Emanuele Lele Blandamura è sereno, accoglie con serenità il verdetto del ring senza ricamarci tanto su. Ha perso per kot contro Ryota Murata quando mancavano quattro secondi alla fine dell'ottavo round del mondiale Wba dei pesi medi.
“È una sconfitta da accettare a testa alta perché bisogna sempre riconoscere quello che hai fatto tu e quello che ha fatto il tuo avversario sul ring. Complimenti dunque a Ryota Murata, è stato molto bravo. Avevamo lavorato tanto in palestra per cercare di limitare al minimo la potenza del suo destro. Ore e ore di allenamenti per togliere efficacia a quel diretto. Per quasi otto round penso di esserci riuscito, non credo di avere subire molto. Il mio pugilato non è proprio quello che ho messo in mostra a Yokohama, il fatto è che ho dovuto adattarlo a Murata. La boxe è uno sport che si fa in due e tu non puoi prescindere dal valore, dalla forza del tuo rivale. Ho perso, ma penso di essermi comportato bene. Lo ripeto, torno in Italia a testa alta".
Questa è una di quelle battute d'arresto che Lele chiama “sconfitte che ho vinto". È stato un altro match che gli ha insegnato qualcosa. Un'esperienza mondiale che a 38 anni gli mancava.