Ha già fatto razzia di magliette, le più strane fabbricate a LA le ha in valigia. Dentro ci sono anche jeans, le mascotte dei Giochi e mille altre cose ancora. Spera che all’imbarco per l’Italia non gli facciano pagare un extra per il peso.

Mentre camminiamo sulla spiaggia vedo a pochi metri dal mare una coppia che si dà da fare. La Luna è alta nel cielo e illumina il bagnasciuga. Loro ci danno dentro senza pudore.

Eppure, mi sembra…

Ma no.

E invece sì.

Lui ha proprio qualcosa di familiare. Quando li sorpassiamo non posso fare a meno di sorridere.

Icio mi guarda sorpreso.

una spiaggia di malibu maxw 1280

Il tizio impegnato in una seduta all’aperto di sesso senza freni è un giornalista, uno che conosco bene. E fin qui tutto normale. Il fatto è che quel collega è lo stesso con cui ho avuto un curioso scambio di battute in mattinata.
Eravamo al centro stampa, io tornavo da un’intervista e lui arrivava al lavoro solo in quel momento. Mezzogiorno era passato da qualche minuto.
«Ciao, Dario».
«Ciao, cosa ti è successo?» 
La domanda mi era uscita spontanea.
Aveva la faccia stanca, i capelli spettinati, gli occhi lucidi con sotto due borse così grandi che avrebbe potuto metterci dentro la macchina da scrivere.
«Non ce la faccio più» mi aveva risposto con aria sconsolata.
«Racconta» avevo sussurrato con aria complice.
«Lo sai, la California costa, il viaggio ha un prezzo esorbitante, gli alberghi sono cari. Per convincere il giornale a mandarmi ho detto che a vitto e alloggio avrei provveduto io».
«E allora?»
«Allora quando sono arrivato qui ho cominciato a darmi da fare perché a provvedere fosse qualcun altro».
«E hai trovato questo incauto benefattore?»
«Certo. Una signora ancora giovane. Avrà una trentina d’anni».
«Bene, ma…»
«Lei mi ospita in una villa sul mare a Santa Monica. Dormo lì e la mattina mi fa trovare la colazione, ogni sera prepara la cena. Ma vuole fare l’amore tutte le notti».
«Non mi sembra poi un peso così grave da sopportare. Ti poteva andare peggio».
«Non ti ho ancora detto che la signora è veramente brutta. Ma io per rispettare l’accordo e non farmi cacciare di casa, ogni sera devo fare sesso. Ho problemi seri, non mi piace proprio. Ho trovato un’unica soluzione possibile. Lei ha un bar molto fornito. Quando arrivo in villa bevo, mi scolo mezza bottiglia di whisky, bourbon o qualsiasi altra cosa in grado di stordirmi. Così, quando faccio il mio dovere di macho in affitto, non so neppure dove mi trovi, figurati se posso capire se sto facendo l’amore con lei o con una diva del porno. Solo che poi la notte fatico a dormire e la mattina sono stanco morto. Che ne pensi?»
«Penso che forse sarebbe meglio se ti pagassi un albergo. Non sono io a dirtelo, ma il tuo fegato e il tuo cuore a chiedertelo in ginocchio».

pianto

Continuo la passeggiata con Maurizio.

Prima di entrare nella sala del ristorante, Icio chiede al gestore il permesso di fare qualche telefonata in Italia.

«Pagherò dopo».

A uno che si presenta con l’oro olimpico al collo non si può dire di no.

Maurizio sveglia mezza Rimini. Laggiù non sono ancora le sette del mattino. Servono quindici squilli prima che Loris venga a rispondere. È il fratello e ha perso un paio di mesi fa il Mondiale professionisti a Portorico contro Victor Callejas. Sta cercando di smaltire rabbia e cattivi pensieri con lunghe dormite. È contento per l’oro, un’altra puntata nell’epopea degli Stecca è stata appena scritta.

Entriamo nel ristorante.

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Mentre mangiamo, Icio tocca continuamente la medaglia.

«Meglio quella o gli assegni circolari che sono in arrivo?» gli fa Giovanni Branchini, figlio di Umberto e manager di boxe anche lui.

«I soldi mi piacciono, ma adesso questa conta più di tutto» risponde Maurizio.

Ha vinto un bel torneo, ha combattuto tutti i match ad alto livello. Ha messo via quattro rivali, tutti sconfitti con giudizio unanime: l’irlandese Sutcliffe, Zulu dello Zambia, il colombiano Pitalua e l’ostacolo più complicato. Il dominicano Pedro Nolasco.

Ho ancora negli occhi la finale contro il diciassettenne messicano Hector Lopez. Gli americani si sono entusiasmati, parole di elogio gli sono arrivate anche dal telecronista Howard Cosell, uno dei più odiati giornalisti del mondo.

«Arrogante, presuntuoso, antipatico, vanitoso, crudele, verboso, esibizionista. Sono stato chiamato in tutti questi modi. Hanno ragione, sono proprio così».

Cosell ha detto di Stecca: «He’s a very, very strong fighter». È un pugile davvero davvero forte. Poi si è sbilanciato ancora di più. «Il suo gancio sinistro mi ricorda quello di Alexis Arguello».
Boom!

Icio era proprio piaciuto a Cosell.

podio

La Memorial Sport Arena era piena di grandi personaggi. C’era anche Muhammad Ali. E poi Tom Bradley, sindaco di Los Angeles. L’attore Jack Nicholson con quell’inquietante sorriso a mezza via tra “Shining” e “Qualcuno volò sul nido del cuculo”.

Si sono tutti innamorati di Stecca.

La boxe di Icio era uno spettacolo. Portava colpi da manuale, lo faceva con incredibile ritmo, costanza, velocità. L’altro reagiva, si difendeva, tirava pugni pesanti. Una degna finale olimpica.

Questo aveva fatto Maurizio.

Questo stiamo festeggiando in un ristorante in cui non si mangia male, ma neppure benissimo. Ma a nessuno di noi importa molto.

Mi faccio una fotografia con tutte le medaglie azzurre al collo: l’oro di Icio, l’argento di Francesco Damiani e Salvatore Todisco, il bronzo di Angelo Musone e Luciano Bruno.

Mentre siamo tutti un po’ bevuti, come diciamo a Garbatella, Maurizio fa una promessa.

«Farò il bagno nudo davanti al Bagnino 28».

Si chiude con questo annuncio felliniano la notte italiana a Santa Monica.

Sylvia: «Marcello, come here! Hurry up!»
Marcello: «Sì, Sylvia, vengo anch'io! Vengo anch'io! [si toglie le scarpe e si dirige verso la fontana] Ma sì, ha ragione lei: sto sbagliando tutto! Stiamo sbagliando tutti [entra nella fontana e si avvicina all'attrice]. Sylvia! Sylvia, ma chi sei?»
Sylvia: «Listen! [invitandolo ad ascoltare lo scroscio dell'acqua nella fontana]»
Marcello: «Sylvia...»

L’Oceano non è Fontana di Trevi, Maurizio Stecca non ricorda neppure lontanamente Anita Ekberg. E, soprattutto, io non ho neppure le sopracciglia di Marcello Mastroianni.

“È l'occhio della tigre.
È il fremito del combattimento
Che cresce per la sfida con il nostro rivale
E l'ultimo sopravvissuto
insegue la sua preda nella notte”.

Così va meglio.

La voce dei Survivor mi entra nella testa, non mi abbandona, mi accompagna sul taxi lungo la strada che mi riporta in albergo.

Finalmente Los Angeles, anche se solo per una notte, sembra casa mia.

Grazie Icio.

ci

Maurizio Stecca

(19 marzo 1963)


Oro pesi gallo Los Angeles 1984

I PRIMI A ENTRARE NELLA HALL OF FAME ITALIA – Nino Benvenuti (dilettante) pubblicato il 25 settembre, Nino Benvenuti (professionista) 29 settembre; Patrizio Oliva (dilettante) 3 ottobre, Patrizio Oliva (professionista) 6 ottobre; Maurizio Stecca (dilettante) 10 ottobre.

(5. continua)

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