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Oliva: "Dalla Fpi proposta offensiva! Resto con i bambini della mia palestra"

di Dario Torromeo

Patrizio Oliva, che sta succedendo?

“In che senso?”

Domenica è uscito un articolo in cui la Fpi annunciava la tua nomina come nuovo tecnico della squadra italiana che parteciperà alle prossime WSB, con Giuseppe Foglia come vice. Il giorno dopo, in seguito a una telefonata da Roma della stessa Fpi, è stata pubblicata da Il Mattino una precisazione. Non più tecnico WSB, ma convocato a gettone senza legami contrattuali e vice di Foglia. Come lo spieghi?

“Evidentemente l’autonomia decisionale non è una prerogativa di tutti i dirigenti della Federboxe”.

In che senso?

“Le decisioni della Fpi non sono prese soltanto dal presidente in carica”.

Mettiamo ordine nella vicenda. Chi ti ha fatto la proposta?

“Il responsabile del settore tecnico Biagio Zurlo e il consigliere federale Enrico Apa”.

Cosa ti hanno detto?

“Mi hanno offerto un accordo come tecnico della squadra italiana che sarà impegnata nelle prossime WSB”.

Quale sarebbe stata la contropartita economica?

“Ho accettato un compenso minimo. La mia priorità non era quella dei soldi, ma quella di dare un contributo alla boxe in segno di riconoscenza per tutto quello che il pugilato mi ha dato. Ho chiesto autonomia di giudizio e di scelte, ma non ho preteso un euro in più di quello che mi avevano proposto”.

Hai chiesto a Zurlo e Apa un chiarimento?

“Certo”.

Cosa ti hanno detto?

“Che doveva trattarsi di un equivoco, che la realtà era quella del primo articolo, che sarei stato tecnico della nazionale per le WSB”.

Allora tutto è stato chiarito?

“Non direi. La realtà è quella del secondo articolo. È difficile essere coerenti, assumersi le proprie responsabilità”.

Come giudichi la proposta finale?

“Offensiva”.

Offensiva?

“Credo di meritare rispetto per il passato, ma anche per il presente. Ho vinto tanto da pugile, sono stato allenatore della nazionale con cui ho raggiunto risultati importanti. Sono arrivato secondo nel corso voluto e gestito da Aiba e Fpi ad Assisi tra tutti gli allenatori del mondo. L’intero ambiente del pugilato fuori dall’Italia riconosce il mio valore. E loro mi fanno una proposta come se fossi uno che è appena entrato in questo sport, mi distruggono, offendono la mia dignità. Come la giudicheresti se non offensiva?”

Prima una cosa, poi un’altra. Come pensi sia nata questa svolta repentina?

“La precisazione è arrivata dalla Fpi con una tempestività inusuale. È arrivata di domenica, nel giro di poche ore si sono preoccupati di chiamare il giornale per spegnere l’incendio che probabilmente aveva fatto urlare di dolore qualcuno. E pensare che normalmente impiegano settimane per replicare, quando lo fanno. La situazione è chiara come il sole. A dettare la retromarcia è stata la paura di essersi spinti troppo in avanti senza avere chiarito con tutti. Lo scorso anno nel Salone d’Onore del Coni, in occasione del cinquantenario del match Benvenuti vs Griffith, un importante dirigente del pugilato mondiale ha detto che il mio allontanamento dalla nazionale era stato dettato da tornaconti politici. Non ho motivo per non credergli. La storia adesso si è ripetuta. Stessi personaggi, stesso finale”.

Un giudizio sull’intera situazione?

“Come dico nello spettacolo che porterò a teatro il 26 a Napoli: “Io sono un pugile, ma il mondo non è di noi pugili. È di uomini che non hanno mai indossato i guantoni e sanno essere più violenti di quanto un pugile possa mai essere”. Una Federazione che gestisce uno sport da combattimento come il pugilato dovrebbe essere formata da persone disposte a lottare fino in fondo per i propri ideali, a difendere le proprie scelte. Per anni ci siamo lamentati delle ingiustizie di giudici e arbitri nei grandi appuntamenti, non abbiamo però mai avuto il coraggio di contestarle a viso aperto. Adesso ho capito perché”.

Come risponderai alla proposta della Federazione?

“Preferisco restare nella mia palestra Milleculure con i bambini che hanno bisogno di me, come io ho bisogno di loro. Quindi rispedisco al mittente l’offerta offensiva. Ero disposto a lavorare con la Fpi perché amo la boxe, ma ho visto che molti hanno difficoltà a difendere questo sentimento. Possono farlo solo soggetti con una forte personalità”.

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