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Il debutto da "pro" di Battling Nelson, a soli 14 anni in un circo

Era settembre anche allora. Il 3 settembre del 1896.
Oscar Mattheus Nielsen saliva sul ring per la prima volta e diventata ufficialmente un pugile professionista.

Era nato a Copenaghen il 5 giugno del 1982, aveva quindi compiuto da qualche mese  quattordici anni. Pochi per quel lavoro, ma il ragazzo non si sottraeva certo né alla fatica, né ai sacrifici. A un anno si era trasferito con la famiglia a Chicago, era diventato cittadino statunitense.

Si combatteva a Perù, nell’Indiana, una cittadina di poche migliaia di persone.

Il ring era all’interno del B.E. Wallace Circus, un circo itinerante di proprietà di Benjamin Wallace che lo aveva rilevato da Carl Hagenbeck, un tizio che aveva fatto qualche soldo ammaestrando gli animali con un metodo rivoluzionario per l’epoca.

Fino a quel momento le bestie erano state costrette a fare gli esercizi circensi sotto coercizione, subendo pressioni fisiche anche violente. Insomma era per paura che obbedivano. Il signor Hagenbeck aveva scelto un’altra via. Chiedeva gli animali a seguire i suoi ordini e alla fine dava loro una ricompensa. Niente intimidazioni, ma un premio finale.

Anche l’avversario di Oscar Mattheus Nielsen (sopra, a sinistra, nel match contro Joe Gans) era un debuttante, ma di lui nessuno ricorda il nome. Gli annuari, compreso boxrec.com, lo indicano come Wallace Kid, cioè il ragazzo di Wallace. Di lui si sa che si era guadagnato quella sorta di soprannome perché era la mascotte del circo, una sorta di portafortuna.

Il match era al limite dei pesi leggeri, sull’insolita distanza delle tre riprese.

L’oriundo arrivato dalla Danimarca lo aveva vinto per ko al primo round.

Era appena cominciata l’avventura di uno dei grandi della boxe.

Battling Nelson, così sarebbe entrato nei libri di storia del pugilato, avrebbe chiuso la carriera solo ventuno anni dopo con un record di 59-19-22, 40 ko, e la conquista del mondiale della categoria il 9 settembre del 1905 mettendo ko al diciottesimo round Jimmy Britt.

Per quell’incontro Nelson aveva portato a casa una borsa di 18.841 dollari, ma non aveva visto neppure un cent dei 5.000 dollari che avrebbe dovuto ricevere per avere ceduto al titolare del club dove si era svolta la sfida i diritti delle foto scattate durante il combattimento. La notizia è riportata in un articolo a firma dello stesso pugile apparso qualche tempo dopo sul San Francisco Call.

Il mondiale si era svolto in una città ricca, a Colma: un posto davvero strano. A renderlo famoso erano stati i cimiteri. All’epoca ne aveva dodici. Un’ordinanza pubblica vietava alle famiglie di seppellire i propri congiunti a San Francisco. E allora andavano tutti lì. Polacchi, italiani, ebrei, ma anche americani.

E i funerali portavano soldi. Si viveva bene da quelle parti. Dicevano che Mission Street, la strada che collegava Colma con Daly City, fosse il posto migliore nell’intero Paese per trovare cibo di qualità e grandi vini.

Dicono anche che la città avesse preso il nome dall’espressione di un bambino che continuava a ripetere sempre la tessa frase.
“It’s cold, Ma”.
Potete crederci o no, io ve l'ho raccontata come altri hanno fatto con me.

Lì a Colma, Battling Nelson si era presentato al mondo.

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