Mi capita, con frequenza molta maggiore di quanto i detrattori del pugilato non immaginino, di ascoltare o leggere le parole di ragazzi che alla boxe hanno regalato i migliori anni della loro vita in cambio di ben poco sotto l’aspetto economico, ma di tantissimo sotto l’aspetto morale. E questi ragazzi di ieri e di oggi, resi coetanei nonostante le carie d’identità differenti forse proprio per la comune passione che li rende “sempreverdi”, sanno esprimersi bene, hanno spesso tante cose da raccontare e talvolta persino da insegnare e riescono a non essere quasi mai banali. Tra questi, oggi è la volta Massimo Avosani, un “ex” di appena 27 anni con un buon passato dilettantistico e professionistico (6-2-1; 2 ko), il quale a appeso i guantoni al chiodo nel 2016. Ecco una sua pagina "da diario"…
Leggerla e meditarla, farebbe bene a molti!
Gualtiero Becchetti
“Una foto che aveva appesa sul camion il mio tifoso n°1…Mio padre! Qui, avevo 16 anni...e stavo pensando...
Quanto darei per tornare indietro negli anni!
Gli anni più belli nel pugilato li ho vissuti quando ero cadetto e junior, tra i 14 e 18 anni.
Quando ti allenavi spensierato, dopo la scuola.
Quando combattevi anche una volta a settimana, perché eri sempre pronto e allenato.
Quando ti arrivava la chiamata da tuo zio e ti diceva: " Mi hanno chiesto se vuoi combattere con...Ti andrebbe?".
E la mia risposta era sempre: Sì!
Che bello, quando andavo a fare i tornei in giro per l'Italia e passavo notti intere senza dormire, perché ero eccitato sapendo che avrei incontrato i pugili più forti a livello nazionale!
Che bello, quando ti allenavi in modo spensierato e la tua parte irrazionale aveva il sopravvento, perché avevi un SOGNO!
Poi cresci e quella parte a poco a poco svanisce. Fai parte del mondo dei “grandi”. Brutto mondo quello!
Devi incominciare a lavorare perché di soli sogni non ci mangi e gli allenamenti, dopo il lavoro, ti pesano sempre di più. Passi professionista. Tante botte.
Combatti “ad ogni morte di Papa” e i soldi sono pochissimi per tutta la sofferenza che devi patire tra allenamenti e diete.
E piano-piano la tua parte razionale ha il sopravvento e il bambino, dentro di te, smette di sognare.
Purtroppo in Italia questo sport sta fallendo sempre di più. Solo un pazzo irrazionale può fare il pugile "professionista" in questo paese e di “professionista” ha solo il nome!
Ecco perché quando entrano dei ragazzini in palestra da me e non si impegnano, m’incazzo.
Quando preferiscono far serata con gli amici e le morose, invece di allenarsi duramente.
Sapete perché m'incazzo?
Perché a livello pugilistico stanno buttando gli anni più belli e loro non lo sanno!
Quante rinunce per questo sport, senza ricevere in cambio quasi nulla!
Ma rifarei tutto da capo…".